Cossiga: industria della Difesa, burocrazia, risorse e il rischio di comprare negli USA

“È una grossa cifra. Facile parlare del 5%. Quando poi si deve decidere cosa ci facciamo, le cose si fanno molto più difficili. Non c’è soltanto il produttore di armamenti e l’utilizzatore, le forze armate. Dietro c’è un Paese, la sua burocrazia“. L’ingegner Giuseppe Cossiga, già sottosegretario alla Difesa e oggi presidente di AIAD (la Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza di Confindustria) e MBDA Italia, intervistato ieri da Laura Secci su “La Stampa”, ha dipinto un quadro molto concreto del dibattito sulle spese per la Difesa.
“L’iter degli acquisti richiede una lunga serie di passaggi. C’è tutto un mondo che dovrà raddoppiare la sua operatività. E questo richiederà molto tempo. Ho qualche dubbio che il corpus amministrativo e burocratico sia in grado di attrezzarsi in cinque anni per gestire il doppio dei contratti. Un atto amministrativo, un accordo tra due ministeri passa per un preconcerto, poi si manda alla ragioneria dello Stato, in seguito alla Corte dei conti. Quando c’è il via libera si manda in Parlamento, si aspetta che quest’ultimo approvi, poi l’atto fa esattamente lo stesso giro. Un’altra volta. Totale 8 mesi. Il problema è che non siamo lenti negli iter che assicurano trasparenza. Siamo lenti nel controllo”.
Un incremento così, se non è sostenibile in tempi rapidi dall’Italia, si tradurrà in acquisto di prodotti americani? “Questo è il rischio. Noi abbiamo programmi che hanno una forte componente statunitense. Non parlo solo degli F35, ma anche dell’elettronica, dei motori. Il peso finale degli Stati Uniti non lo vedo diminuire. E sospetto che questa volontà politica di Trump di dire ‘5 subito’ sia dettata dall’industria americana: ‘Se lo facciamo molto in fretta, ci prendiamo una bella fetta di questo mercato’. Questo è evidente“.
La spesa? “Noi aziende abbiamo stimato tra i 10 e gli 11 miliardi all’anno per una decina d’anni. Le esercitazioni hanno evidenziato che la nostra difesa antiaerea e antimissile non dura più di pochi minuti. Un esempio: i proiettili dell’artiglieria da 155 millimetri. Fino a un anno fa l’Europa produceva in un mese quello che i russi in Ucraina sparano in un giorno. L’Europa non è pronta neanche lontanamente a un conflitto come quello russo-ucraino”.
Circa il coinvolgimento del comparto industriale civile, come il settore automotive, nel supportare la produzione militare Cossiga lo valuta “fattibile, in alcuni settori. Droni, motori: quelli di un camion civile o militare sono gli stessi. Se ci spostiamo invece sull’elettronica avanzata, sui missili, ovviamente no”.
In merito alla difesa comune europea, il presidente dell’AIAD mantiene un approccio realista: “È assai complicato fare un esercito in Paesi con culture e situazioni politiche diverse. Altrettanto difficile, ma non impossibile, è una difesa comune. Ma la difesa in Europa è una competenza dei singoli Stati. E sono molto restii a lasciare ad altri l’esercizio di questo diritto“.
Cossiga ha infine ribadito la sua visione di lungo periodo: “Difesa è tutto ciò che si riesce a mettere in campo per evitare che la nostra persona, i nostri affetti e i nostri diritti vengano messi in pericolo. Include la diplomazia e il dialogo, la deterrenza e la capacità di reagire all’aggressore. La guerra è distruzione e morte. Un fallimento per tutti. Ma a volte, purtroppo, è un passaggio necessario. Perché l’aggressore smetta di impormi morte e distruzione. Questo è il mondo reale, ma non è quello in cui ci piacerebbe vivere”.

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