Gli effetti dei raid dei droni ucraini sulle raffinerie russe

La compagnia russa Transneft, che gestisce il trasporto di più dell’80 per cento del petrolio prodotto in Russia, avverte i produttori che potrebbero dover essere costretti a tagliare la produzione in seguito ai raid dei droni ucraini contro i terminali per l’export (fra cui a Ust-Luga e Primosrk) e le raffinerie, l’ultima delle quali colpita ieri a Saratov. La capacità di raffinamento è stata ridotta di un quinto. Transneft ha limitato di recente la possibilità di immagazzinamento del petrolio nel suo sistema di oleodotti, rende noto Reuters, citata dal Guardian
La strategia Ucraina di colpire i principali impianti di raffinazione petrolifera russi attraverso attacchi mirati con i droni sembrerebbe produrre i primi effetti. Da agosto Kiev infatti, ha intensificato gli attacchi contro le raffinerie russe in risposta agli attacchi russi a diversi obiettivi industriali, militari ed energetici ucraini.
“Solo dall’inizio di settembre, sono stati lanciati contro la nostra popolazione oltre 3.500 droni di vario tipo e quasi 190 missili, oltre a più di 2.500 bombe aeree”, ha dichiarato in un post su X il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il 16 settembre.
L’obiettivo degli ucraini è ostacolare lo sforzo bellico di Mosca in Ucraina (che vede le forze di Mosca avanzare su tutti i fronti più caldi dalla regione di Donetsk a quella Kharkiv, da quella di Zaporizhia a Dnipropetrovsk) e di ridurre le entrate finanziarie russe legate all’export di greggio.
Negli ultimi giorni i droni ucraini attaccato diversi impianti energetici russi. Il 12 settembre, è stata colpita la raffineria Bashneft-Novoyl situata a Ufa, la capitale della repubblica Bashkortostan, a circa 1.500 chilometri dal confine con l’Ucraina. Nella notte tra il 13 e il 14 settembre è stata attaccata la raffineria di Kirishi, nella regione nord-occidentale di Leningrado, uno dei più grandi della Russia, con una produzione di oltre 350.000 barili di greggio al giorno.
Il 16 settembre le forze armate ucraine hanno comunicato di aver condotto nella notte un attacco contro la raffineria di petrolio di Saratov, uno degli impianti della compagnia statale russa Rosneft che, secondo Kiev, rifornisce le truppe impegnate nella guerra contro l’Ucraina.
La raffineria in questione si trova a Saratov, regione sul fiume Volga a sud-est di Mosca ed è uno dei principali impianti di raffinazione interni della Federazione Russa, con una capacità produttiva pari a 4,8 milioni di tonnellate nel 2023. Negli ultimi mesi sono state colpite almeno 10 raffinerie, riducendo a un certo punto la capacità di raffinazione della Russia di quasi un quinto, e danneggiato i principali porti del Mar Baltico di Ust-Luga e Primorsk, hanno affermato funzionari militari ucraini e fonti dell’industria russa sentite da Reuters.
Fonti russe hanno riferito di attacchi ucraini anche nei pressi della centrale nucleare di Energodar (nella foto sotto), nella regione di Zaporizhzhya, occupata dai russi fin dall’inizio del conflitto. “Le Forze Armate ucraine stanno effettuando bombardamenti di artiglieria nell’area dei depositi di carburante della centrale nucleare di Zaporizhzhya. A seguito del bombardamento, la vegetazione secca ha preso fuoco nel territorio adiacente. La distanza tra l’incendio e i serbatoi di gasolio è di circa 400 metri. Attualmente non vi è alcuna minaccia per le principali infrastrutture”.
In tema di energia russa, ieri il governo ungherese ha assicurato che continuerò ad acquistare gas e petrolio da Mosca, nonostante la richiesta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ai paesi europei di cessare tali acquisti, sostenendo che non ci sono alternative e che mantenere i legami economici con Mosca è nell’interesse dell’Europa.
“Il governo ungherese rappresenta gli interessi dell’Ungheria. Poiché non ci sono alternative all’acquisto di energia dalla Russia, l’Ungheria continuerà i suoi attuali acquisti”, ha dichiarato il ministro degli Interni ungherese Gergely Gulyas.
Per il ministro “sarebbe nell’interesse a lungo termine dell’Europa mantenere le relazioni economiche con la Russia”, poiché le politiche sanzionatorie europee “non funzionano”. Ungheria e Slovacchia, entrambe membri dell’Unione Europea (UE) e della NATO, dipendono fortemente dalle fonti energetiche russe e si oppongono alle proposte dell’UE di interrompere l’acquisto di gas e petrolio russi prima del 2027.
(con fonti AFP, Reuters, Adnkronos e AGI)
Foto: TASS, RIA Novosti, Telegram e Rosneft

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