L’Iran cerca aerei da combattimento: i J-10C cinesi compensano i ritardi dei Su-35 russi?

 

Di fronte alla percezione di una superiorità aerea avversaria acutizzata dalle recenti operazioni militari israeliane che hanno evidenziato significative lacune nella propria difesa aerea, l’Iran starebbe accelerando drasticamente i suoi sforzi per ammodernare la flotta di aerei da combattimento.

La priorità assoluta è chiara: potenziare rapidamente la propria Aeronautica (IRIAF) non potendo più fare affidamento esclusivamente sui sistemi di difesa aerea basati a terra, insufficienti per proteggere un paese così vasto e dotato di una complessa orografia.

La flotta iraniana è composta prevalentemente da modelli obsoleti risalenti all’epoca dello Shah, come gli statunitensi F-4 Phantom II (nella foto a lato), F-5E/F Tiger II e F-14A Tomcat, con circa 150 esemplari operativi (prima della guerra di giugno con Israele che ha portato alla distruzione di u8n buon numero di velivoli) ma difficili da mantenere a causa delle continue sanzioni. Anche i pur presenti fino a 18 MiG-29A/UB sono spesso non operativi.

Come ampiamente trattato da Analisi Difesa, da tempo l’Iran aveva riposto speranze nell’acquisizione di caccia russi Su-35 in un continuo tira e molla che dura oramai da tre anni. Un primo contratto del 2016 per 24 Su-30SK/MK era fallito a causa delle sanzioni, ma nel 2023 era ripartito l’interesse per 50 Su-35.

Tuttavia, le consegne si sono arenate: Teheran avrebbe ricevuto solo un massimo di due velivoli (secondo altre fonti quattro), mentre il resto delle forniture è stato posticipato a tempo indeterminato.

Secondo Mikhail Zvinchuk, fondatore del canale Telegram militare russo Rybar, i ritardi sono attribuibili a una serie di fattori complessi piuttosto che a teorie cospirative.

Si parla di negoziati difficili su prezzo e specifiche, ostacoli logistici nell’esportazione di jet avanzati che richiedono piani dettagliati per la manutenzione, l’addestramento e le infrastrutture), ma soprattutto sfide di consegna dovute alle esigenze operative interne della Russia nell’ambito della guerra in Ucraina, la cosiddetta “Operazione Militare Speciale”.

A ciò si aggiungono le presunte interruzioni nella preparazione di una base sotterranea iraniana per i Su-35 (nelle grafiche sopra e sotto) a seguito di attacchi israeliani, un significativo divario di addestramento per i piloti iraniani abituati a aerei di vecchia generazione e il fatto che i Su-35 destinati all’Iran fossero originariamente costruiti per l’Egitto, che ha poi cancellato l’ordine, rendendo necessario un “refresh” tecnologico prima di essere “ready to combat”.

Premesso ciò, bisogna considerare che 24 esemplari per il vasto Paese iraniano (che ricordiamo essere il 17° nel mondo per superficie e 18° se consideriamo anche la Groenlandia) non sono un quantitativo idoneo alla difesa aerea nazionale.

In questo contesto di incertezza e urgenza, il caccia cinese Chengdu J-10C (nella foto d’apertura), nella versione da esportazione J-10CE, un multiruolo di generazione “4++”,  sta emergendo come la scelta più pragmatica e prioritaria per Teheran.

L’interesse per questi velivoli che si trascina da quasi due decenni è stato riacceso dopo la recente “guerra di 12 giorni” con Israele e, in modo significativo dai resoconti dei recenti scontri aerei tra India e Pakistan.

Si afferma che proprio i J-10C dell’Aeronautica Pakistana, armati con missili PL-15 cinesi, avrebbero abbattuto diversi caccia indiani, inclusi il modernissimo Dassault Rafale e il Sukhoi Su-30MKI, fornendo una “prova sul campo” della loro efficacia.

Le discussioni per l’acquisto del J-10C risalgono al 2015, quando si parlava di un contratto per 150 aerei, ma queste furono bloccate non soltanto da disaccordi sui metodi di pagamento (la Cina rifiutava il baratto con petrolio e gas, mentre l’Iran aveva scarsità di valuta), ma anche dalle sanzioni ONU in vigore fino al 2020.

Dopo la revoca dell’embargo, i negoziati ripresero per 36 unità, ma furono nuovamente posticipati.

Ora la situazione è cambiata: la necessità di modernizzazione è impellente e il recente via libera degli Stati Uniti (dal 24 giugno) per la Cina all’acquisto di petrolio iraniano senza incorrere in sanzioni ha riaperto la possibilità di uno schema di pagamento tramite baratto, una soluzione finanziariamente più accessibile per Teheran.

Il costo del J-10CE varia tra i 60 e i 90 milioni di dollari a esemplare con armamento, addestramento e ricambi inclusi.

Secondo Ilya Kramnik, ricercatore presso il Centro per lo Studio della Pianificazione Strategica dell’IMEMO RAS (Istituto di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali dell’Accademia Russa delle Scienze), l’Iran avrebbe bisogno di circa 400 aerei da combattimento.

Il J-10CE, essendo più economico del Su-35 e prodotto in grandi volumi dalla Cina (che non è impegnata in conflitti), potrebbe diventare la spina dorsale della nuova flotta iraniana.

«Il costoso Su-35 non sarà un acquisto di massa – ha affermato Kramnik – mentre il più economico J-10C può essere acquistato in grandi quantità. L’Iran non ha altre opzioni poiché la vendita di aerei occidentali è categoricamente esclusa. Il MiG-35 sarebbe adatto, ma come sappiamo non è ancora prodotto in serie.»

Quali sarebbero le altre opzioni al momento? Oltre al J-10, i commentatori militari iraniani stanno valutando diverse opzioni per rafforzare rapidamente le proprie capacità:

– FC-1/JF-17: Il noto progetto sino-pakistano di caccia leggero di 4ª generazione è considerato un’alternativa interessante per la sua efficacia, il costo contenuto e la relativa rapidità di consegna. Potrebbe servire come caccia multiruolo di massa.

– MiG-29 (modelli più vecchi): In una logica di “ottenere qualcosa molto rapidamente” viene persino considerato l’acquisto di vecchi modelli di MiG-29. Questi caccia sono già noti all’IRIAF e si presume siano disponibili in quantità significative nei magazzini russi e, pur essendo datati, sono comunque superiori a F-4 (nella foto qui sopra) e F-5 (nella foto qui sotto). L’industria della difesa iraniana ha già acquisito competenze nella riparazione dei MiG-29 consentendo una rapida rimessa in servizio e, in futuro, una potenziale modernizzazione a standard come il MiG-29SMT.

Gli eventi recenti nel cielo iraniano hanno lasciato una profonda impressione e la consapevolezza che non si possa più fare affidamento esclusivamente sulla difesa aerea tradizionale spinge Teheran a un’accelerazione senza precedenti nell’acquisizione di mezzi aerei da combattimento. Resta da vedere quanto rapidamente l’Iran riuscirà a rinnovare la sua flotta e se lo farà prima di un’eventuale nuova escalation.

Foto  IRNA , UAC, Chegdu e China Arms

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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