Guerra in Ucraina: sviluppi militari e corto circuito politico

 

La guerra combattuta sui campi di battaglia prosegue mantenendo la tendenza ormai consolidata di un conflitto d’attrito in cui i russi avanzano lentamente ma costantemente lungo quasi tutti i fronti (resta quasi immobile solo nella regione di  Kherson dove russi e ucraini sono separati dal fiume Dnepr), impegnando le linee fortificate e le roccaforti ucraine.

La guerra sul piano politico si sta invece incartando in una piena “impasse”: i russi ribadiscono le loro condizioni, gli ucraini non intendono accettare la sconfitta, gli Stati Uniti sempre più spazientiti stanno a guardare accontentandosi di vendere a peso d’oro agli europei le armi destinate all’Ucraina e gli europei, inclusi i “volenterosi” annaspano in dibattuti inconsistenti circa garanzie di sicurezza che non sono in grado di fornire.

La Russia non prenderà in considerazione l’invio di truppe straniere in Ucraina “in nessun formato” ha reso noto ieri il ministero degli Esteri russo in vista dei colloqui di Parigi tra i leader europei e Volodymyr Zelensky. “La Russia non discuterà di un intervento straniero in Ucraina, in qualsiasi forma e in qualsiasi formato, fondamentalmente inaccettabile e che mina qualsiasi tipo di sicurezza”, ha affermato il portavoce del ministero Maria Zakharova durante un forum economico nell’estremo oriente della Russia.

Il presidente Vladimir Putin ha invece ribadito che la Russia si è sempre opposta all’adesione dell’Ucraina alla NATO ma non ha mai messo in dubbio il suo diritto di aderire all’Unione Europea.

“Ci siamo sempre opposti al fatto che l’Ucraina diventasse membro di questo blocco nord-atlantico, ma non abbiamo mai messo in dubbio il suo diritto di occuparsi delle proprie attività’ economiche e commerciali come desidera, incluso quanto riguarda l’adesione all’Ue”, ha affermato Putin.

Dichiarazione che ha suscitato attenzione sui media europei anche se in realtà Putin ha ripetuto un concetto già espresso più volte negli ultimi anni.

Circa l’andamento della Putin n Cina ha dichiarato che “se prevarrà il buonsenso sarà possibile concordare un’opzione accettabile per porre fine alla guerra in Ucraina. Mi sembra che ci sia una certa luce alla fine del tunnel. Vediamo come si evolve la situazione“, ha dichiarato il presidente russo affermando che Mosca nota “gli appelli” della presidenza Trump e “un sincero desiderio di trovare una soluzione. In caso contrario, dovremo risolvere tutti i compiti che ci vengono assegnati con mezzi militari”, ha aggiunto Putin.

Il presidente russo ha commentato poi la volontà europea di vendere i beni russi congelati per finanziare l’Ucraina come un’operazione illegale che mette a rischio l’economia mondiale.

“Chi si occupa di finanza ed economia si rende conto che questo distruggerà alla radice tutti i principi dell’attività economica e finanziaria internazionale e causerà senza dubbio danni immensi all’intera economia mondiale”, ha dichiarato Putin in una conferenza stampa al termine della sua visita a Pechino.

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina l’Ue e il G7 hanno bloccato beni russi per un valore di 300 miliardi di euro, per oltre due terzi detenuti nell’Ue, principalmente nei conti di Euroclear, uno dei più grandi sistemi di compensazione e regolamento di titoli finanziari in Europa, con sede in Belgio.

 

L’impasse dell’Europa

Al vertice dei volenterosi di Parigi, a cui molti leader hanno partecipato in collegamento, sono emerse le solite soluzioni improbabili condite di dichiarazioni retoriche vuote di contenuti.

La Russia deve accettare il cessate il fuoco pena nuove sanzioni dicono molti leader europei, tutti accusano Putin di “non volere la pace” e il presidente Macron si distingue nuovamente parlando di truppe in Ucraina che nessuno può o vuole inviare, anche perché in tal caso i russi non accetterebbero di negoziare e le considererebbero bersagli legittimi, come ha ammesso lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ci sono 26 Paesi dei circa 30 aderenti alla Coalizione dei Volenterosi “che formalmente si sono impegnati a dispiegare una ‘forza di rassicurazione’ in Ucraina ed a essere presenti sul territorio, nei cieli e nei mari” ha detto Macron durante la conferenza stampa all’Eliseo al fianco di Volodymyr Zelensky. “Questa forza non ha per volontà o per obiettivo condure qualche guerra ma è una forza che deve garantire la pace“, ha affermato Macron.

Al presidente francese sembra ancora sfuggire il fatto che un accordo di pace non c’è e non ci sarà se vi saranno truppe straniere in Ucraina.

E neppure se verranno fornite a Kiev armi in grado di colpire la Russia come i missili da crociera che secondo il premier britannico Keir Starmer i “volenterosi” si sono impegnati a fornire a Kiev.

Dopo Italia e Germania anche la Polonia non ha dato nessuna disponibilità a inviare truppe in Ucraina. “Nessun soldato in Ucraina, nemmeno a guerra finita. Siamo responsabili della logistica” ha dichiarato il primo ministro Donald Tusk.

Non mancano poi le tensioni interne alla UE e alla stessa Germania dopo che il 1° settembre Berlino ha preso le distanze dalle dichiarazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, secondo cui l’Europa starebbe elaborando “piani piuttosto precisi” per un dispiegamento multinazionale di truppe in Ucraina come parte delle garanzie di sicurezza nel periodo post-bellico.

Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha dichiarato ai giornalisti: “Sono questioni di cui non si discute prima di sedersi al tavolo dei negoziati con le molte parti che hanno voce in capitolo. Sarei più cauto nel commentare o confermare in qualsiasi modo tali considerazioni, a parte il fatto che l’Unione europea non ha alcun mandato né alcuna competenza per quanto riguarda il posizionamento di truppe”, ha aggiunto il ministro.

Anche perché dopo mesi di chiacchiere nessuna nazione europea appare realmente determinata a schierare truppe in Ucraina, elemento che contribuisce a valutare zero-virgola il peso della deterrenza che gli europei potranno esprimere a vantaggio di Kiev.

Zelensky, consapevole dei limiti militari dell’Europa, punta a farsi finanziare massicci afflussi di armi americane per le sue forze armate.

“All’incontro odierno della Coalizione dei Volentieri hanno partecipato i leader di persona e online. Oltre 30 paesi, tutti uniti dallo stesso obiettivo: porre fine a questa guerra con una pace affidabile e una sicurezza a lungo termine. Abbiamo discusso in dettaglio la disponibilità di ciascun paese a contribuire a garantire la sicurezza sulla terraferma, in mare, in aria e nel cyberspazio. Abbiamo coordinato le posizioni e rivisto gli elementi delle garanzie di sicurezza. Sono grato a tutti per aver compreso che la principale garanzia di sicurezza è un esercito ucraino forte” ha scritto su X.

“Condividiamo la stessa opinione che la Russia stia facendo ogni sforzo per prolungare il processo negoziale e prolungare la guerra. Il sostegno all’Ucraina deve essere aumentato e la pressione sulla Russia deve essere intensificata. Sono in corso i preparativi per il 19° pacchetto di sanzioni dell’Ue. Anche il Giappone sta lavorando a misure sanzionatorie.

Ringrazio tutti per questo importante lavoro, per il sostegno al nostro popolo e per la loro disponibilità a continuare a stare al fianco dell’Ucraina e ad aiutarci a proteggere vite umane. Desidero esprimere un ringraziamento speciale al Presidente Trump per tutti i suoi sforzi volti a porre fine a questa guerra e per la disponibilità dell’America a fornire sostegno all’Ucraina da parte sua”, ha sottolineato.

Nessuna novità quindi dal vertice di Parigi dove il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Mark Rutte, ha invitato gli alleati a non essere “ingenui” nei confronti della Russia. Secondo Rutte è doveroso ampliare la spesa nella difesa per rispondere “alle minacce che ci troviamo ad affrontare, tra cui quella della Russia, che sappiamo tutti non è una sfida solo attuale, ma anche a lungo termine. I fatti sono lì. La Russia investe il 40% del suo bilancio statale nella difesa. E certo, ogni tanto si organizza una bella parata, ma non è per questo che investono tutti quei soldi”, ha proseguito il segretario. “Stanno investendo perché vogliono avere successo in Ucraina, e noi dobbiamo impedirglielo. Ma al di fuori dell’Ucraina, non si fermeranno.

Abbiamo visto recenti annunci e commenti da parte di alti dirigenti militari e anche di leader dell’intelligence in Europa, i quali affermano che la Russia potrebbe essere pronta entro il 2027, entro il 2029 e alcuni sostengono entro il 2030 o 2031, per tentare davvero, se lo volessero, di attaccare il territorio della NATO” ha continuato, specificando che “dobbiamo assicurarci che la nostra deterrenza sia tale che non ci proveranno mai, sapendo che la nostra reazione sarà devastante“.

La solita retorica già sentita in più occasioni mentre quando si arriva al dunque, Rutte ha detto alla stampa che spetta agli europei “progettare le garanzie di sicurezza” con Canada e Stati Uniti per dare il pieno appoggio all’Ucraina in vista dei colloqui con Mosca. Colloqui ipotizzati da mesi ma che non si concretizzeranno se Kiev non accetta neutralità e cessioni territoriali poste da Mosca come condizione.

In questo contesto Donald Trump punta come sempre al business e ha detto ai leader europei che devono smettere di acquistare petrolio russo che, a suo dire, sta aiutando Mosca a finanziare la sua guerra contro l’Ucraina: lo riferisce la Reuters sul suo sito citando un funzionario della Casa Bianca.

Il presidente, partecipando alla call della Coalizione dei Volenterosi, ha anche sottolineato che i leader europei devono esercitare pressioni economiche sulla Cina perché finanzia gli sforzi bellici della Russia”, ha aggiunto la stessa fonte. Secondo Trump Mosca ha ricevuto in un anno dalla Ue 1,1 miliardi di euro dalla vendita di combustibile.

Non ci vuole molta fantasia per comprendere da chi, secondo Trump,  l’Europa dovrebbe rifornirsi di petrolio, considerato che la Ue ha accettato di acquistare energia (gas e petrolio) dagli Stati Uniti per 750 miliardi di dollari in tre anni.

Ad affrontare il tema della guerra in modo pragmatico è stato il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, che ha definito “una vergogna” la mobilitazione forzata in atto in Ucraina.

“Per quanto riguarda la mobilitazione, posso dire che è un fatto ben noto. Non solo in Ungheria, non solo in Ucraina, ma in tutto il mondo. È ampiamente riconosciuto che in Ucraina ci sia una caccia all’uomo aperta, che ci sia una mobilitazione forzata. Tutti sanno che durante questa coscrizione forzata, le persone sono spesso picchiate, in alcuni casi a morte. E possono permetterselo perché, secondo i politici europei favorevoli alla guerra, all’Ucraina è permesso fare ciò che vuole in questa situazione”, ha dichiarato Szijjarto.

Il ministro ha aggiunto che una delle “più grandi vergogne dell’Europa del XXI secolo” è che nel cuore dell’Europa, le persone sono braccate, picchiate e talvolta uccise con il pretesto della mobilitazione. Szijjarto ha aggiunto che la responsabilità di “questi crimini” ricade in parte su tutti i politici europei che chiudono un occhio su di loro”.

Fonti militari russe citate dalla TASS, riferiscono che i soldati ucraini hanno da tempo smesso di credere nella possibilità di vittoria. “I militari ucraini da tempo non credono nella vittoria. Online circolano sempre più video in cui i comandanti ucraini ammettono di non poter vincere questo conflitto, mentre l’esercito russo continua ad avanzare e all’Ucraina stanno finendo uomini, denaro e armi”, ha dichiarato un rappresentante delle forze di sicurezza russe all’agenzia.

Secondo la stessa fonte, in quasi tutti questi video i comandanti criticano lo Stato maggiore ucraino, contraddicendo le dichiarazioni ufficiali secondo cui la situazione al fronte sarebbe “sotto controllo”. L’agenzia cita ad esempio un soldato ucraino intervistato dai giornalisti che ha affermato: “Non stiamo vincendo, stiamo perdendo, mentre le forze russe avanzano senza sosta“.

Come sempre, sui due lati del fronte i belligeranti nutrono la propria narrazione del conflitto con l’obiettivo di influenzare il nemico ma anche la propria opinione pubblica.

 

I russi nei centri urbani di Kupyansk e Pokrovsk

La differenza le due narrazioni è che i russi stanno avanzando e gli ucraini continuano a perdere terreno.

Il 3 settembre il ministero della Difesa russo ha dichiarato che le sue truppe penetrate nella città di Kupyansk, nella regione di Kharkiv, e che ne controllano circa metà. “Attualmente, unità del Raggruppamento di Forze Zapad (Ovest) stanno proseguendo le operazioni per liberare Kupyansk e le aree adiacenti”, recita una nota del ministero. Mosca ha diffuso filmati di droni che confermano che le truppe russe controllano circa metà di Kupyansk.

“Il video mostra militari russi nel centro città, così come nelle aree dei più importanti edifici amministrativi e industriali, tra cui l’edificio dell’amministrazione comunale, l’area dello stadio Spartak a Kupyansk, la sottostazione elettrica cittadina e vicino alla torre televisiva”, ha affermato il ministero nella nota. Il 30 agosto, il capo di Stato maggiore della Federazione Russa Valery Gerasimov aveva affermato che le sue truppe “hanno quasi completamente bloccato la città e liberato circa metà del suo territorio”.

Fonti occidentali, come l’Institute for the Study of the war, ritengono che la presenza russa in città sia limitata e amplificata per scopi propagandistici.

Secondo blogger militari russi invece le forze di Mosca hanno aggirato Sobolevka da nord-ovest e raggiunto l’autostrada N-26, fondamentale per il rifornimento della guarnigione ucraina di Kupyansk.

Secondo queste fonti le linee difensive stabilite nell’area forestale di Malye Rovny, alla periferia occidentale di Kupyansk, hanno quindi perso la loro utilità. La notizia è stata confermata indirettamente dal portavoce militare ucraino Andrey Tkachuk ha dichiarato su un canale televisivo locale che “le truppe russe hanno portato ingenti riserve in città per sostenere gli assalti.  Mentre tutti si preoccupavano per la regione di Sumy, i russi hanno concentrato la loro attenzione su Kupjansk. E ora c’è una minaccia enorme lì.”

Lo stesso giorno le medesime fonti hanno riferito anche di repentini progressi russi nel centro abitato di Pokrovsk dove le unità russe avrebbero raggiunto i quartieri centrali della città e alcune fonti affermano che i combattimenti sono già in corso vicino alla stazione ferroviaria.

Se queste informazioni saranno confermate, si può dire che l’ultima fase  ella battaglia è iniziata. I blogger russi valutano che molto dipenderà da quali e quante forze gli ucraini potranno schierare per riconquistare le posizioni perse, ma l’esito dell’avanzata russa al centro determinerà se le truppe ucraine saranno ancora in grado di mantenere la linea di posizioni collegate nella città o se la difesa inizierà a crollare in tutto il distretto fino a Konstantinovka (Kostantinyvka per gli ucraini).

Nei giorni scorsi fonti di Kiev avevano riferito che i russi si erano ritirati dal centro urbano di Pokrovsk (nella mappa qui sopra) in cui erano penetrati a fine luglio.

Considerato che nelle ore successive erano stati registrati nuovi progressi russi nei quartieri meridionali che hanno poi consentito alle forze di Mosca di raggiungere il centro città, è possibile che un eventuale ripiegamento temporaneo russo abbia in realtà avuto la funzione di consentire un massiccio bombardamento con aerei, droni e artiglieria sulle postazioni difensive per consentire poi una più agevole penetrazione nell’area urbana.

A questo proposito il Ministero della Difesa ucraino ha pubblicato statistiche sull’utilizzo di bombe guidate aviolanciate FAB da parte di aerei russi: in agosto l’Aeronautica Militare russa ha sganciato 4.390 bombe aeree, 604 in più rispetto a luglio (3.786). Allo stesso tempo, il numero massimo di attacchi è stato registrato ad aprile con circa 5.000 bombe.

Un’analisi dell’Agenzia France Presse sui dati forniti dall’Institute for the Study of War (ISW), think-tank Usa che collabora con il Critical Threats Project (CTP), ha rilevato che le forze di Mosca hanno conquistato in agosto 594 chilometri quadrati di territorio ucraino, un po’ meno che in luglio (634 chilometri quadrati) quando si registrò la più rilevante avanzata da novembre 2024 (725 km quadrati).

Al momento Mosca esercita il controllo su il 19/20 per cento del territorio ucraino (inclusa la Crimea).

Quasi il 70% dell’avanzata russa di agosto si è concentrata nella regione orientale di Donetsk (400 kmq), teatro principale degli scontri dove Mosca controlla il 79,6% del territorio rispetto al 63% dell’anno precedente. Circa il 31% di questa regione era già sotto il controllo dei separatisti filo-russi prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022.

L’esercito russo ha registrato in agosto progressi anche in altre regioni ucraine, conquistando 786 kmq nell’oblast di Dnipropetrovsk e Zaporizhia (42 km quadrati).

Infine, la notte scorsa ancora una volta più di 500 droni e missili hanno colpito in profondità le retrovie ucraine bersagliando impianti industriali e infrastrutture energetiche.

Immagini: TASS, ISW, RvVoenkor, NATO e Presidenza Ucraina

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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