Guerra o pace l’Ucraina ci presenta il conto: nel 2026 più di 120 miliardi di spesa militare

 

Meno di un mese dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha commissionato agli Stati Uniti 90 miliardi di ordini per armi, munizioni ed altri equipaggiamenti militari che pagheranno, consenzienti, gli alleati europei, ieri il ministro della Difesa di Kiev, Denys Shmyha (nella foto sotto)l, ha reso noto che l’Ucraina ha bisogno di oltre 100 miliardi di euro per finanziare la sua difesa nel 2026.

A scanso di equivoci, l’ex premier del governo ucraino, ha precisato che tale somma sarà necessaria sia in caso la guerra continui sia nel caso si arrivi a un accordo di pace.

Se la guerra continua, avremo bisogno di almeno 120 miliardi di dollari per il prossimo anno”, ha affermato, visto che gli sforzi di pace restano in una fase di stallo. Anche se i combattimenti cessassero, “avremo bisogno di una somma leggermente inferiore” per “mantenere il nostro esercito in buone condizioni” in caso di un nuovo attacco russo, ha aggiunto alla conferenza annuale sulla strategia europea.

Il ministro non ha specificato quanto di questa somma l’Ucraina sarà in grado di finanziare con risorse proprie, che di fatto n9on esistono dal momento che l’Ucraina sarebbe già in bancarotta secondo gli standard finanziari comuni e sopravvive grazie ai donatori internazi9nali.

Ciò significa grazie agli aiuti europei da quando gli Stati Uniti, con l’Amministrazione Trump, hanno cessato di regalare a Kiev aiuti economici e militari, con questi ultimi che vengono venduti agli ucraini dietro pagamento da parte degli alleati NATO europei e canadesi.

“L’Ucraina spende il 31 per cento del suo PIL per la difesa, la quota più alta al mondo”, ha affermato la deputata Roksolana Pidlasa, presidente della commissione bilancio del Parlamento. Secondo lei, “un giorno di guerra costa attualmente all’Ucraina 172 milioni di dollari”, rispetto ai 140 milioni di dollari di un anno fa.

Denys Shmyhal ha sostenuto l’utilizzo di circa 250 miliardi di euro, di cui 210 miliardi di euro in Belgio, di beni russi congelati in Occidente dall’inizio dell’invasione, per finanziare la difesa Ucraina ma, nonostante il disappunto di Kiev, l’Europa si è finora rifiutata di farlo, consapevole che si tratterebbe di una grave e senza precedenti violazione del diritto internazionale che avrebbe ripercussioni devastanti sugli investimenti internazionali nel Vecchio Continente

Il 10 settembre il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che l’Unione Europea avrebbe utilizzato gli interessi di questi beni per erogare un nuovo “prestito di riparazione” all’Ucraina, ma senza toccare i beni stessi.

Le richieste ucraine per finanziare il bilancio della Difesa del prossimo anno, in guerra o in pace, ricadranno quindi interamente sull’Europa già in profonda crisi economica non senza provocare fratture politiche e sociali.

Il 12 settembre il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha segnalato un fabbisogno aggiuntivo di oltre 10 miliardi di euro nei prossimi due anni per il sostegno militare all’Ucraina, rispetto alle risorse approvate dal governo federale. Lo ha rivelato un documento interno del ministero, di cui ha riferito Bild.

Secondo le carte, per il 2026 e il 2027 il ministero aveva chiesto rispettivamente 15,8 e 12,8 miliardi di euro. Il ministero delle Finanze ne ha stanziati soltanto 9 all’anno, inclusi 500 milioni di rimborsi Ue. Mancano quindi 10,6 miliardi per programmi di cooperazione industriale con Kiev già pianificati o promessi. Alcuni contratti con l’industria bellica Ucraina dovranno quindi essere sospesi, ridotti o cancellati.

“Per rispettare il tetto dei 9 miliardi – si legge nel documento – diverse misure con scadenza 2027 sono state stralciate o ridimensionate”. Il governo tedesco ha assicurato di fornire a Kiev “tutto ciò di cui ha bisogno” e negato divergenze interne. In una risposta congiunta, i portavoce dei ministeri della Difesa e delle Finanze hanno ribadito che le cifre sono state concordate e che il governo “mantiene l’impegno a garantire i mezzi necessari alla difesa dell’Ucraina”.

Sahra Wagenknecht, leader dell’Alleanza Sahra Wagenknecht (BSW), ha lanciato un forte allarme, sostenendo che l’attuale governo tedesco, guidato da Friedrich Merz, sta imprudentemente trascinando il Paese verso un conflitto con la Russia.

In un’intervista a RTL e NTV, Wagenknecht ha criticato aspramente le recenti proposte e i dibattiti in corso in Germania riguardo la situazione in Ucraina. “Abbiamo un governo che potrebbe sconsideratamente trascinare la Germania in una guerra”, ha dichiarato Wagenknecht, sottolineando come le autorità tedesche stiano discutendo nuove e pericolose misure, compreso l’invio di truppe. Ha espresso particolare preoccupazione per la proposta del presidente della commissione Difesa del Bundestag, Thomas Rowekamp, di discutere con la NATO la possibilità di abbattere droni russi sul territorio ucraino.

Secondo la leader del BSW, una mossa del genere equivarrebbe a una “aperta dichiarazione di guerra alla Russia“. Wagenknecht ha avvertito che un’escalation porterebbe a conseguenze catastrofiche, inclusa la minaccia di un conflitto nucleare. “Una guerra con la Russia sarebbe una guerra nucleare. Tutte le case qui in Germania andrebbero perdute”, ha ammonito, invitando a fare tutto il possibile per allontanarsi da quella che definisce una “terribile spirale di violenza”.

Dichiarazioni che mettono in luce solo parzialmente le profonde e crescenti divisioni in Germania dove la crisi economica ed energetica rende meno digeribili all’opinione pubblica i piani di riarmo annunciati da Merz (che vuole dare a Berlino le forze armate convenzionali più grandi d’Europa) e i miliardi forniti all’Ucraina, spesso fuori da ogni controllo.

Un tema che sta diventando caldo per i governi di tutta Europa, quelli traballanti come quelli più stabili. –

Ieri il ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, Giancarlo Giorgetti (nella foto sotto), in videocollegamento con la Festa nazionale dell’Unione di centro (UDC) ha parlato della Legge Finanziaria in fase di messa a punto affermando che “abbiamo previsto un proseguimento del sollievo fiscale concepito per tutti, partendo da redditi più bassi”, ma “mi sono sentito in dovere in dire che gli impegni internazionali, le spese in Difesa e il sostegno all’Ucraina non sono gratis“.

Il 7 settembre il ministro Giorgetti aveva dichiarato alla platea degli imprenditori riuniti a Cernobbio che i conti pubblici, nonostante “la pressione” delle spese per la difesa, sono in ordine e la crescita sarà con ogni probabilità in linea con le stime che la indicano quest’anno allo 0,6%., aggiungendo che proprio per questo la prossima Legge di Bilancio non porterà con sé alcuna nuova stretta.

Il titolare dell’Economia ha sottolineato la priorità di ulteriori interventi fiscali “significativi” a favore delle famiglie ma ha avvertito che occorrerà fare i conti con quella che definito “una nuova variabile, imponderabile e detestabile, che è quella dell’escalation della guerra in Ucraina e le decisioni di incrementare le spese per la Difesa. Per il nostro Paese è un fatto nuovo che implica una diversa proiezione sui conti pubblici, un elemento su cui dobbiamo confrontarci, speriamo che questo non comprometta gli obiettivi che ci siamo fissati in termini di politica economica, o politici in senso lato“, aveva detto Giorgetti.

Sulle spese per la Difesa, “ho osservato dall’inizio e continuo a insistere che questo, un dovere assunto dal governo in sede internazionale, deve anche affiancarsi uno sforzo significativo rispetto alla industria della difesa nazionale, chiamata a fare uno sforzo quasi improvviso ma titanico per poter partecipare a questa fase, altrimenti il tutto si traduce unicamente in un aggravio per la finanza pubblica senza nemmeno un ritorno di produzione industriale in Italia e di occupati in Italia“, ha sottolineato il ministro.

Quindi “questo è un altro elemento su cui abbiamo sollecitato anche le società partecipate, da parte dello Stato, in termini di impegni”.

Foto Forze Armate Ucraina e MEF

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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