Droni russi nei cieli polacchi – AGGIORNATO

(Aggiornato alle ore 9,00)
Il ministero della Difesa polacco ha reso noto ieri che 19 oggetti volanti sono entrati nel suo spazio aereo durante un massiccio attacco aereo russo contro l’Ucraina nelle prime ore del 10 settembre e che ha abbattuto quelli che rappresentavano una minaccia con il supporto di aerei militari alleati. Se venisse confermato che i droni erano russi si tratterebbe del primo intervento a fuoco di mezzi militari di una nazione aderente alla NATO contro mezzi militari di Mosca.
Il premier Donald Tusk ha dichiarato che sono stati abbattuti 4 droni su 19, senza precisarne né modello né nazionalità: i 4 sono stati abbattuti. Un drone sarebbe stato caduto nella Polonia centrale, presso il villaggio di Mniszków, un altro presso il villaggio di Chusnovka nella regione di Lublino, entrambi dopo aver esaurito il carburante. I detriti di altri droni Gerbera abbattuti dagli F-35 olandesi e dagli F-16 polacchi sono stati trovati nei villaggi di Chesniki e Wyryki-Wola.
Gli altri droni sarebbero stati persi dai radar secondo il ministero della Difesa di Varsavia mentre fonti della NATO sentite dall’agenzia Reuters affermano che i radar delle batterie di Patriot avrebbero individuato i droni ma senza impiegare missili per abbatterli, tenuto conto anche della relativa minaccia portata dai droni e degli elevati costi dei missili del sistema Patriot.
Le autorità polacche hanno iniziato a cercare relitti di droni e hanno esortato la popolazione a segnalare eventuali avvistamenti, invitando al contempo a non avvicinarsi a oggetti non identificati. Sono stati trovati sette droni e parti di un missile (di cui nessuna fonte ha però fornito dettagli) nella parte orientale del Paese Un drone è stato trovato vicino a Mniszkow, nella provincia di Łódź, oltre 240 km a ovest del confine con la Bielorussia, ha affermato il Ministero degli Interni.
Il Presidente Karol Nawrocki convocherà il Consiglio di Sicurezza Nazionale entro 48 ore mentre il primo ministro Donald Tusk ha dichiarato al Parlamento che si trattava di “la situazione più vicina a un conflitto aperto dalla Seconda Guerra Mondiale“, sebbene abbia anche affermato di “non avere motivo di credere che siamo sull’orlo della guerra”.
Tusk ha definito l’incidente una “provocazione su larga scala” e ha affermato di aver attivato l’articolo 4 del trattato NATO, in base al quale i membri dell’alleanza possono richiedere consultazioni con i propri alleati “ogni qualvolta, a giudizio di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una qualsiasi delle Parti siano minacciate”.
Un portavoce della NATO ha affermato che l’alleanza si sta consultando strettamente con la Polonia mentre una fonte interna all’alleanza citata da Reuters ha rivelato che la NATO non sta trattando l’incidente come un attacco, ma come un’incursione intenzionale. Secondo la fonte, nell’operazione notturna sono stati coinvolti caccia F-16 polacchi, F-35 olandesi, aerei da sorveglianza AWACS italiani e velivoli da rifornimento in volo gestiti congiuntamente dalla NATO.
Si tratta del dispositivo posto a protezione della base aerea e logistica polacca di Rzeszow utilizzata da oltre tre anni come hub logistico per l’afflusso degli aiuti militari occidentali che poi vengono trasferiti in Ucraina attraverso il vicino confine.
Durante l’incidente, il Comando Operativo delle Forze Armate polacche ha esortato i residenti a rimanere a casa, con tre regioni orientali particolarmente a rischio e diversi aeroporti polacchi sono stati temporaneamente chiusi, incluso quello di Rzeszow e anche oggi vi sono forti limitazioni del traffico aereo al confine orientale polacco che resteranno in vigore fino all’inizio di dicembre “per garantire la sicurezza nazionale”, ha indicato in un comunicato l’agenzia polacca per la navigazione aerea (PAZP).
La risposta di Mosca
Mosca ha negato la responsabilità dell’incidente: Andrey Ordash, incaricato d’affari russo in Polonia citato dall’agenzia di stampa statale RIA Novosti, ha definito “infondate” le accuse rivolte a Mosca affermando che la Polonia non ha fornito alcuna prova che i droni abbattuti fossero di origine russa”.
Il Cremlino ha rifiutato di commentare direttamente l’abbattimento dei droni, ma il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato: “I vertici dell’UE e della NATO accusano quotidianamente la Russia di provocazioni. Il più delle volte, senza nemmeno tentare di presentare una qualche argomentazione.”
Il Ministero della Difesa russo ha rilasciato un comunicato ufficiale che riportiamo qui sotto:
Le Forze Armate hanno effettuato un massiccio attacco con armi ad alta precisione a lungo raggio, terrestri, navali e aeree su obiettivi strategici in tutta l’Ucraina. Gli attacchi sono stati effettuati contro l’industria della difesa ucraina nella regione di Ivano-Frankovsk, Khmelnitsky, Zhitomir e Lvov.
Questi siti hanno prodotto e riparato veicoli blindati e aeronautici delle forze armate ucraine, motori e componenti elettronici, nonché veicoli aerei senza equipaggio. Alla periferia della città di Lvov, vicino ai confini polacchi, le forze armate hanno consegnato attacchi all’impianto corazzato di Lvov e all’impianto di riparazione dell’aviazione statale, che produceva veicoli aerei senza equipaggio a lungo raggio e riparava jet e veicoli blindati.
Gli obiettivi dell’attacco sono stati raggiunti. Tutti gli obiettivi assegnati sono stati ingaggiati. Non c’erano intenzioni di impegnare alcun bersaglio sul territorio della Polonia. L’autonomia massima degli UAV, che presumibilmente hanno attraversato il confine con la Polonia, non supera i 700 chilometri. Tuttavia, siamo pronti a tenere consultazioni su questo argomento con il ministero della difesa polacco.
I precedenti
I paesi confinanti con l’Ucraina hanno segnalato occasionalmente l’ingresso di missili o droni russi (ma anche ucraini) nel loro spazio aereo dall’inizio della guerra. Due persone rimasero uccise in Polonia nel 2022 da un missile di difesa aerea ucraino S-300 probabilmente in avaria e finito fuori rotta. Kiev sostenne a lungo, contro tutte le evidenze, che si trattasse di un missile russo, ipotesi smentita subito anche dagli Stati Uniti.
Negli ultimi due anni, diversi Paesi Ue e membri dell’Alleanza Atlantica hanno registrato violazioni dei propri cieli da parte di velivoli senza pilota provenienti dai raid russi sull’Ucraina. Lo scorso 20 agosto un drone (probabilmente russo) è esploso nei pressi di Osiny, nella Polonia orientale, mentre tra il 2 e il 3 settembre due droni avevano sorvolato brevemente il territorio polacco prima di rientrare in Ucraina.
Un altro episodio si era verificato il 6 settembre, quando un oggetto, presumibilmente un drone russo secondo il ministero della Difesa, era precipitato a est del Paese. Anche altri membri NATO hanno segnalato incidenti analoghi. In Romania, dall’inizio del conflitto ucraino sono stati registrati 13 episodi di caduta di droni o detriti russi lungo il Danubio, vicino ai porti ucraini presi di mira da Mosca: il caso più noto risale all’11 settembre 2023, quando un drone si è schiantato nella zona di Plauru, costringendo Bucarest a rafforzare le difese aeree.
In Lettonia, il 7 settembre 2024, un drone russo ha attraversato lo spazio aereo nazionale dalla Bielorussia, mentre anche Bulgaria e Croazia hanno segnalato il ritrovamento di frammenti di droni militari caduti sul proprio territorio. Più di recente, lo scorso 1°agosto, un drone di tipo “Gerbera” era stato rinvenuto in un’area militare della Lituania dopo aver sorvolato la capitale Vilnius.
Anche i droni penetrati in Ucraina sono almeno quelli caduti e mostrati nelle immagini filtrate dai canali Telegram che pubblichiamo in questo articolo, sono del tipo Gerbera che i russi impiegano soprattutto come esche per attivare i radar delle difese aeree ucraine e rilevarne emissioni elettroniche e posizione, più raramente con compiti di ricognizione o con una limitata testata esplosiva.
Secondo fonti ucraine almeno una parte dei droni impiegati sarebbero Gerbera della versione pr9va di telecamere impiegata come esca per i sistemi di difesa aerea avversari.
Secondo le stime dell’organizzazione mediatica indipendente (cioè anti-governativa) russa Verstka, dal 2023 a oggi si conterebbero almeno 34 violazioni dei cieli dei Paesi confinanti con l’Ucraina, 20 delle quali in Stati membri della NATO. Finora però i droni, non sempre identificati come russi, si sono schiantati al suolo senza venire abbattuti come è accaduto ieri.
Questa volta però le circostanze sono diverse non solo per il numero di droni coinvolti ma anche perché alcuni di essi sono stati abbattuti dagli aerei di una nazione aderente alla NATO, per la prima volta a quanto ne sappiamo. Aggiungiamo inoltre le voci da tempo diffuse in Germania circa droni russi sorpresi a sorvolare il territorio tedesco che, in caso di conferme, sarebbero probabilmente decollati dalla enclave russa di Kaliningrad.
La versione ucraina
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che la Russia ha utilizzato 415 droni e 43 missili in attacchi contro l’Ucraina durante la notte tra il 9 e il 10 settembre aggiungendo che almeno 8 droni Shahed di fabbricazione iraniana (Geran-2 e prodotti in Russia ) erano stati puntati verso la Polonia mentre l’aeronautica ucraina ha riferito di aver abbattuto 386 droni e 27 missili.
In Europa la vicenda viene utilizzata per chiedere agli Stati Uniti maggiori sanzioni contro Mosca e come dimostrazione della volontà russa di ampliare il conflitto.
Zelensky ha detto che “sempre più prove indicano che il movimento e la direzione dell’attacco non sono casuali. In precedenza si erano verificati singoli incidenti in cui droni avevano attraversato il confine e percorso una breve distanza sul territorio dei vicini, ma ora stiamo registrando una portata e una finalità significativamente maggiori”.
L’Ucraina “è pronta a fornire alla Polonia i dati disponibili sull’attacco, nonché ad aiutare nello sviluppo del sistema di allerta e di protezione da tali minacce”.
Certo il governo di Kiev ha tutto l’interesse a cercare di trascinare la NATO nel conflitto ma anche a Berlino le valutazioni non sembrano lasciare spazio a dubbi.
I droni russi che hanno violato lo spazio aereo polacco erano “chiaramente diretti su questa rotta non avevano bisogno di volare su questa rotta per raggiungere l’Ucraina” ha detto il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, secondo cui “non c’è assolutamente alcun motivo di credere che si sia trattato di un errore di correzione della rotta o qualcosa del genere”.
Il Segretario Generale della NATO, Mark Rutte, ha riferito che è in corso una “valutazione completa“, ma che questa incursione sia stata “intenzionale o meno, è assolutamente irresponsabile e pericolosa. Il mio messaggio a Putin è chiaro: porre fine alla guerra in Ucraina (…) smettere di violare il nostro spazio aereo e sapere che siamo vigili e difenderemo ogni centimetro del territorio NATO“, ha aggiunto.
La versione bielorussa
Poco spazio è stato dato circa questa vicenda alle notizie provenienti dalla Bielorussia, alleata di ferro di Mosca. Il capo di stato maggiore delle forze militari della Bielorussia, Pavel Muraveiko, ha reso noto che la difesa aerea di Minsk ha intercettato e abbattuto, la notte scorsa, alcuni droni sullo spazio aereo bielorusso e che i militari hanno notificato, fra la mezzanotte e le cinque di questa mattina (ora italiana) l’arrivo di tali droni nei territori di Polonia e Lituania alle loro controparti in questi Paesi attraverso i canali di comunicazione.
“Durante gli scontri aerei fra Russia e Ucraina nella notte, le forze per la difesa aerea Bielorussia intercettano costantemente droni che hanno perso la loro traiettoria in seguito all’impatto con strumenti elettronici. Alcuni di questi droni sono stati distrutti dalla difesa aerea del nostro Paese nel nostro spazio aereo”, ha dichiarato il generale. Da parte sua, la Polonia la scorsa notte ha notificato alla Bielorussia l’avvicinamento di droni non identificati dal territorio ucraino, ha aggiunto Muraveiko.
L’ipotesi è quindi che droni russi diretti contro obiettivi in Ucraina siano stati deviati fuori rotta dalle contromisure elettroniche ucraine sorvolando lo spazio aereo bielorusso per poi raggiungere la Polonia. Il governo di Varsavia ha confermato che la Bielorussia aveva informato durante la notte la Polonia circa l’avvicinamento di droni.
Valutazioni
In attesa di disporre di maggiori dettagli, se mai verranno resi noti, l’incidente dei droni in Polonia si presta ad almeno tre ipotesi.
Potrebbe essersi trattato di una provocazione russa tesa a testare le reazioni politiche e sociali in Polonia, tra gli alleati della NATO e negli Stati Uniti oltre individuare e valutare la reazione delle difese aeree polacche e alleate schierate in Polonia e soprattutto intorno alla base di Rzeszow. Probabilmente lo stesso scopo perseguito con il drone Gerbera che aveva violato lo spazio aereo lituano.
Come riferisce oggi l’Institute for the Study of the War (ISW), il giornalista polacco Marek Budzisz ha riferito il 10 luglio che un rapporto redatto da fonti non specificate e pubblicato il 2 luglio affermava che l’esercito ucraino aveva recuperato droni russi con schede SIM (utilizzate nel modem del velivolo per connettersi alla rete internet mobile locale per la navigazione e l’invio di immagini e dati) polacche e lituane e che questo avrebbe potuto indicare i preparativi russi per testare corridoi di attacco in Polonia e Lituania.
Un dato che, se confermato, potrebbe indicare che i russi hanno già violato in passato lo spazio aereo di Polonia e Lituania forse con un numero minore di droni e senza essere rilevati oppure si sono addestrati a farlo avvicinandosi in precedenza al confine per testare i collegamenti con le SIM polacche e lituane.
In ogni caso lo sciame di droni penetrato in territorio polacco (uno addirittura per 240 chilometri) dal confine Bielorusso dovrebbe sollevare qualche preoccupazione. Mosca potrebbe aver deciso di penetrare in Polonia dalla Bielorussia invece che dall’Ucraina per lanciare i droni dal territorio di Minsk e guadagnare autonomia.
Non a caso il ministero della Difesa russo ha spiegato che i droni impiegati per attaccare l’Ucraina la notte scorsa non avevano l’autonomia per raggiungere la Polonia e penetrare in profondità nel suo territorio.
Se così fosse l’allarme lanciato a polacchi e lituani dalle autorità militari bielorusse, che hanno reso noto di aver abbattuto alcuni droni, sarebbe una sorta di sceneggiata per non coinvolgere nell’operazione il governo di Minsk. Valutazione meno credibile se si tiene conto che i bielorussi hanno messo in allarme le difese aeree polacche con ampio anticipo rispetto all’arrivo dei droni, allertandole preventivamente.
Come sottolinea il canale Telegram russo “Cronache Militari” i droni sono sfuggiti in numero rilevante alla difesa aerea polacca e avrebbero quindi potuto raggiungere la base di Rzeszów, obiettivo di valore strategico.
Le preoccupazioni polacche, che chiedono alla NATO di rafforzare le sue difese aeree, sono quindi comprensibili, specie tenendo conto che i polacchi hanno potuto contare sul vantaggio offerto dall’allerta inviato dai bielorussi.
Inoltre, l’incursione in Polonia avviene in un momento di particolare tensione tra Varsavia e Minsk in vista delle imminenti esercitazioni congiunte russo-bielorusse Zapad 2025 che si terranno dal 12 al 16 settembre non lontano dalla frontiera polacca e che hanno indotto Tusk ad annunciare il 9 settembre la chiusura del confine a partire da oggi.
Una seconda ipotesi, sostenuta dai bielorussi, è quella dell’incidente determinato dai sistemi elettronici C/UAS (anti-droni) ucraini che hanno confuso i sistemi di guida di uno sciame di droni portandoli fuori rotta e che poi hanno sorvolato Bielorussia, Polonia e forse Lituania. Come abbiamo visto, situazioni del genere si sono già verificate in passato ma nei casi precedenti i droni deviati non erano così numerosi.
Nel marzo 2022 un vecchio drone a lungo raggio ucraino TU-141, probabilmente mandato in tilt dalle contromisure elettroniche russe, si schiantò in Croazia, nei pressi di Zagabria dopo essere stato lanciato dalla regione di Odessa e aver sorvolato fuori rotta, l’Ucraina meridionale e l’Ungheria.
“Il numero di droni nello spazio aereo polacco rende improbabile che si sia trattato di un incidente”, ha detto al Guardian la ricercatrice di Chatham House, Marion Messmer, secondo cui “ciò suggerisce che la Russia stia cercando di verificare dove si trovino le linee rosse della NATO”.
Di opinione differente è invece il colonnello statunitense in pensione Mark Cancian, che alla BBC ha commentato: “È improbabile che siano stati inviati in Polonia intenzionalmente, data la loro scarsa autonomia. Diciannove sono tanti, ma potrebbero essere stati lanciati dalla stessa unità, che ha commesso un errore simile in tutti i suoi lanci. Non vedo quale vantaggio potrebbe ottenere la Russia pizzicando intenzionalmente la NATO in un momento in cui vuole la passività dell’Europa”.
Anche quest’ultima valutazione ha però il limite di non considerare che Mosca con questa operazione, potrebbe aver perseguito l’obiettivo di intimidire gli europei che stanno discutendo un dispositivo militare da mobilitare a supporto dell’Ucraina nell’ambito della “Coalizione dei volenterosi”.
Proprio ieri il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, rispondendo a una domanda dei giornalisti sui Paesi europei che sarebbero intenzionati a inviare i propri militari in Ucraina, ha dichiarato che “come sempre, ci sono Paesi che assumono una posizione sconsiderata, che o non comprendono, o non vogliono comprendere le terribili conseguenze di azioni così avventate. E ci sono Paesi che comprendono molto meglio la realtà”.
Infine, non si può al momento escludere un’operazione “false flag” concertata da Kiev e Varsavia, forse recuperando diversi Gerbera abbattuti dalle contromisure elettroniche ucraine negli ultimi mesi, per innalzare la tensione con Mosca e sensibilizzare gli alleati NATO meno attenti agli appelli alla mobilitazione contro la minaccia Russia. Resta un’ipotesi ma è meglio ricordare che ucraini e polacchi sono considerati i maggiori responsabili dell’attentato ai gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico del settembre 2022, attacco che per molte settimane in Europa venne attribuito ai russi.
Foto: Telegram, PAP e ISW

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.