La “guerra delle ZEE” nel Mediterraneo centro-orientale

Tanti anni sono trascorsi da quando Muammar Gheddafi nel 1973 proclamò la grande baia della Sirte come acque interne libiche suscitando le ire degli Stati Uniti, ma la Libia continua a fare del diritto del mare uno strumento di politica estera. Anzi, in nome degli interessi marittimi, sembra ora aver trovato unità d’intenti tra i suoi due governi di Tripoli e Bengasi.
In passato a prendere posizione contro le iniziative libiche furono in tanti, non solo gli Stati Uniti. Nel 2005 la Ue protestò per l’istituzione da parte di Tripoli di una Zona di protezione della pesca (ZPE) di cui hanno fatto le spese anche pescatori italiani sequestrati più volte.
Già allora la Grecia formulò specifiche critiche sostenendo che il limite esterno della ZPE, spostato verso nord per effetto della contestata chiusura della Sirte, si spingesse oltre la mediana con Creta e la sua isoletta di Gavdos. Trattative durate dieci anni dal 2004 non hanno prodotto risultati.
Da allora le pretese marittime di Tripoli sono sempre state motivo di attrito con Atene (anche per la zona contigua libica del 2023), fino ai contenziosi attuali che vedono Atene schierata contro la definizione libica di nuovi limiti della ZEE. La questione non è solo bilaterale: ad essere coinvolti sono infatti, oltre ai due governi libici, Turchia, Egitto nonché, sia pur in modo indiretto, Cipro. Ma anche l’Italia è interessata alla partita.
L’accordo turco-libico del 2019
Ad infiammare la scena nel Mediterraneo centro-orientale è stato nel 2019 l’improvvisa intesa marittima tra Tripoli ed Ankara. Nell’ambito di un più generale accordo di alleanza, i due Paesi hanno stabilito unilateralmente limiti delle rispettive ZEE del tutto sfavorevoli ad Atene. Mettendo in relazione la costa turca a sud-ovest con la Cirenaica orientale mediante un tracciato diagonale, essi hanno privato le isole di Creta, Scarpanto e Rodi di una loro ZEE ad est.
La risposta della Grecia, che ha da subito protestato eccependo l’inefficacia nei propri confronti del confine turco-libico, è stata la stipula nel 2020 di un accordo di delimitazione della ZEE con l’Egitto.
Come può vedersi dalla cartina riportata qui sotto, la ZEE greco-egiziana si è così sovrapposta nel 2020 a quella turco-libica generando una situazione di generale incertezza dei limiti delle Zee mediterranee.
Fig. 1: Situazione nel 2020 Zee Mediterraneo centro-orientale (Fonte Vikimedia): i punti AB sono relativi al limite Libia-Turchia; CD a quelli Grecia-Turchia
Dalla stessa cartina risulta che ulteriori aree di overlapping in tutto il Mediterraneo orientale, sia per le pretese avanzate unilateralmente da Grecia e Turchia, sia per l’accordo tra Egitto e Cipro del 2003 non riconosciuto dalla Turchia.
La nuova ZEE libica
Mosse e contromosse delle due Parti si sono susseguite dopo il 2020. Tra esse vi è l’apertura alla ricerca e sfruttamento da parte della Grecia in favore di Chevron ed Exxon di blocks energetici a sud-ovest del Peloponneso e di Creta che si spingono fino ad un’ipotetica mediana tra tutte le proprie coste continentali ed insulari e la Libia (nella mappa qui sotto). Finchè Tripoli, nel maggio 2025 ha comunicato i limiti della sua ZEE, in precedenza lasciati indeterminati con la generica proclamazione del 2009.
Fig. 2: Blocks offshore greci e limiti della ZEE rivendicata dalla Libia (Fonte UN-Doalos)
La nuova ZWW libica (nella mappa qui sotto) si estende molto più a nord della linea di equidistanza teorica ipotizzata dalla Grecia. Ancora una volta, come nell’Egeo o nel caso di Castellorizo, sono le isole a creare un contenzioso: Tripoli prende a riferimento solo le coste continentali mentre sembra dare peso scarso a Creta e forse nullo alle altre piccole isole circostanti.
Fig. 3: Zee ed altri spazi marittimi della Libia (Fonte: UN-Doalos)
E’ interessante notare come questa posizione libica sull’effetto ridotto delle isole -non a caso coincidente con quella turca – sia stata applicata anche al confine con l’Italia. Dal punto 12 della cartina in Fig. 3 – coincidente pressappoco col punto triplo della ZEE italo-greca – al punto 17, il confine libico (che tiene conto della chiusura della Sirte) si rapporta infatti con le coste rilevanti di Sicilia e Calabria.
Per poi proseguire verso ovest fino al meridiano 15°10’, punto terminale del tracciato delimitato con Malta nel 1986.
In sostanza, i criteri seguiti dalla Libia sono aderenti alla posizione tenuta dall’Italia avanti alla Corte internazionale di giustizia nel 1985: secondo la nostra tesi, riconosciuta dalla Corte, ad est di tale meridiano La Valletta non può vantare diritti.
Il ruolo della Turchia
Dietro le quinte della disputa c’è senz’altro Ankara, interessata a rafforzare la prassi di confini che privilegino la proporzionalità tra coste e spazi da spartire, a scapito dell’equidistanza geometrica che riconosca effetto pieno a qualsiasi isola. In aggiunta, esiste un accordo offshore tra la compagnia petrolifera turca TPAO e la libica NOC.
Questo spiega anche il limite con l’Italia che nega appunto rilevanza laterale al ridottissimo sviluppo costiero di Malta. Nel condurre la sua strategia, la Turchia è riuscita a convincere non solo Tripoli ma anche la Libia di Haftar e forse, per suo tramite, l’Egitto.
Il Cairo, per quanto schierato con la Grecia, mostra infatti segnali di apertura a soluzioni non massimaliste. Nelle sue visite alle due capitali libiche il ministro degli esteri greco è riuscito solo ad ottenere generiche promesse di futuri colloqui sulle ZEE (e sulla riduzione delle partenze di migranti irregolari).
Fatto sta che Atene è preoccupata per l’imminente ratifica da parte della Camera dei rappresentanti di Tobruk del Memorandum italo-turco del 2019 dopo che Ankara l’ha già fatto.
L’Italia e le altre ZEE
Improntata a moderazione è la posizione italiana verso le pretese dei vicini a sud-est (altra è la disputa con l’Algeria). Il nostro Paese si accinge ad istituire con Dpr aree parziali di ZEE con la Croazia e la Grecia, astenendosi invece dal definire un confine provvisorio con Malta e la Libia.
La disponibilità mostrata dalla Libia a considerarci Stato frontista con cui condividere un confine dovrebbe però indurci a considerare in una nuova luce la trattativa sulla ZEE forse in corso con Malta: la Libia è infatti, oltre che lo Stato con cui condividiamo le coste rilevanti per i limiti della ZEE, il nostro “estero vicino” marittimo.
L’interesse italiano non si ferma tuttavia alla sola delimitazione degli spazi di giurisdizione a sud. Rilevanti sono infatti sia gli aspetti energetici di eventuale sfruttamento di ZEE contese tra Grecia e Libia, sia quelli per la posa di cavidotti elettrici e digitali.
In ogni caso, non ci giova una situazione di conflittualità tra due Paesi amici e vicini come Grecia e Libia di cui si avvantaggiano altri. Oltretutto, le nostre buone relazioni con le “due Libie” ci consente di provare a svolgere un ruolo di mediazione.
Foto Anadolu

Fabio CaffioVedi tutti gli articoli
Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf