Crolla l’export di grano ucraino. Zelensky ora punta a vendere armi

 

Le esportazioni ucraine di grano sono diminuite del 28% su base annua, attestandosi a 1.456 milioni di tonnellate nel periodo luglio-agosto 2025, secondo quanto riportato dalla pubblicazione Ekonomicheskaya Pravda citando statistiche ufficiali.

In base alla pubblicazione, quasi tutti i principali importatori di grano ucraino hanno ridotto i loro acquisti. In particolare, la Spagna ha ridotto le importazioni del 69% a 243.000 tonnellate, l’Italia del 42% a 66.000 tonnellate, l’Indonesia del 13% a 528.000 tonnellate e l’Algeria del 28% a 268.000 tonnellate.

L’unica eccezione è stata l’Egitto, che ha aumentato le importazioni di grano dall’Ucraina del 48% a 699.000 tonnellate. Secondo l’agenzia di stampa Tass, La decisione dell’Ue del 2022 di abolire i dazi doganali e le quote sulle importazioni agricole dall’Ucraina ha causato danni significativi ai paesi dell’Europa orientale.

A causa dei diversi standard di produzione e delle diverse dimensioni dei terreni agricoli, i prodotti ucraini più economici stanno sostituendo quelli degli agricoltori europei nei loro mercati tradizionali.

Nell’autunno del 2023, i paesi dell’Europa orientale sono stati costretti a imporre un divieto sulle importazioni agricole dall’Ucraina dopo che la Commissione europea ha rifiutato di estendere l’embargo, scaduto il 15 settembre, su quattro tipi di cereali e semi oleosi (grano, mais, colza e semi di girasole) a Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia.

L’Ungheria ha mantenuto unilateralmente l’embargo e lo ha esteso ad altri 20 tipi di prodotti agricoli ucraini, tra cui cereali, carne, uova, olio vegetale, verdure e miele. L’anno scorso, i prodotti agricoli hanno rappresentato circa il 60% delle esportazioni totali dell’Ucraina, pari a 41,6 miliardi di dollari, e l’Unione Europea ha acquistato circa il 60% di questi prodotti.

 

L’export militare

Se cala l’export di cereali, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky punta però ad aumentare l’export di armamenti. Come ha scritto sul suo canale Telegram, l’Ucraina ha raggiunto accordi con alcuni Paesi africani per l’invio di armi in eccedenza prodotte per le Forze armate ucraine e che i proventi di queste esportazioni saranno utilizzati per acquistare le armi di cui l’esercito ucraino è carente (droni, intercettori, missili a lungo raggio).

“La nostra priorità” scrive Zelensky “è rifornire l’esercito ucraino e questa priorità rimarrà tale fino alla fine della guerra. Perciò anche l’esportazione sarà controllata fino alla fine della guerra”: il presidente ucraino scrive che una parte di queste armi ucraine andranno a Paesi in Europa, Medio Oriente e negli Stati Uniti ma aggiunge che durante l’ultima Assemblea Generale dell’ONU la scorsa settimana a New York, “è stato raggiunto un accordo con il continente africano, ci sono già proposte di diversi Paesi” per quanto riguarda le forniture di armi ucraine e “richieste riguardo alla rappresentanza diplomatica in Africa”, con Kiev che potrebbe aprire nuove missioni diplomatiche nei prossimi mesi.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che il suo Paese inizierà a esportare armi di produzione nazionale, revocando una restrizione introdotta quando Kiev ha dichiarato la legge marziale. “Abbiamo deciso di aprire le nostre esportazioni di armi. Si tratta di sistemi potenti, testati in situazioni di guerra reali”, ha dichiarato Zelensky all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York il 24 settembre.

Zelensky ha affermato che l’Ucraina vuole dimostrare ai suoi partner che le armi ucraine sono “affidabili e moderne”.

L’esportazione di armi nazionali ucraine è stata fortemente limitata dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala, a seguito della dichiarazione di legge marziale del 2022, con tutto ciò che usciva dalla catena di montaggio dirottato verso lo sforzo bellico. Come ha ricordato un recente articolo di Euronews, i produttori di armi ucraini chiedono da mesi a Zelenskyy di revocare le restrizioni sulla vendita delle loro attrezzature militari di produzione nazionale, in particolare i droni, per generare più denaro.

L’industria della difesa ucraina, e in particolare il settore dei droni, è esplosa dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala, rappresentando un miglioramento rispetto al precedente equipaggiamento militare dell’era sovietica.

Secondo i rapporti più recenti, l’Ucraina produce attualmente oltre 4 milioni di droni all’anno, ma ha il potenziale per raddoppiare tale numero con finanziamenti sufficienti e se la fine della guerra interrompesse gli incessanti bombardamenti russi sull’apparato industriale ucraino. Delle circa 800 aziende ucraine del settore Difesa, oltre 200 producono droni.

L’Ucraina ha elaborato proposte preliminari per quella che Kiev ha definito “esportazione controllata” di armi, in particolare droni marittimi, ha dichiarato di recente Zelenskyy.

“La sicurezza delle rotte marittime è parte integrante della sicurezza generale e molte nazioni dipendono da essa. L’Ucraina offre a tutti i suoi partner affidabili i nostri sviluppi, che ci hanno aiutato nel Mar Nero. Contiamo su contratti solidi”, ha spiegato.

La flotta di droni navali di Kiev si è ampliata negli ultimi anni e i droni navali ucraini si sono dimostrati efficaci nell’infliggere gravi perdite ai siti militari e alle navi russe nel Mar Nero, come i droni Magura-V5, che sono stati utilizzati per colpire la flotta russa.

Più di recente, Kiev ha presentato il nuovo sistema di droni sottomarini Toloka, in grado di trasportare un carico utile di 5.000 chilogrammi e raggiungere obiettivi situati fino a 2.000 chilometri di distanza. A maggio, i produttori di difesa ucraini hanno inviato una lettera pubblica a Zelenskyy, chiedendogli di revocare le restrizioni all’esportazione di equipaggiamenti militari di produzione nazionale, in particolare droni, per aiutare il settore a crescere e integrarsi meglio nell’architettura di sicurezza europea.

“È tempo di dimostrare che l’Ucraina è in grado di essere non solo una parte che riceve sostegno internazionale, ma anche un partner a pieno titolo che esporta sicurezza attraverso la cooperazione, la tecnologia e la propria esperienza”, si legge nella lettera.

Oleksandr Kamyshin, consulente di Zelenskyy per le questioni strategiche, ha affermato che l’industria della difesa ucraina era in grado di produrre fino a 17 miliardi di euro in equipaggiamenti nel 2024, ma il governo poteva produrne solo circa la metà.

In un’intervista con Euronews a febbraio, l’allora Ministro per le Industrie Strategiche Herman Smetanin ha affermato che tutti i produttori ucraini sono in grado di aumentare la produzione, ma mancano i fondi e l’impegno dei partner per ottenere finanziamenti a lungo termine.

L’Ucraina inizierà a esportare tecnologie di difesa e ad aprire linee di produzione di armi nei paesi partner, ha spiegato Zelenskyy.

“Il concetto di tre nuove piattaforme di esportazione: una per l’esportazione e la partnership con gli Stati Uniti, un’altra per gli europei e una terza per i partner globali che hanno sostenuto l’Ucraina in determinati modi. È fondamentale che ci assistano, così possiamo supportarli”, ha spiegato.

A luglio, Zelensky ha dichiarato di aver raggiunto un accordo con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per la vendita di droni ucraini agli Stati Uniti, con un contratto stimato tra i 10 e i 30 miliardi di dollari (tra gli 8,5 e i 25 miliardi di euro). Kiev ha anche firmato un importante accordo con l’azienda statunitense Swift Beat per coprodurre centinaia di migliaia di droni quest’anno.

In maggio, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha dichiarato che Berlino avrebbe cercato di aiutare Kiev a sviluppare congiuntamente nuove armi a lungo raggio in grado di colpire più in profondità all’interno della Russia, mentre veniva stanziato un nuovo pacchetto di aiuti da 5 miliardi di euro. concordato.

Annunciando l’inizio di una “nuova forma di cooperazione industriale militare tra i nostri due Paesi”, Merz ha affermato che Germania e Ucraina cercheranno di “consentire la produzione congiunta” di armi.

 

Perplessità

Di fatto quindi  si profila un altro straordinario autogol dell’Europa. L’Ucraina chiede armi per lo più agli Stati Uniti, l’Europa le paga e allo stesso tempo finanzia lo sviluppo dell’industria della Difesa ucraina i cui prodotti verranno venduti nel mondo a vantaggio esclusivo di Kiev ma in concorrenza (anche nel prezzo ovviamente) con i prodotti europei.

Da un lato infatti suscita perplessità che l’Ucraina punti sull’export di prodotti militari quando sta perdendo la guerra contro i russi, mentre lamenta in continuazione insufficienza di armi, droni, munizioni e dotazioni e dopo aver ordinato 90 miliardi di armamenti prodotti negli Stati Uniti e che verranno pagati dagli alleati europei.

Dall’altro, mentre Zelensky parla di export ufficiale in accordo con stati e governi, molte armi ucraine o donate dall’Occidente all’Ucraina negli ultimi tre anni sono finite illegalmente o comunque fuori da ogni controllo, nelle mani di movimenti insurrezionali e malavitosi in diverse aree del mondo.

Israele lamentò già nell’estate 2023 che diverse armi portatili (incluse armi anticarro) fornite all’Ucraina erano state segnalate nelle mani delle milizie ostili a Israele.

Altre armi occidentali donate a Kiev sono state trovate in mano a milizie jihadiste in Africa e in Medio Oriente mentre gli stessi ucraini avrebbero esportato droni FPV presso i miliziani jihadisti attivi in Mali e Burkina Faso contro lev forze governative sostenute dalla Russia.

Come sottolineò l’Interpol già nel giugno 2022, l’export clandestino delle armi donate all’Ucraina non ha risparmiato ila malavita organizzata: quella finlandese ha ricevuto dai traffici illegali armi automatiche che Helsinki aveva fornito agli ucraini, come denunciò due anni or sono la polizia finlandese.

Più recentemente, lo scorso agosto, nel condurre un’operazione antidroga, la polizia spagnola nella regione di Almeria ha trovato 2 tonnellate di hashish, 740 chili di marjuana e un autentico arsenale: un lanciarazzi, cinque pistole, dieci fucili, giubbotti antiproiettile, caricatori e migliaia di munizioni di vario calibro oltre a radio e jammer inviati in Ucraina dopo il 2022.

Il quotidiano El Diario de Almería ne ha riferito io 167 agosto con un articolo del direttore Ivan Gomez che riportiamo qui sotto.

Da diversi anni, l’intelligence e le forze di sicurezza statali osservano il miglioramento e la modernizzazione delle armi utilizzate dalle reti criminali internazionali nell’Europa meridionale. I narcotrafficanti si stanno armando come un esercito, con maggiori capacità e potenza per difendersi dagli attacchi delle organizzazioni rivali e dalle pressioni della polizia. Le ultime operazioni contro queste reti criminali ad Almería evidenziano la preoccupante evoluzione dell’arsenale sequestrato alla maggior parte dei clan smantellati, che è passato dai classici kalashnikov russi, ormai datati e diffusi tra le mafie fin dall’inizio del secolo, ad armi automatiche e fucili d’assalto di nuova generazione fabbricati in Europa e negli Stati Uniti.

Ciò rappresenta un rischio maggiore per la sicurezza pubblica e per gli agenti con cui si scontrano quotidianamente per salvaguardare i propri nascondigli e sorvegliare i covi della droga.

In appena un paio d’anni, l’AK-47, un fucile d’assalto ampiamente utilizzato dai narcotrafficanti sin dalla fine delle guerre balcaniche all’inizio degli anni ’90, è stato sostituito dai mitra Skorpion VZ-61, capaci di sparare 850 colpi al minuto. Dal Kalashnikov utilizzato nelle operazioni Uleyla e Mar 21 del 2022, che hanno portato all’arresto di 26 membri di un’organizzazione criminale che contrabbandava droga in Spagna attraverso la regione orientale di Almería, ci siamo evoluti in un arsenale letale e di fascia alta composto da fucili semiautomatici, fucili Smith & Wesson, mitragliatrici CSA ceche, pistole Blow e Glock calibro 9 e 45 mm, localizzatori GPS, disturbatori di frequenza e rilevatori di microbeacon, tra le altre attrezzature da combattimento avanzate sequestrate durante l’operazione Olea nel quartiere di El Puche e in una fattoria di El Acebuche a un gruppo criminale dedito al narcotraffico.

La quantità di armi e munizioni sequestrate durante lo smantellamento della banda, che ha portato all’arresto di cinque persone, era così elevata che il centro logistico è stato classificato come “deposito di armi da guerra”, un reato che può comportare una pena detentiva di 14 anni.

Gli arrestati disponevano di un deposito per le loro scorte di hashish, con oltre duemila chili, oltre ad altri 740 chili di marijuana, che avrebbero potuto raggiungere un valore di mercato complessivo di cinque milioni di euro, secondo il capo della Brigata di Polizia Giudiziaria, Juan Francisco López, durante una prima perizia in cui non è stato affrontato un aspetto chiave per gli inquirenti: l’origine di questo arsenale di armi. Gli investigatori della Polizia Nazionale hanno confermato che alcune delle venti armi appartenenti al clan smantellato potrebbero provenire dalle attrezzature che i paesi della NATO hanno inviato in Ucraina per difendersi dall’invasione russa negli ultimi anni.

Fonti coinvolte nell’operazione, composta interamente da agenti del Gruppo II dell’Unità Antidroga e Criminalità Organizzata (UDYCO) della Polizia Provinciale di Almería, con il supporto delle unità centrali e del GRECO della Costa del Sol, hanno dichiarato a questo quotidiano che le armi sequestrate “corrispondono a marche e modelli”. Pertanto, è stata aperta un’indagine per accertarne l’origine e confermare se facciano parte dell’arsenale inviato dall’Alleanza Atlantica – compresi quelli inviati dalla Spagna – per il conflitto nell’Europa orientale, come possano essere giunte ai clan della droga nel sud-est della Penisola Iberica e, più specificamente, a quello recentemente smantellato in questa provincia.

Non sarebbe la prima volta che la Polizia e la Guardia Civil si scontrano con reti criminali con armi automatiche e fucili d’assalto inviati dalla NATO al fronte ucraino in Spagna, sebbene in questa occasione sia stato sorprendente che un volume così grande e pericoloso sia arrivato attraverso il mercato illecito. L’indagine della polizia deve ora analizzare come e perché le spedizioni che l’esercito di Zelensky avrebbe dovuto utilizzare per difendere il suo Paese siano state dirottate e siano finite per essere utilizzate da organizzazioni internazionali del narcotraffico per combattere le Forze di Sicurezza dello Stato in Spagna. Le armi potrebbero essere arrivate tramite container marittimi nei porti del sud della penisola o via terra dall’Europa orientale. Si teme che questo arsenale si moltiplichi alla fine della guerra in Ucraina, come è successo con le armi nei Balcani.

(con fonte Agenzia GEA, AGI e Diario de Almeria)

Foto: Ministero Difesa Ucraino, Euronews, e Diario di Almeria

 

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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