Crollano gli aiuti militari a Kiev. Asset russi: il Belgio minaccia azioni legali contro la Ue

 

Gli aiuti militari all’Ucraina potrebbero raggiungere il livello più basso nel 2025, avverte un rapporto dell’istituto di ricerca tedesco Kiel Institute, poiché gli europei, che ora ne forniscono la maggior parte, non sono più in grado di compensare la cessazione degli aiuti statunitensi. “Sulla base dei dati disponibili fino a ottobre, l’Europa non è riuscita a mantenere lo slancio della prima metà del 2025“, ha osservato in un comunicato stampa Christoph Trebesch, a capo del team del Kiel Institute che monitora gli aiuti militari, finanziari e umanitari promessi e forniti all’Ucraina dall’invasione russa del 24 febbraio 2022.

Prima di ritirarsi, su iniziativa di Donald Trump al suo ritorno alla Casa Bianca nel gennaio 2025, gli Stati Uniti hanno fornito più della metà degli aiuti militari all’Ucraina. Sebbene inizialmente gli europei siano riusciti a compensare, dall’inizio dell’estate hanno iniziato a vacillare, secondo il Kiel Institute.

Se questo rallentamento continua nei prossimi mesi, il 2025 diventerà l’anno con il minor numero di nuovi stanziamenti di aiuti per l’Ucraina” dal 2022, avverte Trebesch.

Nei primi dieci mesi del 2025, sono stati stanziati all’Ucraina 32,5 miliardi di euro in aiuti militari, principalmente dall’Europa. In soli due mesi, gli alleati dell’Ucraina dovrebbero stanziare più di 5 miliardi di euro per raggiungere l’importo più basso del 2022 (37,6 miliardi di euro) e più di 9 miliardi di euro per raggiungere la media di 41,6 miliardi di euro all’anno tra il 2022 e il 2024.

Tuttavia, da luglio a ottobre, sono stati stanziati in media solo 2 miliardi di euro al mese. Secondo i ricercatori del Kiel Institute, Francia, Germania e Regno Unito hanno raddoppiato o addirittura triplicato i rispettivi contributi, mentre il sostegno dell’Italia è diminuito del 15% e la Spagna non ha stanziato nuovi aiuti militari per il 2025.

“Le disparità tra i donatori europei si ampliano ulteriormente” sottolinea il rapporto dell’istituto tedesco.

“Sebbene il supporto militare complessivo dell’Europa stia rallentando, gli sviluppi hanno registrato significative variazioni tra le principali economie. Francia, Germania e Regno Unito hanno aumentato notevolmente le loro allocazioni militari rispetto al periodo 2022-2024: la Germania ha quasi triplicato le sue allocazioni mensili medie, mentre Francia e Regno Unito le hanno più che raddoppiate ciascuna. Ciononostante, in rapporto al PIL del 2021, tutti e tre sono rimasti ben al di sotto dei principali donatori nordici: Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia. Per raggiungere i livelli nordici, le maggiori economie europee dovrebbero aumentare sostanzialmente i loro contributi.

Il contrasto con Italia e Spagna è stato ancora più marcato: nessuna delle due ha aumentato le proprie allocazioni militari nel 2025. L’Italia ha ridotto i suoi già bassi livelli di allocazione del 15% rispetto al periodo 2022-2024, e la Spagna non ha registrato nuovi aiuti militari nel 2025. Questo impegno limitato ha indebolito significativamente la risposta complessiva dell’Europa.

“Gli stanziamenti più elevati da parte di Francia, Germania e Regno Unito sono significativi”, afferma Taro Nishikawa, responsabile del progetto Ukraine Support Tracker. “Ma anche questi tre paesi sono ancora inferiori ai paesi nordici in termini relativi. Nel frattempo, il calo del sostegno da parte di Spagna e Italia rappresenta una battuta d’arresto notevole, che rafforza l’importanza di una ripartizione più equilibrata degli oneri in tutta Europa”.

La Commissione europea sta attualmente cercando di attingere ai circa 200 miliardi di euro di asset della banca centrale russa congelati nell’Unione europea per finanziare un prestito all’Ucraina.

L’obiettivo è sbloccare una somma iniziale di 90 miliardi di euro in occasione di un vertice dei capi di Stato e di governo previsto per il 18 dicembre a Bruxelles. Ma questo complesso piano, in cui l’istituto finanziario Euroclear presta il denaro all’UE, che a sua volta lo presta a Kiev, sta incontrando una forte resistenza da parte del Belgio, che teme rappresaglie da parte della Russia

Ieri il premier belga Bart De Wever non ha escluso un’azione legale da parte del Belgio qualora l’Unione europea decidesse di utilizzare gli asset russi detenuti presso Euroclear senza tenere conto delle preoccupazioni espresse dal Paese.

Lo ha dichiarato davanti alla Camera dei Rappresentanti, come riporta Le Soir. “La partita non è finita e la tensione rimarrà alta fino all’ultimo momento“, ha affermato. Parlando con i giornalisti, De Wever ha sottolineato che “nulla può essere escluso” se venisse presa una decisione che, a suo avviso, sarebbe chiaramente illegittima, infondata e porrebbe seri rischi per il Belgio.

Il premier ha inoltre affermato che Euroclear stessa sta valutando la possibilità di portare la questione alla Corte europea, date le attuali circostanze. Il caso sarà esaminato al vertice Ue della prossima settimana.

Alcuni Stati membri potrebbero tentare di adottare una decisione a maggioranza qualificata, senza l’accordo del Belgio. Ma il premier dubita della legalità dell’invocazione dell’articolo 122, che dovrebbe applicarsi solo in situazioni di emergenza – il che, a suo avviso, non è il caso in questione.

Infine, De Wever insiste sul fatto che ci siano soluzioni più appropriate del “rubare” denaro alla Banca Centrale Russa. “Si tratta di denaro proveniente da un Paese con cui non siamo in guerra”, ha sottolineato De Wever.

(con fonte Kiel Institute, AFP e La Presse)

Foto: Kiel Institute, De Morgen e Forze Armate Ucraine

 

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