L’agonia degli ucraini nell’imbuto di Pokrovsk mentre i russi sfondano a Zaporizhia e Dnipropetrovsk

(Aggiornato alle ore 16,00)
Brusca accelerazione dell’avanzata russa nelle regioni di Donetsk, Dnipropetrovsk e Zaporizhia. Le valutazioni degli ambienti militari ucraini e degli analisti occidentali che ritenevano gli sforzi russi necessariamente concentrati quasi esclusivamente sulla presa di Mirnograd e del settore di Pokrovsk vengono smentiti in queste ore dai fatti.
Del resto, anche se nessuno lo ammette, Pokrovsk è ormai quasi totalmente in mano ai russi e Mirnograd è ormai perduta: gli ucraini possono decidere solo se arrendersi o continuare ad opporre una resistenza destinata a divenire sempre più flebile all’interno del cosiddetto “imbuto di Pokrovsk” (Pokrovskaya Voronka).

Il 15 novembre l’esperto militare Andrey Marochko, citato dalla TASS, ha reso noto che i soldati russi hanno concluso l’accerchiamento del nemico a Dimitrov (nome russo di Mirnograd), aggiungendo che i militari ucraini non possono lasciare la città. “L’accerchiamento vicino a Dimitrov è stato praticamente sigillato. Gli ucraini sono circondati”, ha detto.
Secondo il centro studi americano Institute for the Study of the War (ISW), da sempre su posizioni filo-ucraine, “le avanzate russe a Pokrovsk e nei dintorni negli ultimi giorni suggeriscono che le forze russe stiano dando priorità alla conquista dell’insediamento”.

Le ragioni indicate dall’ISW sono che “Mosca potrebbe cercare di sfruttare gli effetti informativi che la conquista della città probabilmente genererà, o potrebbe sperare che la conquista di Pokrovsk faciliti un successivo sforzo per chiudere la sacca. I contrattacchi ucraini sul fianco settentrionale della sacca e la continua presenza ucraina all’interno di Pokrovsk stanno complicando l’avanzata russa e la sua capacità di chiudere la sacca”.
Una visione ottimistica quanto semplicistica (e anche un po’ propagandistica) che punta ad attribuire qualche speranza alla resistenza ucraina mentre l’ISW non sembra comprendere perché “il comando militare russo non sta adottando le misure standard che ci si aspetterebbe in una simile configurazione del campo di battaglia, ovvero concentrare forze e mezzi sul completamento dell’accerchiamento, che normalmente sarebbe il modo più rapido e meno costoso per conquistare l’intera area”.

Gli aspetti che sembrano sfuggire ai giovani e poco avvezzi ai temi militari autori del report quotidiano dell’ISW (e a molti osservatori occidentali) sono riassumibili nei seguenti punti:
- l’accerchiamento operativo delle forze ucraine è già in atto da alcune settimane, almeno da inizio novembre, come mostrano le stesse mappe dell’ISW. La responsabilità per l’inutile sacrificio di così tanti militari ucraini in una battaglia senza speranza va attribuita ai vertici politici e militari di Kiev.
- lo stretto corridoio rimasto in teoria aperto alla ritirata delle forze di Kiev è impraticabile dai mezzi e di notte può forse essere utilizzato solo da truppe appiedate poiché si trova sotto il tiro costante dei droni e dell’artiglieria russa.
- i russi hanno ormai ingabbiato le forze ucraine che Kiev ha colpevolmente evitato di ritirare all’inizio di novembre, prima che si chiudesse l’accerchiamento operativo russo, per cui non hanno fretta di averne ragione e puntano sui bombardamenti per evitare perdite inutili tra i loro soldati.
- L’obiettivo prioritario dei russi è la demolizione delle capacità militari ucraine e la disfatta subita a Pokrovsk e Mirnograd, finora negata da Kiev e dai suoi alleati ma recepita in modo drammatico dall’esercito ucraino, offre l’opportunità ai russi di approfittare dell’indebolimento e dello scoramento delle truppe nemiche per accelerare il passo e forzare l’avanzata sugli altri fronti.
Ancora una volta l’impressione è che i vertici ucraini ed europei restino prigionieri della loro narrazione propagandistica, basata su un mix di bugie e illusioni che quando si rivelano tali vengono ignorate, privandosi quindi della possibilità di cogliere quella realtà con cui le truppe di Kiev devono fare invece i conti tutti i giorni in modo sempre più drammatico sui campi di battaglia.
Chi paga?
Un valido esempio di questa tendenza è rappresentato dalla visita di Volodymyr Zelensky oggi in Francia e dagli accordi (dichiarazione d’intenti) militari raggiunti con il presidente francese.
Emmanuel Macron ha menzionato la fornitura a Kiev di 100 aerei da combattimento Rafale oltre a “droni, intercettori di droni, bombe guidate e impegni di produzione ” e “l’acquisizione di nuovi sistemi di difesa aerea” con riferimento ai sistemi SAMP/T di nuova generazione con capacità contro i missili balistici.
Rivolgendosi ai cronisti all’Eliseo, Macron ha evocato, in particolare, ”l’acquisizione di nuovi sistemi di difesa anti-aerea, Samp-T di nuova generazione, che sono in corso di sviluppo”, ed ha aggiunto che “dal 2026 verrà superata una tappa decisiva e c’è l’accordo per poterli dispiegare sul territorio ucraino. Verranno a completare le capacità che già conoscete ma con performance nuove”. Da parte sua, Zelensky ha ricordato che “quelli di prima generazione li abbiamo già e ringrazio Emmanuel di questo, ma la nuova generazione è un livello molto importante, molto serio. Sapete che già lavoriamo con i Patriot contro i missili balistici, anche la nuova generazione di Samp-T lavorerà contro i missili balistici del nostro nemico“.
Dovremmo dedurre quindi che Zelensky valuta di continuare ancora a lungo il conflitto contro la Russia?
L’accordo prevede il dispiegamento delle armi da acquisire in Francia sul suolo ucraino a partire dal 2026. “Questo accordo dimostra l’impegno della Francia nel porre la sua eccellenza industriale e tecnologica al centro dell’Ucraina e dell’Europa”, ha sottolineato Macron, invitando ad agire a favore di una pace “giusta e duratura“.

Per Macron “la rigenerazione dell’esercito ucraino è un impegno per la nostra sicurezza. Continuiamo a sostenere l’Ucraina, la modernizzazione delle sue forze armate e la deterrenza contro le aggressioni”. Da un lato Macron ha detto che “quello che firmiamo oggi riguarda capacità a breve termine”, ma poi ha aggiunto “prevediamo 100 Rafale, è un numero enorme”.
Si tratta evidentemente di affermazioni dissociate dalla realtà, e ben lontane dal fango delle trincee dove l’esercito ucraino si sta estinguendo. I Rafale previsti da Macron verranno forse prodotti nei prossimi 10 anni, ammesso che l’Ucraina in bancarotta al punto da non riuscire a pagare stipendi ai militari né pensioni di guerra alle vedove, possa pagare oltre 10 miliardi di euro per gli aerei francesi più molti altri per le armi da imbarcarvi.
Mentre le forze ucraine collassano al fronte prive di addestramento, si parla di 100 Rafale da aggiungere a 150 Gripen svedesi, agli F-16 donati da belgi , olandesi, norvegesi e danesi e ai Mirage 2000 ex francesi. Dissociati dalla realtà, si immagina un’Ucraina che disponga di centinaia di piloti addestrati a combattere su 4 tipi di velivoli da combattimento occidentali diversi (più altri 3 ex sovietici Mig e Sukhoi oggi in servizio) e con capacità logistiche costosissime che nessuno in Europa potrà sostenere.
“L’entità del deficit di finanziamento dell’Ucraina è significativa”, ha avvertito proprio oggi la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen in una lettera allegata al documento, visionata dall’Agenzia France Presse. L’Ucraina avrà bisogno di oltre 70 miliardi di euro il prossimo anno per finanziare la sua guerra contro Mosca, una quota che i 27 Stati membri dell’UE dovranno coprire in gran parte, secondo un documento della Commissione europea che illustra tre opzioni per raggiungere questo obiettivo. L’Unione europea si è impegnata, durante un vertice dei suoi leader a ottobre, a finanziare lo sforzo bellico dell’Ucraina per il periodo 2026-2027 ma il ministerio della Difesa di Kiev aveva riferito un fabbisogno di 120 miliardi di dollari per il solo 2026.
Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), citate in questo documento, il fabbisogno finanziario dell’Ucraina raggiungerà un totale di circa 135,7 miliardi di euro in questo periodo, inclusi 51,6 miliardi di euro per il supporto militare nel solo 2026. Senza il sostegno europeo, l’Ucraina esaurirà i fondi entro la fine del primo trimestre del prossimo anno, ha avvertito la Commissione Europea.

In attesa che in Europa qualcuno si svegli e ci porti fuori dal magico mondo incantato delle favole, i russi per piegare la resistenza ucraina all’interno dell’imbuto le forze aerospaziali russe hanno affiancato all’artiglieria e ai droni bombe aeree plananti ad alto potenziale da 3 tonnellate e bombe termobariche da 1,5 tonnellate, secondo quanto riferito dal canale Telegram militare Readovka.

La rinuncia a ritirare le guarnigioni di Pokrovsk e Mirnograd finché era possibile farlo ha determinato non solo il sacrificio inutile dei difensori (tra 10mila e 20mila militari ucraini a seconda delle fonti) ma anche quello delle truppe che da una settimana tentano invano di forzare l’accesso all’imbuto e di contrattaccare i russi a nord di Rodynske.
Un contrattacco in condizioni tattiche sfavorevoli che espone le truppe ucraine all’intenso fuoco russo e a cui sembrano essersi sottratti, secondo quanto riferito dal canale Telegram ucraino Open Ukraine, le forze della Terza Brigata d’Assalto Azov, di fatto disobbedendo a un ordine preciso dello stato maggiore.
Non è la prima volta che il reparto di ispirazione nazista si rifiuta di ingaggiare il nemico in operazioni in cui più alto è il rischio di venire sopraffatti, a conferma che la Brigata Azov, a differenza di altri reparti, può rifiutarsi di obbedire agli ordini.
Del resto il fuoco di artiglieria, droni e bombardamenti aerei russi è devastante su reparti all’assalto in campo aperto. Non a caso, secondo i dati diffusi dal ministero della Difesa ucraino nel mese di ottobre l’aviazione russa avrebbe sganciato 5.328 bombe, il record mensile quest’anno. Nei primi dieci mesi del 2025 gli aerei di Mosca avrebbero sganciato circa 44 mila bombe d’aereo guidate UMPK, in pratica lo stesso numero dell’intero 2024.

Secondo l’intelligence ucraina quest’anno in Russia saranno prodotte 120mila bombe plananti mentre nel settore dell’artiglieria l’impiego dei nuovi proiettili da 152mm a guida laser Krasnopol 2 sta migliorando la precisione del fuoco russo riducendo l’impiego di munizioni.
Sempre in ottobre i russi avrebbero impiegato negli attacchi all’Ucraina 270 missili balistici/da crociera e 5.298 droni pesanti Geran-2, impiegati soprattutto per colpire le retrovie e le infrastrutture energetiche, industriali e militari dell’Ucraina.
Tornando alle operazioni che interessano “l’imbuto”, le forze russe sono penetrate in forze negli ultimi quartieri settentrionali di Pokrovsk (dove gli ucraini mantengono centri di resistenza che offrono a Kiev la possibilità di negare la caduta della città) e in quelli meridionali di Mirnograd.
Non va meglio la situazione più a nord dove il 14 novembre i russi hanno preso Novotoretske e sono avanzate nel centro di Boikivka a nord-est di Pokrovsk.
Dnipropetrovsk: i russi prendono Novopavlivka
Approfittando della fitta nebbia che da giorni interessa il sud Donbass, che limita l’impiego dei droni e favorisce un più vasto impiego dei mezzi corazzati, i russi hanno assunto ieri il pieno controllo di Novopavlivka, importante caposaldo ucraino nella regione di Dnipropetrovsk, a sud-ovest di Pokrovsk.

Secondo quanto riferito dai milblogger russi le unità d’assalto del Raggruppamento di Forze Centro hanno sondato le linee di difesa ucraina consolidando il controllo del centro abitato, da diverse settimane obiettivo degli attacchi russi da sud dopo aver eliminato le sacche di resistenza ucraina nell’area di Dachne e tra Filia e Orikhovo.
Gli ucraini confermano la caduta di Novopavlivka che i russi avrebbero attaccato con forze corazzate e fanteria imbarcata sui cingolati BMP attraversando con pontoni il canale Orehova tra Yalta e Dachne, ma continuano a bombardarla con l’artiglieria per ostacolare la ripresa dell’offensiva russa.

Le stesse fonti russe evidenziano che la presa di Novopavlivka consentirà alle forze russe di puntare su Mezheva da sud compromettendo le difese ucraine allestite dopo la penetrazione russa nella regione.
Lo sfondamento delle linee ucraine a Zaporiozhia
Più a sud, le linee ucraine nella regione di Zaporizhia hanno visto un attacco simultaneo delle truppe russe da est e da sud dove l’area di competenza del Raggruppamento di Forze Ovest è adiacente a quello del Raggruppamento di Forze Dnepr.

“Le unità del Raggruppamento di Forze Dnepr hanno completato la liberazione del villaggio di Mala Tokmachka, nella regione di Zaporizhzhia”, ha riferito il ministero della Difesa russo. Il centro abitato era da tempo sottoposto alla pressione russa da sud ma l’avanzata russa da est verso Hulyapole ha compromesso le capacità ucraine di reggere il fronte anche a causa della crescente carenza di truppe da combattimento.
I russi del Raggruppamento di Forze Orientale (Vostok) hanno preso il controllo del villaggio di Yablokovo, ed espugnato Rovnopillia avanzando verso l’autostrada R-85, sotto il tiro dei russi ma ancora utilizzata dagli ucraini per rifornire la guarnigione di Hulyapole.

Protagonisti dell’offensiva, gli uomini del 114° Reggimento Fucilieri Motorizzati della 127a Divisione della 5a Armata del Distretto Militare Orientale, che sta continuando ad avanzare più a ovest verso Varvarovka, lungo la R85.
L’analista militare tedesco della Bild, Julian Röpke, valuta che le forze ucraine non siano in grado di stabilizzare il fronte dopo lo sfondamento russo verso Hulyapole.

Contrattacco ucraino a Kupyansk
Le forze russe, si leggeva ieri nel bollettino del ministero della Difesa russo, hanno respinto due controffensive ucraine dalle zone di Kutkovka e Petrovka che avevano l’obiettivo di rompere l’accerchiamento delle unità di Kiev bloccate a est di Kupiansk, città nell’oblast di Kharkiv che è quasi totalmente in mano ai russi.

Secondo l’intelligence militare di Mosca, il quartier generale ucraino ha schierato fino a 10.000 uomini per contrattaccare nei settori di Kupyansk, Konstantinovka e Pokrovsk, con l’obiettivo di rompere l’assedio russo ma si tratta per lo più di truppe reclutate dal Corpo di Difesa Territoriale e inviate all’assalto dopo appena due settimane di addestramento.
I russi rilevano che i prigionieri catturati nel settore di Kupyansk non erano nemmeno vestiti adeguatamente e non disponevano di uniformi ed equipaggiamento completi.
Nelle ultime ore il ministero della Difesa russo ha annunciato la conquista di altri tre villaggi in tre diverse regioni dell’Ucraina: Dvurechanskoe in quella di Kharkiv, Gai in quella di Dnipropetrovsk e Platonovka nel Donetsk.
Paralizzare le ferrovie
All’offensiva lungo la linea del fronte i russi hanno abbinato da alcuni mesi pesanti attacchi alle linee logistiche nelle retrovie ucraine e in particolare alle linee ferroviarie. Invece di colpire i binari, che gli ucraini sono in grado di sostituire rapidamente, i russi puntano a distruggere le locomotive.
Gli attacchi al sistema ferroviario sono triplicati da luglio a novembre, afferma un articolo del britannico The Guardian. Oleksii Kuleba, vice primo ministro e responsabile delle infrastrutture, scrive la testata, ha affermato che gli attacchi alla rete dall’inizio del 2025 hanno causato danni per un totale di 1 miliardo di dollari.

“Se si confrontano solo gli ultimi tre mesi, gli attacchi sono triplicati”, ha affermato Kuleba. “Dall’inizio dell’anno ci sono stati 800 attacchi alle infrastrutture ferroviarie e oltre 3.000 strutture ferroviarie sono state danneggiate. Ciò che abbiamo visto in questi attacchi crescenti è che prendono di mira i treni, cercando soprattutto di uccidere i macchinisti. Se continuano così a bersagliare locomotive diesel ed elettriche, i binari resteranno intatti, ma presto non avremo nulla da farci passare sopra”.
In un paese grande come l’Ucraina, sottolinea il Guardian, le ferrovie sono fondamentali. La rete ferroviaria trasporta oltre il 63% del traffico merci del paese, comprese le spedizioni di grano, e il 37% del traffico passeggeri, secondo l’istituto di statistica statale. Gli aiuti militari provenienti da paesi stranieri arrivano spesso in treno. Nessun aeroporto civile è più operativo dall’invasione russa su vasta scala, quindi la maggior parte delle persone entra ed esce dal paese, compresi i leader mondiali in visita, in treno.
“Non si tratta solo della quantità di attacchi, ma anche dell’approccio delle forze nemiche – ha affermato Oleksandr Pertsovskyi, capo delle ferrovie statali ucraine – Ora, grazie ai droni Shahed molto precisi, stanno prendendo di mira singole locomotive”.
Sforzi sono stati fatti per proteggere meglio la rete, tra cui equipaggiare i treni con sistemi elettronici per contrastare gli attacchi dei droni e la creazione di squadre dedicate alla difesa aerea tra il personale ferroviario.
In una recente intervista con l’Associated Press, l’ufficiale militare ucraino ed esperto di droni Serhiy Beskrestnov ha affermato che i treni sono particolarmente vulnerabili agli attacchi dei droni FPV. Il motivo principale è che anche le locomotive moderne sono relativamente lente e seguono sempre percorsi prevedibili.
Con l’aumento della portata dei droni russi e il miglioramento delle tecnologie di attacco, sempre più ferrovie e stazioni ferroviarie ucraine rientreranno nel loro raggio d’azione. “Se i russi continueranno ad attaccare le locomotive diesel ed elettriche, presto arriverà il momento in cui le rotaie rimarranno intatte, ma non avremo nulla su cui transitare”, ha concluso l’esperto.

E gli attacchi russi alle reti ferroviarie potrebbero non limitarsi all’Ucraina. “Far saltare in aria i binari della tratta Varsavia-Lublino è un atto di sabotaggio senza precedenti che colpisce direttamente la sicurezza dello Stato polacco e dei suoi civili. Questa tratta è di fondamentale importanza anche per la consegna degli aiuti all’Ucraina. Prenderemo i responsabili, chiunque essi siano”.
Lo ha scritto oggi su X il primo ministro polacco Donald Tusk, commentando l’esplosione avvenuta lungo la tratta ferroviaria Varsavia-Lublino e definita “un atto di sabotaggio”. La polizia locale ha dichiarato che il macchinista di un treno ieri aveva segnalato danni alla linea ferroviaria. L’esplosione è avvenuta nei pressi del villaggio di Mika, nella provincia della Masovia, a circa 130 chilometri dal confine ucraino.
Secondo Tusk, l’esplosione avrebbe probabilmente dovuto far saltare in aria un treno. Le autorità polacche hanno avviato un’indagine sull’incidente e stanno ispezionando un altro tratto della ferrovia, anch’esso danneggiato. Varsavia ha lanciato l’allarme per i crescenti casi di sabotaggio e attività di spionaggio che hanno interessato la Polonia negli ultimi anni, con numerosi incidenti collegati ai servizi segreti russi o bielorussi. La Polonia ha affermato che la Russia ha intensificato le operazioni ibride contro il Paese a causa del sostegno polacco a Kiev nella guerra con Mosca.
Nascondere le immagini
Circa i sempre più violenti attacchi in profondità che hanno paralizzato il sistema energetico ucraino colpendo la produzione bellica e i comandi militari, va evidenziato che dopo l’ultimo attacco missilistico russo, effettuato con missili ipersonici Kh-47M2 Kinzhal, contro la base aerea di Khmelnytskyi (Starokostiantynov), i parcheggi degli aerei e i rifugi utilizzati dagli F-16 e dai pochi Sukhoi Su-24M rimasti che trasportano i missili da crociera Storm Shadow/SCALP, sono diventati sfocati su Google Maps e in parte su altre mappe di gestori satellitari.

Un escamotage chiesto a quanto pare da Kiev agli operatori di servizi di immagini satellitari sulla falsariga di quanto attuato nel giugno scorso su richiesta israeliana per nascondere gli effetti dei missili balistici iraniani sulle basi aeree e altri obiettivi militari israeliani.
Secondo il canale Telegram ucraino Rezident, la presidenza ucraina avrebbe proibito a tutti i media e canali Telegram di parlare della tragedia di Pokrovsk e Kupyansk e della difficile situazione a Seversk, Kostantinovka e Hulyapole.
Il comandante Syrsky avrebbe confidato in una riunione a Yermak che non ci sarebbero state forze sufficienti per sbloccare Pokrovsk e che l’impiego di forze speciali del GUR è stata un atto di disperazione.
Mercenari e volontari
A compensare le perdite ucraine non bastano i combattenti stranieri, come i 2 mila colombiani cdi cui ha riferito un articolo di “Die Welt” assegnati insieme a combattenti da Brasile e Cile alla 47a Brigata (nelle foto sopra e sotto).
Un articolo dello svedese SVT ricorda che “all’inizio della guerra ci furono segnalazioni di molte centinaia di svedesi che si unirono alle unità combattenti in Ucraina – si tratta di informazioni che non sono state confermate. È certo, però, che ci sono svedesi sia nella cosiddetta brigata internazionale che in unità più piccole che rispondono alla Difesa ucraina. Alcuni hanno lavorato nelle forze armate svedesi e si sono dimessi per poter raggiungere Kiev e contribuire, secondo la fonte di SVT.”
Questa sarebbe la prassi che viene seguita abitualmente (ovvero le dimissioni dalle proprie forze armate prima di firmare un contratto in Ucraina), come venne descritta pubblicamente dal Colonnello austriaco Reisner nel 2023 parlando all’Accademia Diplomatica di Vienna. Tuttavia, proseguendo nell’articolo si legge anche che in Ucraina combatte personale tutt’ora ufficialmente in servizio.
“Altri non hanno seguito le regole e sono andati laggiù per combattere. Non vogliono essere visti in pubblico, perché hanno violato la legge svedese e non si sono dimessi dalle forze armate prima di andare laggiù.”
Più facile credere che le forze armate svedesi abbiano inviato osservatori a monitorare sviluppi e caratteristiche del conflitto in Ucraina. Già nei mesi scorsi i russi affermarono di aver colpito personale svedese che in addestrava forze ucraine all’impiego di armi ne tecnologie forniti da Stoccolma.

Come ha riferito The Standard, a una mostra tenutasi a Londra dedicata ai 40 inglesi caduti in Ucraina è emerso che circa 3mila britannici si sono recati in Ucraina a combattere contro i russi. Tra i caduti uno aveva il nome modificato e di altri 3 si conosce solo il nom de guerre, a conferma che personale militare dell’intelligence di Londra hanno preso parte alle operazioni militari.
. Il nome modificato mi fa pensare che riguardi o qualche militare importante o qualcuno dei servizi segreti che non vogliono assolutamente identificare. Interessante anche apprendere che si stima fossero 3mila gli inglesi recatisi in Ucraina a combattere nel 2022.
Circa i supporti esterni ricevuti dagli alleati la Russia schiererebbe oggi un numero compreso tra mille e 5mila soldati cubani che combattono con le forze armate russe. Un contingente secondo solo a quello Nord Coreano, secondo il Dipartimento di Stato americano.

In realtà, come i nordcoreani, anche i cubani opererebbero sul territorio russo e non nell’Ucraina occupata. Il loro numero potrebbe aumentare in seguito alla ratifica, l’8 ottobre, dell’accordo di cooperazione militare tra Mosca e L’Avana.
Circa il 70 per cento delle munizioni impiegate dalla Russia nella guerra contro l’Ucraina sarebbe di fabbricazione nordcoreana, secondo un’analisi delle autorità ucraine basata su documenti riservati. Pyongyang avrebbe inviato alla Russia circa 6,5 milioni di proiettili di diverso calibro dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, ottenendo in cambio tecnologie militari russe per la produzione di armi.
I documenti, consultati dall’agenzia di stampa giapponese “Kyodo”, e probabilmente provenienti dall’intelligence sudcoreana, indicano che in cambio dell’assistenza militare la Corea del Nord avrebbe ricevuto tecnologie per sistemi di difesa aerea e per il proprio programma spaziale, oltre a 20 miliardi di dollari in aiuti.

Secondo i documenti, risalenti allo scorso settembre, Mosca avrebbe persino trasferito a Pyongyang tecnologie nucleari, segno del rafforzamento dei legami militari tra i due Paesi. Secondo le autorità ucraine, Mosca ottiene inoltre dalla Cina componenti elettronici di fabbricazione giapponese, statunitense ed europea per la produzione di carri armati e missili. Circa il 90 per cento dei semiconduttori destinati all’industria bellica russa proverrebbe dalla Cina, che riceve in cambio petrolio, metalli rari e materiali a doppio uso civile e militare.
L’Iran avrebbe infine fornito circa 2.200 droni e tecnologie per esplosivi, ottenendo in cambio dalla Russia un sistema di difesa aerea e radar. Un funzionario della difesa Ucraina ha sottolineato che la rete logistica tra Corea del Nord, Cina e Iran sostiene l’invasione russa e prolunga il conflitto, e ha chiesto un rafforzamento delle sanzioni occidentali
Considerazioni
“L’Ucraina sta andando incontro a una sconfitta strategica”, ha scritto Julian Röpcke sul giornale tedesco Bild sostenendo che la situazione non può più essere coperta da campagne di propaganda dello Stato Maggiore di Kiev o dai tentativi del governo di minimizzare o ignorare la realtà.
Secondo lui, i giornalisti e gli attivisti ucraini comprendono quanto le cose siano diventate serie, ma né l’esercito ucraino né i suoi sostenitori occidentali stanno imparando le lezioni necessarie dai loro fallimenti precedenti. E’ interessante osservare che anche i più noti osservatori di vicende militari europei giungono ora alle stesse valutazioni circa le operazioni militari che Analisi Difesa aveva espresso oltre due anni or sono.
Röpcke evidenzia l’ormai cronica sporadicità degli aiuti militari europei e occidentali e ritiene che inviare veicoli corazzati sia inutile dato il crescente dominio della Russia nei sistemi avanzati di fibra ottica e droni: meglio sarebbe inviare a Kiev milioni di droni FPV.

In ogni caso anche inviando altri aiuti militari la ormai irrecuperabile carenza di organici delle forze ucraine, unita al crollo dell’addestramento e del morale e alla carenza di ogni tipo di equipaggiamento rendono la sconfitta di Kiev una potenziale disfatta.
Dei dichiarati 17.000 uomini arruolati ogni mese ben pochi arrivano al fronte a rimpinguare gli scarni organici di battaglioni e brigate: arruolate spesso a forza, le reclute per la gran parte disertano alla prima occasione.
Anche Ropke è convinto che il mese di novembre registrerà le conquiste territoriali mensili più ampie per i russi: successo paradossale se si tiene cono che le battaglie più importanti sono di fatto degli assedi ai centri urbani non particolarmente estesi di Pokrovsk, Mirnograd e Kupyansk.
Foti del canale Telegram Rezident UA riferiscono che lo Stato Maggiore Generale ucraino teme che una ritirata disordinata delle truppe faccia collassare il fronte nell’imbuto di Pokrovsk e porti a “rese di massa”, che peraltro sarebbero già in atto nel silenzio generale.

I vertici militari vorrebbero che il governo autorizzasse la mobilitazione generale ma anche in simile provvedimento, peraltro molto costoso, non aumenterebbe il sostegno popolare a una guerra ormai perduta e che l’Ucraina non è in grado di combattere.
La proposta del generale Oleksandr Syrsky (nella foto a lato), alla testa delle forze armate ucraina, sembra più tesa a salvare il suo incarico che a risolvere la guerra a vantaggio di Kiev. Nell’entourage della presidenza ucraina si parlerebbe ormai apertamente della rimozione di Syrsky se (in realtà quando) Mirnograd dovesse cadere.
In Ucraina ha riferito che ha preso il via una massiccia campagna di reclutamento mediante SMS per operatori di droni. Ne servirebbero 15mila ma di recente il reparto di dronisti russi Rubicon, specializzato nell’interdizione dei droni avversari, ha eliminato un gran numero di specialisti ucraini nell’impiego di droni FPV. L’unità Rubicon è stata istituita nell’agosto 2024 per volere del ministro della Difesa russo Belousov e nel solo 2025, avrebbero colpito oltre 11mila bersagli di vario tipo.
Il problema vero per l’Ucraina e i suoi alleati non è quanti chilometri quadrati le forze di Mosca potranno conquistare ma quante forze combattenti ucraine e con quali capacità saranno ancora in grado di reggere il fronte a fine mese o a fine anno.
E quanto potrà reggere lo stato ucraino in bancarotta, afflitto da una corruzione dilagante ormai sotto gli occhi di tutti e ormai privo di risorse finanziarie anche per pagare stipendi e pensioni ai militari.

Rezident UA rivela che i pagamenti alle famiglie dei caduti vengono erogati entro un periodo di 8 anni, contro i 3 anni previsti in precedenza. Solo quest’anno 142’800 giovani tra i 18 ed i 22 anni avrebbero abbandonato l’Ucraina, di cui 100 mila nei soli ultimi 2 mesi e mezzo da quando sono stati tolti i divieti alle frontiere per quella fascia d’età.
La stessa fonte valutava il 9 novembre che tra morti e feriti le forze ucraine stessero avendo le perdite più alte mai registrate da inizio guerra, dai 2mila ai 3 mila uomini al giorno.

“Il numero di truppe di terra sta diminuendo, non aumentando. Alcune parti del fronte sono tenute solo dai droni. Ci sono settori con una densità di 4 o 7 soldati per chilometro di fronte”, sostiene l’analista polacco Konrad Muzyka della società Rochan Consulting.
Il deputato Ruslan Gorbenko, dello stesso partito di Zelensky “Servitore del Popolo”, ha raccontato che ci sono battaglioni di fanteria composti da appena 120 uomini dei quali solo 7 sono fanti (una squadra). “Ci sono 13 comandanti per un soldato. I battaglioni sono inefficaci al combattimento”.
Secondo Rodion Miroschnik, funzionario del ministero degli Esteri di Mosca, la Russia ha ancora un enorme numero di salme di soldati ucraini da restituire ma per ora il governo di Kiev non avrebbe mostrato interesse a riceverle.

All’elevato tasso di perdite contribuiscono anche i raffazzonati servizi di soccorso ai feriti in pima linea. Il britannico The Telegraph ha intervistato un chirurgo militare ucraino che ha parlato delle amputazioni di massa in Ucraina a causa di un primo soccorso errato in quanto la dottrina medica si basa sui metodi degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Le amputazioni sono legate all’uso improprio dei lacci emostatici, che vengono applicati come se fosse disponibile un sistema Medevac che si prende cura dei feriti portandoli in ospedale entro un’ora, tempistica che in Ucraina non è possibile rispettare.
Il tema era già stato sollevato in passato, anche su Analisi Difesa, da uno studio dell’Associazione dei chirurghi militari americani che denunciavano la problematica dei lacci emostatici già a fine Novembre 2023. A quanto sembra purtroppo non c’è stato alcun miglioramento della situazione, malgrado i quasi 2 anni trascorsi.
Il canale Telegram Lostarmour riferisce anche di un numero crescente di militari ucraini che si feriscono volontariamente con armi da fuoco per non andare al fronte: nei primi dieci mesi del 2025 il numero di ferite d’arma da fuoco autoinflitte è stato pari agli organici di un battaglione, tra i 500 e i 700.
Ha collaborato a questo articolo Lukas Fontana
Foto: Ministero Difesa russo, Forze Armate Ucraine, TASS, Telegram, RvVoeonkor, Ukrinform e Presidenza UIcraina
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.








