L’intelligence indiano ha raccolto informazioni sui sistemi d’arma cinesi?

 

La recente battaglia aerea tra l’India e il Pakistan potrebbe essersi trasformata in una significativa opportunità di intelligence per Nuova Delhi portando alla raccolta di dati critici sia sulle firme elettroniche dei caccia e missili di fabbricazione cinesi, sia al recupero di frammenti di missili avanzati, compromettendo così potenzialmente  segreti militari sensibili.

Secondo quanto riportato dai media locali, le operazioni d’intelligence (ricognizione elettronica) condotte durante i recenti scontri aerei hanno fruttato all’India una «quantità enorme» di dati preziosi. Questi includono informazioni dettagliate sui canali di comunicazione, i segnali radar e altri dispositivi appartenenti ai caccia di fabbricazione cinese J-10C e JF-17.

Nello specifico, l’intelligence indiana è riuscita a captare non solo le emissioni del radar AESA KLJ-10A (montato sui J-10C e sui JF-17 Block III), ma anche la telemetria digitale e le firme di tracciamento relative al missile aria-aria a lungo raggio PL-15E e al sistema missilistico da difesa aerea HQ-9.

Questi dati elettromagnetici, acquisiti attraverso sistemi radar passivi, aerei da ricognizione elettronica e droni, sono stati immediatamente caricati nelle banche dati integrate indiane per il riconoscimento delle minacce. Ciò permetterà una più rapida identificazione e l’adozione di contromisure efficaci in futuri scontri aerei.

Fonti indiane confermano d’altra parte che i dati raccolti comprendono il comportamento del segnale in condizioni di combattimento reale, i cicli di acquisizione radar e i profili di emissione termica; tutte informazioni essenziali per neutralizzare i sistemi nemici e sviluppare in futuro le adeguate operazioni di soppressione delle difese aeree nemiche (SEAD).

In particolare, le firme acquisite dei missili PL-15E permetteranno all’India di perfezionare gli algoritmi di allerta missilistica aria-aria, i protocolli di spoofing e i profili di disturbo a radiofrequenza, aumentando così la capacità di sopravvivenza di asset cruciali come gli aerei AWACS Netra e i velivoli cisterna Ilyushin Il-78.

Ma non è tutto: in un risvolto altrettanto significativo e potenzialmente scomodo per Pechino, durante i medesimi scontri alcuni frammenti di missili cinesi a medio raggio PL-15E lanciati da caccia di produzione cinese sono stati recuperati in territorio indiano.

Si ipotizza che i PL-15E siano dotati di un sistema di autodistruzione in caso di mancato bersaglio. Tuttavia, a quanto pare, tale sistema non ha funzionato e di conseguenza ben otto di questi missili sarebbero caduti sul suolo indiano e sempre secondo i media locali, due di essi sarebbero stati trovati in condizioni quasi intatte (per quanto possibile per un missile precipitato) e sarebbe già stata presa la decisione di trasferirli a un “paese amico”.

Questa situazione – se confermata ufficialmente – potrebbe rivelarsi una pessima notizia per Pechino, poiché componenti critici come il motore, il canale di trasmissione dati, l’unità inerziale e il radar AESA potrebbero cadere in mani potenzialmente ostili, come ha fatto presente il portale russo “Voennoye Obozrenie”.

Sebbene non sia stato specificato a quale paese verranno consegnati i rottami, le nazioni amiche più accreditate a studiarli potrebbero includere gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito e persino il Giappone.

È importante sottolineare tuttavia che il PL-15E è una variante da esportazione del missile in dotazione all’Aeronautica Cinese (PLAAF), e di conseguenza ha capacità ridotte rispetto alla versione originale.

Ad ogni modo le informazioni ottenute potrebbero essere estremamente preziose per l’India, specialmente se considerate insieme alle firme radioelettroniche dei caccia e missili cinesi acquisite.

Questi eventi, pur necessitando – lo ripetiamo – di conferma data la retorica spesso trionfalistica delle rispettive stampe nazionali indiana e pakistana, segnano un potenziale successo significativo per l’intelligence indiana.

I dati e il materiale acquisiti potrebbero influenzare notevolmente le future strategie di difesa e il bilanciamento di potere nella regione, creando al contempo un considerevole grattacapo per la Cina riguardo la sicurezza delle sue tecnologie militari avanzate, sebbene sia indubbio che Pechino dal canto suo abbia già messo in atto le opportune precauzioni e contromisure.

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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