L’allarme del G7 sulla sicurezza marittima

 

Il G7 a guida canadese torna ad occuparsi della sicurezza marittima con una visione a largo raggio di tutte le questioni mondiali riguardanti il buon ordine dei mari (a questo link il documento)

Il tema era stato già trattato nel precedente G7 condotto dall’Italia quando era stata affermata una ferma condanna delle violazioni del diritto internazionale da parte della Cina nell’Indo-Pacifico, compreso lo Stretto di Taiwan. Ma ora la  Declaration on Maritime Security and Prosperity del meeting  di Charlevoix, oltre a reiterare la posizione contro la Cina, alza il livello di ambizione dei Paesi membri  dando concretezza alla loro azione in mare.

Nel documento viene preliminarmente sottolineata l’importanza dell’applicazione dei principi della Convenzione delle NU sul Diritto del Mare (Unclos) in primis, la libertà di navigazione- per garantire la prosperità economica attraverso l’ordinato svolgimento delle attività marittime. In questo contesto, si evidenzia l’importanza della protezione delle infrastrutture critiche subacquee.

La via che il G7 intende al riguardo seguire è duplice. Da un lato, la cooperazione  con l’industria per la resilienza di cavi e condotte nello spirito del New York  Statement  del 2024 e del Piano di azione della Ue.

Dall’altro, il contrasto alla navigazione praticata al di fuori degli standard IMO da mercantili (sempre più spesso coinvolti nel danneggiamento di infrastrutture critiche) utilizzati da Mosca e dalla Corea del Nord per eludere le sanzioni e contrabbandare petrolio.

Ecco quindi che il G7 lancia con decisione un allarme per l’utilizzo di una “dark fleet” russa di navi non tracciabili e prive di coperture assicurative impiegate in attività illecite. Di qui l’auspicio che vengano realizzati adeguati sistemi di sorveglianza marittima per tracciare i movimenti di questi mercantil e le loro attività.

Sul piano operativo navale, il documento del G7 canadese adotta un’iniziativa concreta proponendo la costituzione di una Shadow Fleet Task Force (SFTF) tra i Paesi del gruppo “Nord Baltic 8” (Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia e Svezia) e quelli del G7 dedicata appunto alla sorveglianza della flotta mercantile russa.

L’obiettivo è la deterrenza di tutte le  sue attività illegali che minacciano la sicurezza marittima,  ed in particolare di quelle di  contrabbando di petrolio, violazione delle prescrizioni assicurative e di navigabilità in aderenza alla Risoluzione IMO  A.1192(33) 2023.

Sembra che gli Stati Uniti abbiano inizialmente proposto di inasprire i toni della condanna delle attività marittime cinesi, esprimendo invece riserve verso l’iniziativa della SFTF. Peraltro al momento non risultano chiari i rapporti  tra l’operazione immaginata dal G7 e quella di stampo analogo adottata dalla NATO con la Vigilance Activity Baltic Sentry , anche se quest’ultima è mirata alla protezione di cavi e condotte.  

Non sappiamo se l’Italia, impegnato com’è in vari teatri navali potrà aderire con propri assetti alla SFTF. Certo è che la questione ripropone con evidenza la necessità che anche l’Italia – come da tempo si auspica – si doti di un dispositivo di sorveglianza marittima integrata affidandolo alla Marina.

Foto: Ministro Esteri Canadese

 

Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf

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