Difesa Europea? Il SIPRI rivela che compriamo sempre più armi dagli Stati Uniti

 

Dibattito sempre acceso in Europa sulla difesa continentale indipendente dagli Stati Uniti ma i freddi dati forniti dall’ultimo rapporto del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) sui trasferimenti di armi nel mondo mostrano una crescente dipendenza europea dagli acquisti di armamenti “Made in USA”.

Dal 2020 al 2024, anni caratterizzati dall’invasione russa dell’Ucraina, le importazioni di equipaggiamenti militari da parte dei Paesi europei della Nato sono più che raddoppiate (più 155 per cento) rispetto ai cinque anni precedenti. E il 64 per cento di tali importazioni sono arrivate proprio dagli Stati Uniti, (contro il 52 per cento nel periodo 2015-2019), seguiti da Francia e Corea del Sud, con il 6,5% delle forniture.

Un dato a ben guardare incompleto poiché, anche se il rapporto non lo dice, gran parte dei sistemi d’arma acquisiti dagli europei in Israele (sistemi di difesa aerea) e Corea del Sud (aerei da addestramento e combattimento, semoventi d’artiglieria, lanciarazzi campali e carri armati) contengono tecnologia statunitense.

I Paesi europei della Nato hanno già ordinato più di 500 aerei da combattimento (F-35 ed F-16) e numerosi altri sistemi d’arma negli Usa il cui export è concentrato per lo più in Europa (35%) e Medio Oriente (33%), con l’Arabia saudita rimane il maggior importatore dagli Stati Uniti.

Washington è riuscita a consolidare la posizione di esportatore numero uno di armi al mondo, anche grazie agli acquisti europei, portando la sua quota dal 35 al 43 per cento negli ultimi cinque anni.

Il secondo esportatore di armi è la Francia col 9,6%, seguita dalla Russia (7,8 per cento contro il 21 del quinquennio precedente. Nonostante dedichi gran parte della produzione industriale della Difesa allo sforzo bellico nazionale, la Russia ha ripreso l’export verso diversi clienti: I due terzi dell’export russo sono destinati all’India, alla Cina e al Kazakistan. Mosca ha visto crollare le sue esportazioni di armi del 64 per cento negli ultimi cinque anni rispetto al quinquennio precedente, con il conflitto in Ucraina che ha accelerato un declino iniziato in precedenza, nel 2020.

L’Ucraina è diventato nello stesso periodo il principale importatore di armamenti (8,8 per cento del totale), con un aumento quasi del 100 per cento dall’inizio dell’invasione russa. Nello stesso periodo le importazioni di armi cinesi sono crollate del 64 per cento, dal momento che Pechino è sempre più in grado di sostituire sistemi acquistati all’estero, in particolare dalla Russia, con produzioni proprie.

Una tendenza destinata a consolidarsi secondo il SIPRI. Anche l’India ha diminuito le importazioni di armi russe mentre gli Stati Uniti sono pronti ad aumentare la loro quota nel mercato indiano con la proposta di fornire aerei da combattimento F-35 a Nuova Delhi.

L’Italia sale dal decimo al sesto posto nella classifica degli esportatori globale, con il 4,8% dell’export totale (era il 2% nel 2019) con un incremento del 138% in 5 anni, superando la Spagna, al nono posto con il 3 per cento e un aumento del 2,3% rispetto ai cinque anni precedenti.

A questo link il Rapporto SIPRI completo

 

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