I russi raggiungono la periferia meridionale di Pokrovsk

 

Mancano per ora le conferme ufficiali ma militari russi coinvolti nelle operazioni sul fronte di Pokrovsk (Donetsk) hanno informato i canali Telegram militari (i cosiddetti milblogger) che le forze di Mosca hanno raggiunto il 1° maggio la periferia meridionale di Pokrovsk nell’ambito dell’avanzata che vede i russi ampliare l’area sotto il loro controllo a sud, est e ovest del centro abitato.

Queste fonti, riprese dall’Institute for the Study of the War (ISW), riferiscono che truppe russe hanno condotto una ricognizione in forze nella periferia meridionale di Pokrovsk ma non è confermato se abbiano mantenuto o meno il controllo di postazioni all’interno dell’abitato.

La penetrazione in forze nella periferia sud potrebbe confermare le voci di una crescente carenza di truppe che impedisce agli ucraini di presidiare tutta la linea del fronte anche in un settore di valore strategico come Pokrovsk. Una carenza di truppe viene in parte compensata dagli ucraini con un massiccio impiego di droni FPV per il monitoraggio delle aree più esposte e l’attacco ai reparti russi avanzanti.

I milblogger russi hanno evidenziato la conquista dei villaggi di Yelyzavetivka e Zvirove, rispettivamente a est e a ovest di Pokrovsk.

Il comandante in capo delle forze ucraine, generale Oleksandr Syrskyi, ha dichiarato il 1° maggio che il settore di Pokrovsk rimane quello più caldo anche se nelle ultime ore si segnalano avanzate russe in diversi settori.

A sud ovest di Pokrovsk le truppe russe stanno combattendo per il controllo di diversi villaggi al confine con la regione di Dniepropetrovsk. Canali Telegram militari russi riportano lo sfondamento delle linee ucraine alla periferia orientale di Novosergeevka e a ovest (a sinistra nella mappa dell’ISW qui sopra) della cittadina inizia la regione di Dnepropetrovsk.

L’approssimarsi delle forze russe alla regione è confermato dalla notizia che il 29 aprile le autorità ucraine hanno ordinato l’evacuazione forzata di sette villaggi nella regione di Dnipropetrovsk, vicino al confine con il Donetsk, a causa dell’avanzata delle forze russe e dell’intensificarsi degli attacchi con bombe e droni. Lo ha annunciato il governatore militare della regione, Serhiy Lysak.

Il 2 maggio invece, nel settore opposto del fronte, a ridosso della regione russa di Kursk recentemente riconquistata dalle forze di Mosca, i russi hanno istituito una “zona di sicurezza” che si estende nelle aree della regione ucraina di Sumy a ridosso del confine.

In un messaggio sul suo account Telegram il ministero della Difesa russo ha indicato che “la creazione di una ‘zona di sicurezza’ nelle aree di confine di Sumy continua” dopo che le forze russe “hanno completato l’espulsione delle formazioni delle Forze armate ucraine dalla regione di Kursk”.

 

Obiettivo Odessa?

Circa i reali obiettivi russi sui territori ucraini, il 29 aprile Nikolai Patrushev, consigliere del presidente russo ed ex segretario del Consiglio di sicurezza, in un’intervista alla TASS ha sostenuto che gli abitanti delle “regioni del Mar Nero” in Ucraina “devono determinare autonomamente il proprio futuro. Il nostro Paese rispetta la volontà del popolo. Lo dimostra l’esperienza di Crimea, Sebastopoli, Donbass e Novorossiya che sono diventati parte della Russia“, ha detto Patrushev, alludendo ai referendum a seguito dei quali Mosca ha annesso quei territori ucraini.

Di fatto Patrushev ha aperto il dibattito sull’annessione alla Russia della regione di Odessa, città fondata da Caterina II dove nel 2014 diversi manifestanti ostili alle politiche anti-russe del governo ucraino nato dalla rivolta del Maidan vennero bruciati vivi nel Palazzo dei Sindacati.

Durante la Seconda guerra mondiale si conquistò il titolo di “città eroina”, ha ricordato Patrushev. Ora il porto di Odessa “è stato trasformato in un hub per il trasferimento di armi, una base per sabotatori navali“, ha detto il consigliere di Putin. “Credo che Odessa e la stragrande maggioranza dei suoi residenti non abbiano nulla in comune con il regime di Kiev”, ha aggiunto.

Secondo fonti del quotidiano Kommersant, Putin stesso avrebbe informato i membri dell’Unione russa degli industriali e degli imprenditori, il mese scorso, di una possibile offensiva verso Odessa le cui installazioni militari e portuali vengono spesso bersagliate da missili e droni russi.

Secondo il presidente, un simile scenario diventerebbe possibile qualora Kiev, nell’ambito dei negoziati per un accordo di pace, rifiutasse di riconoscere come russe le regioni occupate della Crimea, di Lugansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson.

In termini militari un attacco russo alla regione di Odessa non risulterebbe certo agevole a meno che non si verificasse il collasso dell’esercito di Kiev. Escludendo un’improbabile operazione anfibia, per raggiungere la città i russi dovrebbero attraversare in forze il fiume Dnepr nella regione di Kherson o penetrare da est dopo aver invaso la regione di Dnepropetrovsk, poi puntare su Mikolayv e infine dirigersi a sud per raggiungere Odessa.

Lo stesso 29 aprile le condizioni che la Russia pone per cessare la guerra in Ucraina porre fine alla guerra sono state elencate e ribadite dal ministro degli Affari Esteri, Sergei Lavrov in un’intervista al giornale brasiliano “O Globo”:

– Smilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina;

– L’Ucraina non deve aderire alla NATO;

– Riconoscimento internazionale dell’annessione della Crimea, Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia;

– Revoca delle sanzioni nei confronti della Russia e restituzione dei beni congelati;

– Cancellazione delle leggi sulla lingua in Ucraina, in particolare quelle che “limitano” l’uso della “lingua, cultura e chiesa russa”.

Al di là delle dichiarazioni di Lavrov e Patrushev, legate certo all’andamento dei negoziati imbastiti dall’Amministrazione Trump, appare evidente che ogni giorno in più di guerra avvantaggia le forze russe e indebolisce quelle ucraine,  creando le condizioni ideali per un incremento delle pretese territoriali di Mosca.

@GianandreaGaiani

Immagini: ISW e TASS

 

Leggi anche:

Le truppe di Mosca (e i nordcoreani) strappano agli ucraini l’ultimo lembo di territorio russo

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

Login

Benvenuto! Accedi al tuo account

Ricordami Hai perso la password?

Lost Password

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: