Gli F-35 svizzeri costano più del previsto. Gli USA disposti a consegnarne meno

Gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere sostanzialmente disposti a consegnare alla Svizzera meno caccia F-35 rispetto ai 36 inizialmente previsti, secondo quanto riportato il 13 settembre dal giornale zurighese Neue Zurcher Zeitun am Sonntag ripreso dalla radio televisione svizzera.
Fonti sentite dalla testata svizzera riferiscono che il Dipartimento federale della difesa, della protezione civile e dello sport (il ministero della Difesa svizzero) avrebbe discusso questa possibilità con i rappresentanti americani.
Dal punto di vista del governo statunitense, “ordinare meno F-35 è una decisione sovrana della Svizzera”, ha affermato il quotidiano citando l’Ufficio federale degli armamenti.
Tuttavia, è già chiaro che la Confederazione effettuerà un ulteriore pagamento di circa 300 milioni di franchi la prossima settimana anche se il governo federale sta valutando diverse opzioni per compensare i costi notevolmente più elevati del previsto per l’acquisto dei velivoli da combattimento di 5a generazione.
Il referendum del 2020 ha approvato con il 50,1% dei voti il decreto federale relativo al credito d’impegno massimo di 6 miliardi di franchi per l’acquisto di 36 nuovi aerei da combattimento. Su questa base, il Parlamento ha approvato il credito per l’acquisto degli F-35A nell’ambito del programma di armamento 2022. Gli Stati Uniti non sono però disposti ad accettare un prezzo fisso per l’acquisto dei 36 velivoli da combattimento scatenando un vivace dibattito in Svizzera.
Della vicenda ha riferito recentemente anche Analisi Difesa. Nel giugno scorso il ministro della difesa svizzero Martin Pfister è stato costretto ad ammettere pubblicamente che gli Stati Uniti chiedono tra 650 milioni e 1,3 miliardi di dollari aggiuntivi rispetto al prezzo concordato per i 36 velivoli a causa di un “malinteso” sulla natura del prezzo fisso, che secondo Washington si applica solo alla fase di produzione finale, non all’intero processo di approvvigionamento.
La questione non è solo finanziaria ma ha risvolti politici in una Svizzera in cui nel 2020 il referendum aveva approvato l’acquisto degli F-35 per 6 miliardi di franchi con appena il 50,12 per cento, meno di 9.000 voti in più dei no.
Del resto un analogo referendum nel 2014 aveva respinto con il 53,4% di no l’acquisto di 22 caccia Saab Gripen per 3,1 miliardi di franchi.
Un sondaggio effettuato nell’aprile 2025 ha rivelato che l’81% dei cittadini svizzeri è oggi contrario all’acquisto degli F-35, complice forse l’acceso dibattito sulle acquisizioni di armamenti statunitensi esploso in Europa dopo le pressioni statunitensi per elevare la spesa militare al 5 per cento del PIL e le minacce di Washington di porre dazi commerciali.
La consegna dei jet da combattimento F-35 alla Svizzera, malgrado le persistenti voci di ritardi, è tuttora prevista, in pieno rispetto della pianificazione delle autorità statunitensi e del produttore Lockheed Martin, tra meno di due anni. Lo ha indicato la settimana scorsa un portavoce dell’Ufficio federale per l’armamento (Armasuisse).
Le consegne inizieranno a metà del 2027 negli Stati Uniti dallo stabilimento di Lockheed Martin di Fort Worth (Texas) e a metà del 2028 in Italia dagli stabilimenti per l’assemblaggio FACO di Leonardo a Cameri (Novara). Gli aerei da combattimento saranno consegnati nella configurazione più recente, ha precisato il portavoce.
Per contenere i ritardi, il Dipartimento della Difesa statunitense ha ridotto il pacchetto dei software originariamente stabilito per i velivoli destinati, tra gli altri, alla Svizzera. Non è ancora chiaro quali funzioni mancheranno ma secondo Armasuisse gli aggiornamenti saranno effettuati dopo la consegna, secondo procedure ampiamente collaudate.
Foto Lockheed Martin
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