L’alleanza serbo-ungherese bilancia il Trattato di Tirana

Serbia e Ungheria hanno siglato i 2 aprile un accordo di cooperazione strategica nel campo della difesa, sottoscritto a Belgrado dei ministri della Difesa Bratislav Gasic e Kristof Szalay-Bobrovniczky, e alla presenza del presidente serbo Aleksandar Vucic.
L’accordo “concretizza la cooperazione nel campo della difesa”, ha affermato Vucic, sottolineando che Budapest “è diventata il quinto partner commerciale estero” della Serbia. Vucic ha detto di aspettarsi presto un incontro con il primo ministro ungherese, Viktor Orban annunciando che la costruzione di un oleodotto congiunto tra la città ungherese di Algyo e Novi Sad potrebbe iniziare negli ultimi mesi dell’’anno.
“L’Ungheria è sempre dalla parte della pace e la Serbia è sua alleata in questo”, ha affermato Szalay-Bobrovniczky, sottolineando l’importanza che la Serbia diventi membro dell’Unione europea. L’intesa serbo-ungherese appare come la risposta all’accordo di cooperazione nella difesa firmato il 18 marzo a Tirana da Croazia, Albania e Kosovo, accolto da Belgrado come una “provocazione” che apre le porte a “una corsa agli armamenti” nella regione.
L’accordo e’ stato firmato a Belgrado dal ministro della Difesa ungherese, Kristof Szalay-Bobrovnicky, e dal suo omologo serbo, Bratislav Gasic, alla presenza del presidente serbo Aleksandar Vucic.
Il presidente serbo ha affermato che il patto rappresenta un “passo importante verso” la creazione di un’alleanza militare tra i due Paesi confinanti. “Tra tutti i paesi della regione, la Serbia e l’Ungheria hanno la cooperazione in materia di difesa più sviluppata e intensa”, ha detto Vucic ai giornalisti.
L’auspicio, ha osservato, è che si vada sempre più verso una alleanza militare tra i due Paesi. Con l’accordo odierno, ha detto Vucic, saranno intensificate le esercitazioni congiunte sia a livello bilaterale che multinazionale e vi sarà un rafforzamento della collaborazione nella tecnologia militare con l’acquisizione di nuovi armamenti e sistemi di difesa.
Il presidente ha annunciato un nuovo suo incontro in tempi brevi con il premier Orban per confermare la comune volontà di proseguire nella partnership strategica fra Serbia e Ungheria su tutte le questioni di interesse reciproco, compreso quello molto importante dell’energia. Nei prossimi mesi, ha affermato, sarà finalizzato il progetto per la costruzione di un oleodotto comune fra i due Paesi.
Nel 2024 l’esercito ungherese ha consegnato a quello serbo 66 veicoli blindati ruotati 8×8 BTR-80A di fabbricazione russa, che l’Ungheria sta rimpiazzando con i nuovi veicoli da combattimento cingolati KF-41 Lynx di Rheinmetall prodotti nello stabilimento ungherese dell’azienda tedesca.
Budapest ha abvviato ieri le procedure per il ritiro dalla Corte Penale Internazionale. “L’Ungheria uscirà dalla Corte Oenale Internazionale” ha detto il ministro Gergely Gulyás mentre il premier ungherese Viktor Orban ha motivato la decisione di Budapest definendolo “un tribunale politico”. In una conferenza stampa congiunta con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ricercato dalla Corte, Orban ha aggiunto che il Cpi ha “un’agenda politica” e non è più un tribunale indipendente.
Il 2 Aprile Belgrado ha firmato anche un accordo di cooperazione con la Gran Bretagna. Si tratta di tre memorandum d’intesa in materia di lotta alla criminalità organizzata legata alle migrazioni, di crediti finanziari e nel settore dell’informazione e telecomunicazioni. I documenti sono stati siglati dai ministri competenti serbi e dal ministro degli Esteri britannico David Lammy, alla presenza del presidente serbo Aleksandar Vucic.
Lammy, che era stato in giornata in Kosovo, è giunto in visita successivamente a Belgrado dove in serata ha avuto un colloquio con Vucic, ha sottolineato l’importanza che per Londra hanno la pace, la sicurezza e la stabilità nei Balcani occidentali, con la Serbia che ha un ruolo cruciale nel garantire tale stabilità nella regione.
Nel momento in cui scriviamo, sul suo account X il ministro britannico ha pubblicato post e immagini della sua visita in Kosovo (nelle foto sopra e sotto) ma non di quella Belgrado.
Lammy ha rilevato come la Gran Bretagna ospiterà quest’anno il vertice regionale con i Paesi dei Balcani occidentali nell’ambito del Processo di Berlino, un’occasione per approfondire i legami con i Balcani, e tra la regione e la famiglia europea. Lammy ha fatto al tempo stesso riferimento alla necessità di arrivare a una normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo attraverso il dialogo facilitato dalla Ue, e alle tensioni crescenti in Bosnia-Erzegovina per quelle che ha definito le decisioni incostituzionali del leader serbo-bosniaco Milorad Dodidk.
Tema quest’ultimo sul quale Vucic ha ammesso differenze di vedute con Londra. “Abbiamo parlato delle questioni regionali. Nonostante le nostre differenti vedute sul Kosovo, entrambi riteniamo che il dialogo sia di importanza vitale e che con il negoziato vadano risolti i problemi con soluzioni di compromesso”, ha detto Vucic.
Ma sulla Bosnia-Erzegovina, ha aggiunto, non condivide la posizione di chi ritiene che l’unico responsabile della crisi sia Milorad Dodik. “E’ sempre più facile gettare la colpa sulla parte serba, come avvenuto ormai solitamente dagli anni Novanta”, ha detto il presidente.
Vucic ha avviato inoltre le consultazioni con le forze politiche in vista della formazione di un nuovo governo, dopo le dimissioni del premier Milos Vucevic il 28 gennaio scorso sotto la pressione delle contestazioni popolari e all’indomani di gravi incidenti avvenuti a Novi Sad, la città settentrionale teatro del crollo alla stazione che il primo novembre ha causato 16 morti.
Da cinque mesi si susseguono le manifestazioni anti-governative sospettate di essere fomentate e finanziate da nazioni europee che vorrebbero la modifica dell’assetto e della postura della Serbia soprattutto circa i rapporti amichevoli con la Russia.
I primi a incontrare Vucic sono stati in successione i rappresentanti delle minoranze russa, ungherese, bosgnacca musulmana, croata e di una piccola formazione dell’opposizione moderata.
Le principali forze dell’opposizione radicale hanno fatto sapere di non voler partecipare a tali consultazioni, restando ferme sulla richiesta di un governo tecnico di transizione che porti il Paese alle elezioni, una ipotesi esclusa tassativamente da Vucic e dal suo partito di maggioranza Sns.
Le consultazioni sono previste fino a venerdì, quando è atteso il conferimento dell’incarico. Il termine ultimo per la costituzione di un nuovo esecutivo basato su una solida maggioranza parlamentare è il 18 aprile, entro 30 giorni dalla ratifica parlamentare delle dimissioni di Vucevic, Se non sarà possibile costituire un nuovo governo la Serbia tornerebbe al voto, probabilmente l’8 giugno.
La Serbia inoltre sarà la nazione balcanica maggiormente colpita dai dazi doganali sulle importazioni decisi dal presidente statunitense Donald Trump con una quota del 37 per cento. Segue la Bosnia Erzegovina, con dazi doganali del 35 per cento, la Macedonia del Nord con il 33 per cento quindi Croazia e Slovenia, che, in quanto membri dell’Unione europea, sono soggette a dazi doganali del 20 per cento. Per Montenegro, Albania e Kosovo sono stati stabiliti dagli Stati Uniti dazi doganali pari al 10 per cento ciascuno.
(con fonti Ansa, AFP e Agenzia Nova)
Foto: Presidenza Serba, David Lammy/X e Ministero Difesa ungherese.

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