Le contraddizioni di Trump azzoppano la NATO per annichilire L’Europa

Donald Trump ci ha ormai abituato a dichiarazioni roboanti spesso smentite da successive dichiarazioni, ad affermazioni contraddittorie o sopra le righe ma anche se la chiave di lettura che ci offre oggi Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano parlando di “catalogo completo di sindromi psichiatriche” non sembra priva di riscontri oggettivi, per gli europei sarebbe ingenuo ritenere che la Casa Bianca non persegua, forse in modo volutamente confuso, obiettivi ben precisi e tutti a nostro danno.
Negli ultimi giorni hanno destato sorpresa ed entusiasmo (quest’ultimo giustificato forse a Kiev, molto meno nelle capitali europee) le dichiarazioni circa le prospettive del conflitto in Ucraina rilasciate da Trump il 23 settembre, che sembrano imprimere un deciso cambio di rotta (o forse solo narrazione), dopo l’incontro con Volodymyr Zelensky a New York.
Abbattete gli aerei russi
Nel sostenere che le nazioni della NATO dovrebbero “abbattere gli aerei russi” se violano il loro spazio aereo, Trump sembra definire l’Alleanza Atlantica come una organizzazione estranea o comunque diversa dagli Stati Uniti che della NATO sono (o erano) azionista di maggioranza.
A conferma di questo approccio mei confronti degli alleati europei, che appare basato sul concetto “voi siete la NATO, noi gli Stati Uniti”, Trump ha fornito una risposta sibillina ma al tempo stesso chiarificatrice alla domanda se gli Stati Uniti aiuterebbero in armi gli alleati europei contro la Russia: “dipende dalle circostanze”.
In ogni caso la demenziale macchina propagandistica che anche in Italia punta a riscaldare la guerra fredda con la Russia utilizzando le supposte violazioni dello spazio aereo NATO si è subito rimessa in moto, forte dell’invito di Trump ad andare (noi, la NATO) in guerra contro la Russia contando sul fatto che loro (gli USA) ci venderanno le armi. Resta da capire se il ricarico (o la “cresta”) resterebbe al 10 per cento, come quella che gli europei pagano a Washington per le armi di seconda mano da fornire a Kiev o se sarebbe più alto o più basso.
In prima pagina oggi su Repubblica leggiamo che “I caccia della NATO respingono incursioni dei jet russi sull’Alaska e al confine lettone”. Per La Stampa invece i jet russi sono stati “intercettati in Alaska e Lettonia”, stesso termine utilizzato sul Messaggero: “Quattro jet russi intercettati dagli USA vicino all’Alaska. Altri 5 al confine lettone”.
Per Il Giornale “Mosca provoca con droni e jet” mentre tutti i media pongono molta enfasi sul fatto che fonti diplomatiche russe abbiano riferito che in caso di abbattimento di loro aerei sarebbe guerra aperta. Cioè quello che rischierebbe di accadere in ogni angolo del mondo: a un atto di guerra è possibile rispondere in modo analogo.
Messaggio sostenuto anche dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov per il quale la crisi in Ucraina è “un chiaro esempio di come la NATO e l’Unione Europea vogliono dichiarare, e hanno già dichiarato, una vera e propria guerra alla Russia e vi partecipano direttamente”.
Controcorrente rispetto a gran parte dei media italiani, il Fatto Quotidiano oggi titola” Ogni giorno un falso pretesto per la guerra”. Titolo azzeccato perché se andiamo a fare una verifica sulle “violazioni” russe degli ultimi giorni nei cieli della NATO possiamo avere un quadro esaustivo di come la propaganda promossa da politica e media in Europa rappresenti una minaccia da “guerra ibrida” o “delle percezioni” per tutti noi.
Quattro caccia F-16, supportati da aviocisterne e da un radar E-3, hanno raggiunto ieri due bombardieri strategici Tu-95 e due caccia Su-35 entrati nell’area di identificazione aerea in Alaska, un’area in cui russi e statunitensi monitorano da sempre ogni movimento aereo militare ma all’esterno dei rispettivi spazi aerei nazionali. Nessuna violazione russa dello spazio aereo americano.
Sempre ieri, due caccia JAS-39 Gripen dell’Aeronautica ungherese schierati Šiauliai, in Lituania, sono decollati per identificare (non “intercettare” né “bloccare” come hanno scritto alcuni) un Su-30, un Su-35 e tre MiG-31, come ha riferito il comando della NATO che ha precisato che gli aerei russi non hanno violato lo spazio aereo lettone.
Quindi volavano nel corridoio aereo consentito. Insomma, la solita routine che si ripete nei cieli della guerra fredda dagli anni ’50 oggi divenuta pretesto per allarmismi e proclami bellicosi. Dei baltici tesi soprattutto a non perdere i finanziamenti degli Stati Uniti.
Certo in tre anni e mezzo di guerra qualche drone russo (ma pure missili e droni ucraini) sono caduti oltre i confini polacco, rumeno, ungherese, moldavo (persino in Croazia, dove cadde un drone ucraino nel 2022) ma a causa di guasti o deviati da contromisure elettroniche.
A ben guardare anche l’incursione di uno sciame di droni russi Gerbera in Polonia è sprofondata nel ridicolo appena sono apparse le immagini dei droni tenuti insieme dal nastro isolante e atterrati nei campi e sul tetto di una conigliera.
Velivoli che erano probabilmente caduti in Ucraina e rimessi in sesto per farli volare su Bielorussia e Polonia per mettere in scena una commedia finita in farsa, con l’unico danno attribuito ai russi provocato in realtà da un missile aria-aria lanciato da un F-16 polacco che ha colpito il tetto di una casa.
Il bellicoso governo di Varsavia, censurato persino dal loro presidente della Repubblica, ha provato a inscenare un’altra violazione russa riferendo che un Mig-31 ha volato a bassa quota a 150 metri da una piattaforma petrolifera nel Mar Baltico. Nessuna prova ma in compenso sia il comando operativo militare sia quello della guardia di frontiera hanno precisato che non ci sono state violazioni dello spazio aereo né è stato necessario attivare pattuglie di caccia polacchi.
Anche la tanto reclamizzata violazione dello spazio aereo estone ad opera di 3 Mig-31 riconosciuti e scortasti dagli F-35 italiani non sarebbe stata una violazione volontaria o provocatoria dello spazio aereo dalle informazioni fornite dalla NATO, tenuto conto che in quell’aerea le vie aeree utilizzabili dai russi sono limitate e strette come ben sanno tutti i piloti che hanno volato in quei cieli.
Il Comandante supremo della NATO in Europa, il generale Alexus Grynkewich, ha spiegato come l’incursione russa in Estonia fosse probabilmente accidentale, dovuta alla scarsa esperienza e formazione dei piloti russi.
E i droni russi sugli aeroporti di Oslo e Copenhagen? Nessuna prova che fossero russi e nessun dettaglio è stato fornito sui modelli utilizzati. Unica cosa certa, oggi ammessa anche dalle autorità danesi e norvegesi ma subito anticipata dagli esperti di traffico aereo: si tratta di droni fatti decollare da sconosciuti nei pressi degli aeroporti.
Chiunque avrebbe potuto farlo. Il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen, ha ammesso che “non ci sono prove contro Mosca” ma si è coperto di ridicolo affermando che azioni ostili di questo tipo “potrebbero avere l’obiettivo di minare il sostegno all’Ucraina”. Quindi “la cosa fondamentale è non lasciarci intimidire dalla Russia”.
Magari potremmo aggiungere di non farci intimidire neppure da quanti ci vorrebbero in guerra contro la Russia.
Che dire poi degli attacchi hacker agli aeroporti del Nord Europa dei giorni scorsi, attribuiti ai soliti russi, erano opera di un cyber criminale britannico. Un contesto che ridicolizza anche le dichiarazioni Andrius Kubilius, ex premier lituano e attuale commissario Ue per la Difesa e per lo Spazio (un altro “baltico bellicoso”) per il quale “le interferenze del segnale Gps stanno diventando un problema molto diffuso e oggi circa il 40% dei voli in Europa attraversa aree disturbate da apparecchiature russe. Si tratta di un fenomeno davvero di ampia portata”.
Saranno mica le stesse interferenze GPS che hanno sabotato l’aereo del presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen in atterraggio in Bulgaria, smentite categoricamente dalle stesse autorità di Sofia?
Per comprendere quanto sia banale il di battito sulle supposte violazioni aree russe basta leggere il comunicato del Consiglio Atlantico (NAC) emesso ieri. “La Russia non deve avere alcun dubbio: la NATO e gli Alleati impiegheranno tutti gli strumenti, militari e non, necessari per difendersi e scoraggiare ogni minaccia proveniente da qualunque direzione”.
Del resto tutte le nazioni, dalle superpotenze al Sikkim, si difenderebbero da ogni minaccia proveniente da qualunque direzione.
Gli ucraini possono vincere
Se questo è il contesto in cui Trump esorta le nazioni della NATO ad “abbattere gli aerei russi” i casi sono due: o anche questo presidente statunitense ha perso la lucidità o vuole mandare gli europei allo sbaraglio contro la Russia per darci il colpo di grazia.
L’ipotesi che quella in corso sia l’ultima guerra contro l’Europa non è certo trascurabile come abbiamo più volte sottolineato. In fondo questa guerra è stata concepita fin dal 2014 per colpire l’Europa per indurla prima con le buone (sanzioni) e poi con le cattive (esplosione del Nord Stream) a rinunciare all’energia russa per poi costringerla a logorarsi nel confronto militare con Mosca.
Come spiegarsi diversamente queste affermazioni di Trump su Truth? “Penso che l’Ucraina, con il sostegno dell’Unione Europea, sia in una posizione di combattere e riconquistare i suoi territori. Con tempo, pazienza, e il sostegno finanziario e della NATO, i confini originali di quando la guerra è iniziata, sono un’opzione”.
Eppure, come Trump e gli Stati Uniti dovrebbero ben sapere, l’Ucraina non ha oggi prospettive militari che possano anche solo lasciare la speranza che possa riconquistare quel 20 per cento di territorio perduto (Crimea inclusa) né che possa, continuando a combattere, evitare di perdere ulteriori porzioni di territorio.
Lo sa così bene che pochi mesi or sono ripeteva a Zelensky che “non aveva le carte per dettare condizioni” per indurlo ad accettare la pace in cambio di cessioni territoriali a Mosca. Anche il presidente ucraino sa bene che la riconquista dei territori perduti è impossibile, come ammise in un discorso del dicembre scorso.
Ieri il Ministero della Difesa russo, ha reso noto che dall’inizio dell’anno le forze di Mosca hanno preso il controllo di oltre 4.714 chilometri quadrati di territorio (di cui 3.808 nella regione di Donetsk) con 205 centri abitati, pubblicando una mappa che mette in risalto le porzioni di territorio conquistato.
Al di là dei chilometri quadrati la crisi militare ucraina è evidente, con molte roccaforti ormai semi circondate dai russi e capacità militari in costante calo con la popolazione in povertà che fugge all’estero o su nasconde nelle cantine per non farsi arruolare.
Quindi occorre chiedersi se Trump non stia in realtà puntando a far terminare la guerra velocizzando la sconfitta dell’Ucraina e, con essa, la disfatta dell’Europa.
Meglio non dimenticare che Trump (e JD Vance) sono ostili alle politiche della UE e hanno dimostrato di essere ben consapevoli che la gran parte dei governi europei odiano ideologicamente questa amministrazione statunitense, che a sua volta è consapevole che la sconfitta dell’Ucraina sarà anche la disfatta dei vari Merz, Starmer, von der Leyen, Macron…..
Forse per questo Trump provoca (o finge di provocare) Putin scrivendo che Mosca “combatte senza meta da tre anni e mezzo, una guerra che una vera potenza militare avrebbe dovuto vincere in meno di una settimana. Questo non distingue la Russia. Anzi, la fa apparire come una tigre di carta. Putin e la Russia sono in grandi difficoltà economiche, ed è giunto il momento che l’Ucraina agisca”, mentre gli Stati Uniti “continueranno a fornire armi alla NATO affinché ne faccia quello che vuole”.
Affermazione che sembra dimenticare le performance statunitensi di conflitti prolungati senza conseguire vittorie, dal Vietnam all’Iraq fino all’Afghanistan da cui proprio l’Amministrazione Trump negoziò il ritiro statunitense con i Talebani, tornati poi al potere a Kabul.
Queste dichiarazioni costituiscono poi l’ennesima conferma che per Trump la NATO siamo solo noi europei ma soprattutto emerge una narrazione basata sulla debolezza economica della Russia e la sua incapacità militare che hanno dominato per tre anni la narrazione dell’Amministrazione Biden e di quasi tutti i governi europei, rivelatasi palesemente falsa come dimostrano non solo i successi russi sui campi di battaglia ma anche la cieca fobia dell’Europa per un’invasione russa che potrebbe cominciare tra un mese o tra tre, quattro o cinque anni, a seconda dei diversi personaggi politici e militari che si avventurano n questi pronostici.
Pronostici gestiti ancora una volta con una propaganda raffazzonata e sempre meno credibile. Se la Russia è una “tigre di carta” come potrà invadere l’Europa? Se non è una vera potenza perché dovremmo effettuare un forsennato riarmo per difenderci da essa?
In questo tipo di narrazione caotica e contraddittoria l’ipotesi che Trump possa fingere di provocare Putin per galvanizzare il venditore Zelensky (che porta contratti per forniture militari agli USA facendole pagare alla NATO, cioè agli europei) e dare il colpo di grazie ai concorrenti europei non dovrebbe venire sottovalutata.
Meglio però non aspettarsi analisi del genere dal segretario generale della NATO Mark Rutte, l’uomo che ha chiamato Trump “paparino” (daddy) e che ha dichiarato di essere favorevole ad abbattere velivoli russi intrusi. “Sono totalmente d’accordo con il presidente Trump. Se necessario. Ma i nostri militari sono addestrati e preparati per questo. Sappiamo come farlo”, ha dichiarato Rutte a Fox News.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha risposto di sentire “capricci esaltati” riguardo a presunte invasioni di piloti russi nello spazio aereo di qualcun altro pur senza che vi siano prove di questo ma sulle affermazioni di Trump gioca con i simboli.
“Per quanto ne sappiamo, le dichiarazioni del presidente Trump sono state rilasciate dopo un’interazione con Zelensky e, a quanto pare, sotto l’influenza dell’opinione espressa da Zelensky. I tentativi di spingere l’Ucraina a proseguire le ostilità e l’idea che l’Ucraina possa riconquistare qualcosa sono un’idea sbagliata”.
Circa la ”tigre di carta” Peskov l’ha buttata sull’ironia. “La Russia è più strettamente associata a un orso. Non esistono orsi di carta. La Russia è un orso vero” (a lato un’immagine propagandistica russa).
Dispute animalistiche a parte, Trump sta negoziando con i russi l’estensione del trattato sulle armi nucleari New START e il bando allo sviluppo di armi biologiche, definita da Peskov “un’idea brillante” mentre sono in corso le trattative per il ritorno delle compagnie petrolifere americane nello sfruttamento dei giacimenti siberiani (mentre agli europei Trump chiede di rinunciare all’energia russa) ed è già stato rinnovato l’accordo di cooperazione spaziale.
Questo significa che il ripristino delle relazioni con Mosca andrà avanti e che Trump sta scaricando sugli europei (la NATO) Nil fardello della guerra in Ucraina da cui gli Stati Uniti, falliti i tentativi di pacificazione, si chiamano fuori pur mantenendo il business delle forniture militari a caro prezzo.
La Russia, come ha affermato Peskov, non ha alternative al proseguimento della guerra. “Perseguiamo la nostra operazione militare speciale per garantire i nostri interessi e arrivare ai nostri obiettivi che il Presidente ha stabilito dall’inizio. Noi agiamo per il presente e per l’avvenire del nostro Paese, per le prossime generazioni a venire. Non abbiamo quindi altra alternativa”, ha spiegato Peskov.
Il portavoce del Cremlino ha spiegato a Radio RBC che “il presidente Trump non ha mai nascosto la sua intenzione di tutelare gli interessi economici degli Stati Uniti e la cosa più semplice è costringere il mondo intero ad acquistare petrolio e gas naturale liquefatto americani a un prezzo più alto. Forse gli americani possono costringere gli europei a farlo [ad acquistare risorse energetiche a prezzi più alti. E per molti versi ci sono riusciti”, ha aggiunto Peskov.
“Molti paesi europei hanno iniziato ad acquistare gas naturale liquefatto a prezzi più alti. Questo ha comportato un ulteriore onere per i loro bilanci e, a sua volta, ha gravato sulle tasche dei contribuenti. Questo vale non solo per i tedeschi ma per praticamente tutti“, ha aggiunto Peskov.
Del resto azzoppare l’Europa e toglierla di mezzo come competitor economico e commerciale è uno dei pochi obiettivi condivisi dalle amministrazioni Obama, poi Trump, Biden e Trump bis.
Obiettivo ormai raggiunto con i diktat su acquisti di energia USA (per 750 miliardi), investimenti in industria americana (600 miliardi), spese militari al 3,5/5 per cento del PIL con massicci acquisti negli Stati Uniti, rinuncia a energia russa oltre a sanzioni a nazioni che continuano ad acquistarla, che significa mercati in cui l’Europa brucerà la sua residua credibilità.
Forse nella Storia nessuno si era mai piegato così a una potenza esterna senza esserne stato prima pesantemente sconfitto militarmente. Se in Europa è rimasto qualche statista sarebbe il caso di rifletterci un po’ sopra.
Immagini: NATO, TASS, Telegram e Casa Bianca

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.