L’allarme di Viktor Orban: l’Unione Europea ci porta alla guerra. Il Contesto intervista Gaiani

 

Mentre i negoziati tra Russia, Ucraina, Stati Uniti e Unione Europea si trascinano faticosamente, a Mosca, un ordigno esplosivo collocato sotto il telaio di un’automobile ha assassinato il generale Fanil Sarvarov, a capo del Dipartimento di Addestramento Operativo dello Stato Maggiore russo.

La portavoce del comitato investigativo russo Svetlata Petrenko ha ipotizzato fin da subito il coinvolgimento dei servizi di sicurezza ucraini nell’attentato, specialmente alla luce dei numerosi precedenti – dalla giornalista Darya Dugina al generale Igor Kirillov.

Parallelamente, il Consiglio d’Europa ha stabilito che il finanziamento dell’Ucraina verrà espletato attraverso l’erogazione di un prestito a tasso zero a favore di Kiev garantito dal bilancio europeo.

L’intesa, raggiunta con l’astensione di Slovacchia e Ungheria che non parteciperanno allo sforzo al pari della Repubblica Ceca (che ha votato però a favore), sancisce la marginalizzazione della linea oltranzista sposata dai vertici della Commissione Europea (Ursula Von der Leyen e Kaja Kallas) e dal cancelliere Friedrich Merz che puntava al reimpiego dei fondi russi congelati a favore dell’Ucraina.

Secondo la premier Giorgia Meloni, il verdetto sfornato dal Consiglio d’Europa indica che «ha prevalso il buon senso». Per il primo ministro magiaro Viktor Orban, invece, l’intesa sul credito da 90 miliardi di euro, a cui l’Ungheria non parteciperà al pari di Slovacchia e Repubblica Ceca, rappresenta un passo avanti verso il baratro.

Il leader ungherese sottolinea che «il rimborso non è legato alla crescita economica o alla stabilizzazione, ma alla vittoria militare. Per recuperare questo denaro, la Russia dovrebbe essere sconfitta».

Questa «non è la logica della pace, ma quella della guerra. Un prestito di guerra rende inevitabilmente i suoi finanziatori interessati alla continuazione e all’escalation del conflitto, perché una sconfitta significherebbe anche una perdita finanziaria. La logica bellica di Bruxelles si sta quindi intensificando. Non sta rallentando, ma si sta istituzionalizzando. Il rischio oggi è maggiore che mai, perché la continuazione della guerra è ora associata a un interesse finanziario».

Ne parliamo assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa».

Intervista realizzata il mattino del 23 dicembre.

Guarda il video qui sotto o a questo link

 

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