Le munizioni trainano il boom dell’export militare della Repubblica Ceca

Le esportazioni di armamenti della Repubblica Ceca potrebbero superare il valore di 100 miliardi di corone (circa 4,1 miliardi di euro) nel 2025, secondo quanto prevede il presidente dell’Associazione delle industrie della difesa e della sicurezza della Repubblica Ceca (Aobp), Jiri Hynek.
“C’è grande ottimismo. Le esportazioni stanno aumentando. Tuttavia, occorre capire che circa il 70-75 per cento finisce direttamente o indirettamente in Ucraina. Si parla soprattutto di munizioni per l’artiglieria di grosso calibro”, ha spiegato Hynek, parlando nel corso di una conferenza sullo sviluppo dell’industria della difesa e di quella aerospaziale a Brno. “Sono convinto che le capacità in quest’ambito non possano crescere ancora molto, però potrebbero esserci esportazioni di altri sistemi sofisticati”, ha aggiunto Hynek. Nel 2024 l’export dell’industria della difesa ceca è cresciuto dell’86 per cento rispetto al 2023, raggiungendo il valore di circa 91 miliardi di corone (circa 3,75 miliardi di euro).
Sul piano industriale la Repubblica Ceca è diventata il paese con la più alta produzione pro capite di automobili al mondo negli ultimi trent’anni. Il 2024 è stato un anno record, con oltre 1,4 milioni di veicoli prodotti in un paese di 10 milioni di abitanti (+4 per cento su base annua) ma nel primo trimestre la produzione è crollata del 7,1% soprattutto a causa del calo della domanda in Europa: Škoda ha annunciato il licenziamento del 15% dei lavoratori nel febbraio 2025.
Nel frattempo, l’industria della Difesa è in piena espansione e, come in Germania e altre nazioni europee, anche Praga sembra puntare sulla produzione di sistemi d’arma ed equipaggiamenti militari per compensare, anche in termini occupazionali, il calo del settore automobilistico.
“L’industria della difesa può diventare un nuovo motore dell’economia ceca ed europea. Può sfruttare le capacità di fornitura e la forza lavoro liberate dal settore automobilistico, stimolare la crescita economica e rafforzare allo stesso tempo la nostra sicurezza” ha dichiarato Danuse Nerudova, membro della Commissione Bilanci del Parlamento europeo, all’agenzia tedesca Deutsche Welle (DW).
Petr Zahradnik, economista ceco e consulente del Comitato economico e sociale europeo a Bruxelles, è un po’ più scettico. “Le fabbriche di armi ceche stanno vivendo un periodo d’oro, è vero”, ha dichiarato a DW aggiungendo però di non credere che le armi sostituiranno il settore automobilistico come nuovo motore dell’economia ceca. “Non credo che la produzione di armi sostituisca la produzione commerciale”.
Anche prima della Prima Guerra Mondiale, il territorio dell’attuale Repubblica Ceca era noto come centro di produzione di armi. Per decenni, l’allora Cecoslovacchia è stata anche uno dei principali produttori di armi al mondo. Per anni, le armi hanno rappresentato circa il 10% di tutte le esportazioni cecoslovacche.
La fine del Patto di Varsavia così come il disarmo generale all’inizio degli anni ’90, accompagnato da una significativa riduzione del bilancio militare, hanno ridotto la produzione di armi con l’ultimo importante contratto di esportazione di armamenti della Cecoslovacchia risalente al 1991 per 250 carri armati T72 per la Siria.
Cone ricorda DW, nel 1992, la Cecoslovacchia si divise in due stati distinti, la Repubblica Ceca e la Slovacchia con la conseguente suddivisione anche dell’industria della difesa. La produzione di carri armati e macchinari pesanti era concentrata principalmente in Slovacchia, mentre l’industria aeronautica, la produzione di armi leggere, munizioni, sistemi radar e, soprattutto, armi leggere erano concentrate principalmente nella Repubblica Ceca.
Privatizzazioni non del tutto riuscite, la riduzione della spesa per la difesa ceca all’1% del PIL nazionale, nonché la professionalizzazione e il ridimensionamento dell’esercito a soli 20.000 soldati circa, hanno ridotto le esigenze della difesa e le commesse all’industria.
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, le fabbriche di armi ceche hanno nuovamente aumentato notevolmente la loro produzione. In particolare, la modernizzazione dei carri armati e la produzione di munizioni, veicoli militari, obici semoventi, droni, apparecchiature radar e armi leggere sono in forte espansione da allora.
Il 40% della produzione delle fabbriche di armi ceche è destinato all’Ucraina, dove sono state create anche delle joint venture. Nel complesso oggi fino al 90% delle armi prodotte in Repubblica Ceca viene esportato. Allo stesso tempo, anche gli acquisti da parte dell’esercito ceco sono in aumento. Nel 2024, la spesa per la difesa ceca ha raggiunto il 2% del PIL nazionale e il Primo Ministro ceco Petr Fiala ha annunciato che tra qualche anno raggiungerà il 3%.
Quest’anno, il produttore di munizioni STV Group aumenterà la sua produzione di munizioni di artiglieria di grosso calibro, che fornisce principalmente all’Ucraina, da 100.000 a 300.000 unità. Il gruppo ceco PBS prevede inoltre di raddoppiare la produzione di motori per missili e droni.
Anche il numero di dipendenti in queste aziende è in crescita. STV Group prevede di assumere altri 1.000 dipendenti nel prossimo futuro. Secondo il suo rapporto annuale, il Gruppo Cecoslovacco, il più grande produttore di armi ceco, che comprende lo stabilimento di auto militari Tatra e la produzione di munizioni, impiega già 14.000 persone.
La Repubblica punta a varare una seconda iniziativa (la prima dovrebbe vedere la consegna entro fine anno di 500 mila proiettili di artiglieria a Kiev finanziati da 18 stati donatori) per la fornitura di ulteriori munizioni di artiglieria all’Ucraina con finanziamenti provenienti da alleati NATO, come ha annunciato il ministro della Difesa Jana Černochová.
Il progetto coinvolgerà cinque aziende ceche produttrici di armi che produrranno proiettili (per lo più calibro 155mm per l’artiglieria) a spese dei paesi donatori che sostengono la lotta dell’Ucraina contro i russi. Il ministro Černochová valuta che la Repubblica Ceca fungerà nuovamente da intermediario tra i paesi donatori e i produttori che hanno già fornito munizioni nell’ambito della prima iniziativa ceca.
“Si tratta di un’estensione naturale del meccanismo esistente. Inoltre, prima i donatori stanziano i fondi, prima le nostre aziende firmeranno contratti a lungo termine”, ha affermato il ministro.
Secondo la rivista ceca Deník N, il nuovo programma a favore dell’Ucraina coinvolgerà cinque aziende: Czechoslovak Group (presente anche in Italia attraverso le controllate Fiocchi Munizioni e Armi Perazzi), STV Group, Omnipol, Colt CZ Group SE e DSS.
(con fonti Agenzia Nova, DW e Militarniy)
Foto: Czechoslovak Group e STV Group
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