L’intesa sul gas turco-russo- ungherese. Qualcosa di nuovo sul fronte orientale (della NATO)
La storia ha dimostrato che i Paesi di piccola taglia ed in posizioni geografiche incomode devono muoversi con una certa flessibilità e giocare molto accuratamente le proprie carte. Ne abbiamo un esempio casalingo noi, con le vicende del Ducato di Savoia, poi Regno di Sardegna, stretto tra Potenze poderose.
L’Ungheria sta dimostrando di avere ben chiaro il concetto, e di prendere molto sul serio le proprie esigenze strategiche. In primis la questione cruciale della sicurezza energetica, intesa come continuità, affidabilità e resilienza degli approvvigionamenti strategici, a prezzi equi, di gas naturale. Per esserne davvero sicura, poi, si trova un interlocutore piuttosto serio, ancorché non disinteressato, che glie li garantisca. E già che c’è ci aggiunge anche altri sostanziosi argomenti.
Nel cicaleccio distratto di una UE concentrata sull’ennesimo “pacco” di inutili sanzioni alla Russia e ancora rintronata da uno sberlone sonoro del grande alleato, non si odono riflessi di una notizia che avrebbe dovuto quantomeno destare sdegno e riprovazione. Invece non c’è traccia alcuna sulla stampa italiana e sui media europei di un evento risalente allo scorso lunedì e che meriterebbe una certa attenzione.

Orban ha sottoscritto un accordo con la Turchia, con il quale si assicura il passaggio attraverso il gasdotto TurkStream/SouthStream dei 7,5 miliardi di metri cubi di gas russo annui previsti dall’accordo quindicennale firmato nel 2021. “The Epoch Times”, tra i pochi, ne dà notizia e commenta: “Una mossa che rafforza l’asse energetico tra Mosca, Ankara e Budapest, suscitando nuove discussioni in Europa”. Chapeau per l’attenzione allo scenario internazionale, ma si sbaglia di grosso sulle discussioni.
E pensare che solo quattro giorni prima Repubblica annunciava trionfalmente che l’UE aveva decretato lo stop al gas russo entro il settembre del 2027, riferendo del giubilo della von der Leyen per la conquistata “indipendenza energetica europea dalla Russia” e delle miserevoli condizioni delle entrate russe. Certo, aveva dovuto anche riportare la notizia del ricorso ungherese, pur se l’articolo di Filippo Santelli esordiva affermando che la data fosse ahinoi “lontana” per effetto del negoziato con Slovacchia e… Ungheria. Curioso negoziato, che si conclude con un ricorso nonostante la generosa dilazione temporale.
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Notiamo, quindi, che la mossa ungherese rientra nell’ambito di un disegno preciso e di ampio respiro, posto che l’incontro con Erdogan non è stato certo organizzato nel corso del week-end. Con tutta evidenza era parte dell’azione complessiva volta a fronteggiare le mosse autolesionistiche della Commissione Europea in materia di approvvigionamento di gas.
La tempestività dell’incontro ci dice, quindi, che Budapest si è accordata per tempo l’appoggio della Turchia, la quale è ben felice di concederlo in funzione di contenimento della UE nell’area che essa considera di sua pertinenza, come Potenza Regionale quale vuole essere. Siccome gli interessi della Turchia non coincidono esattamente con quelli della UE, è ovvio che cerchi partner tra gli scontenti.
Per amore di precisione l’Ungheria non è solo “scontenta”: non ha alternative al gas russo, non avendo sbocco sul mare, e soprattutto non ha alcuna intenzione di triplicare la propria bolletta. Quindi, è l’UE che di fatto l’ha spinta nelle braccia di Ankara.
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Nella conferenza stampa seguita al vertice c’è un passaggio che sarebbe quasi divertente, se il riferimento non fosse tragico. Orban afferma: “Grazie per averci garantito questa rotta. Pensate al NordStream: si tratta di una questione seria”.
In effetti è difficile pensare a quattro sub ucraini dilettanti e mezzi sbronzi che minano un gasdotto in acque turche, o la Polonia che rifiuta ad Ankara l’estradizione di un attentatore dichiarandolo “eroe”… Curiosamente, infatti, i gasdotti che bypassano l’Ucraina non godono di grande favore da parte di un consistente schieramento di interessi, rispetto ai quali l’Ungheria si pone in sicurezza.
Nel corso della stessa conferenza stampa Orban ha ricordato come avesse già raggiunto un accordo con Trump sull’esenzione dell’Ungheria dalle sanzioni per l’acquisto di gas russo, e che questa convenzione con la Turchia sia il completamento della manovra. L’accordo è stato concluso a Washington l’8 novembre, il che significa che in trenta giorni netti l’Ungheria è passata dalla condizione critica di non avere più accesso all’unica sua fonte di gas naturale, a quella di esserselo garantito al riparo da ogni sorpresa. Per chiudere il cerchio, la Turchia costruirà in Ungheria anche centrali elettriche con turbine a gas, giusto per chiarire il tema fino al termine del ciclo.
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Altro particolare interessante è che la sede legale del Gestore del TurkStream, South Stream Transport B.V., si trasferirà dall’Olanda in Ungheria, trasloco annunciato ufficialmente il 9 dicembre dal Ministro degli Esteri magiaro.
Si tratta di una controllata di Gazprom, ossia una società di proprietà russa che abbandona un Paese nel quale rischia, prima o poi, di essere colpita da qualche sanzione. E’ anche difficile pensare che la cosa non sia stata concordata con Trump. In ogni caso, l’annuncio di un evento di grande rilievo riguardante una società russa è stato affidato ad un Ministro ungherese nel corso di un vertice con la Turchia. Media is the message, diceva McLuhan.
Foto Anadolu
Mappa: Euronews
Le nuove intese tra Turchia e Ungheria. Approfondimenti (Agenzia Anadolu):
https://www.aa.com.tr/en/opinion/opinion-hungary-turkiye-relations-a-new-step-for-turkic-cooperation/3769377
https://www.aa.com.tr/en/economy/turkiye-hungary-flights-to-almost-triple-under-new-aviation-deal/3767687
https://www.aa.com.tr/en/europe/turkiye-hungary-sign-mou-to-boost-cooperation-in-higher-education/3766376
Manuel Di CasoliVedi tutti gli articoli
Ha frequentato la Scuola Militare "Nunziatella" di Napoli, l'Accademia Militare di Modena e la Scuola Ufficiali Carabinieri ed è laureato in Giurisprudenza ed in Scienze della Sicurezza. Fino al 2000 è stato Ufficiale dei Carabinieri, svolgendo il proprio servizio in Sicilia, Calabria e nella Capitale. E' Professore a contratto in alcune Università italiane ed ha conseguito un Master presso l'Università di Buenos Aires. Attualmente è Global Strategies Advisor nel settore energetico e lavora tra America Latina ed Europa per società di investimento e produzione nel settore energetico. Ha ricoperto diversi incarichi come Direttore Operations, Sicurezza e Affari Legali per grandi aziende sia italiane che multinazionali ed in Expo Milano 2015.





