Mentre l’amministrazione Trump pubblica la National Security Strategy, destinata a suscitare reazioni di sconcerto in Europa, le forze armate russe continuano ad registrare progressi soprattutto negli oblast’ di Kharkiv, Donec’k e Zaporižžja. Il Kiel Institute, in compenso, attesta la costante diminuzione del flusso di materiale militare a favore dell’Ucraina erogato dagli sponsor di Kiev.

I dati indicano che l’apporto di Francia, Gran Bretagna e Germania è raddoppiato o addirittura triplicato, mentre quello dell’Italia ha accusato un calo del 15% e quello della Spagna si è completamente azzerato. Segno che l’Europa non è assolutamente in grado di colmare la voragine apertasi con l’interruzione delle forniture militari statunitensi, rivendicata con orgoglio da Trump proprio nei giorni scorsi. Tutto ciò si riflette inesorabilmente sullo stato dei negoziati, con l’amministrazione Trump che sta intensificando le pressioni sul presidente Zelensky affinché digerisca il cosiddetto “piano di pace” statunitense entro pochi giorni.

L’obiettivo consisterebbe, riporta il «Financial Times», nel «firmare entro Natale un accordo sull’Ucraina» che, stando a quanto riportato da «Axios» sulla base di confidenze rese da una ucraina di alto livello, conterrebbe condizioni maggiormente penalizzanti per Kiev rispetto alla bozza originale. Il funzionario ucraino ha inoltre affermato che gli europei stanno consigliando a Kiev di temporeggiare, nel tentativo di sottrarre Zelensky alle pressioni degli Stati Uniti che identificano a loro volta le controparti nel “vecchio continente” come un ostacolo al raggiungimento di un’intesa.

Per Mykola Azarov, primo ministro ucraino sotto la presidenza Janukovyč, gli Stati Uniti potrebbero destituire Zelensky qualora continuasse a ostacolare i negoziati con la Russia.

Ne parliamo assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa».

Intervista realizzata nel pomeriggio dell’11 dicembre.

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