In aumento la produzione e l’impiego dei droni russi Geran-2

 

Le immagini satellitari pubblicate da Maxar dell’aeroporto militare russo di Primorsko-Ahtarsk, da cui vengono lanciati i droni kamikaze (loitering munitions) Geran-2 derivati dagli iraniani Shahed 136, mostrano depositi protetti per ospitare i droni, numerosi Geran-2 pronti al lancio e postazioni di lancio con tracce di acceleratori a razzo di partenza. In altri aeroporti, il lancio dei droni avviene da pickup e catapulte.

La Russia prevede di produrre quasi 80.000 droni d’attacco nel 2025, secondo il vice capo della Direzione principale dell’intelligence militare ucraino (GUR o HUR) Vadym Skibitsky.

Nel dettaglio si tratta di 40.000 Geran-2, 5.700 Harpiya-1 e circa 34.000 falsi bersagli del tipo Gerber, esche per la difesa aerea ucraina. La produzione è stata avviata su linee aggiuntive a Izhevsk e Yelabuga (o Alabuga) mentre la maggior parte dei componenti viene prodotta all’interno della Russia.

Secondo Skibitsky, l’obiettivo dell’Ucraina è sabotare questi piani e distruggere le capacità produttive.
Il 31 luglio 2025 a Kiev è stato rilevato un munizionamento vagante “Geran-2” con il numero Ы28435. Il ritmo di produzione si può giudicare dal fatto che a luglio 2024 sono stati registrati numeri Ы22**, e a gennaio 2025 numeri Ы138**.

Dall’esame dei numeri di matricola recuperati sui droni esplosi o abbattuti viene stimata una produzione mensile di oltre 2.000 Geran-2 al mese.

“Oggi il velivolo è già di produzione russa come il motore e il sistema di navigazione ad eccezione di alcuni chip e componenti di microelettronica. Le antenne utilizzate sono quelle della serie Comet”, ha specificato aggiungendo che questi progressi   “servono a ridurre la vulnerabilità dei droni alle contromisure elettroniche e a garantire una produzione continua anche in condizioni di sanzioni. La Russia vuole diventare indipendente nella produzione di questi armamenti, e ha le capacità per farlo”.

Alcune componenti dei Geram-2 potrebbero venire forniti ancora dall’Iran secondo quanto riferito dall’Ucraina che il 14 agosto ha portato a termine un raid con droni contro il porto russo sul delta del Volga, nel Mar Caspio di Olya, nella regione di Astrakhan.

E’ stato colpito, e dalle immagini diffuse su alcuni canali Telegram affondato, un cargo usato per il trasporto di armi, componenti di droni e munizioni in Russia, rendono noto fonti militari citate dall’Institute for the Study of War e da The War Zone.

E’ il primo attacco delle forze di Kiev non solo contro Olya, porto che viene usato come hub logistico per i rifornimenti per lo sforzo bellico di Mosca in arrivo dall’Iran, ma anche più in generale, contro obiettivi nel Mar Caspio.

Il porto di Olya è a quasi 650 chilometri dai confini ucraini. La nave, la Port Olya 4, è stata affondata, almeno parzialmente. Il governatore di Astrakhan ha confermato l’attacco ma ha precisato che tutti i droni sono stati distrutti e che non sono stati arrecati danni alle infrastrutture del porto. Una nave, ha ammesso, è stata danneggiata dai detriti di uno dei droni abbattuti.

Le forze armate di Kiev hanno rivendicato la paternità dell’attacco alla nave che sembra si trovasse in sosta in un porto iraniano due settimane prima.

Il 13 agosto il ministero della Difesa britannico ha reso noto che la Russia ha lanciato circa 6.200 droni contro l’Ucraina nel mese di luglio, segnando un nuovo record mensile e superando i circa 5.600 attacchi del mese precedente.

Anche l’aviazione a lungo raggio russa ha mantenuto un ritmo operativo sostenuto, con sette ondate di bombardieri che hanno lanciato oltre 70 missili da crociera contro obiettivi in Ucraina.

Foto Maxar e Telegram

 

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