I russi raggiungono Kostantiniyvka e riprendono l’avanzata in tutto il settore di Pokrovsk – AGGIORNATO

(aggiornato alle ore 23,55)
Le forze armate russe hanno conquistato la parte occidentale di Konstantiniyvka, nel distretto di Kramatorsk, nell’oblast di Donetsk. Lo riferisce l’agenzia russa TASS citando i report dell’opinionista militare russo Andrey Marochko, che ha accesso a fonti militari.
Da diversi giorni le truppe russe che hanno effettuato “l’accerchiamento operativo” di Kostantiniyvka (Kostantinovka per i russi) avevano raggiunto la periferia orientale della città, la più meridionale delle roccaforti che costituiscono la “linea fortificata” ucraina nell’oblast di Donetsk (Kostantiniyvka – Druzhkivka – Kramatorsk – Slovyansk), ma secondo quanto rivelato ieri dall’agenzia TASS le forze di Mosca sarebbero penetrate in città da ovest stabilendo un punto d’appoggio, perno per ulteriori penetrazioni nel centro urbano.
“I combattenti russi hanno stabilito un punto d’appoggio in due strade della città”, ha specificato l’esperto militare, citando dati provenienti dalle sue fonti. “Mentre lì si svolgono feroci battaglie, le nostre truppe continuano a presidiare diverse posizioni conquistate in precedenza”, ha aggiunto Marochko.
Inoltre, Mosca ha annunciato ieri che le sue truppe nella regione hanno assunto il controllo di Kleban-Byk e Sredneye. “La conquista di Kleban-Byk rappresenta un altro passo verso Kostantyniyvka, che ospita un’importante base logistica dell’esercito ucraino” ha reso noto il ministero della Difesa.
In attesa di conferme circa questi progressi russi in uno dei settori più delicati del fronte di Dometsk, gli importanti sviluppi nel settore di Kostantiniyvka vanno inseriti nel contesto più ampio che include una sezione del fronte di Donetsk che si stende a est dai confini con la regione di Dnipropetrovsk (dove i russi sono penetrati in più punti) fino a Chasiv Yar a ovest, i cui sobborghi occidentali sono stati ripuliti dalle ultime tenaci sacche di resistenza ucraina il mese scorso.
In questa sezione del fronte, lunga un centinaio di chilometri in linea d’aria ma oltre il doppio seguendo la prima linea sul terreno, i russi avanzano lentamente da mesi, sono penetrati il 26 luglio nel centro abitato di Pokrovsk e stanno progressivamente chiudendo le “sacche” di Pokrovsk e Kostantinivka applicando lo stesso schema già osservato in battaglie precedenti, cioè lasciando al nemico una via di fuga e di rifornimenti aperta ma esposta al fuoco di artiglieria e droni russi.
In questo settore, lL’elemento di svolta che ha modificato lo sviluppo delle operazioni aprendo alcuni interrogativi circa gli obiettivi russi, è stata l’offensiva a nord est di Pokrovsk che ha permesso l’11 agosto ai russi di avanzare rapidamente verso nord superando l’ultima linea fortificata ucraina.
All’inizio di agosto le fonti ufficiali di Kiev hanno inizialmente negato la penetrazione russa in città, poi ridimensionandola a una ricognizione e infine annunciando di aver respinto i russi dall’abitato Pokrovsk. Affermazioni rivelatesi false in base alle geolocalizzazioni delle truppe e smentite persino dalle fonti più accanitamente filo-Kiev come l’Institute for the Study of the War e le sue dettagliate mappe.
Circa lo sfondamento a nord est di Pokrovsk, lo sviluppo delle operazioni negli ultimi giorni non ha chiarito il reale obiettivo dei russi che hanno conquistato Krasniy Liman, stringendo ulteriormente la morsa intorno a Myrnograd continuando fino al 15 agosto ad avanzare verso nord.
Successivamente l’afflusso di rinforzi ucraini costituiti dal Corpo Azov e da alcune brigate Territoriali e della Guardia Nazionale avrebbe permesso alle forze di Kiev di riconquistare parte del terreno perduto.
Il 16 agosto il portavoce del Raggruppamento Dnipro, Viktor Trehubov, ha riferito che le forze ucraine erano riuscite a stabilizzare la situazione a est e a nord est di Dobropillya e nella zona di Prokrovsk, dopo che la repentina avanzata di unità russe.
“I militari ucraini continuano a neutralizzare i commando russi che erano riusciti a infiltrarsi oltre le linee, occupando postazioni che non sono riuscite a consolidare. I tentativi russi di dispiegare altre forze nella zona di Dobropillya sono fino a ora stati respinti dagli ucraini” ha detto il portavoce.
“Pokrovsk è ora libera dai russi che erano riusciti a entrarci, così come le località di Hruzke, Rubizhne, Novovodyane, Petrivka, Vesele e Zolotyi Kolodyaz, a nord est di Dobropillia. Stabilizzata parzialmente la situazione anche lungo la linea Vesele-Zolotyi Kolodyaz-Kucheriv Yar”.
Il giorno precedente il comando del Corpo Azov aveva annunciato la riconquista di sei villaggi precedentemente caduti in mano russa.
Di queste notizie una è apparsa subito palesemente falsa: i russi non sono stati respinti dalle postazioni conquistate nel centro urbano di Pokrovsk (dove secondo il canale Telegram ucraino UkrLeaks restavano al 13 agosto 1.300 abitanti degli oltre 60mila residenti nel 2022), come confermano tutte l fonti, dai blogger russi e ucraini ai rilievi dell’’ISW, che non aveva inizialmente trovato conferme neppure alla riconquista di alcuni villaggi raggiunti dai russi a nord est della roccaforte ucraina, confermata poi il 21 agosto.
Le mappe diffuse dai blogger militari russi e dell’ISW riportano leggere differenze nel registrare il controllo dell’area più settentrionale raggiunta dallo sfondamento russo a nord-est di Pokrovsk ma nelle ultime 48 ore anche l’ISW ha rilevato che i russi hanno ripreso l’offensiva pure in direzione nord, in seguito all’arrivo di rinforzi il cui compito principale nei giorni scorsi è stato però il consolidamento delle posizioni alle spalle della linea Novi Donbas – Novy Shakove – Shakove, fondamentale per scoraggiare attacchi ucraini sui fianchi e alimentare lo sforzo offensivo in quello che molti definiscono ormai il “Saliente di Dobropillya” (nella mappa qui sotto).
I russi avrebbero quindi ripreso il controllo di Zoloty Kodolyaz (che avevano occupato nello slancio offensivo dell’11 agosto) e di parte dei territori che gli ucraini avevano annunciato di aver riconquistato, e hanno affermato ieri di aver inflitto severe perdite al Corpo Azov.
Nella giornata di oggi gli ucraini hanno lanciato nuovi contrattacchi, confermati anche da blogger militari russi, affermando di aver liberato alcuni villaggi: un successo tattico registrato a che dall’ultima mappa pubblicata dall’ISW (qui sopra).
Quali obiettivi?
Non sono quindi ancora chiari gli obiettivi che Mosca intende perseguire nel “Saliente di Dobropillya”. A ovest i russi potrebbero allargare le operazioni attaccando da due lati Sofiivka, a est potrebbero puntare a circondare Dobropylla mentre più a sud lo sfondamento russo ha reso ancora più ardua la difesa di Mirmograd e Pokrovsk.
Obiettivi certo importanti ma contingenti, insufficienti a chiarire se lo sfondamento russo persegua in questo settore un obiettivo strategico oppure se il cedimento delle forze ucraine due settimane or sono abbia più semplicemente offerto un ampio ventaglio di opportunità che i russi cercano di sfruttare al meglio.
I blogger militari russi di Slavyangrad valutano che il vero obiettivo dell’attacco a nord di Pokrovsk, così come nell’area di Krasny Liman e Rodynske, non fosse tanto l’avanzata in sé, quanto piuttosto esercitare la pressione sul fianco con il compito di immobilizzare le forze ucraine, costringendole a ridistribuire le riserve e indebolendo così la stabilità della difesa in altri settori.
I russi quindi non mirerebbero a penetrare in profondità dietro le linee ucraine, ma piuttosto ad attirare le forze di Kiev in un punto specifico per indebolire il fronte. Insomma, l’ormai noto obiettivo di privilegiare l’annientamento delle forze nemiche invece della conquista più rapida di territorio.
In questo scenario, l’attacco a nord apparirebbe come un’operazione diversiva tesa ad assorbire le riserve ucraine.
Analisti militari polacchi ritenevano nei giorni scorsi che le unità ucraine ridispiegate rapidamente per tappare la falla a nord-est di Pokrovsk non fossero in grado di operare “a piena capacità” e si limitassero ad agire in modo frammentario a causa dei continui raid aerei russi con bombe plananti guidate sganciate sui punti di concentramento delle unità ucraine e quando queste si avvicinano alle linee russe.
Bombardamenti costanti che avrebbero reso impossibile per gli ucraini organizzare un ampio contrattacco, aspetto che spiegherebbe il limitato impatto del tentativo di respingere i russi dal saliente e la rapida ripresa dell’avanzata russa verso nord.
L’ampio impiego di bombe FAB da 500 a 3.000 chili con sistema di guida UMPK e di droni FPV avrebbe inibito le capacità di contrattaccare delle unità ucraine confluite in questo settore (oltre al Corpo Azov, la 93a brigata meccanizzata, l’82° battaglione d’assalto aviotrasportato e i reggimenti 1°, 210° e 425°, non è chiaro se a pieni organici) per respingere i russi dal saliente.
L’indebolimento di questi reparti potrebbe determinare ulteriori crisi nel settore di Pokrovsk dove secondo lo stato maggiore ucraino i russi schierano oltre 110.000 soldati e prevedono l’arrivo di ulteriori rinforzi. I blogger militari del canale Telegram russo Cronaca Militare valutano che “i tentativi di fermare lo sfondamento russo con le unità ucraine migliori si traducono in un loro esaurimento senza alcun effetto significativo”.
A questo proposito fonti dell’unità Azov hanno confermato che “le forze armate ucraine sono praticamente prive di riserve, e che le brigate in prima linea sono al 30% degli effettivi. Con così poco personale le brigate possono forse difendere postazioni fisse ma non hanno gli organici per manovrare.
Il canale Telegram “Operazione Z” ha ripreso le affermazioni di un militare ucraino addetto alla ricognizione aerea, Alexander Karpyuk, che ha evidenziato la superiorità dei russi in tutti i campi lamentando la carenza di mine per cercare di stabilizzare il fronte e rallentare il nemico e confermando la superiorità dei russi nella guerra dei droni con “moltissimi nostri droni da ricognizione abbattuti sia a 3/7 km dal fronte, che più in profondità, a 20/30 chilometri. Un esacottero pesante Baba Yaga prima riusciva ad effettuare 100 sortite, ora arriva a farne 10/15. La nostra fanteria non è protetta. I russi continuano a colpire la logistica e a deporre mine. Veniamo metodicamente spinti indietro. Il nemico ha sistematicamente l’iniziativa. Questo spiega l’attuale situazione”.
Ovviamente tutte le informazioni fornite da fonti ufficiali e blogger militari russi e ucraini vanno prese con le molle ma l’andamento delle operazioni sul terreno considerate sembrerebbe confermare le crescenti criticità delle forze ucraine.
Analisi Difesa aveva subito ipotizzato che i russi puntassero decisamente verso nord con l’obiettivo di chiudere la strada dei rifornimenti e della ritirata alle guarnigioni ucraine poste a difesa delle ultime roccaforti nella regione di Donetsk e in particolare di Kramatorsk.
Del resto l’ormai completato accerchiamento operativo di Pokrovsk e Kostantiniyka potrebbe indurre i russi a non premere immediatamente per la conquista di questi centri (dal momento che gli ucraini non sembrano avere riserve consistenti per cercare di rompere l’assedio), impiegando un maggior numero di truppe per una puntata offensiva a nord che si sviluppi alle spalle di Kramatorsk e Slovyansk.
Un’operazione che, in caso si concretizzasse e avesse successo, potrebbe concludere la grande battaglia per la regione di Donetsk e forse l’intera guerra tagliando le linee logistiche della cosiddetta “Fortezza Donbass”, istituita dagli ucraini fin dal 2014 per oltre 50 chilometri da nord a sud da Slovyansk a Kostyantynivka.
Un’ipotesi che potrebbe ancora dimostrarsi valida. Certo si tratterebbe di un’iniziativa strategica non priva di rischi, che esporrebbe i russi a subire attacchi sui fianchi e che richiederebbe ingenti forze per venire alimentata e che, al tempo stesso, imporrebbe alle forze russe su tutti i fronti di mantenere una pressione costante, da Zaporizhia a Sumy, per impedire agli ucraini di dirottare riserve a nord per ostacolare l’ampliamento del Saliente di Dobropillya.
Gli altri fronti
In realtà tale pressione generalizzata da parte dei russi sembra già essere in atto non solo su tutti i settori della regione di Donetsk. Si intensificano infatti gli attacchi su tutto il fronte di Zaporizhia, dove gli ucraini temono da tempo una grande offensiva russa, anche se per ora senza ampi slanci in avanti.
Nei giorni scorsi il comandante delle forze ucraine, generale Oleksandr Syrsky, aveva rivelato che “i russi si stanno preparando a un potente attacco sul fronte di Zaporizhia, trasferendovi unità dalla regione di Sumy”.
Syrsky ha riferito che le forze russe stanno attualmente conducendo “operazioni a bassa intensità” a Zaporizhia, ma il loro obiettivo “è l’intera regione, puntando a sfondare le difese e avanzare più a fondo”.
“La situazione al fronte è davvero difficile. La Russia continua la sua offensiva strategica. Si Stanno riorganizzando e concentrando su due assi principali. Il primo è la direzione Pokrovsk, che rimane decisiva per loro. Ora stanno spostando unità da Sumy a Zaporizhia. Questo diventerà il secondo fronte dove il nemico intende lanciare azioni offensive attive,” ha dichiarato Syrsky.
Più consistenti invece sono i progressi russi nella regione di Dnipropetrovsk, a sud est di Pokrovsk con l’espansione delle aree conquistate nei settori di Novopavlivka e Velykomykhailivka.
Anche in questa regione non è ancora chiaro se i russi puntino solo a creare un diversivo per assorbire riserve ucraine e dirottarle da altri fronti o se Mosca punti a controllare una porzione rilevante di questo oblast per mantenerne il controllo nel tempo.
L’esercito russo ha occupato dopo due mesi di scontri l’area di Bogatyr e Alekseevka nel settore di Velyka Novosilka raggiungendo anche qui il confine con Dnipropetrovsk, come hanno confermato le mappe del canale Telegram ucraino Deep State.
Le truppe ucraine sono state costrette a ritirarsi e ora i russi controllano il confine tra Donetsk e Dnipropetrovsk per quasi tutta la sua lunghezza e stanno avanzando verso il confine amministrativo di questi oblast e di quello di Zaporizhia nell’area di Zeleniy Kut.
Nella serata di ieri le forze ucraine del Raggruppamento Dnipro hanno annunciato di aver ripreso il controllo del villaggio di Zeleny Hay, lungo nella regione di Donetsk lungo il confine con Dnipropetrovsk, dove i russi stanno contrattaccando per riconquistarlo.
Gli attacchi nelle retrovie
A supporto delle offensive lungo la prima linea e in risposta ai continui attacchi dei droni ucraini contro raffinerie e obiettivi energetici sul territorio russo, Mosca ha rafforzato gli attacchi nelle retrovie ucraine prendendo di mira depositi di carburante, infrastrutture energetiche, aeroporti, bassi logistiche e stabilimenti dell’industria della Difesa ucraina. infittito.
Nella serata di ieri le autorità russe di San Pietroburgo e Mosca hanno annunciato attacchi di droni ucraini. L’aeroporto di Pulkovo (San Pietroburgo) ha temporaneamente sospeso le operazioni a causa della minaccia e decine di voli hanno subito ritardi. La regione di Leningrado ha inoltre avvertito di possibili rallentamenti della connessione internet mobile, interruzioni solitamente dovute all’impiego di sistemi di disturbo elettronico anti-drone.
Il governatore della regione di Leningrado della Federazione Russa, Alexander Drozdenko, ha segnalato la distruzione di un drone nel distretto di Tosnenskij. In seguito ha chiarito che altri tre droni sono stati abbattuti nello stesso distretto, oltre a uno ciascuno a Kirishi e Gatchina.
Drozdenko ha esortato i residenti della regione a evitare zone industriali, attività commerciali e luoghi pubblici a causa dell’elevato numero di droni nello spazio aereo. Il governatore di San Pietroburgo, Alexander Beglov, ha segnalato l’abbattimento di un drone nel distretto di Pushkinsky, specificando che l’abbattimento è avvenuto a distanza di sicurezza dagli edifici residenziali.
Ha poi confermato la distruzione di un altro drone nel distretto di Krasnosilsky a San Pietroburgo. Il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha dichiarato che le forze di difesa aerea hanno abbattuto un drone in volo verso la capitale russa. Ha aggiunto che i servizi di emergenza stavano lavorando sul luogo dell’incidente e che non sono stati segnalati feriti o danni.
Questa mattina le Forze Armate ucraine hanno colpito con diversi droni kamikaze il terminal carburante della PAO Novatek nel porto di Ust-Luga nella regione di Leningrado., già in più occasioni oggetto di raid di droni ucraini, e di raid di sabotatori.
Il 21 agosto il ministero della Difesa russo ha affermato che nei bombardamenti con missili e droni della notte precedente sull’Ucraina sono state prese di mira “imprese del complesso militare-industriale”, strutture energetiche che li alimentano e altri obiettivi militari. ”
Le forze armate della Federazione Russa – si legge in un comunicato postato dal ministero sul suo canale Telegram – hanno colpito con armi di precisione, nonché con droni d’attacco, imprese del complesso militare-industriale ucraino, strutture energetiche che ne garantivano il funzionamento, la rete degli aeroporti militari, le posizioni dei complessi missilistici tattico-operativi, i depositi di munizioni e beni delle forze armate ucraine”.
L’Aeronautica Ucraina ha riferito che nei bombardamenti i russi hanno impiegato 40 missili di vario tipo, inclusi quattro ipersonici Kinzhal, e 574 droni. Uno degli attacchi notturni più massicci. Sempre secondo Kiev, le difese aeree del Paese hanno abbattuto 546 velivoli senza pilota e 31 missili, di cui uno ipersonico.
In Ucraina occidentale sono stati pesantemente attaccati anche gli aeroporti militare di Dubno e di Lutsk, colpiti con effetti pesanti a giudicare dalle immagini diffuse da Ukrinform (sopra e sotto) che sembrano indicare l’esplosione di depositi di armi, munizioni e carburante.
Lutsk, sede della 204ª Brigata Aerea Tattica ucraina, è stata attaccata con missili da crociera aviolanciati Kh-101 e da droni d’attacco Geran-2, che hanno permesso di sovraccaricare i sistemi di difesa aerea locali e di infliggere danni a strutture di importanza critica, secondo le fonti russe che segnalano come l’aeroporto venga impiegato anche per lo stoccaggio di equipaggiamenti militari occidentali provenienti dalla Polonia, tra cui lotti di munizioni per i sistemi HIMARS, NASAMS e IRIS-T, nonché componenti elettronici e pezzi di ricambio per i velivoli da combattimento F-16.
Blogger militari russi rilevano che l’aeroporto di Lutsk, come le strutture di Mukachevo e Černivci, negli ultimi mesi hanno visto l’arrivo di aerei da trasporto privi di insegne e il ridispiegamento di aerei da combattimento Mirage 2000D, ceduti dalla Francia all’Ucraina in 6 esemplari di cui almeno uno andato perduto.
Nel mirino dei missili e dei droni russi negli ultimi giorni anche depositi di carburante e le difese aeree nell’area di Odessa dove uno o due missili balistici Iskander-M avrebbero distrutto il 19 agosto una postazione di lancio del sistema di difesa aerea IRIS-T SLM comprendente un lanciatore mobile, un radar TRML-4D, un veicolo di comando e comunicazione oltre a veicoli per il trasporto missili e di supporto.
Secondo i russi la distruzione della postazione del sistema IRIS-T SLM, forniti a Kiev dalla Germania, ha ridotto sensibilmente le capacità di difesa aerea ucraine nell’area di Odessa.
Illustrazioni: Institute for the Study of the War, RvVoenkor, Cronaca Militare/Telegram, TASS, Ministero Difesa Ucraino e Ukrinform

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.