Zelensky sotto tiro. Zaluzhny su Vogue. I russi svelano il complotto anglo-americano a Kiev

Negli ultimi giorni Analisi Difesa ha evidenziato con un editoriale e in un’intervista sul Canale Tou Tube “Il Contesto” il rapido e radicale cambio di narrazione nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky da parte della politica occidentale (sulle due sponde dell’Atlantico), e dei media anglosassoni e di alcuni media ucraini finanziati da nazioni aderenti alla NATO, sottolineando come tutti gli indizi indichino la preparazione a un cambio della guardia alla guida dell’Ucraina.
Con il pretesto dei provvedimenti presidenziali per limitare la lotta alla corruzione (piaga certo non nuova in Ucraina ma quasi del tutto ignorata in Occidente), la Ue ha già tagliato 1,5 miliardi di fondi destinati a Kiev mentre diverse testate giornalistiche, da New York a Londra a Kiev, hanno cominciato a dipingere Zelensky come “parte dei problemi dell’Ucraina” o addirittura come una minaccia che “mina la democrazia ucraina”, peraltro da tempo soffocata se non inesistente.
A conferma delle tensioni che si registrano a Kiev, la neo premier Yulia Svyrydenko (nella foto sotto) ha reso noto che potrebbe annullare la visita in Giappone, prevista per il 9 agosto, a causa delle proteste scoppiate in Ucraina in seguito all’adozione di una legge che limita i poteri delle agenzie anticorruzione. La notizia è stata diffusa ieri dall’agenzia giapponese Kyodo, citando fonti del governo nipponico, aggiungendo che la delegazione ucraina a Tokyo, a più basso livello, potrebbe essere guidata dal vice primo ministro ucraino per l’Integrazione europea ed euro-atlantica Taras Kachka e dal ministro dell’Economia, Oleksii Sobolev.
Del resto è difficile cedere che le proteste che interessano da giorni Kiev e una dozzina di città possano essere spontanee in una nazione che ha zittito ogni forma di opposizione e contestazione interna con la dura repressione attuata dai servizi di sicurezza interna (SBU) e l’accusa di essere “filo-russi” attribuita a ogni forma di dissenso.
Benché Zelensky si sia impegnato a rivedere, anche se in modo poco convincente, la legge che pone sotto il controllo presidenziale le agenzie anti-corruzione, la UE minaccia di sospendere gli aiuti finanziari all’Ucraina per 50 miliardi di euro fino al 2027. Kiev avrebbe confermato di aver ricevuto la lettera ufficiale da Bruxelles, nella quale si afferma che “l’assistenza finanziaria del fondo UE sarà congelata se la situazione non verrà risolta”.
Provvedimento che rischia di mettere in ginocchio l’Ucraina, già vicina al collasso militare sui campi di battaglia, ma che sembra avere l’obiettivo a cortissimo termine di “sfiduciare” Zelensky e il suo governo che è appena nato da un rimpasto le cui cause sono anche legate alla corruzione di ministri ed esponenti di spicco dell’amministrazione.
A Washington i senatori della Commissione Affari Esteri la democratica Jeanne Shaheen e il repubblicano Lindsey Graham, tra i più accesi fans della causa ucraina, hanno rilasciato una dichiarazione in seguito all’approvazione della legge tesa a indebolire l’Ufficio Nazionale Anticorruzione dell’Ucraina (NABU) e la Procura Specializzata Anticorruzione (SAPO), in cui si esprime il timore che “vada contro l’enorme spirito combattivo dell’Ucraina, nonché contro le aspettative dei cittadini ucraini e della comunità internazionale.
Uno degli argomenti più utilizzati per porre fine al sostegno all’Ucraina è che il Paese fosse invaso dalla corruzione. Riconosciamo che l’Ucraina continua a compiere progressi su questo fronte e sollecitiamo il governo ad astenersi da qualsiasi azione che ne comprometta i progressi”.
L’accordo segreto sulle Alpi
A fornire ulteriori dettagli circa i programmi di Londra e Washington per sostituire Zelensky ha provveduto ieri un rapporto del Servizio di Intelligence Estero russo (SVR) ripreso dall’agenzia TASS.
Secondo quanto riferito dall’SVR, funzionari statunitensi e britannici hanno organizzato un incontro segreto in una località turistica sulle Alpi, a cui hanno partecipato Andrey Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino, Kirill Budanov, capo della Direzione Generale dell’Intelligence del Ministero della Difesa ucraino, e Valery Zaluzhny, ex comandante in capo delle forze armate ucraine, rimosso da Zelensky e ora ambasciatore di Kiev a Londra.
“Americani e britannici hanno annunciato la loro decisione di proporre Zaluzhny alla presidenza ucraina. Yermak e Budanov (a destra nella foto qui sotto) hanno incassato dagli anglo-americani la promessa di consentire loro di mantenere le loro attuali posizioni e di tenere conto dei loro interessi nel prendere decisioni su altre questioni relative al personale”, ha sottolineato l’SVR.
Secondo l’agenzia di intelligence russa, “l’accordo raggiunto sulle Alpi getta luce sulla causa profonda del recente scandaloso tentativo del ‘presidente’ di limitare i poteri dei meccanismi locali anticorruzione”. “Spalancando il campo politico a Zaluzhny, Yermak aveva ‘incastrato’ Zelensky convincendolo che un simile passo non avrebbe rovinato le relazioni di Kiev con i partner occidentali, ma in realtà aveva creato un pretesto all’Occidente per avviare una campagna volta a rimuovere dal potere il presidente ‘scaduto’ per la sua ‘violazione della democrazia’”, si legge nella nota.
L’SVR ha inoltre evidenziato che la decisione “è diventata la condizione principale per ‘ripristinare’ le relazioni di Kiev con i partner occidentali, in primo luogo Washington, e per la continuazione degli aiuti occidentali all’Ucraina nel suo confronto con la Russia”.
La nota diffusa dall’SVR si conclude con una nota propagandistica rivolta all’opinione pubblica ucraina: “L’incontro tenutosi e i suoi risultati offrono un motivo per rivolgersi ai cittadini ucraini. Ebbene, le elezioni del nuovo presidente del vostro Paese si sono svolte in una località alpina. È davvero così che immaginavate il trionfo della ‘democrazia, indipendenza e autodeterminazione’ ucraina che sognavate da così tanto tempo?”.
Il mandato di Zelensky è scaduto nel maggio 2024 e il generale Zaluzhny prima di venire rimosso dalla guida delle forze armate nel momento più difficile della battaglia di Bakhmut e dopo il fallimento della controffensiva ucraina del 2023, era considerato da molti un temibile rivale del presidente se si fosse presentato alle elezioni che Zelensky non ha però mai indetto adducendo la motivazione della guerra in corso e della legge marziale in vigore.
Zaluzhny è stato rimosso dopo che diversi osservatori avevano riferito di aperti contrasti con Zelensky sulla gestione bellica ma legati anche al crescente consenso popolare del generale.
Il report dell’SVR, servizio guidato da Sergej Naryškin, è circostanziato e ben si inserisce nelle manovre in atto da alcuni giorni in Occidente e in Ucraina tese a screditare Zelensky, anche se l’obiettivo di Mosca, come si evince dall’aver reso pubblico il rapporto d’intelligence, punta chiaramente ad approfittare della crisi in atto all’interno dei palazzi del potere di Kiev e tra l’Ucraina e i suoi alleati-sponsor della NATO per indebolire ulteriormente la scarsa fiducia della popolazione ucraina nei propri leader e nel governo.
Sempre a Mosca, Valery Zharikhin, vicedirettore dell’Istituto dei Paesi della CSI, ha commentato alla TASS il report dell’SVR sottolineando che “Zelensky non è il legittimo presidente dell’Ucraina, quindi se Washington e Londra decidessero di sostituirlo con l’ex comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny, dovranno legittimare la sua autorità attraverso le elezioni, subordinatamente a un cessate il fuoco.
Si pone la questione di stabilire un meccanismo adeguato”, ha spiegato Zharikhin. “Se intendono rovesciare Zelensky, sebbene siano abituati a tali azioni, c’è un problema fondamentale: Zelensky manca di legittimità. Rimuoverlo significherebbe che anche qualsiasi successore mancherebbe di legittimità. Per condurre le elezioni, una tregua è necessaria, ma una tale tregua non può essere raggiunta alle loro condizioni.”
Zharikhin non crede al potenziale interesse americano per Zaluzhny. “Non è ancora chiaro perché gli Stati Uniti potrebbero favorire Zaluzhny come presidente dell’Ucraina. Dopotutto, è uno strumento dell’influenza britannica.”
GUR vs SVR
I servizi segreti militari ucraini (GUR) hanno definito le rivelazioni dell’SVR russo “fake-news volte a destabilizzare la situazione in Ucraina, sostenendo che Kyrylo Budanov, Andrii Yermak e Valerii Zaluzhnyi si sarebbero incontrati in segreto sulle Alpi e avrebbero complottato per sostituire Zelensky.
I principali propagandisti dello stato aggressore russo, insieme alle numerose risorse della stampa scandalistica del Cremlino, stanno diffondendo disinformazione su un incontro segreto che si presume abbia avuto luogo sulle Alpi tra esponenti militari e statali ucraini e rappresentanti degli Stati Uniti e del Regno Unito.
La menzogna mira ad aumentare la tensione pubblica in Ucraina, seminare sfiducia nella leadership militare e politica, spostare l’attenzione pubblica dalla guerra alle elezioni, provocare discordia e indebolire la capacità del nostro stato di offrire resistenza armata agli occupanti russi.”
Ukrainska Pravda, Times e New York Times
“Zelensky vuole mettere a tacere ogni critica”, ha affermato a The Times Sevgil Musayeva, direttore di Ukrainska Pravda in un articolo di cui riportiamo qui sotto alcuni brani.
“Il presidente Zelensky e il suo capo di gabinetto, Andriy Yermak, hanno oltrepassato una linea rossa. Stanno smantellando l’infrastruttura anticorruzione indipendente del Paese. Ukrainska Pravda è il prossimo obiettivo”, ha dichiarato Musayeva. “Non mi piace quello che sta succedendo con le persone che criticano il governo. In questo momento terribile, con tutti questi Shahed (i droni russi che colpiscono l’Ucraina) Zelensky trova il tempo per fare pressione sui giornalisti”.
Sei delle più grandi aziende ucraine avevano contattato telefonicamente l’ufficio vendite pubblicitarie dell’emittente per recedere dagli accordi di sponsorizzazione di lunga data, spiegando di essere state dissuase dall’amministrazione presidenziale, ha affermato Musayeva. “Ad esempio, abbiamo perso da due a tre sponsor per un evento mensile, ovvero 20.000 dollari al mese nell’ultimo anno, per un totale di 240.000 dollari solo da queste aziende”, ha affermato.
Ha inoltre affermato che l’ufficio presidenziale aveva impedito ai funzionari di parlare con il suo staff, affermando che quando lo facevano venivano chiamati e rimproverati dal consigliere per le comunicazioni del presidente, Dmytro Lytvyn.
Lytvyn ha negato le accuse. “Questo organo di stampa ha ripetutamente pubblicato accuse infondate contro di me personalmente, sostenendo che presumibilmente chiamerei sindaci, inserzionisti pubblicitari o interferirei in altro modo con le loro vite”, ha affermato.
“Quando Ukrainska Pravda fu fondata, la sua missione era la libertà di parola. Poi, durante i primi giorni della guerra, abbiamo sostenuto molto il nostro presidente“, ha detto Musayeva. “In seguito, abbiamo deciso che la corruzione in Ucraina esiste ancora e che dobbiamo contrastarla. Ora, il nostro obiettivo è semplicemente non diventare come la Russia. L’Ucraina ha una sola via da seguire: la democrazia“.
Da quando è iniziato il conflitto Ukrainska Pravda ha ricevuto anche fondi occidentali, come la quasi totalità dei media ucraini; maggiori finanziatori, oltre ai singoli governi, sono stati USAID, Unione Europea e National Endowment for Democracy, organizzazione statunitense solo ufficialmente non governativa ma finanziata dal Congresso.
E’ però curioso che emergano proprio oggi le polemiche tra il giornale e il governo di Kiev e che il Times ne intervisti proprio in questi giorni il direttore riportandone con ampia visibilità le accuse a Zelensky.
Certo il Times tiene a evidenziare che “gli osservatori dei media affermano che in Ucraina c’è ancora molto spazio per la libertà di parola. “Il governo sta orientandosi verso l’autoritarismo, anche se non direi che la libertà di parola sia scomparsa. Abbiamo ancora la possibilità di dire e pubblicare qualsiasi cosa vogliamo”, ha affermato al giornale britannico Nataliya Ligachova di Detektor media, un osservatorio indipendente dei media.
“Ma il governo cerca di controllare le voci chiave dove può. Possono controllare la “Telethon” – la maratona di United News trasmessa sui canali televisivi nazionali – e il canale televisivo parlamentare senza alcuna vergogna. C’è un desiderio di controllo. Ma non hanno i mezzi per attuarlo pienamente.”
Se il britannico Times offre ampio spazio a dure e aperte critiche a Zelensky dall’interno dell’Ucraina, lo statunitense New York Times ha commentato che “la decisione dell’UE sembra segnalare una nuova volontà di ammonire il governo di Zelensky sulla politica interna durante la guerra. Solleva anche dubbi sul fatto che il consenso intorno a Zelensky possa iniziare a svanire tra gli alleati occidentali dell’Ucraina.
James Wasserstrom, un esperto americano di anticorruzione, ha dichiarato in un’intervista che “c’è esasperazione nei confronti di Zelensky nella comunità dei donatori”.
Operazione Vogue
Il maggiore indizio di come gli sponsor anglo-americani di Kiev stiano mobilitando media e politica per mettere all’angolo il presidente ucraino rappresentato dalle ombre sempre più cupe che vengono gettate ogni giorno su Zelensky e le luci che contemporaneamente si accendono, sempre più abbaglianti, a illuminare la figura del generale Zaluzhny.
Nei giorni scorsi le sue valutazioni sul conflitto e la cooperazione tra Ucraina e NATO hanno trovato ampio spazio sui media ucraini (UNIAN e Nexta) e occidentali (LB Life e DefenceMatters.eu) ma la consacrazione del generale come leader è giunta chiaramente il 27 luglio dall’edizione ucraina di Vogue.
Lo stesso giornale, meglio ricordarlo, che con articolo e servizio fotografico nel 2022 consacrò Zelensky (assieme alla moglie Olena) come eroe impavido e paladino dell’Occidente nella guerra contro la Russia.
Zaluzhny su Vogue ha abbandonato la mimetica e i selfie con i ritratti di Stepan Bandera preferendo immagini che lo ritraggono in più rassicuranti eleganti abiti borghesi, in atteggiamento riflessivo ma con sguardo determinato ma con un accenno di sorriso. Da leader più che da condottiero.
Il lungo testo pubblicato da Vogue Ucraina, pacato ma intriso di nazionalismo e appelli all’unità, ripercorre dall’infanzia la sua vita sempre in un’ottica patriottica, esaltando la lingua e cultura ucraina ma guardando al futuro.
Un testo che riproduciamo in coda a questo articolo (tradotto in italiano dall’ucraino con il traduttore di Google) che contiene anche un decalogo delle lezioni che ha imparato in questi anni di guerra.
“Nonostante tutte le avversità, continuiamo a combattere. Tutti insieme. E mentre facciamo il nostro lavoro, ci troviamo di fronte a scenari e visioni diverse. Dalle opzioni per porre fine alla guerra agli scenari per lo svolgimento delle elezioni” scrive Zaluzhny traendo le conclusioni.
Più che un articolo, meglio definirlo un discorso programmatico con cui Zaluzhny sembra prepararsi (e viene preparato) a fare il presidente.
E se non vogliamo credere ai rapporti dei servizi segreti russi, possiamo tranquillamente dare credito a Vogue.
Foto: Volodymyr Zelensky/X, Telegram e Vogue
Vogue Ucraina
Valeriy Zaluzhny — Sulle radici dell’identità, il potere dell’unità e le più importanti lezioni storiche per gli ucraini
27 luglio
Il Generale di Combattimento, ex Comandante in Capo delle Forze Armate e attualmente Ambasciatore dell’Ucraina nel Regno Unito, Valeriy Zaluzhny, nella sua rubrica riflette sulle radici dell’identità, sul potere dell’unità e sulle più importanti lezioni storiche che gli ucraini sono costretti a imparare in questo momento.
Sono nato nel 1973 in una normale città ucraina, in una normale famiglia ucraina. Ricordo bene la mia infanzia. Per qualche ragione, a differenza della mia giovinezza, è durata molto a lungo. Questo probabilmente perché eravamo figli di genitori nati dopo una guerra grande e crudele, che erano diventati quasi l’unica speranza per il futuro del Paese. Loro, i nostri genitori, sembravano avere una fiducia enorme in questo futuro e quindi hanno portato avanti con costanza il programma statale. Così siamo nati noi, i futuri costruttori del comunismo, la cui infanzia è stata davvero lunga, perché dovevamo prima crescere per raggiungere il futuro luminoso che ci si aspettava.
Forse conservo ricordi così cari di quegli anni perché, come diceva Vasyl Aleksandrovich Sukhomlynsky, “gli anni dell’infanzia sono, prima di tutto, l’educazione del cuore”. Secondo la sua teoria, è in tenera età che si forma la personalità, si sviluppano le qualità morali, l’intelligenza emotiva e la capacità di empatizzare. Anch’io sono cresciuto, evolvendomi e cambiando gradualmente sotto l’influenza di quel mondo lontano di colori ed emozioni.
Tutti nella nostra famiglia parlavano ucraino. Ma ho indossato la mia prima vyshyvanka da adulto. A quei tempi, nella città in cui sono cresciuto, si cantavano molte canzoni ucraine. C’era anche molta letteratura e riviste in ucraino. Nella modesta casa di mio nonno, dove ho trascorso la mia infanzia, non ricordo un solo libro russo, a parte i libri di testo di mia madre sulla letteratura russa. Tra l’altro, in seguito mi sono tornati molto utili.
D’altra parte, la grande città dove vivevano i miei genitori era diversa. Noi, che parlavamo ucraino, eravamo come degli stranieri. In un campo militare, abbiamo dovuto “imparare la lingua”. Questa lingua mi è venuta dalla strada. Ma poi non ci ho pensato. Erano come amici con cui giocavamo a calcio fino al primo sangue versato e ci picchiavamo a vicenda sui nostri vicini. Per questo, avevamo bisogno di una lingua. La loro lingua.
Più tardi, nel 2015, mentre studiavo attentamente il rapporto dell’intelligence, mi sono ricordato sia di quella lingua che della nostra squadra di calcio di strada. Quasi tutti coloro che un tempo ci avevano insegnato la “lingua principale” “giocavano” nel nostro territorio occupato. Ma ora non parliamo di loro. E di noi, di coloro che sono l’Ucraina. Per capire chi siamo e cosa significhiamo per gli altri, vorrei ricordare un’altra storia. Questa è la storia di una donna meravigliosa, nata e cresciuta in Crimea, ma che vive a Kiev e aiuta instancabilmente il fronte durante la guerra. È un po’ più giovane di me, ma più saggia. Una volta me lo disse. Vedete, mi sono reso conto di vivere in Ucraina solo da adolescente, quando ho ricevuto il passaporto di cittadino ucraino. Oggi, lei, io e milioni di persone completamente diverse siamo ucraini. E siamo noi, diversi per origine, luogo di nascita, fede e persino colore della pelle, che oggi formiamo un concetto davvero grandioso: lo Stato ucraino. Perché lo Stato siamo noi.
E quindi, parlando del nostro Paese e del suo ruolo oggi, possiamo parlare solo di noi: il popolo unito nello Stato ucraino. Non c’è nient’altro, di astratto, che possa sostituire il concetto di Stato. Tutto ciò che contiene siamo solo tu ed io. Noi, coloro che vivono ora. E siamo noi i responsabili di oggi e di ciò che accadrà domani.
Quindi, cosa significhiamo noi, tutti insieme, per il mondo? Forse sarebbe meglio prima dire al mondo quali lezioni abbiamo imparato negli ultimi anni estremamente difficili. Abbiamo il diritto di dirlo perché siamo sopravvissuti alla guerra più sanguinosa del XXI secolo. Perché stiamo combattendo e difendendoci da soli, contro il nemico più brutale dai tempi del fascismo. Un nemico che per decenni ha coltivato l’odio nei nostri confronti in milioni di cittadini, con una propaganda che solo l’ultimo Goebbels poteva competere. Quindi.
Lezione 1 – Non ci siamo lasciati ingannare. Perché siamo il popolo e lo Stato. Non ci siamo lasciati distruggere nella fredda notte del 24 febbraio 2022, ed è per questo che esistiamo e combattiamo ancora. Non è stato uno Stato astratto a farlo, ma noi, il popolo ucraino. Confidate in Dio e non abbiate paura: una società che cerca la sicurezza deve essere pronta a pagarne le conseguenze.
Lezione 2 – La grandezza e la potenza del nemico non sono sempre quelle che i suoi leader e propagandisti immaginano. Lo spirito che dilania il corpo in battaglia è l’unica misura della forza, anche nelle condizioni di una guerra ad alta tecnologia.
Lezione 3 – Un vicino che ti aiuta nei guai, aiuta prima di tutto se stesso. Se non è venuto ad aiutarti, è parte dei tuoi guai. Devi essere amico dei tuoi vicini. E da coloro che non vogliono esserlo, devi essere in grado di difenderti.
Lezione 4- Il nemico che non ti ha sconfitto sul campo di battaglia ti sconfiggerà alle spalle nello stesso momento. Con la stessa forza, ma in modo più insidioso. Con le stesse intenzioni, verrà dal tuo vicino per aiutarti.
Lezione 5 – I miracoli non accadono in guerra. Alcune leggi che governano la guerra sono vecchie di migliaia di anni, altre stanno emergendo proprio ora. Solo che influenzano il corso della guerra. A volte, per capirlo, bisogna pagare un prezzo molto alto. L’ignoranza di queste leggi non ti protegge dalla sconfitta.
Lezione 6 – Quando pensi alla vittoria, devi essere pronto a stare da solo. La tua vittoria non è sempre vantaggiosa per i tuoi alleati. Chi non combatte per la propria vita ne trae sempre beneficio. E inoltre: le armi che non portano benefici non vengono usate. Che tipo di armi siano, non lo dirò.
Lezione 7- La risorsa più costosa in guerra sono le persone. E non solo perché non possono essere ripristinate rapidamente, ma anche perché possono essere perse mentalmente e rese inutili. Il nemico lavora costantemente su questo, e non solo sul campo di battaglia.
Lezione 8 -Quando combatti da solo contro un nemico più grande, pensa: quale vittoria vuoi e puoi ottenere ora, e quale in futuro. Le decisioni hanno il loro tempo. Non è sempre ora.
Lezione 9 – I tuoi amici e alleati non sempre la pensano come te. A volte hanno bisogno di tempo per capire anche le cose semplici. Come diceva Timothy Snyder, il nostro compito è rendere ovvio agli altri ciò che è ovvio per noi. A volte si discute anche attorno a quel nemico. Questo è il momento di rafforzare l’amicizia e spiegare la verità.
Lezione 10 – Ogni giorno in guerra è una nuova lezione o la morte. È meglio imparare queste lezioni senza la guerra. Altrimenti, dovremo impararle dall’esperienza di coloro che sono riusciti a sopravvivere.
Nonostante tutte le avversità, continuiamo a combattere. Tutti insieme. E mentre facciamo il nostro lavoro, ci troviamo di fronte a scenari e visioni diverse. Dalle opzioni per porre fine alla guerra agli scenari per lo svolgimento delle elezioni. Questo è fatto da persone che spesso fanno parte della nostra società. Coloro che dovrebbero almeno provare a cambiare qualcosa. Ma siamo ancora in piedi. E finché siamo in piedi, contiamo molto per il mondo.
Ci siamo uniti e siamo diventati forti. E quindi – soggettivo. Posso immaginare la sorpresa e la delusione dei nostri politici e di quelli occidentali negli anni ’90 e 2000. Anche i generali sovietico-ucraini erano sorpresi. Ma ce l’abbiamo fatta. E oggi parliamo di noi stessi a gran voce, perché possiamo essere ascoltati bene anche dall’altra parte del pianeta. Quindi, abbiamo già il diritto di scegliere. Noi, comuni ucraini, che fino a poco tempo fa guardavamo in una direzione, poi nell’altra. La nostra forza oggi ci dà la possibilità di formare un nuovo ordine mondiale. E non un ordine monopolare totalitario. E almeno con una possibilità per i valori democratici. Noi diamo questa possibilità.
In un mondo che è cambiato irreversibilmente, siamo noi, l’Ucraina, che ogni giorno diamo ai nostri vicini, l’Europa, la possibilità di salvare la nostra sicurezza e i nostri cittadini. È sulle nostre spalle, insieme a voi, che si regge la pace in Europa. Siamo noi, lasciati soli in assenza di proiettili e cannoni, che siamo riusciti a mettere in moto la ruota del progresso scientifico e tecnologico. Le tecnologie che abbiamo inventato non solo hanno cambiato l’idea di sicurezza, ma possono anche salvare l’umanità da una nuova piaga. Siamo aperti a coloro che non ci hanno abbandonato. Oggi abbiamo l’esercito più grande e più pronto al combattimento del continente europeo. Ed è quindi attorno a noi, al nostro coraggio, al nostro eroismo e alla nostra innovazione che è possibile costruire una nuova architettura di sicurezza in Europa.
Dopotutto, stiamo lottando per il diritto alla vita per noi stessi e per i nostri figli. E solo per loro creiamo il nostro futuro. Ciò che sarà dipende solo da noi. Ci sono sufficienti esempi nella storia mondiale. Ma stiamo scrivendo la nostra storia proprio ora.
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.