I baltici gridano al lupo (russo) per non perdere i dollari di Washington

Allarmi per sconfinamenti quotidiani nei ristretti corridoi aerei del Baltico spacciati per attacchi aerei russi, le consuete (si tengono ogni 4 anni) esercitazioni Zapad tra russi e bielorussi presentate come una minaccia d’invasione contro cui erigere fortificazioni reticolati, campi minati, trincee e cavalli di Frisia.
La febbre bellica che attraversa la regione baltica coinvolgendo Estonia, Lettonia e Lituania questa volta non sembra dovuta solo alla tradizionale sensibilità anti-russa che anima le classi dirigenti di queste nazioni che peraltro esprimono ben tre dei più importanti commissari dell’Unione Europea.
Persino un osservatore attento e ben documentato, ma non certo tacciabile di “putinismo”, come il generale Leonardo Tricarico (già capo di stato maggiore dell’Aeronautica), ha rilevato ieri sul quotidiano “Il Tempo” che “è ormai la regola che eventi rientranti altrimenti nell’ordinaria quotidianità vengano ingigantiti nei loro contenuti negativi, caricati di significati eccessivi, in una irresponsabile gara a chi sia più convincente nel descrivere le prospettive nefaste dei vari accadimenti”.
Dietro gli allarmismi esagerati dei baltici e le richieste di attivare articoli 4 (e presto 5?) della NATO e di ricevere maggiore sostegno militare dagli alleati potrebbe nascondersi in realtà il timore di perdere presto gli aiuti militari gratuiti e il supporto militare degli Stati Uniti.
Come ha scritto Graham Slattery sulla Reuters. l’11 settembre i Parlamenti di Estonia, Lettonia e Lituania hanno inviato al Congresso degli Stati Uniti di una lettera congiunta in cui si chiede di mantenere il sostegno militare nell’ambito del programma Baltic Security Initiative, che potrebbe venire ridimensionato o più facilmente azzerato per volere della Casa Bianca.
“Vi chiediamo di sostenere il finanziamento della Baltic Security Initiative nel disegno di legge sugli stanziamenti per la difesa dell’anno fiscale 2026 e la sua autorizzazione nel National Defence Appropriation Act”, si legge in una lettera congiunta preparata dai tre Parlamenti delle Repubbliche Baltiche.
Il BSI è stato avviato nel 2020, durante il primo mandato di Trump, e ha permesso alle tre nazioni baltiche di ricevere circa 220 milioni di dollari in finanziamenti per l’assistenza alla sicurezza. Cifra non irrilevante se si considera che quest’anno l’intero bilancio della Difesa dell’Estonia è stato di 1,9 miliardi di dollari, quello della Lettonia di 1,6 miliardi e della Lituania di 2,8 miliardi.
Durante un incontro con gli omologhi europei a fine agosto, i funzionari del Pentagono hanno dichiarato di non voler finanziare il programma durante il prossimo anno fiscale.
“Hanno anche affermato di voler eliminare i fondi per l’assistenza alla sicurezza amministrati dall’area di comando europeo degli Stati Uniti in generale, secondo funzionari europei e statunitensi a conoscenza dell’incontro sentiti da Reuters. La lettera baltica, di cui Reuters ha visionato una bozza, chiede al Congresso di approvare una legge che codifichi e finanzi il BSI, nonostante l’intenzione del Pentagono di eliminare il programma.
“Oltre a rafforzare la nostra capacità di difesa, questa assistenza ci ha permesso di raggiungere i nostri obiettivi più rapidamente, nonché di acquisire sistemi di difesa americani”, ha affermato a Reuters Sarah Luure, portavoce dell’ambasciata estone a Washington. “Siamo grati e vorremmo vedere la Baltic Security Initiative proseguire”.
“I membri del Congresso, inclusi alcuni alleati repubblicani del presidente americano Donald Trump, si sono opposti all’iniziativa del Pentagono” di sospendere i fondi del BSI, sottolinea Reuters precisando che le ambasciate lituana e lettone non hanno risposto alle richieste di commento dell’agenzia di stampa britannica mentre un alto funzionario dell’amministrazione Trump ha indicato che la Casa Bianca ha appoggiato la decisione del Pentagono di tagliare il programma BSI.
“L’Europa si è fatta avanti per assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa”, ha affermato l’alto funzionario dell’amministrazione.
Comprensibile che nelle capitali baltiche qualcuno punti a ingigantire incidenti e minaccia russa per favorire un ripensamento a Washington dove, come anche questa vicenda ben dimostra, il progressivo distacco dagli impegni finanziari e militari in Europa sembra ormai ben radicato.
Foto NATO e Casa Bianca

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.