Israele bombarda l’Iran e silura i negoziati di Trump – AGGIORNATO

(Aggiornato alle ore 21,40
Oltre 200 aerei da combattimento dell’Aeronautica militare israeliana hanno colpito più di 100 obiettivi in tutto l’Iran nella notte tra il 12 e il 13 giugno. Raid mirati contro obiettivi militari, il sito nucleare di Natanz e soprattutto gli uomini chiave dei Corpo dei Guardiani della Rivoluzione pasdaran e delle forze armate iraniane.
L’Operazione Am Kelavie (“Nazione di leoni”, in riferimento a un versetto biblico che celebra la mobilitazione del popolo d’Israele in tempo di guerra) ha visto attacchi che hanno colpito decine di obiettivi militari e siti nucleari con incursioni guidate da un’accurata attività di intelligence che mostra ancora una volta quale rete di infiltrati e informatori operi nella Repubblica Islamica a vantaggio di Israele.
Con un’operazione preparata per anni ed eseguita nella notte di ieri, almeno secondo le fonti israeliane citate dal Times of Israel e la TV Channel 12, Israele ha lanciato un attacco coordinato contro l’Iran colpendo postazioni missilistiche e siti strategici dall’interno del territorio iraniano, grazie a una base segreta di droni costruita dal Mossad vicino Teheran, nella zona di Esfajabad.
L’intelligence israeliana avrebbe infiltrato sul suolo iraniano veicoli camuffati con tecnologie avanzate e unità di commando che hanno impiegato droni e armi di precisione accanto a sistemi di difesa aerea iraniani. L’operazione, frutto di “una pianificazione audace e dirompente”, ha neutralizzato i radar e le batterie terra aria iraniane, aprendo la strada ai velivoli F-35, F-15 e F-16 israeliani impegnati nei raid.
Difficile trovare conferme ma il miglioramento delle capacità di difesa area iraniana assicurato dalla cooperazione con la Russia, costituiva una spina nel fianco per Israele che vedeva insidiata la capacità di giungere sull’Iran sorvolando (illegalmente) lo spazio aereo di Siria e Iraq.
Squadre di incursori avrebbero piazzato sistemi di lancio per munizioni guidate di precisione in aree aperte nei pressi di batterie antiaeree nel centro dell’Iran. Le armi, rimaste in stato di attesa fino all’inizio dell’operazione, sono state attivate in simultanea per colpire con “notevole precisione” obiettivi predefiniti.
Colpo di mano in “stile ucraino”
Si tratta, secondo fonti della sicurezza israeliana citate dai media ebraici, di “un’operazione chirurgica condotta con pensiero innovativo, pianificazione audace e impiego di tecnologie avanzate, forze speciali e agenti sul campo capaci di sfuggire completamente all’intelligence iraniana“.
Un’operazione che ricorda da vicino la recente incursione ucraina contro cinque basi aeree russe delle forze strategiche condotta con droni occultati da un container dotato di sistema di lancio a bordo di autocarri civili e che apre la porta all’ipotesi di possibili cooperazioni militari tra Kiev e Tel Aviv, oggi ancora più credibili dopo che l’ambasciatore di Israele in Ucraina ha confermato la cessione a Kiev delle batterie di da difesa area Patriot che Israele aveva ricevuti dagli USA all’inizio degli anni ‘90.
Secondo Canale 12 il Mossad avrebbe infatti contrabbandato all’interno dell’Iran sofisticate tecnologie di attacco montate su veicoli civili dall’aspetto ordinario. Al momento stabilito, tali sistemi hanno lanciato i loro carichi distruttivi contro le installazioni radar e i centri di comando più sensibili (soprattutto quelli posti a difesa del sito nucleare di Natanz) consentendo agli aerei israeliani di operare agevolmente.
Non è chiaro se i droni israeliani (munizioni circuitanti) abbiano colpito anche i missili balistici iraniani impiegabili per una rappresaglia contro Israele. Molte di queste armi sono conservate in bunker molte decine di metri nel sottosuolo. In ogni caso la natura della risposta iraniana e la tipologia di armi che verranno impiegate mostrerà indirettamente il successo o meno delle incursioni israeliane contro i missili balistici del pasdaran.
Fonti israeliane citate dai media ebraici sottolineano che il Mossad ha operato “in piena sinergia con le forze armate”, sfruttando una rete logistica interna all’Iran costruita negli anni, attraverso la quale sono stati fatti entrare armi, veicoli e sistemi di comando.
Natanz e il programma nucleare
Secondo le fonti di Canale 12 sito nucleare di Natanz, dove si trovano centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, sarebbe stato pesantemente danneggiato anche se l’agenzia delle nazioni unite per l’energia atomica AIEA non ha rilevato nessun aumento delle radiazioni nel sito nucleare Natanz che peraltro ospita molte delle sue infrastrutture in bunker posti per decine di metri nel sottosuolo.
Secondo fonti militari israeliane citate da Times of Israel, l’Iran ha abbastanza uranio arricchito per costruire 15 bombe nucleari in pochi giorni, e che quindi occorreva agire contro questa “minaccia imminente”. Ricordiamo che Israele è da decenni una potenza nucleare e anche se non ha mai ammesso di possedere ordigni atomici è accreditata di un arsenale composta da almeno 200 testate nucleari di diversa potenza lanciabili da aerei, missili balistici anche a lungo raggio e sottomarini.
Teheran nega che il suo programma nucleare sia finalizzato alla costruzione di un’arma atomica, ma da diversi anni non permette le ispezioni internazionali ai suoi impianti. L’AIEA ha accusato l’Iran di non rispettare gli obblighi sulla non proliferazione nucleare e Teheran aveva annunciato che attiverà un terzo impianto di arricchimento dell’uranio. Teheran ha superato i livelli di arricchimento utili per scopi civili alimentando i sospetti che persegua capacità nucleari militari come del resto hanno fatto Israele e Pakistan, solo per citare due stati vicini e rivali dell’Iran.
I siti nucleari di Fordo e Isfahan, nell’Iran centrale, non sembra siano stati colpiti dai bombardamenti israeliani della notte, come ha confermato su X il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Rafael Grossi, che ha affermato di essere stato informato in merito dalle autorità iraniane.
Tuttavia nel pomeriggio anche questi due siti sono stati colpiti dagli attacchi israeliani. Una “enorme esplosione” è stata udita a Isfahan, grande città nel centro dell’Iran. Lo scrivono i media iraniani. “Qualche minuto fa una enorme esplosione è stata udita a Isfahan”, scrive l’agenzia Mehr. Isfahan e la sua provincia ospitano vari istituti di ricerca e impianti nucleari. In tarda mattinata la televisione di Stato iraniana ha riferito di un nuovo attacco israeliano al sito nucleare di Natanz.
Colpire i leader
Come avevano già fatto in questo conflitto con i leader di Hamas ed Hezbollah, le Forze di difesa di Israele (IDF), hanno preso di mira con successo “i tre comandanti più anziani del regime iraniano”: il capo di Stato maggiore delle forze armate, generale Mohammad Hossein Bagheri, il comandante del Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica, generale Hossein Salami e il direttore di Khatam al Anbiya, società di costrizioni legate ai pasdaran e attiva anche nella realizzazione di bunker e fortificazioni, generale di divisione Gholem ali Rashid.
Con la differenza che mentre i leader di Hamas ed Hezbollah erano alla testa di milizie , i vertici militari iraniani rappresentano uno stato riconosciuto che siede alle Nazioni Unite: un vero atto di guerra quindi, non una operazione “contro il terrorismo”.
L’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema dell’Iran, ha subito nominato un nuovo capo di Stato maggiore delle forze armate del Paese e un nuovo comandante del Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica. Lo si apprende dall’agenzia di stampa iraniana Tasnim.
Il generale Abdolrahim Mousavi come (nella foto sopra) capo di Stato maggiore delle forze armate in seguito alla morte di Bagheri mentre il nuovo comandante dei pasdaran è il generale Mohammad Pakpour (nella foto sotto).
Uccisi anche almeno sei scienziati iraniani che lavoravano al programma nucleare, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa iraniana Tasnim. Si tratta di Abdolhamid Minouchehr, Ahmadreza Zolfaghari, Amirhossein Feqhi, Motalleblizadeh, Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoun Abbasi.
L’Iran ha ammesso l’uccisione di diversi suoi esponenti militari e scientifici:
- generale Mohammad Bagheri, dal 2016 era capo di stato maggiore delle forze armate della Repubblica Islamica era considerato uno dei principali promotori dello sviluppo del programma di missili balistici dell’Iran
- generale di divisione Hossein Salami, comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, 65 anni, veterano della guerra contro l’Iraq e già comandante delle forze aeree dei pasdaran
- maggior generale Gholam Ali Rashid, esperto ufficiale del Genio militare, già vice capo di stato maggiore delle Forze Armate e poi direttore di Khatam-al Anbiya, azienda controllata dai pasdaran per la costruzione di infrastrutture strategiche.
- Mohammad Ali Jafari, ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione dal 2007 al 2019, aveva gestito il supporto alla Siria di Bashar al-Assad nella guerra civile e ha combattuto a fianco delle milizie sciite contro l’Isis in Iraq.
- Mohammad Mehdi Tehranchi, fisico teorico iraniano, professore dell’Istituto di ricerca laser e plasma e il Dipartimento di Fisica dell’Università Shahid Beheshti, membro del consiglio di amministrazione e presidente dell’Università Islamica Azad. E’ stato rettore della Filiale Centrale di Teheran dell’Università Islamica Azad, dell’Università Islamica Azad della Provincia di Teheran e dell’Università Shahid – Beheshti.
- Fereydoon Abbasi, 67 anni, capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran dal 2011 al 2013 era stato anche eletto nel Parlamento iraniano. Era stato ferito in un tentativo di assassinio nel 2010. Coinvolto nello sviluppo dell’estrazione dell’uranio e della produzione di yellowcake era stato membro della Shahid Behesti University, ricercatore presso l’Istituto iraniano di Studi in Fisica Teorica e Matematica (IPM) e professore associato presso l’Università Imam Hossein (IHU), dove aveva guidato il gruppo di fisica. Era membro del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie.
Nell’attacco è stato colpito anche il quartiere generale dei Pasdaran, il corpo dei guardiani della rivoluzione. Secondo quanto si apprende da qualificate fonti che stanno seguendo l’evoluzione della situazione, l’attacco avrebbe provocato “gravi danni” alla sede dell’IRGC.
Sempre secondo le fonti, nella notte sono state cinque le ondate di attacchi: dopo la prima che ha preso di mira i principali siti nucleari, la seconda e la terza si sarebbero concentrate nella regione di Piranshahr e nei pressi del sito di Tabriz, la quarta avrebbe colpito i comandi militari e i centri di comunicazione a Teheran mentre nella quinta sarebbero stati interessati siti strategici e complessi nucleari secondari.
Nel pomeriggio una potente esplosione è stata avvertita nei pressi di una base aerea di Nojeh nella provincia di Hamedan, nella parte occidentale dell’Iran.
Nei raid israeliani sull’Iran è stato distrutto un impianto nucleare, costruito in superficie, dove veniva arricchito l’uranio fino al 60%. Lo ha riferito in serata il direttore generale dell’AIEA Rafael Grossi, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Israele annuncia il successo
Questa operazione durerà “tanti giorni quanti necessari per eliminare questa minaccia”, ha spiegato il primo ministro Benjamin Netanyahu in un videomessaggio. Annunciando lo scatenarsi dell’offensiva, il premier ha dichiarato che “I nostri coraggiosi piloti stanno attaccando un gran numero di obiettivi in tutto l’Iran.
Lo scopo dell’operazione, ha aggiunto il capo del governo, è “colpire l’infrastruttura nucleare dell’Iran, le fabbriche di missili balistici e le capacità militari dell’Iran. Abbiamo colpito il cuore del programma di arricchimento dell’uranio dell’Iran. Abbiamo colpito il cuore del programma nucleare militare dell’Iran. Abbiamo preso di mira il principale impianto di arricchimento dell’Iran a Natanz“, ha aggiunto Netanyahu spiegando che sono stati presi di mira anche gli “scienziati” iraniani” che lavorano “alla bomba iraniana” e il “cuore del programma missilistico balistico iraniano.
Cinque ore dopo l’avvio dell’offensiva aerea e missilistica Netanyahu ha spiegato che ‘l”attacco a sorpresa è stato “un grande successo. Abbiamo colpito il comando superiore, abbiamo colpito scienziati senior che promuovono lo sviluppo di armi nucleari, abbiamo colpito installazioni nucleari“, ha affermato in una dichiarazione video, seduto accanto al ministro della Difesa Israel Katz, al ministro degli Affari strategici Ron Dermer, al ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, al capo del partito Shas Aryeh Deri e al ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir.
“Stiamo ottenendo risultati“, continua, “ma so, e lo sappiamo tutti, che non esistono guerre facili”. Dunque, ha detto ancora il premier, gli israeliani potrebbero dover trascorrere “periodi molto più lunghi nei rifugi rispetto a quelli a cui eravamo abituati fino ad ora”. Un messaggio in linea con la guerra prolungata che Israele porta avanti da oltre un anno e mezzo senza però conseguire successi significativi o decisivi.
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dichiarato lo stato di emergenza in Israele, in attesa di una risposta dall’Iran già materializzatasi nella mattina del 13 giugno con un centinaio di droni lanciati contro Israele.
Israele ha disposto la chiusura delle scuole, vietato assembramenti sociali e lavori non essenziali. I residenti hanno ricevuto avvisi sui loro cellulari che il Comando del Fronte Interno stava mettendo in stato di allerta il Paese. Le Forze di difesa israeliane hanno annunciato modifiche alle linee guida difensive del Comando del fronte interno del Paese, spostando tutte le aree del Paese da “piena attività” ad “attività essenziale” alle 03:00 ora locale.
Katz ha definito l’attacco “un momento decisivo” nella storia di Israele e del popolo ebraico. Parlando ai membri del General Staff Forum prima che Israele lanciasse l’operazione l’esponente del governo Netanyahu ha affermato che l’attacco mira a vanificare le capacità dell’Iran e a rimuovere la minaccia di distruzione da parte di Israele. “Siamo a un punto chiave: se non lo faremo, non avremo modo di impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari che minacceranno la nostra esistenza”, ha argomentato. “Abbiamo avuto a che fare con i rappresentanti dell’Iran nell’ultimo anno e mezzo, ma ora ci troviamo di fronte alla testa del serpente stesso”.
Netanyahu, ha spiegato nel pomeriggio di aver aggiornato gli Stati Uniti in anticipo sull’attacco all’Iran e di non sapere cosa deciderà di fare ora il presidente Trump. In una dichiarazione video, il premier israeliano ha spiegato di essersi assicurato, insieme al ministro degli Affari strategici Ron Dermer, l’appoggio degli Usa in incontri con i loro partner statunitensi, alcuni dei quali rimangono segreti.
“Non abbiamo scelta, se non attacchiamo, moriremo al 100 per cento. Quindi, anche se non è (la soluzione) perfetta, dobbiamo agire, perché é necessario invertire la traiettoria del potenziamento militare iraniano, sia per quanto riguarda le sue armi balistiche sia per le armi nucleari“, ha proseguito Netanyahu. “Il sostegno degli Stati Uniti, o almeno la loro non opposizione, è qualcosa di estremamente auspicabile”.
Una fonte anonima ha riferito alla televisione statunitense ABC News che gli Stati Uniti hanno fornito “eccellenti” informazioni di intelligence a Israele, pur senza partecipare attivamente dal punto di vista militare agli attacchi sferrati da Israele contro diversi siti nucleari in Iran. Ka fonte ha aggiunto che Washington “difenderà Israele se necessario, soprattutto in caso di attacchi con missili balistici” da parte di Teheran preannunciando che le operazioni israeliane no e “continueranno e saranno molto intense nei prossimi giorni”.
Il New Tork Times ha riferito che il Pentagono sta posizionando navi da guerra ed altri asset militari in Medio Oriente per aiutare a proteggere Israele e le truppe americane dalla possibile rappresaglia iraniana per l’attacco iraniano. Il cacciatorpediniere lanciamissili USS Thomas Hudner è diretto verso il Mediterraneo orientale e un secondo cacciatorpediniere dotato anch’esso di armi antimissile potrebbe seguirlo a breve. l’USAF trasferirà presto altri caccia nella regione, aggiungono le fonti del Pentagono sottolineando che gli asset non vengono spostati nell’ambito di un’offensiva verso l’Iran.
Le reazioni in Iran
I media statali iraniani hanno confermato la morte dei vertici militari, scientifici e dei pasdaran, riferendo di attacchi israeliani contro diverse città tra cui la capitale.
“Il rappresentante dell’Iran presso le Nazioni Unite, Amir Saeed Iravani, ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e «un’azione decisiva da parte di questo organismo internazionale contro i crimini del regime sionista contro l’Iran».(…) La missione permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite ha dichiarato che uno dei principali obiettivi di questi attacchi era l’impianto nucleare di Natanz, che è sotto la piena supervisione e salvaguardia dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
«Gli attacchi a tali impianti non solo rappresentano una minaccia diretta per la vita dei civili iraniani (…) Un attacco deliberato alle strutture di salvaguardia è una chiara violazione della Convenzione sulla protezione fisica del materiale nucleare”.
La guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha ordinato alle forze armate di vendicare l’attacco israeliano. Lo ha riferito il generale Abdolrahim Mousavi, comandante dell’Esercito: “Abbiamo ricevuto l’incarico dalla Guida della Rivoluzione di vendicarci”, ha dichiarato in un post su X delle Forze armate iraniane. “Il nostro popolo può stare tranquillo: la bandiera issata dai miei compagni martirizzati non cadrà mai. Il sangue dei martiri non sarà vano”, ha ammonito, “la natura selvaggia del regime sionista non è’ un segreto per il mondo”.
Le forze armate iraniane hanno avvertito che non avranno “limiti” nella loro risposta a Israele dopo gli attacchi dell’IDF su diverse città, tra cui la capitale Teheran. “Ora che il regime terroristico che occupa Al-Quds ha oltrepassato ogni linea rossa (non ci sono) limiti nella risposta a questo crimine”, ha dichiarato lo Stato maggiore delle forze armate della Repubblica islamica in una nota.
“Cercate riparo sotto le macerie” è lo slogan apparso in ebraico in una piazza nel centro moderno di Teheran, capitale dell’Iran. Lo mostrano media panarabi, secondo cui in Piazza Palestina, dove tradizionalmente appaiono slogan in ebraico diretti a Israele, il governo iraniano ha fatto installare nelle ultime ore dei pannelli pubblicitari con la scritta “Cercate riparo sotto le macerie. 13 giugno 2025″.
Le dichiarazioni dell’ambasciatore israeliano a Roma
A riaccendere le polemiche tra Iran AIEA/Nazioni Unite ha provveduto la dichiarazione dell’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled, per il quale la dichiarazione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica sulle violazioni degli obblighi sul nucleare “ha fornito a Israele la legittimità politica e diplomatica per intraprendere l’attacco”. In un briefing su Zoom con i giornalisti l’ambasciatore ha aggiunto che “avremmo preferito non dover ricorrere all’azione militare, ma purtroppo, dopo tanti anni di inganni iraniani, di negoziati in corso con gli Stati Uniti e con l’Unione europea, l’Iran è riuscito ripetutamente a ingannare tutti questi attori e a proseguire senza intoppi il suo programma nucleare”.
Peled ha poi aggiunto che “abbiamo prove che l’Iran stava pianificando un’invasione territoriale di Israele simile a quella del 7 ottobre, utilizzando suoi proxy in Siria, Iraq e da altre aree”, poiché il successo dell’attacco di Hamas dell’ottobre 2023 ha spinto Teheran a considerare l’invasione come “un’importante componente della sua strategia per distruggere lo Stato di Israele”.
Affermazione propagandistica grossolana che evidenzia gravi carenze geografiche e geopolitiche. Innanzitutto l’Iraq non confina con Israele e pur considerando le milizie scite filo-iraniane presenti a Baghdad è difficile credere che possano concentrarle su un confine inesistente.
Anche in Siria l’Iran non ha più la presenza militare che poteva schierare durante il regime di Bashar Assad. Anzi, vale la pena ricordare che l’Iran evacuò il suo personale dalla Siria quando cadde Assad utilizzando un ponte aereo dalla base russa di Hmeymim, vicino a Latakya e da allora non sono segnalate formazioni filo-iraniane nel paese. Inoltre è stato Israele ad approfittare del cambio di regime a Damasco per invadere il sud siriano. Infine è evidente che neppure in Libano, dove vi sono le milizie Hezbollah filo iraniane, Teheran potrebbe concentrare un numero di truppe e mezzi sufficienti a invadere Israele.
Infine Peled ha sottolineato che Israele ha rimosso la minaccia iraniana per sé “ma anche per l’Europa” poiché oltre al programma nucleare, l’Iran “ha accelerato anche il suo programma di missili balistici: ne ha centinaia che possono raggiungere anche Roma, Parigi, Londra”, ha spiegato l’ambasciatore sottolineando che “un’altra cosa che dovrebbe preoccupare gli europei è l’alleanza tra l’Iran e la Russia”.
Obiettivo politico più che militare?
Al di là dell’impatto militare il vero obiettivo perseguito da Netanyahu con l’attacco all’Iran era evidentemente politico: far fallire i negoziati tra Stati Uniti e Iran in corso sul programma nucleare di Teheran. Una sorta di attacco preventivo per evitare che Israele debba fare i conti con una eventuale intesa non gradita tra USA e Iran e per “vendicare” l’accordo che Donald Trump ha stipulato con le milizie filo-iraniane Houti dello Yemen.
Quell’accordo vide gli Stati Uniti cessare i raid contro lo Yemen e gli Houthi smettere di attaccare le navi mercantili in transito nello Stretto di Bab el Mandeb ma continuando a mantenere la prerogativa di colpire Israele finché occuperà la Striscia di Gaza.
L’Iran ha già annunciato che non parteciperà al sesto round di negoziati diretti con gli USA in programma domenica a Muscat, in Oman. Lo ha riportato la televisione di Stato iraniana questa mattina “Chiunque pensi che l’attacco non sia stato coordinato con gli Stati Uniti è un idiota totale”, ha dichiarato un funzionario iraniano.
Il presidente americano Donald Trump aveva detto a Fox News di sperare ancora nella possibilità di colloqui con l’Iran pur confermando che la sua amministrazione era a conoscenza della decisione di Tel Aviv di attaccare l’Iran senza essere coinvolta militarmente nei raids.
“L’Iran non può avere una bomba nucleare e speriamo di tornare al tavolo delle trattative. Vedremo. Ci sono diverse persone al comando che non torneranno”, ha detto Trump riferendosi ai leader militari iraniani eliminati dai raid israeliani. Affermazione che lascia spazio all’ipotesi che la Casa Bianca abbia avvallato l’incursione mirata a colpire gli esponenti più oltranzisti delle forze armate iraniane.
Non a caso più tardi il presidente degli Stati Uniti ha definito “eccellenti” gli attacchi condotti da Israele contro obiettivi nucleari e militari in Iran, aggiungendo che potrebbero seguire ulteriori azioni. “Penso che siano stati eccellenti. Gli abbiamo dato un’opportunità e non l’hanno colta. Sono stati colpiti duramente, molto duramente. Colpiti quanto si può essere colpiti. E non è finita. Ci sarà dell’altro, molto di più”, ha affermato Trump. Alla domanda se vi fosse stato un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nei raid, il presidente ha risposto: “Non voglio commentare su questo”.
Nei giorni scorsi gli Stati Uniti avevano rimpatriato personale diplomatico e civile dalle ambasciate e dalle basi militari in Medio Oriente a conferma che erano al corrente dei piani di attacco israeliani.
Posizione condivisa dall’Unione Europea. “Siamo stati piuttosto chiari nella nostra posizione: l’Iran non deve mai sviluppare o acquisire l’arma nucleare. Questo è chiarissimo. Per quanto riguarda il nucleare e il JCPOA, non abbiamo abbandonato questo dossier, l’Alta Rappresentante Kaja Kallas è stata molto chiara anche ieri nella riunione di Weimar”. Lo dice il portavoce della Commissione europea, Anouar El Anouni.
Curioso (ma non sorprendente) che la UE si allinei con Israele e gli USA considerato che l’effetto immediato dei raids israeliani ha già fatto impennare il prezzo di gas e petrolio.
Alla domanda su quale effetto l’attacco di Israele potrà avere sui mercati, Donald Trump ha detto al Wall Street Journal di pensare che “in definitiva, sarà un’ottima cosa” ma non ha specificato per chi. “Dovrebbe essere la cosa più importante di sempre per il mercato. L’Iran non avrà un’arma nucleare che rappresenta una grande minaccia per l’umanità”.
Affermazione che sembra basata quindi sulla convinzione che i mercati finanziari vivano in perenne stato d’ansia e di incertezza per il rischio che l’Iran possa un giorno disporre di armi nucleari.
Washington del resto ha schierato uno squadrone di caccia F-15 in Giordania per contribuire a intercettare droni e missili da crociera iraniani lanciasti per rappresaglia contro Israele. Lo hanno confermato funzionari americani e israeliani. Lo stesso squadrone, normalmente di stanza nel Regno Unito, era stato precedentemente schierato in Giordania fin dagli scontri tra Israele e Iran dello scorso anno.
Dura la protesta del Sultanato dell’Oman che ospita i negoziati. Una scelta “pericolosa e sconsiderata”, che rischia di minare alla base i tentativi di “soluzione diplomatica” e di compromettere la sicurezza regionale.
La nota del governo di Muscat è stata rilanciata dal quotidiano in lingua inglese Times of Oman. “Il sultanato ha condannato con fermezza la vile aggressione militare compiuta da Israele contro la Repubblica islamica dell’Iran, un attacco che ha colpito strutture sovrane e causato vittime civili” si legge nella dichiarazione.
“L’Oman considera questo atto una pericolosa e sconsiderata escalation, che rappresenta una palese violazione della Carta delle Nazioni Unite e dei principi del diritto internazionale”. E ancora: “Un simile comportamento aggressivo e persistente è inaccettabile e contribuisce ulteriormente a destabilizzare la pace e la sicurezza nella regione”.
Secondo l’Oman, la scelta di Tel Aviv “rischia di mettere ai margini le soluzioni diplomatiche e di compromettere la sicurezza e la stabilità regionali”. Nella dichiarazione si aggiunge: “Il sultanato ritiene Israele responsabile di questa escalation e delle sue conseguenze e invita la comunità internazionale ad adottare una posizione ferma e inequivocabile per fermare questa pericolosa deriva”.
Anche l’Arabia Saudita ha espresso “la sua ferma condanna e denuncia della palese aggressione israeliana contro la Repubblica islamica dell’Iran, un Paese fratello, che ne mina la sovranità e la sicurezza e costituisce una flagrante violazione delle leggi e delle norme internazionali”. Lo ha affermato il ministero degli Esteri saudita in una nota.
Il Ministero degli Esteri russo ha definito “ingiustificati e inaccettabili gli attacchi israeliani contro l’Iran i suoi cittadini, le città pacifiche e le infrastrutture nucleari”. “La comunità internazionale non può permettersi di essere indifferente di fronte a tali atrocità che distruggono la pace e danneggiano la sicurezza regionale e internazionale”, ha sottolineato la diplomazia di Mosca in una nota.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha condannato l’attacco all’Iran come “una palese provocazione” che ha “travalicato un limite pericolosissimo. Israele non solo ha seminato sangue e morte a Gaza, ma ha anche travalicato un confine insidiosissimo e distrutto la stabilità della regione. Quella di oggi è una palese provocazione da parte di chi non ha alcun rispetto del diritto internazionale” ha detto Erdogan, secondo il quale non è stata casuale la tempistica dell’attacco. Il leader turco ha definito il governo Israeliano “una banda di assassini da fermare in ogni modo possibile” e sottolineato che l’attacco delle scorse ore è arrivato “nel momento del negoziato sul nucleare e quando la pressione della comunità’ internazionale per Gaza è aumentata”.
La risposta iraniana
La Giordania ha affermato che la sua aviazione militare e i suoi sistemi di difesa hanno intercettato diversi missili e droni, lanciati dall’Iran contro Israele, che erano entrati nel suo spazio aereo, nel timore che cadessero nel suo territorio.
I caccia israeliani hanno iniziato questa mattina ad abbattere i droni lanciati dall’Iran verso lo Stato ebraico. Secondo un funzionario militare citato dal quotidiano “Times of Israel”, i droni vengono intercettati anche fuori dai confini di Israele. Si prevede che i droni che non verranno intercettati in anticipo raggiungeranno lo Stato ebraico nelle prossime ore. In precedenza, le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno riferito che l’Iran ha lanciato oltre 100 droni verso Israele.
La Gran Bretagna, che aveva sempre contribuito alla difesa di Israele dagli attacchi di missili e droni iraniani, per la prima volta ha lasciato a terra i suoi caccia Typhoon basati a Cipro.
Il Regno Unito non è stato coinvolto negli attacchi israeliani contro l’Iran ne’ proteggerà lo Stato ebraico in caso di ritorsione di Teheran, come invece ha fatto in precedenza. Lo ha riferito su X Larisa Brown, giornalista del Times, citando “fonti della difesa britannica” secondo le quali “non ci sono piani del Regno Unito per contribuire alla protezione di Israele. Chiaramente, la situazione potrebbe cambiare nel corso della giornata”. Nell’ottobre 2024, quando l’Iran lanciò una salva di missili balistici contro Israele, Londra fece sapere che due dei suoi aerei da combattimento e un aereo cisterna per il rifornimento in volo avevano contribuito a impedire un’ulteriore escalation, ma che i jet non avevano colpito alcun bersaglio.
Gli ospedali di tutto Israele hanno iniziato a passare alla modalità di emergenza in preparazione di un attacco iraniano su larga scala previsto nelle prime ore di domani. Lo scrive Haaretz, aggiungendo che le strutture hanno trasferito le operazioni in aree sotterranee protette, annullato procedure non urgenti e dimesso pazienti non urgenti.
Nel nord di Israele, ospedali tra cui l’Emek Medical Center di Afula, il Bnai Zion di Haifa, il Poriya di Tiberiade e il Galilee Medical Center di Nahariya hanno annunciato di aver attivato protocolli di emergenza e trasferito i reparti principali in spazi sotterranei fortificati. Nel centro di Israele, l’ospedale Ichilov di Tel Aviv ha sgomberato ieri sera il parcheggio Sami Ofer e stamattina ha avviato le operazioni del suo pronto soccorso sotterraneo, seguendo un piano di emergenza ben collaudato.
L’ospedale ha dichiarato che il pronto soccorso e i servizi essenziali rimangono pienamente operativi. Al Wolfson Medical Center di Holon, i funzionari hanno dichiarato che l’ospedale ha iniziato a operare in modalità di emergenza già stamattina presto, limitando l’attività alle sole cure urgenti. Pronto soccorso, sale parto, unità di dialisi e sale operatorie per interventi chirurgici d’urgenza rimangono attivi in aree protette, in linea con le istruzioni del Comando del Fronte Interno.
In serata i Guardiani della Rivoluzione hanno affermato in una nota che le forze iraniane “hanno eseguito la loro risposta schiacciante e precisa contro decine di obiettivi, centri militari e basi aeree” in Israele nell’ambito dell’ Operazione Vera Promessa 3. L’Iran ha lanciato un massiccio attacco di missilistico contro Israele, con almeno 150 missili balistici riferisce l’IDF che ha intimato alla popolazione di entrare nei rifugi.
Esplosioni si registrano a Tel Aviv e Gerusalemme. La televisione di Stato iraniana ha confermato in serata quello che chiama “l’inizio degli attacchi missilistici iraniani” contro Israele, in rappresaglia per gli attacchi contro il suo territorio. Una dichiarazione segue di poco quella televisiva della Guida Suprema dell’Iran, che ha assicurato: “La nazione è con noi, con le forze armate e, se Dio vuole, la Repubblica Islamica sconfiggerà il regime sionista”.
I soccorritori israeliani del Magen David Adom hanno riferito che ci sono almeno 14 feriti lievi a Tel Aviv e dintorni, aggiungendo che sono stati riportati 7 diverse aree di impatto dopo il lancio di missili dall’Iran. Lo riferisce Times of Israel ripreso dall’ANSA. Secondo il giornale statunitense Axios, che cita fonti israeliane, gli Stati Uniti stanno aiutando Israele a respingere l’attacco missilistico.
I danni provocato dalla rappresaglia iraniana potrebbero essere considerevoli. soprattutto sugli obiettivi militari a giudicare dalla rabbiosa reazione israeliana. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha affermato che l’Iran ha “oltrepassato il limite dopo aver osato lanciare missili contro concentrazioni di popolazione civile in Israele”. Lo riporta Times of Israel. “Continueremo a difendere i cittadini di Israele e a garantire che il regime degli ayatollah paghi un prezzo molto alto per le sue azioni efferate”.
Del resto l’Iran aveva già dimostrato negli attacchi dello scorso anno di disporre di missili ad alta manovrabilità e velocità in grado di eludere le difese antimissile israeliane.
Le Forze di Difesa Aerea Iraniane hanno annunciato di aver abbattuto due caccia israeliani. Secondo l’annuncio, uno dei piloti, una donna, è stato catturato dopo l’abbattimento di uno dei velivoli. Il portavoce del Comitato di Gestione delle Crisi nella provincia di Qom, Morteza Heidari, ha annunciato che le Forze di Difesa Aerea Iraniane hanno abbattuto con successo un drone dopo che aveva violato lo spazio aereo sopra la città santa di Qom.
Heidari ha spiegato che un’unità di stanza all’interno del sistema di difesa aerea “Hadrat Fatima Masoumeh” era riuscita, pochi istanti prima, a rilevare, tracciare e abbattere un drone israeliano nemico che aveva violato lo spazio aereo della città.
(con fonti Reuters, AGI, Adnkronos, AFP, ANSA, LAPress e Bloomberg)
Foto: Vista, RAF, IRNA, IDF, Casa Bianca e Tasnim

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.