Assad vince nel sud: prove d’intesa tra Mosca e Washington in Siria

Ultime scaramucce nella Siria meridionale dove sono ieri i bombardamenti aerei delle forze di Damasco al confine con la Giordania hanno preso di mira formazioni ribelli a poche ore dal cessate il fuoco, negoziato dopo la riconquista da parte delle forze governative del valico di Nassib.

Secondo i media locali i caccia hanno colpito a pochi chilometri dal confine dopo che un gruppo di ribelli aveva attaccato un convoglio di soldati.

“La riconquista del valico di Nassib è un passo importante per riaprire una delle vie commerciali principali del paese e aiuterebbe il governo siriano a rilanciare gli scambi con la Giordania” riferiscono fonti dell’esercito siriano.

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La zona era in mano ai ribelli dall’aprile del 2015. La tregua era scattata venerdí dopo 2 settimane di violenti scontri nella provincia di Daraa che avevano costretto più di 300.000 persone a rifugiarsi in campi di fortuna allestiti nelle vicinanze del confine giordano ma molti  stanno tornando alle lorio case dopo l’accordo di cessate il fuoco raggiunto il 6 luglio dal regime di Damasco con i ribelli.

L’intesa prevede che i combattenti dell’opposizione lascino il territorio alla volta di Idlib (roccaforte ribelle nel nord della Siria) e che consegnino le armi pesanti nei pressi del confine con la Giordania. In base all’accordo, le istituzioni statali riprenderanno quindi il loro lavoro nella regione di Daraa e “lo Stato siriano assumerà il controllo di tutti i posti di osservazione lungo il confine giordano”.

L’ennesimo successo di Assad sul fronte meridionale ha indotto i ribelli sostenuti in questi anni da Giordania e dagli anglo-americani ad accettare il cessate il fuoco. Mosca e Damasco hanno confermato invece che non vi saranno trattative con le milizie dello Stato Islamico e di al-Qaeda presenti nella regione meridionale.

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L’accordo conferma inoltre la tenuta degli accordi assunti da Mosca e Washington in vista del summit di Helsinki.

La regione di Daraa, che vede da metà giugno una pesante e vittoriosa offensiva delle forze di Damasco appoggiate dai russi, è infatti da mesi teatro di negoziati tra le due superpotenze che includono anche Israele e Giordania.

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov aveva ammesso mercoledì scorso che “esiste già un accordo su questo settore, che è stato indicato nelle decisioni prese dal Presidente Putin e Trump negli incontri ad Amburgo nel luglio 2017 e a Da Nang nel novembre 2017 e queste decisioni sono state successivamente sostenute includendo la partecipazione della Giordania”.

L’intesa sulla Siria meridionale prevede il ritiro delle forze iraniane e di hezbollah dai confini con Giordania e Israele, settore dove verrebbero dispiegate solo truppe siriane e con ogni probabilità russe.

Un’intesa che tranquillizza Gerusalemme, che non vuole iraniani ed hezbollah (contro i quali ha scatenato almeno 120 raid aerei negli ultimi anni) sul Golan e al tempo stesso che consente ai governativi di riassumere il controllo anche di questa regione.

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Lavrov ha ribadito che chiedere all’Iran di abbandonare il teatro siriano è “semplicistico e irrealistico” e in ogni caso non è un tema oggetto dei negoziati tra Russia e Usa.

Tehran ha più volte annunciato che il suo ruolo al fianco di Assad bilancia gli aiuti degli Stati arabi sunniti ai ribelli: proprio per questo l’unico compromesso accettabile è mantenere le forze iraniane in Siria a “distanza di sicurezza” dai confini israeliani.

L’intesa tra Russia e Usa, che già “tiene” (tra alti e bassi) nella Siria Orientale lungo le rive dell’Eufrate, sembra quindi prendere forma in vista di una stabilizzazione a più ampio respiro del conflitto siriano.

Un obiettivo da cui Trump si aspetta in prospettiva di poter ritirare le sue truppe dal Paese (circa 2mila militari), come preannunciato in più occasioni, mentre Putin vorrebbe chiudere la guerra per poter ridimensionare il costoso impegno militare attivato in Siria dall’estate 2015.

Foto Sputnik e SANA

 

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