Droni russi sulla Polonia: dall’allarme rosso all’ennesima farsa di guerra

 

L’infiltrazione di uno sciame di droni russi Gerbera nello spazio aereo polacco la notte tra il 9 e 10 settembre ha suscitato molto allarmismo per la supposta iniziativa di Mosca e qualche preoccupazione per la scarsa reattività delle difese aeree polacche e alleate, capaci di intercettare 3 o forse 4 dei 19 Gerbera segnalati sulla Polonia.

Analisi Difesa si è occupata della vicenda (peraltro venendo ripresa e citata da molti altri media in Italia e all’estero) evidenziando tre possibili opzioni: un tentativo russo di intimidire gli europei e testare la reattività delle difese aeree polacche (ipotesi che preso subito piede in Europa), uno sconfinamento dovuto ad errore o agli effetti delle contromisure elettroniche ucraine (ipotesi accreditata negli Stati Uniti) oppure un finto attacco  orchestrato con scopi propagandistici da ucraini e polacchi per evidenziare che la minaccia russa incombe su Europa e NATO.

Immagini e notizie emerse successivamente rendono molto probabile che la terza ipotesi si riveli la più plausibile. Non solo perché Mosca ha sempre negato di aver inviato droni verso lo spazio aereo polacco ma anche perché negli ultimi tempi in Ucraine ed Europa si sono moltiplicate le operazioni propagandistiche tese ad accentuare la percezione dei russi come una minaccia spietata per tutta l’Europa.

Molte di queste operazioni propagandistiche sono sprofondate nel ridicolo come nel caso dell’attacco elettronico al GPS dell’aereo del presidente della Commission e europea Ursula von der Leyen in atterraggio in Bulgaria, Un’operazione così raffazzonata da venire smentita da tutti gli esperti di navigazione aerea e persino dalle autorità di Sofia.

Non meno ridicola la notizia dell’attacco contro il palazzo del governo a Kiev, dove è davvero scoppiato un incendio ma non vi sono prove né video o foto che documentino l’impatto di un drone russo. Purtroppo (per la credibilità complessiva di UE, NATO e dei singoli governi), anche la drammatica storia dell’attacco dei droni Gerbera alla Polonia sta trasformandosi in una patetica farsa.

La casa a Wyryki, in Polonia orientale, danneggiata durante l’incursione di droni russi il 10 settembre e mostrata da tutti i media sarebbe stata colpita da un missile aria-aria statunitense lanciato da un F-16 polacco, secondo quanto appreso dalle fonti del quotidiano Rzeczpospolita che ieri ne ha dato notizia.

Secondo quanto comunicato dal sindaco locale all’indomani della violazione dello spazio aereo nazionale nella notte tra il 9 e il 10 settembre, il tetto di un’abitazione privata a Wyryki, nella regione di Lublino, è stato danneggiato dai detriti di un drone precipitato. Nessuno è rimasto ferito. Tuttavia, secondo Rzeczpospolita, la procura di Lublino, che con l’ausilio di esperti ha già identificato i resti di 17 droni, si rifiuta ancora di spiegare quanto successo a Wyryki.

“Al momento l’oggetto non è stato identificato ne’ come un drone ne’ come suoi frammenti”, recita una dichiarazione della procura. Stando alle informazioni raccolte da Rzeczpospolita da una serie di agenzie di sicurezza dello Stato, a cadere sulla casa sarebbe stato un missile lanciato da un caccia F-16 polacco, utilizzato per abbattere un drone. “Si è trattato di un missile aria-aria Raytheon AIM-120 AMRAAM di un nostro F-16 che ha avuto un malfunzionamento nel sistema di guida durante il volo e non si è attivato. Fortunatamente, non è esploso perché i dispositivi di sicurezza erano attivati“, ha rivelato una delle fonti del quotidiano.

Secondo quanto comunicato dall’Ufficio di sicurezza nazionale (BBN), il presidente polacco Karol Nawrocki ha chiesto al governo di chiarire immediatamente l’accaduto. “Il Presidente Nawrocki si aspetta spiegazioni urgenti dal governo in merito all’incidente di Vyryky. E’ dovere del governo utilizzare tutti gli strumenti e le istituzioni per chiarire la questione il prima possibile. Non c’è consenso a nascondere informazioni. Nelle condizioni di disinformazione e guerra ibrida, i messaggi che raggiungono i polacchi devono essere verificati e confermati” si legge in una nota della BBN.

Sempre ieri, il primo ministro Donald Tusk in un messaggio su X ha invece commentato le indiscrezioni di Rzeczpospolita affermando che “ogni responsabilità per i danni alla casa di Wyryki ricade sui responsabili della provocazione con i droni, ovvero la Russia. I servizi competenti informeranno l’opinione pubblica, il governo e il presidente sulle circostanze complete dell’incidente una volta completate le indagini. Giù le mani dai soldati polacchi”.

Una critica diretta al presidente polacco che crea un duello istituzionale ma che si pone sulla falsariga di quanto affermato fin dalla mattina del 10 settembre da tutti i governi tra Kiev e l’Atlantica che hanno puntato il dito contro Mosca pur in assenza di prove concrete. Per un Nawrocki che chiede trasparenza e sincerità nei confronti dell’opinione pubblica ci sono decine di von der Leyen e Tusk pronti a sostenere verità di comodo anche a costo di coprirsi di ridicolo.

Eppure, a proposito di “giù le mani dai soldati polacchi”, dopo aver lanciato un ennesimo allarme per lo sconfinamento di droni russi in Polonia anche il 13 settembre, il giorno successivo il Comando Operativo delle Forze Armate Polacche ha dovuto rettificare gli allarmismi del giorno prima.

In merito all’attività militare del 13 settembre 2025, relativa alla minaccia di violazione del nostro spazio aereo, desideriamo informarvi che sono state adottate tutte le misure disponibili per confermare le indicazioni dei sistemi radar di una possibile violazione dello spazio aereo polacco.

Le azioni intraprese non hanno confermato le indicazioni dei sistemi radar e, di conseguenza, la violazione dello spazio aereo polacco.

Va sottolineato che le registrazioni dei sistemi potrebbero essere state dovute alle condizioni meteorologiche prevalenti, ma hanno richiesto il nostro intervento a causa della presenza di oggetti situati vicino al nostro confine. Una situazione simile si è verificata ieri in Romania, dove sono state registrate anche le indicazioni dei sistemi radar e il sistema di difesa aerea è stato attivato.

Tutte le decisioni prese durante l’esecuzione dei compiti da parte delle nostre forze e risorse erano volte a:

  • confermare i dati ottenuti dai sistemi radar,
  • garantire la massima sicurezza per i cittadini,
  • contrastare le potenziali conseguenze di una possibile violazione dello spazio aereo da parte di un oggetto volante non identificato.

Il Comando Operativo delle Forze Armate è costantemente pronto a intervenire e le nostre azioni sono focalizzate a garantire la sicurezza dei cittadini.

Al netto del linguaggio “militarese” la sostanza è che la Difesa polacca ammette di aver preso un abbaglio (voluto o casuale) e non ci sono state violazioni dello spazio aereo da parte di droni russi.

Anche le immagini dei droni Gerbera caduti in Polonia il 10 settembre e apparse su molti media nei giorni successivi lasciano molti dubbi circa la credibilità di un’operazione russa tesa a testare le difese polacche e NATO, come sostiene il ministro degli Esteri di Varsavia, Radoslaw Sikorski (nella foto sopra).

Quasi tutti i droni Gerbera mostrati sono danneggiati dalla caduta, come è comprensibile, ma sono composti da pezzi diversi per tipo e colore assemblati in modo raffazzonato, in molti casi hanno buchi o crepe chiusi con il nastro isolante.

Dettagli che inducono a credere che i Gerbera siano stati abbattuti molto prima del 9 settembre dalle contromisure elettroniche ucraine o siano comunque caduti in Ucraina per venire poi recuperati, rimessi in condizioni di volo cannibalizzando altri droni e inviati sulla Polonia facendoli transitare prima sulla Bielorussia per montare la storia dell’intrusione russa nei cieli della NATO.

In guerra la propaganda è legittima per i belligeranti, un po’ meno per le democratiche nazioni europee che si ostinano a dichiararsi non in guerra contro la Russia. Anche perché dopo tre anni di fandonie gigantesche e balle spaziali raccontate senza risparmio da politici e media sarebbe lecito attendersi che la propaganda avessero almeno imparato a farla come si deve.

O almeno un po’ meglio, giusto per renderla anche solo vagamente credibile.

Ad esempio, come si può credere che un Gerbera sia atterrato sul piccolo tetto di una conigliera (foto sotto e in apertura dell’articolo) in una fattoria polacca senza schiantarsi al suolo? Se non si tratti di una conigliera-portaerei con i cavi di arresto sul tetto come se fosse il ponte della USS Nimitz sembra più probabile che il drone sia stato posato su quel tetto in lamiera o eternit.

Inoltre, dalla posizione del drone si deduce che avrebbe dovuto schiantarsi contro gli alberi alle sue spalle prima di raggiungere il tetto della conigliera: eppure non mostra danni evidenti se non il nastro isolante sul muso che dovrebbe essere stato applicato prima di decollare per la missione che lo ha portato ad atterrare in testa ai conigli polacchi.

Con una propaganda così raffazzonata non c’è da stupirsi che gli Stati Uniti non se la siano bevuta la storiella dell’attacco russo allo spazio aereo della NATO. Trump ha parlato di un errore, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato che Washington non trarrà conclusioni affrettate sull’incidente che ha coinvolto alcuni droni nello spazio aereo polacco. In un’intervista Rubio ha sottolineato la necessità di raccogliere ulteriori informazioni e di consultarsi con gli alleati prima di prendere una posizione definitiva. Le incognite e le opzioni sul tavolo

Non c’è dubbio che quei droni siano stati lanciati intenzionalmente“, ha affermato Rubio, precisando però che la questione principale rimane se “i droni fossero destinati a colpire la Polonia”.

Il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che i suoi attacchi nella notte del 9 e 10 settembre erano diretti esclusivamente verso obiettivi militari ucraini e non prevedevano alcun obiettivo in Polonia. Mosca ha espresso la sua disponibilità a consultarsi con la Polonia sull’accaduto (invito che Varsavia non sembra aver accolto) ma potrebbe aver già fornito a Washington informazioni esaustive in proposito.

La propaganda raffazzonata messa in campo da UE/NATO negli ultimi tre anni e mezzo ha reso molto diffidente l’opinione pubblica in tutte le nazioni europee. In altri termini la marea di bugie di guerra che ci hanno mal raccontato pretendendo di farcele credere hanno ridotto di molto la percezione di affidabilità dei governanti europei presso i loro cittadini ed elettori.

Un sondaggio fatto in Polonia e pubblicato da Res Futura ha fatto emergere che oltre un terzo degli intervistati ritiene che lo sconfinamento dei droni russi sia stato attuato dall’Ucraina.

“Un’analisi dei commenti sull’incidente del drone in Polonia rivela una forte polarizzazione delle opinioni, con la narrazione dominante che vede la Polonia deliberatamente coinvolta nella guerra” si legge sul sito di Res Futura.

Alla domanda: chi ha inviato droni sulla Polonia? la Russia è risultato il responsabile per 39,2% degli intervistati seguiti dall’Ucraina per il 34,6%.

“Il governo di Donald Tusk è stato ampiamente criticato (oltre il 72% dei commenti negativi) per la sua mancanza di capacità di azione, il caos comunicativo e la sottomissione agli interessi stranieri. Un commento su sei accusa la coalizione di perseguire deliberatamente azioni di escalation” scrive Res Futura, che commentando le tante reazioni negative al ruolo del governo evidenzia come cresca la convinzione che “Tusk e Sikorski stanno deliberatamente cercando di trascinare la Polonia in guerra con il pretesto di un incidente con un drone!”

Un contesto in cui è troppo comodo (oltre che inutile) dare la colpa alla disinformazione russa, come ha fatto il premier polacco Tusk il 14 settembre denunciando “la crescente ondata di sentimenti filo russi e di ostilità verso la guerra in Ucraina orchestrati dal Cremlino sulla base di paure ed emozioni reali“.

Tusk ha sottolineato “che il ruolo dei politici è quello di bloccare questa ondata, non di cavalcarla. Questo è un test di patriottismo e maturità per l’intera classe politica polacca“, ha scritto nel momento in cui la Polonia deve affrontare anche le incursioni di droni russi.

Se invece di pensare a bloccare o cavalcare la propaganda, Tusk e i leader europei si rendessero conto che il primo test di patriottismo è non mentire reiteratamente ai propri cittadini, avremmo fatto un enorme passo avanti verso un approccio pragmatico a questa guerra, rivolto alla tutela degli interessi degli europei invece che delle poltrone dei governanti.

Ma soprattutto, faremmo un grande passo avanti verso la conclusione del conflitto.

Foto: X, Commissione Europea, Ministero Difesa Ucraino e Forze Armate Polacche

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

Login

Benvenuto! Accedi al tuo account

Ricordami Hai perso la password?

Lost Password

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: