La Germania ha scarse riserve di gas. La Russia riduce l’esportazione di energia

I depositi di gas naturale in Germania potrebbero risultare molto più vuoti questo inverno rispetto agli anni precedenti, con il livello attuale addirittura inferiore a quello registrato a inizio anno. Lo ha riferito il 14 ottobre lo Science Media Center (SMC), precisando che si tratta di un caso raro verificatosi solo due volte dal 2021, la prima delle quali fu dovuta all’attacco russo all’Ucraina.
Sebbene i depositi tedeschi vengano riempiti costantemente ogni anno dopo la fine del periodo di riscaldamento a marzo, il livello di riempimento è rimasto al di sotto delle aspettative soprattutto durante l’estate.
Attualmente il livello di stoccaggio in Germania si attesta intorno al 76 per cento, mentre la media europea è dell’83 per cento. A titolo di confronto, nei due anni precedenti i serbatoi risultavano quasi completamente pieni in questo periodo dell’anno. Normalmente i livelli di riempimento raggiungono il massimo annuale tra metà ottobre e metà novembre, anche per effetto del regolamento sul livello di riempimento dei serbatoi di gas.
Lo stesso giorno il Centro di Ricerca internazionale per l’Energia e l’aria pulita (CREA) ha reso noto che nel mese di settembre 2025 i ricavi mensili delle esportazioni di combustibili fossili della Russia hanno registrato un calo del 4% su base mensile, attestandosi a 546 milioni di euro al giorno: il livello più basso dall’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022.
Anche le entrate del bilancio russo derivanti da petrolio e gas hanno registrato una riduzione del 26% su base annua a settembre. Secondo il CREA i ricavi russi a settembre 2025 sono la metà di quelli del settembre 2022, nonostante i volumi abbiano registrato un calo di appena il 5% nello stesso periodo di confronto.
ricavi derivanti dal trasporto marittimo di petrolio greggio hanno registrato un aumento marginale dell’1% su base mensile, attestandosi a 173 milioni di euro al giorno, proporzionale a un aumento del 3% nei volumi esportati su base mensile.
I ricavi derivanti dal trasporto di petrolio greggio tramite oleodotto sono diminuiti marginalmente del 2% su base mensile, attestandosi a 62 milioni di euro al giorno. I ricavi derivanti dal GNL sono aumentati però del 27%, raggiungendo i 40,5 milioni di euro al giorno, il che corrisponde a un incremento del 29% nei volumi esportati.
I ricavi derivanti dal gasdotto sono diminuiti del 4%, attestandosi a 73 milioni di euro al giorno, mentre il volume esportato è diminuito del 2% su base mensile.
I ricavi derivanti dalle esportazioni di prodotti petroliferi trasportati via mare hanno registrato un forte calo del 13% su base mensile, attestandosi a 129 milioni di euro al giorno. Anche i volumi delle esportazioni hanno subito un calo analogo del 9% su base mensile.
Questi cali possono essere attribuiti secondo il CREA agli attacchi con droni ucraini contro raffinerie e porti russi, che gestiscono elevati volumi di esportazioni. I ricavi derivanti dal carbone sono diminuiti del 13% su base mensile, attestandosi a 68 milioni di euro al giorno, con un aumento dei volumi esportati del 14%. È la prima volta che i ricavi derivanti dal carbone in Russia diminuiscono negli ultimi sei mesi.
Sempre il CREA ha comunicato che la Cina si è confermata il principale acquirente globale di combustibili fossili russi, rappresentando il 42% (5,5 miliardi di euro) dei ricavi delle esportazioni russe dai primi cinque importatori. Il Petrolio greggio ha costituito il 59% (3,2 miliardi di euro) degli acquisti cinesi, seguito dal carbone al 14% (784 milioni di euro), dal gasdotto (12%, per un valore di 658 milioni di euro) e dal GNL (9%, per un valore di 487 milioni di euro).
Le esportazioni di combustibili fossili della Russia restano altamente concentrate, con la Cina che domina gli acquisti di carbone e petrolio greggio, la Turchia che domina gli acquisti di prodotti petroliferi e l’Ue che resta il maggiore acquirente di gas sia GNL sia via gasdotto.
Le importazioni cinesi di GNL russo sono aumentate del 37% su base mensile, raggiungendo i livelli più alti dell’anno. Questa impennata è in netto contrasto con una riduzione del 15% su base mensile delle importazioni globali. L’India si è confermata il secondo maggiore acquirente di combustibili fossili russi, importando un totale di 3,6 miliardi di euro. Il pet6rolio ha dominato gli acquisti indiani con il 77% (2,5 miliardi di euro), seguito dal carbone con il 13% (452 milioni di euro) e dai prodotti petroliferi con il 10% (344 milioni di euro).
Le importazioni indiane di greggio russo hanno registrato una riduzione del 9% su base mensile, raggiungendo i volumi più bassi da febbraio, nonostante le importazioni totali abbiano registrato un aumento marginale. Il calo delle importazioni indiane di greggio russo è stato causato principalmente da un calo del 38% su base mensile delle importazioni di greggio russo da parte delle raffinerie statali indiane. Le importazioni di greggio russo da parte delle raffinerie statali indiane sono scese ai livelli più bassi da maggio 2022. (
La Turchia è stata il terzo maggiore importatore di combustibili fossili russi, rappresentando il 20% (2,6 miliardi di euro) dei ricavi delle esportazioni russe dai suoi cinque principali acquirenti. Il gasdotto ha costituito la quota maggiore delle importazioni turche, con il 40% (1 miliardo di euro), seguito dai prodotti petroliferi con il 31% (831 milioni di euro), il greggio (542 milioni di euro) e il carbone (225 milioni di euro) hanno costituito la restante parte delle importazioni.
Le importazioni di prodotti petroliferi dalla Russia in Turchia hanno registrato un drastico calo del 27% su base mensile a settembre, il livello più basso da novembre 2022. Il calo è stato amplificato principalmente da un calo del 53% su base mensile delle importazioni di gasolio dalla Russia. Nei mesi di agosto e settembre, la Turchia ha ricevuto le sue prime consegne di prodotti petroliferi raffinati dalla raffineria di Vadinar, in India. La raffineria di proprietà di Rosneft è stata sanzionata dall’UE nell’ambito del 19° pacchetto di sanzioni. Le consegne di diesel a bassissimo tenore di zolfo (ULSD) della raffineria alla Turchia sono le prime da luglio 2021.
La Ue è stata il quarto maggiore acquirente di combustibili fossili russi, rappresentando l’8% (1 miliardo di euro) dei ricavi delle esportazioni russe dai primi cinque importatori. La maggior parte delle importazioni, il 70% (743 milioni di euro), è costituita da GNL e gas da gasdotto, seguiti dal petrolio al 29% (311 milioni di euro).
La Corea del Sud resta il quinto maggiore importatore di combustibili fossili russi. In settembre quasi due terzi delle sue importazioni, per un valore di 283 milioni di euro, era costituito da carbone, seguito da GNL (87 milioni di euro) e prodotti petroliferi (73 milioni di euro).
Le importazioni di carbone russo della Corea del Sud sono aumentate negli ultimi due mesi a causa dell’aumento del consumo di elettricità e della maggiore competitività dei prezzi del carbone russo sul mercato globale.
(con fonte GEA)
Foto: Gazprom, Rosneft e Ministero Energia tedesco

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