Più sanzioni USA a Mosca? Forse, ma solo se l’Europa accelera il suicidio energetico

 

L’8 settembre gli Stati Uniti hanno fornito all’Europa una chiara visione di come intendano gestire i rapporti con gli alleati da questa parte dell’Atlantico. Rispondendo indirettamente alle richieste formulate dagli europei a Donald Trump di aumentare le sanzioni alla Russia, il segretario all’energia degli Stati Uniti, Chris Wright, in un’intervista al Financial Times durante la visita nel Regno Unito ha affermato che i Paesi europei dovrebbero smettere di comprare petrolio e gas russo.

“Se gli europei tracciassero una linea e dicessero: ‘non compreremo più gas russo, non compreremo petrolio russo’ questo avrebbe assolutamente un’influenza positiva sugli Stati Uniti affinché si impegnino più aggressivamente” nell’ambito delle sanzioni sulla Russia.

Smettere di acquistare idrocarburi russi, nell’ottica di Washington, è “economicamente buono per l’Europa. Volete avere fornitori di energia sicuri che sono vostri alleati, non vostri nemici”, ha detto Wright.

“L’altra ragione è un obiettivo enorme dell’amministrazione Trump, e credo dell’Ue: finire la guerra Russia- Ucraina. La Russia finanzia la sua macchina da guerra con le esportazioni di petrolio e gas naturale e se eliminate gli acquisti europei di quelli, riducete i loro soldi”, prosegue, asserendo che i Paesi europei dovrebbero invece comprare gas naturale liquefatto americano, benzina e altri prodotti di combustibili fossili per rispettare i termini dell’accordo commerciale Ue-Usa, che prevede acquisti Ue di energia Usa per 750 miliardi di dollari entro la fine del 2028.

Al ministro Wright sembrano sfuggire (ma ovviamente non è così), due “dettagli”: che la Russia (tutt’altro che isolata come avrebbero voluta USA e UE) continuerebbe a vendere altrove gas e petrolio non acquistati dall’Europa e che l’energia statunitense costa a un’Europa già in profonda crisi economica molto di più di quella acquistata, anche indirettamente, dalla Russia.

L’intervista a Wright conferma quindi le pressioni di Washington tese a porre l’Europa in uno stato di totale sudditanza e dipendenza dagli Stati Uniti in termini politici, militari ed energetici. Del resto le dichiarazioni di Wright non assicurano che gli Stati Uniti innalzerebbero le sanzioni alla Russia in caso di rinuncia europea al petrolio di Mosca.

Dopo oltre tre anni e mezzo di guerra e a 11 anni dal colpo di stato del Maidan a Kiev ispirato da Washington con qualche alleato anglo-baltico non dovrebbe più sorprendere nessuno che gli Stati Uniti non siano alleati dell’Europa o che quella in corso rappresenti “l’ultima guerra contro l’Europa”.

Stupisce semmai che molti in Europa ancora non se ne siano resi conto o fingano di non accorgersene.  

La proposta anticipata nell’intervista è stata presentata ufficialmente l’11 settembre da Wright al Commissario europeo per l’Energia, Dan Jørgensen (nella foto in apertura dell’articolo), noto per aver sempre espresso la necessità di rinunciare all’energia russa per sottrarre l’Europa al ricatto energetico di Putin” nonostante Mosca non abbia minacciato lo stop alle forniture energetiche, interrotte alla fine del 2024 attraverso l’Ucraina dalle decisioni di Kiev avvallate dalla UE, non dai russi.

Il messaggio forte e chiaro che Wright ha portato a Bruxelles è che l’Unione Europea deve liberarsi completamente dalla dipendenza dal gas russo entro sei-dodici mesi, sostituendolo con il Gas Naturale Liquefatto (GNL) proveniente dagli Stati Uniti.

Wright lo ha ribadito all’agenzia Reuters. “Penso che questo potrebbe essere fatto facilmente entro 12 mesi, forse entro 6 mesi”, ha detto Wright, riferendosi alla rapidità con cui l’Ue potrebbe eliminare gradualmente il gas russo.

“Ho espresso l’opinione che potremmo farlo più velocemente: da parte degli Stati Uniti, potremmo farlo più velocemente, e penso che sarebbe positivo se quelle date fossero ulteriormente anticipate. Non so se ciò avverrà, ma ne abbiamo discusso”, ha detto il segretario USA commentando il suo incontro con Jorgensen.

Un portavoce della Commissione europea non ha risposto ad una richiesta di commento dell’agenzia Reuters ma ieri Jorgensen ha affermato che è inaccettabile che l’Ue continui ad importare energia russa, ma che l’eliminazione graduale entro il 2028 è ambiziosa e garantirebbe che i Paesi Ue non debbano affrontare nel frattempo picchi dei prezzi dell’energia o carenze di approvvigionamento.

Quest’anno l’Europa dovrebbe acquistare circa il 13% del suo gas dalla Russia, in calo rispetto al 45% circa registrato prima dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022.

La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha confermato questa settimana, durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione, che Bruxelles sta valutando un’uscita “più rapida” dai combustibili fossili russi, nonostante le resistenze poste da Slovacchia e Ungheria mentre molte altre nazioni acquisiscono GNL e petrolio russo.

“Più velocemente procederemo con l’eliminazione graduale, prima faremo pressione sulla Russia”, ha insistito Wright sorvolando sul fatto che la rinuncia completa dell’Europa ai flussi energetici russi danneggerebbe forse Mosca (che venderebbe altrove la sua energia)  di sicuro l’Europa (costi più alti approvvigionamenti meno certi) ma beneficerebbe esclusivamente gli Stati Uniti.

“L’offensiva” americana contro l’Europa sul campo di battaglia energetico ha visto aprirsi un altro fronte lo stesso giorno dell’intervista rilasciata da Wright al Financial Times. Il  segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a collaborare con l’Unione Europea per imporre ulteriori sanzioni ai Paesi che acquistano petrolio russo, con l’obiettivo di “far collassare l’economia russa” e costringere il presidente Vladimir Putin a sedersi al tavolo dei negoziati.

Intervistato da NBC News, Bessent ha affermato: “Siamo preparati ad aumentare la pressione sulla Russia, ma abbiamo bisogno che i nostri partner europei ci seguano. Siamo in una gara tra quanto l’esercito ucraino può resistere e quanto può reggere l’economia russa. Se gli Stati Uniti e l’Ue possono intervenire, fare più sanzioni, tariffe secondarie sui Paesi che comprano petrolio russo, l’economia russa collasserà totalmente, e questo porterà Putin al tavolo”.

Sono oltre tre anni che leader occidentali prevedono e auspicano il collasso dell’economia russa (da ricordare, a titolo di esempio, le affermazioni di Mario Draghi nel 2022) ma  non dovrebbe sfuggire a Bessent che per un’Europa già in gravi difficoltà per i costi dell’energia (i più alti tra tutte le aree industrializzate del mondo) sanzionare le nazioni che acquistano energia da Mosca significherebbe privarsi di mercati importanti e generare tensioni politiche che accelererebbero il declino europeo.

Tornando a Wright, nel corso dell’intervista al Financial Times non ha risparmiato dure critiche alle politiche economica ed energetica europea attaccando le regole climatiche di Bruxelles e la sua “crociata” per raggiungere zero emissioni nette di gas serra entro il 2050, dipingendole come una grave minaccia all’accordo commerciale Ue-Usa.

Il Meccanismo Ue di adeguamento delle emissioni alla frontiera (Cbam), la Regolamentazione sul metano e la Direttiva sulla due diligence della sostenibilità aziendale creerebbero “enormi rischi legali” per le aziende Usa che vendono idrocarburi in Europa, a meno che queste non subiscano “modifiche massicce”.

“Tutti i colloqui commerciali crollerebbero se l’Ue o gli Usa non mantenessero la loro parte dell’accordo… quindi penso che quelle regolamentazioni pongano una minaccia significativa alla capacità di implementare l’accordo commerciale che è stato concordato”, ha detto il segretario all’Energia, sostenendo inoltre che l’obiettivo di decarbonizzazione europeo sia “una catastrofe colossale e un mostruoso programma di impoverimento umano. “Naturalmente non c’è modo che si avveri“, ha aggiunto.

Secondo Wright, la “visione esageratamente attivista del cambiamento climatico” e la burocrazia “pesante” hanno minato la sicurezza energetica Ue, causando deindustrializzazione e l’aumento dei prezzi energetici, nonché la grande divergenza di ricchezza tra Europa e Stati Uniti negli ultimi 15 anni, “straziante da vedere. Sono anglofilo. Amo il ruolo dell’Europa nella storia e nella cultura e tutto“, ha detto a Financial Times, lamentando di assistere all’auto-sabotaggio dell’Ue, che “riduce da sé la propria influenza nel mondo, la sua capacità di essere un forte alleato per gli Stati Uniti e le opportunità per i cittadini dei Paesi europei“.

(con fonte Labitalia, Agee.eu e Agenzia Nova)

Foto: Fox News, Dipartimento dell’Energia statunitense, Unione Europea e X

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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