Varato il sottomarino russo Khabharovsk

 

Il varo del sottomarino nucleare Khabarovsk segna un salto di qualità nella strategia russa di deterrenza marittima. Annunciato ufficialmente dal ministro della Difesa Andrey Belousov a Severodvinsk, il nuovo battello a propulsione nucleare è stato progettato per trasportare siluri strategici Poseidon, veicoli sottomarini autonomi in grado di trasportare testate nucleari su distanze intercontinentali. Si tratta di una piattaforma che, per concezione e obiettivi, sposta l’equilibrio delle forze sotto la superficie marina, introducendo nel panorama militare globale un’arma di deterrenza “asimmetrica” e difficilmente tracciabile.

 

Il Khabarovsk, appartenente al Progetto 09851, ha una lunghezza stimata tra i 113 e i 120 metri, disloca 10.000 tonnellate e può immergersi fino a 500 metri di profondità, raggiungendo velocità superiori ai 30 nodi. Con un’autonomia di circa tre mesi e un equipaggio di 100 persone, è pensato per operazioni di lunga durata nei mari del Nord e nell’Artico. Condivide la struttura dei sottomarini classe Borei, ma è stato adattato a missioni speciali, orientate più alla capacità di sopravvivenza e attacco “second strike” che al lancio di missili balistici.

L’introduzione del sistema Poseidon – chiamato Kanyon nella terminologia NATO – rappresenta una sfida diretta ai principi su cui si è basata per decenni la deterrenza nucleare. Non si tratta di un missile, ma di un drone sottomarino a propulsione atomica capace di trasportare testate da diversi megatoni, navigando a grandi profondità e colpendo obiettivi costieri o portuali con onde d’urto radioattive. È una tecnologia concepita per aggirare i sistemi di difesa antimissile americani e rendere obsoleti i paradigmi della “mutua distruzione assicurata”.

Da un punto di vista strategico, il messaggio di Mosca è chiaro: la Russia intende riaffermare la propria superiorità nell’Artico e nel Baltico, proprio mentre la Finlandia entra nella NATO. Il varo del Khabarovsk a pochi chilometri dal confine finlandese non è un caso, ma una mossa calibrata per segnalare che la deterrenza russa si estende ora a un fronte settentrionale più vicino e sensibile. Belousov ha parlato di “difesa dei confini marittimi”, ma è evidente che l’obiettivo è politico: riaffermare la capacità russa di colpire in profondità, anche in scenari di isolamento internazionale.

Dal punto di vista militare, il sottomarino integra sistemi robotici e sensori a bassa tracciabilità che riducono la possibilità di individuazione acustica. La sua combinazione di autonomia nucleare e silenziosità lo rende una piattaforma ideale per operazioni di pattugliamento invisibile. Se il Poseidon dovesse entrare stabilmente in servizio, la Russia disporrebbe di un vettore capace di infliggere danni devastanti alle infrastrutture costiere di un avversario, anche dopo un attacco nucleare preventivo. È un’arma pensata per la sopravvivenza strategica e la dissuasione psicologica, in linea con la dottrina russa del “ribilanciamento del terrore”.

Geopoliticamente, il Khabarovsk è anche una risposta alla crescente pressione NATO nel Baltico e all’espansione dei sistemi di sorveglianza marittima occidentali. Dopo l’ingresso di Finlandia e Svezia nell’Alleanza, la Russia ha perso il monopolio strategico nel Golfo di Botnia e nel Mare di Barents, aree tradizionalmente dominate dalla Flotta del Nord. L’introduzione di un sottomarino dotato di droni atomici subacquei è un modo per ristabilire un equilibrio psicologico e strategico, dimostrando che nessuna base NATO nel Nord Europa può considerarsi al sicuro.

Sul piano geoeconomico, la costruzione del Khabarovsk e dei sistemi Poseidon ha implicazioni significative per l’industria militare russa. Il cantiere Sevmash, che ha curato la realizzazione del battello, consolida il suo ruolo come pilastro tecnologico e simbolico della rinascita industriale voluta dal Cremlino. Questi programmi generano occupazione e innovazione interna, ma drenano risorse pubbliche in un contesto economico segnato dalle sanzioni. Tuttavia, agli occhi di Mosca, il costo è giustificato: la deterrenza strategica non è una spesa, è un’assicurazione di sopravvivenza politica.

Nel linguaggio della potenza, il Khabarovsk rappresenta la volontà di Putin di riaffermare una Russia “impenetrabile” e autonoma. Il messaggio è diretto tanto agli Stati Uniti quanto all’Europa: anche isolata, la Russia conserva la capacità di ridefinire gli equilibri globali.

 

Giuseppe GaglianoVedi tutti gli articoli

Nel 2011 ha fondato il Network internazionale Cestudec (Centro studi strategici Carlo de Cristoforis) con sede a Como, con la finalità di studiare in una ottica realistica le dinamiche conflittuali delle relazioni internazionali ponendo l'enfasi sulla dimensione della intelligence e della geopolitica alla luce delle riflessioni di Christian Harbulot fondatore e direttore della Scuola di guerra economica (Ege). Gagliano ha pubblicato quattro saggi in francese sulla guerra economica e dieci saggi in italiano sulla geopolitica.

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