I russi sfondano il fronte ucraino a nord est di Pokrovsk – AGGIORNATO

(aggiornato alle ore 23,55)
L’11 agosto le forze russe hanno sfondato le linee ucraine a nord est di Pokrovsk (per i russi Krasnoarmeysk) su un fronte ampio circa 13 chilometri avanzando per almeno 15. I report dei blogger militari russi riferiscono le linee difensive sono state superate rapidamente perché scarsamente presidiate.
Informazione da verificare ma plausibile considerando la rapidità dell’avanzata russa, certificata l’11 agosto dai rilievi del centro studi statunitense Institute for the Study of the War aggiornati il giorno successivo (qui sotto) e dalla cronica carenza di truppe già evidenziatasi nel settore di Pokrovsk con la penetrazione russa in città che due settimane or sono non aveva incontrato quasi nessuna resistenza.
L’avanzata ha permesso ai russi di bloccare l’autostrada Dobropolye-Kramatorsk di fatto completando “l’accerchiamento operativo” dell’intero settore di Pokrovsk, termine che indica come tutte le vie logistiche (strade e ferrovie) che consentono l’afflusso di rifornimenti e rinforzi alle truppe ucraine sono in mano ai russi o sotto il tiro delle forze di Mosca.
Nell’intero settore per gli ucraini è ora impossibile inviare rifornimenti e rinforzi in quantità significative e ruotare le truppe. L’assenza di riserve ucraine rapidamente impiegabili per “tappare la falla” sembra trovare conferme nei report dei blogger che riferiscono di un ampio impiego di droni ucraini contro le truppe che hanno operato lo sfondamento ma non di fanterie.
Lo sfondamento iniziale è stato di 10 chilometri secondo il canale Telegram ucraino DeepState ma ieri si sarebbe esteso a 15 chilometri lungo due distinte direttrici come mostra la mappa russa qui sotto.
Verso ovest le forze russe hanno raggiunto Dobropolye (Dobropillya per gli ucraini) 22 chilometri a nord di Pokrovsk, da cui le truppe di Kiev si sono ritirate il 12 agosto. Secondo il canale Telegram Mash i reparti della difesa territoriale ucraina nella zona di Dobropillya, a causa di carenze di addestramento ed equipaggiamento, si sarebbero ritirati.
DeepState ha descritto l’assalto affermando che i russi si sono spinti in avanti nei pressi di tre villaggi (Boykovka, Pankovka e Zatyshok) situati tra Kostyantynivka e Pokrovsk, roccaforti che i russi stanno accerchiando completamente approfittando dell’esiguità delle forze da combattimento ucraine.
“Il nemico, dopo aver trovato delle falle nella difesa, si sta infiltrando più in profondità, cercando di consolidare e accumulare rapidamente le forze per un ulteriore avanzata”, ha reso noto il canale Telegram che gode di ottime fonti tra i militari di Kiev. “La situazione è caotica ma il nemico ha trovato buchi della difesa e si sta infiltrando in profondità”.
“Mash” riferisce inoltre che le truppe russe starebbero espandendo il controllo a sud di Pokrovsk, occupando undici strade residenziali e avrebbero bloccato l’autostrada che collega Kramatorsk, ostacolando il rifornimento di munizioni e rinforzi alle forze ucraine nella città.
Pokrovsk, centro logistico strategico per sostenere le “fortezze” nella regione di Donetsk ancora in mano alle truppe di Kiev e proteggere la regione di Dnipropetrovsk, sarebbe quindi ormai da considerarsi perduta insieme a e Myrnograd e all’intero settore che si estende per circa 260 chilometri quadrati. Alcuni canali Telegram ucraini definiscono infatti lo sfondamento del fronte ormai irreversibile.
Come a suo tempo Bakhmut e Avdiivka, il completamento dell’accerchiamento operativo rende già ora impossibile il ritiro ordinato di truppe e mezzi. Ritiro che peraltro lo stato maggiore di Kiev non ha finora ordinatom cercando invece di minimizzare la portata dell’offensiva russa definendola una ricognizione con infiltrazione di piccoli gruppi di sabotatori.
Lo stato maggiore ucraino ha ammesso l’11 agosto che i russi “stanno usando il loro vantaggio numerico” per spingersi in avanti a piccoli gruppi. Vengono dispiegate forze ulteriori “per identificare e distruggere gruppi di sabotatori nemici”.
Blogger riportano che i russi hanno conquistato almeno nove villaggi vicino a Dobropillia, e stanno avanzando dal nord, est e sud, usando unità di fanteria di piccole dimensioni e la ricognizione dei droni per portare al limite le difese ucraine. Mosca impiegherebbe solo nel settore di Pokrovsk 500 bombe plananti la settimana.
L’ISW riportava ieri che “è prematuro definire l’avanzata russa nella regione di Dobropillya come una svolta operativa, anche se è molto probabile che le forze russe cercheranno, nei prossimi giorni, di tradurre i loro guadagni tattici in una svolta”.
Mosca però schiera nel settore di Pokrovsk oltre 110 mila militari, come aveva affermato nelle scorse settimane il comandante delle forze armate ucraine generale Oleksdandr Syrsky, quindi ha la possibilità di inviare rinforzi per consolidare e allargare la breccia nelle linee nemiche così come può inviare ulteriori rinforzi per sfruttare appieno le opportunità che si prono.
Yaroslav Trofimov, corrispondente del Wall Street Journal, scriveva ieri che “finora, non vi è alcuna indicazione che grandi unità russe abbiano continuato la loro infiltrazione per sfruttare la breccia” ma si tratta di informazioni che ieri erano già superate dagli eventi e dal proseguire dell’avanzata russa.
Zelensky minimizza
Nella serata di ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato che i soldati russi erano avanzati di circa 10 chilometri su alcuni settori del fronte, aggiungendo però che “non hanno equipaggiamento pesante, solo le loro armi leggere, che alcuni sono stati uccisi, altri fatti prigionieri. Troveremo i restanti e li distruggeremo presto”.
Per il presidente ucraino gli attacchi russi mirano a creare il falso racconto che “la Russia avanza e l’Ucraina perde” prima dell’incontro tra Putin e Trump. “Entro il vertice del 15 agosto i russi vogliono, soprattutto nello spazio mediatico americano, far credere che la Russia stia avanzando e che l’Ucraina stia perdendo”, aggiungendo che Mosca sta preparando “nuove operazioni offensive in tre settori del fronte: Zaporizhia, Pokrovsk e Novopavlivka”.
Lo Stato Maggiore ucraino ha annunciato il dispiegamento di “forze e mezzi aggiuntivi per individuare e distruggere i gruppi di sabotaggio nemici che penetrano dietro la linea di difesa verso Pokrovsk”.
In questo contesto, il 3° Corpo d’Armata Azov della Guardia Nazionale ucraina, composto da volontari di ispirazione nazista (considerati “terroristi” dalla Russia), avrebbe ricevuto l’ordine di schierarsi nel settore di Pokrovsk per rafforzare le difese ma non è chiaro se verrà impiegato per tentare di arginare la falla nel fronte ucraino, contrattaccare o per ritardare l’avanzata russa aiutando le truppe schierate all’interno della “sacca” di tentare un ripiegamento.
Meglio ricordare però che il 3° Corpo d’Armata (termine pomposo ma si tratta di con effettivi pari a un paio di brigate rinforzate ed equipaggiato di recente con veicoli da combattimento Patria donati dalla Lettonia) Azov venne schierato sul fronte di Avdiivka per tamponare la breccia aperta dai russi sul fronte ucraino e poi per rallentare i russi che nel febbraio 2024 espugnarono la città-fortezza,
Come hanno sempre fatto in passato, quando si stava configurando una sconfitta rilevante, i comandi ucraini minimizzano la portata degli eventi militari in atto mentre il. Financial Times ha definito la rapida avanzata russa nei pressi di Pokrovsk “uno dei risultati più significativi dell’esercito russo nell’ultimo anno”, aggiungendo che si verifica in uno dei momenti più delicati per Kiev in vista del summit del 15 agosto tra Vladimir Putin e Donald Trump in Alaska.
Il quotidiano britannico definisce il successo russo una “avanzata choc”, sottolineando che “ha scatenato un’ondata di indignazione e confusione a Kiev. La situazione del resto sembra precipitare rapidamente. Ieri fonti militari hanno riferito alla TASS che unità russe avevano interrotto una strada vitale che collegava Krasnoarmeysk e Dobropolye.
Media e social network ucraini forniscono informazioni ben diverse rispetto alle tranquillizzanti dichiarazioni di Zelensky. Il quotidiano Strana afferma che la situazione è pericolosa e prevede che nei prossimi giorni l’Ucraina “potrebbe perdere centinaia di chilometri al giorno”, evocando quindi il possibile tracollo dell’esercito che la scorsa settimana fonti militari russe ritenevano possibile nell’arco di due o tre mesi.
Prospettive
Gli ucraini sembrano aver interpretato l’offensiva russa come il tentativo di completare l’accerchiamento del settore di Pokrovsk, accelerando così il successo in questa battaglia forse decisiva per il conflitto.
Interpretazione certo corretta ma solo per quanto riguarda la direttrice d’avanzata russa che punta ovest mentre a est i progressi delle forze di Mosca possono essere interpretati con la volontà di chiudere al più presto anche la “sacca” intorno ai 1circa 10mila militari ucraini che difendono il sempre più pericolante settore di Kostantinyvka (Kostanitinovka per i russi).
Non si può però escludere che i russi puntino anche decisamente verso nord con l’obiettivo di chiudere la strada dei rifornimenti e della ritirata alle guarnigioni ucraine poste a difesa delle ultime roccaforti nella regione di Donetsk e in particolare di Kramatorsk.
A conferma di quanto questa ipotesi possa risultare credibile, oggi l’esercito russo ha conquistato Zolotoy Kolodets spingendosi quindi ancora più a nord (nella mappa qui sotto).
Lo riportano fonti locali e alcuni residenti dell’insediamento rivelando che i russi controllano completamente il villaggio, stanno conducendo perlustrazioni nell’area circostante e soprattutto che non ci sono truppe ucraine nei dintorni.
E mentre Zelensky anche oggi pomeriggio ha ribadito che non verranno ceduti territori ucraini alla Russia accusando Putin di “bluffare” circa lo sfondamento del fr9nte e l’avanzata a nord di Pokrovsk, le autorità regionali ucraine di Donetsk hanno ordinato l’evacuazione delle famiglie con bambini da 14 località proprio nel settore dove i russi continuano a guadagnare terreno.
Lo ha comunicato il governatore della regione, Vadym Filashkin. Gli insediamenti coinvolti dalla decisione sono Bilozerske, Blagodat, Bokove, Vesele Pole, Vesna, Myrovye, Novovodyan, Svyagohorivka, Viktorivka, Virivka, Kopani, Novoviktorivka, Novoukrainka e Step.
Certo molto dipenderà dalla resistenza che gli ucraini saranno in grado di opporre e da quante forze fresche e riserve i russi potranno dispiegare nella breccia per sfruttare al meglio, anche in termini strategici e non solo operativi, il successo conseguito nelle ultime 48 ore.
Del resto l’ormai completato accerchiamento operativo di Pokrovsk e Kostantinyka potrebbe indurre i russi a non premere immediatamente per la conquista di questi centri (dal momento che gli ucraini non sembrano avere riserve consistenti per cercare di rompere l’assedio) impiegando un maggior numero di truppe per una puntata offensiva a nord che si sviluppi alle spalle di Kramatorsk.
Un’operazione che, in caso di successo, chiuderebbe la grande battaglia per la regione di Donetsk e forse l’intera guerra, facilitata dall’assenza di linee fortificate e di truppe ucraine, se si escludono poche brigate territoriali male armate e poco addestrate.
Lo sfondamento russo a nord est di Pokrovsk ha infatti permesso di superare l’ultima linea fortificata ucraina offrendo l’opportunità per tentare tagliare le linee logistiche della cosiddetta “Fortezza Donbass”, istituita dagli ucraini fin dal 2014 per contenere eventuali offensive russe su vasta scala.
L’ultima cintura fortificata nella regione di Donetsk è incentrata su quattro città e diversi centri minori che si estendono per oltre 50 chilometri da nord a sud lungo l’autostrada H-20 Kostyantynivka-Slovyansk: da nord a sud Slovyansk, Kramatorsk, Druzhkivka, Oleksiyevo-Druzhkivka e Kostyantynivka.
Si tratta dell’ultima linea di difesa ucraina nel Donbass e rischia ora di venire minacciata a sud dall’accerchiamento di Kostantinyvka e aggirata a est in seguito allo sfondamento russo a nord di Pokrovsk.
A proposito di rischi di portata strategica, lo sfondamento e l’l’avanzata russa hanno creato un’ampia vulnerabilità per le sempre più scarse forze ucraine, allungando ulteriormente la linea del fronte rendendo di fatto la “coperta” troppo corta per la cronica carenza di truppe, armi e munizioni di cui soffrono gli ucraini.
Il canale ucraino RezidentUA, citando una fonte nello Stato Maggiore di Kiev, riferisce che le Forze Armate ucraine non riescono a respingere l’esercito russo vicino a Pokrovsk e il generale Syrsky ha inviato le migliori unità disponibili che però non hanno linee difensive su cui schierarsi per far fronte alla crescente pressione del nemico.
Al di là dei possibili scenari negoziali, una disfatta ucraina nella regione di Donetsk aprirebbe inoltre nuove opportunità ai russi per scatenare offensive nelle regioni di Zaporizhia e Dnipropetrovsk e potrebbe inoltre determinare in prospettiva il crollo delle forze di Kiev, in difficoltà anche in tutti gli altri settori del fronte.
Proprio nella regione di i Zaporizhia sembra aver preso il via nelle ultime ore un attacco su un ampia area del fronte in direzione di Orekhov, uno dei capisaldi ucraini in questo settore (vedi mappa qui sopra). Difficile dire per ora se si tratti dell’inizio di un’offensiva su vasta scala o solo di un diversivo per tenere sotto pressione gli ucraini be impedire oro di trasferire truppe verso Pokrovsk.
Segnali di cedimento
Ieri, secondo quanto riferito da canali Telegram militari russi, le truppe di Mosca sarebbero penetrate anche nella roccaforte di Kupyansk, nella regione di Kharkiv (che gli ucraini avevano riconquistato con la controffensiva del settembre 2022.) mentre nella stessa regione i russi cercano di allargare le aree conquistate lungo il confine con la regione russa di Belgorod dove Mosca vorrebbe istituire una fascia di sicurezza a protezione della frontiera dalle infiltrazioni ucraine.
I russi hanno ripreso l’offensiva anche nella regione di Sumy mentre le difficoltà belliche, ben note all’opinione pubblica ucraina, hanno dato nuovo impulso alle diserzioni proprio quando si ingigantiscono per Kiev le difficoltà di reclutamento.
Il canale Telegram ucraino Rezident ha riferito che sarebbero state 100mila negli ultimi sei mesi le diserzioni nell’esercito ucraino. Quasi 400mila da inizio guerra mentre 29mila disertori sarebbero rientrati nei ranghi a seguito di una amnistia che perdona il primo episodio di abbandono dell’unità.
Difficoltà strettamente legate al mancato afflusso di rinforzi alle brigate. La 36a brigata di fanteria da sbarco ucraina disporrebbe di meno del 30% dei propri effettivi vicino a Konstantinovka, settore in cui 8 brigate ucraine schierano in tutto 10.000 soldati.
Paradossalmente, a un anno dall’incursione ucraina nella regione russa di Kursk, iniziata nell’agosto 2024 e conclusasi con una disfatta che ha provocato secondo i russi quasi 80 mila morti e feriti tra i militari ucraini e 7mila pezzi d’equipaggiamento perduti, i vertici governativi e militari hanno celebrato il “successo “dell’operazione. Il giornale NZZ ne ha commentato il completo fallimento e del resto quelle truppe ben addestrate avrebbero contribuito a difendere meglio il territorio ucraino e soprattutto Donetsk.
UkrLeaks ha riportato che la deputata della Rada, Anna Skorokhod lo scorso 27 luglio ha affermato che la restituzione di migliaia di salme di soldati ucraini caduti al fronte da parte dei russi influisce sull’umore della società ucraina e mina gli sforzi della mobilitazione. Mosca ha restituitomi con i rispettivi documenti quasi 6.200 salme negli ultimi due mesi, in cambio di poche decine di caduti russi.
A minare il morale delle truppe ucraine contribuiscono inoltre altri tre fattori:
- Il numero crescente di perdite in battaglia. Un articolo di le Monde ha raccontato descriveva la necessità da parte Ucraina di creare nuovi cimiteri militari in quanto gli spazi attuali sono esauriti.
- gli attacchi alle linee logistiche in particolare quelle ferroviarie. Negli scorsi giorni i nodi ferroviari ucraini di Lozovaya, Dnepopetrovsk e Synelnykove hanno subito pesanti attacchi mediante droni Geran-2.
- gli arruolamenti forzati
- il gran numero di centri di addestramento colpiti recentemente da bombe plananti, missili e droni russi. Il canale russo Rybar ha scritto che almeno 12 centri di addestramento ucraini sono stati localizzati e colpiti da inizio anno, di cui 8 nei due ultimi mesi.
In conseguenza dell’attacco del 30 luglio all’accampamento a Chernigov, il generale Syrsky ha disposto che l’addestramento dei soldati dovrà avvenire in strutture sotterranee, ovunque ciò sia possibile.
Il 23 luglio a Kropyvnytskyi è stato colpito da 2 missili balistici Iskander un centro di addestramento mentre erano presenti 280 persone, causando oltre 100 morti, tra i quali anche tre volontari colombiani identificati.
Il 30 luglio un accampamento ucraino che ospitava 600 combattenti (15 tende da 40 letti) è stato colpito presso Desna, nella regione di Chernigov da un attacco condotto mediante missili balistici Iskander, causando ca. 200 tra morti e feriti.
Il 7 agosto a Kreydianka, vicino Balaklia, un campo d’addestramento della 3° Corpo d’Armata Azov è stato colpito da missili Iskander: oltre 50 persone sarebbero morte, quasi 200 ferite, 12 veicoli ed un deposito di munizioni sarebbero stati distrutti nell’attacco.
Secondo il canale russo Military Theme Z, il 5 Agosto, a Mykolaiv sarebbe stata colpita una struttura che ospitava mercenari francesi ed istruttori. Non è stato precisato il numero di possibili vittime. Il canale Military Osserver sostiene che le forze ucraine riescono a reclutare 600 combattenti stranieri al mese. Circa 2mila colombiani sarebbero giunti finora in Ucraina mentre nella 25a brigata aviotrasportata ucraina combatte anche una unità di volontari messicani denominata “Miquiztli Force”.
Lukas Fontana ha collaborato a questo articolo
Foto: TASS, Telegram e. Forze Armate Ucraine
Mappe: ISW, Rybar, Vlement Molin, RVvoenkor e Big Serge

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.