I russi prendono Pokrovsk e Kupyansk

Nonostante gli sforzi della propaganda ucraina, sostenuta da politici e media in Europa, tesi a negare i fatti, Pokrovsk e Kupyansk sono ormai in mano alle truppe russe. Le battaglie nei due settori più rilevanti del fronte, oggi lungo 1.300 chilometri, sono ancora in corso ma i due centri abitati nella regione di Donetsk (Pokrovsk) e Kharkiv (Kupyansk) sono ormai quasi del tutto sotto il controllo dei russi.
Nella sacca di Mirmograd si combatterà ancora anche se i russi hanno offerto la resa ai difensori ucraini stremati, così come nel settore di Kupyansk gli ucraini contrattaccano da una settimana per consentire alle truppe schierate sulla sponda orientale del fiume Oskol di ripiegare.

Battaglie sanguinose che bruciano gran parte delle poche risorse militari rimaste agli ucraini; battaglie che si sarebbero potute evitare ritirando per tempo le truppe dai “calderoni” in cui l’accerchiamento russo, con la sua soverchiante superiorità numerica e in volume di fuoco, ha reso impossibile ogni difesa ingigantendo le perdite ucraine.
Battaglie combattute non con l’obiettivo di vincere o respingere l’attaccante ma per “logorare” i russi sacrificando inutilmente migliaia di militari ucraini che sarebbero stati meglio impiegati ritirando le linee di alcuni chilometri con l’obiettivo di accorciare il fronte.
Secondo io canale Telegram ucraino Rezident UA, solitamente ben informato sulle decisioni dei vertici militari, in una riunione del 21 ottobre dello Stato Maggiore i comandanti sul campo delle forze ucraine avrebbero chiesto al generale Syrsky di cambiare tattiche e di smettere di bruciare riserve nell’imbuto di Pokrovsk, altrimenti Kupyansk, Lyman, Seversk, Konstantinovka and Huliaipole verranno perse prima della fine dell’anno. I comandanti suggerivano un ritiro da Pokrovsk e Kupyansk, per concentrarsi sulla difesa di Seversk e Konstantinovka.
La stessa fonte riferiva in ottobre che la somma delle battaglie di Bakhmut, Avdiivka, Ugledar e l’incursione a Kursk sarebbe costata agli ucraini oltre 200mila morti.
La logica dei comandi ucraini di combattere fino all’ultimo uomo per non cedere terreno, già dominante tra le forze dell’Asse durante gli ultimi due anni della Seconda guerra mondiale sul Fronte Orientale, porta solo alla disfatta perché conduce all’annientamento di reparti che avrebbero potuto combattere con maggiore successo arretrando su posizioni meglio difendibili e non impedisce al nemico di conquistare il territorio.
Il parallelo con la guerra della Germania nazista è valido anche negli aspetti propagandistici. A che allora si evidenziavano le “enormi perdite” dei russi come fanno oggi media e politici anche in Italia impegnati a diffondere storie (anche oltre il limite del ridicolo) su quante centinaia di migliaia di soldati russi muoiono per conquistare ogni punto percentuale di territorio ucraino.
Del resto, specie dopo tre anni e mezzo di raffazzonata propaganda filo-ucraina mal confezionata e mal recitata da imbonitori ideologicamente esaltati, non è difficile comprendere che chi esprime una soverchiante potenza di fuoco non è certo il belligerante che subisce le perdite maggiori.
Inoltre, come abbiamo più volte sottolineato, i report degli ufficiali ucraini che combattono in prima linea e parlano con media nazionali e stranieri riferiscono di perdite spaventose, tra il 50 e il 70 per cento degli effettivi di battaglioni e brigate, che non vengono da mesi ripianate e riportano di un approccio russo molto professionale teso a sfiancare la resistenza ucraina con bombardamenti aerei (le nuove bombe guidate plananti con motore a razzo posso o venire lanciate da 200 chilometri di distanza dall’aereo che le imbarca), droni e artiglieria prima di avanzare risparmiando così molte vite russe.
Il comandante della 93a brigata meccanizzata ucraina (nom de guerre Vasiliy) che combatte a Konstantinyvka, in una intervista alla CNN ha dichiarato che la sua unità non ha visto un solo rinforzo/rimpiazzo negli ultimi 8 mesi.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha reso noto che in ottobre le Forze armate russe hanno registrato il numero più alto di perdite dall’inizio della guerra.
Secondo il leader ucraino, i combattenti delle Forze di difesa ucraine hanno eliminato oltre 25 mila militari russi in un mese. “Il numero è preciso, perché tutto é confermato in video” ha osservato. Zelensky aggiungendo che le perdite totali delle Forze armate russe per ottobre potrebbero ammontare a 27-28 mila, poiché altre due-tre mila non erano ancora state confermate. Il leader ucraino ha sottolineato che questo risultato è stato raggiunto grazie all’aumento dell’uso di droni al fronte.
Certo numeri ufficiali da fonti neutrali non ve ne sono e i dati forniti dai belligeranti non possono venire considerati attendibili. Però molti rapporti dal campo di battaglia filtrati da canali Telegram militari russi e ucraini sostengono l’esatto contrario, e cioè che la predominanza russa nei droni e nella capacità di abbattere quelli ucraini c0n strumenti di guerra elettronica sta facendo la differenza sul campo di battaglia.
Semmai dovrebbero essere le perdite ucraine ad attirare l’attenzione di Kiev. L’ex parlamentare ucraino e comandante della compagnia di droni Igor Lutsenko ha scritto sul suo canale Telegram che a ottobre è stato stabilito il record di diserzione nelle Forze Armate ucraine, con 21.602 disertori.
“Ogni due minuti una persona fugge dal nostro esercito. Questi sono solo dati ufficiali. In realtà, molti casi di partenza non autorizzata o diserzione non vengono registrati. Questo è il problema numero uno dell’esercito. Un esercito in ritirata è ancora un esercito in grado di vincere. Un esercito in disgregazione, che perde sempre più uomini mese dopo mese a causa delle diserzioni e delle fughe dalle unità, è il vero pericolo per l’esistenza dell’Ucraina”, ha scritto Lutsenko.

Lutsenko aveva inoltre denunciato che “si mente a tutti i livelli nelle forze armate, dai plotoni su fino alle brigate. Si mente sulle posizioni perse annunciate solo quando tutti i contrattacchi falliscono, si mente sui dispersi ben sapendo che sono morti, si mente sulla disponibilità e sullo stato in cui si trovano le armi, sulla prontezza del personale, e sui droni abbattuti. Quest’ultima bugia viene ripetuta anche se appare ovvia agli occhi del mondo”.
Come a Bakhmut, Soledar, Avdiivka, Mariupol e tante altre roccaforti espugnate dai russi, anche a Pokrovsk e Kupyansk gli ucraini e i loro alleati UE/NATO sembrano voler applicare la strategia mediatica di posticipare il più possibile l’ammissione della sconfitta per poi sottolineare la ridotta importanza strategica delle città cadute in mano ai russi, ovviamente a prezzo di enormi perdite e dopo molti mesi di assedio.
Negare la realtà potrà forse alleviarne la percezione (ma solo a chi per ragioni di fede politica o di tifo ideologico vuole credere alle favole), non modificarne il peso e l’impatto.
Pokrovsk
Benché Zelensky abbia in più occasioni negato l’accerchiamento delle forze ucraine in questo settore, le mappe russe e dell’Institute for the Study of the War che pubblichiamo non lasciano dubbi.
Da molte settimane l’accerchiamento operativo attuato dai russi è completo e speculare sul fatto che venga lasciata aperta una via di fuga di un paio di chilometri non è sufficiente a negare che tali forze siano circondate. Anzi, anche nelle battaglie precedenti i russi hanno sempre lasciato una via di fuga al nemico, ovviamente ristretta e costantemente esposta al fuoco russo.
Come è già accaduto alla vigilia delle più brucianti sconfitte militari ucraine, da Bakhmut a Ugledar, Da Avdiivka a Chasov Yar e Sudzha, le notizie dai campi di battaglia ucraini sono quasi del tutto scomparse dai media italiani e europei: segno inequivocabile che i russi stanno vincendo.
La conferma giunge indirettamente dal fatto che in alcuni telegiornali nazionali l’unica notizia emersa dal fronte di Pokrovsk negli ultimi giorni è stata quella della bandiera ucraina tornata a a sventolare sul municipio. Notizia che, anche se vera, non ha cambiato a storia di quella battaglia ma che i nostri propagandisti dovevano dare in pasto al pubblico per convincerlo che gli ucraini stanno vincendo.

Purtroppo le battaglie non si combattono solo sul campo, privo di sangue, della propaganda, ma soprattutto sul ben più letale campo di battaglia anche se Zelensky continua a negare il disastro incombente, come del resto ha sempre fatto in passato.
“Non c’è alcun accerchiamento dei nostri combattenti a Pokrovsk, la situazione è difficile, ma sotto controllo“, ha detto la scorsa settimana smentendo le notizie diffuse da Mosca circa l’accerchiamento delle forze ucraine a Pokrovsk e Kupyansk, dove secondo le stime Kiev potrebbe perdere 40/50 mila militari tra caduti e prigionieri.
Per smentire le dichiarazioni di Zelensky, Mosca aveva proposto un cessate il fuoco di 5-6 ore per consentire l’accesso dei giornalisti stranieri nelle zone dove sono attualmente bloccate le truppe ucraine Forze armate dell’Ucraina e verificare lo stato di accerchiamento in cui si trovano. Kiev ha rifiutato.
Propaganda a parte, meglio non dimenticare che l’obiettivo prioritario di Mosca è la demolizione delle capacità militari ucraine (demilitarizzazione), incluso il morale delle truppe, non la rapida conquista di territorio.
A Pokrovsk la situazione è “sotto controllo”, le forze armate ucraine hanno diversi piani d’azione ed è stato schierato nel settore il 425° reggimento d’assalto Skala” ha dichiarato ieri il comandante delle forze armate ucraine generale Oleksandr Syrsky, che ha ammesso che almeno 50mila militari russi siano impegnati nell’accerchiamento della sacca di Pokrovsk e Mirnograd mentre nell’intero settore i russi schiererebbero, secondo altre fonti ucraine, circa 170 mila militari.

I contrattacchi ucraini nei settori di Dobropillia e Rodinske hanno conseguito qualche successo territoriale e sembrano avere l’obiettivo di impegnare i russi ritardando l’attacco finale alle forze di Kiev accerchiate nella sacca di Pokrovsk-Mirnograd dove tuttavia i progressi russi sono costanti e del resto Mosca non ha alcuna fretta dal momento che sono gli ucraini a logorare le loro scarse riserve di truppe e mezzi.
All’interno dell’imbuto l’esercito russo ha liberato nelle ultime ore Gnatovka vicino a Pokrovsk (per i russi Krasnoarmeysk) e respinto sette attacchi tesi a sfondare l’accerchiamento in direzione nord e nord-ovest. Il ministero della Difesa russo ha reso inoltre noto che altri 244 edifici di Pokrovsk sono stati liberati nelle ultime ore mentre a Dmytrov (nome russo di Mirnograd), le truppe di Mosca stanno avanzando nel distretto di Vostochnyi, nella parte meridionale della città, e verso il distretto di Zapadnyi.

“I gruppi d’assalto russi conducono attive operazioni offensive nel quartiere Dinas, nei quartieri nord-occidentali e orientali del Distretto Centrale, nonché la bonifica del territorio della zona industriale occidentale”, scriveva ieri il ministero nel suo canale Telegram.
A Myrnohrad, aggiunge Mosca, “le unità della 5ª Brigata motorizzata della 51ª Armata sviluppano l’offensiva nel quartiere Vostochny, nella parte meridionale del centro abitato e in direzione del quartiere Zapadny”.

L’esperto militare tedesco Julian Röpke ha scritto ieri che Pokrovsk è quasi completamente sotto il controllo dell’esercito russo e del resto lo confermano anche le ultime mappe dell’ISW, think-tank statunitense solidamente filo ucraino.
Oggi un video diffuso dai canali Telegram russi mostrava truppe di Mosca che bordo di veicoli militari, civili e motociclette entravano a Pokrovsk protetti dalla fitta nebbia del mattino che limitava l’impiego di droni da parte degli ucraini.
Una mappa mostrava gran parte della città sotto il controllo russo, esclusi i quartieri settentrionali teatro dell’ultima resistenza ucraina.

L’8 novembre fonti russe sostenevano che circa il 70% di Pokrovsk (Krasnoarmeysk) fosse sotto il loro controllo e diverse fonti ucraine prevedevano la caduta della città entro 48-72 ore. La maggior parte delle unità rimanenti delle Forze Armate ucraine sembra essersi ritirata a Hrishino.
Nonostante il controllo stabilito su gran parte della città (dove gli ucraini ammettono ora la presenza di soli 300 militari di Mosca) le truppe russe devono ancora eliminare sacche di resistenza ucraine da parte di truppe nascoste nelle cantine o asserragliati in alcuni edifici. Blogger militari russi riferivano la scorsa settimana che alcuni militari ucraini riescono a scappare di notte dalla sacca “se sono fortunati e gli operatori dei droni non li vedono o in presenza di nebbia e pioggia”.
Sempre la scorsa settimana una incursione di forze speciali dei servizi segreti militari ucraini (GUR) a bordo di tre elicotteri UH-60A Blackhawk a Pokrovsk è stata respinta con gravi perdite per gli ucraini. Non è chiaro quale fosse l’obiettivo di un raid che alcuni osservatori russi hanno paragonato a quello del marzo 2024 nel villaggio di Kozinka, nella regione russa di Belgorod.
A Pokrovsk gli ucraini hanno dimostrato la capacità di condurre un limitato assalto con elicotteri ma non è chiaro se l’operazione fosse in appoggio a un contrattacco in cui Kiev ha reso noto di aver ripreso il controllo del municipio della città o se invece la missione prevedesse di evacuare alcuni esponenti militari o governativi ucraini o di nazioni alleate presenti a Pokrovsk e che non devono cadere in mano ai russi.
Molte voci hanno infatti riferito della presenza di consiglieri militari e combattenti stranieri di nazioni NATO a Pokrovsk che oggi non hanno la possibilità di uscire dalla sacca.
Del resto ancora il 5 novembre lo Stato maggiore ucraino annunciava che “le unità militari delle Forze di Difesa dell’Ucraina sono state rafforzate, la difesa dell’agglomerato di Pokrovsk-Mirnograd continua. Non c’è alcun accerchiamento delle nostre unità e dei nostri reparti che stanno prendendo contromisure attive contro i tentativi dei gruppi di fanteria nemici di mettere piede in città”.

Basta osservare la mappa pubblicata il 5 novembre dall’ISW per rendersi conto di come il comunicato dello stato maggiore ucraino fosse distaccato completamente dalla realtà arrivando persino a negare che i russi si trovassero nel centro urbano di Pokrovsk.
Lo stesso giorno un’inchiesta del quotidiano tedesco Bild aveva rilevato, dopo aver parlato con soldati e ufficiali ucraini al fronte, che l’esercito ucraino aveva perso il controllo dell’80% della città di Pokrovsk.
Un soldato di stanza vicino a Pokrovsk ha dichiarato che “la situazione è estremamente grave. Abbiamo perso l’80% della città, stiamo ancora combattendo per il 20%, ma stiamo perdendo anche lì. I ragazzi di Myrnohrad e più a sud sono in condizioni ancora peggiori; sono praticamente circondati“, ha osservato il soldato alla Bild.
Il giornale tedesco rileva, inoltre, che anche un altro soldato ucraino a Myrnohrad, circa 7 chilometri a est di Pokrovsk, ha confermato la situazione sul campo.
“Anche se ricevessimo l’ordine di ritirarci, probabilmente non sopravviveremmo. Probabilmente nessuno di noi raggiungerebbe vivo Rodynske”. Circa le controffensive per liberare la città dall’accerchiamento un ufficiale ucraino ha spiegato alla Bild che sono state “troppo poche e troppo tardive. Avrebbero dovuto farlo un mese fa, quando i primi russi sono entrati in città. Ora è inutile e ci costa solo più uomini”, ha aggiunto l’ufficiale, che, come tutti gli altri soldati coinvolti, ha preferito rimanere anonimo, ha riferito il giornale tedesco.

Sempre il 5 novembre il canale Telegram militare ucraino DeepState UA ammetteva che l’esercito russo “continua ad ammassare forze in città dove le forze russe hanno già preso il controllo di alcune aree, stabilito posizioni, creato siti di stoccaggio e mantenuto libere le vie di rifornimento logistiche in vista di ulteriori infiltrazioni in città”.
Il giorno successivo il ministero della Difesa russo ha riferito di soldati ucraini in trappola che si sono arresi a Pokrovsk. “I militari del Raggruppamento di Forze Centro hanno catturato soldati della 68a brigata Jaeger ucraina, accerchiata. I militanti ucraini si sono arresi volontariamente all’esercito russo perché erano stati abbandonati dai loro comandanti e non potevano più tollerare di essere sotto il fuoco dell’artiglieria e dei droni“, ha specificato il ministero.
Al netto dei toni propagandistici tesi a incoraggiare le truppe ucraine alla resa, a Pokrovsk non sembrano esserci dubbi che siamo di fronte all’ultimo atto della lunga battaglia.

Pokrovsk è un importante nodo ferroviario, utilizzato per raggiungere le roccaforti ucraine di Slavjansk-Kramatorsk e verrà probabilmente integrato al più presto nella rete russa. Di fatto la sospensione dei collegamenti ferroviari con Slovyansk e Kramatorsk sia da Pokrovsk che dalla regione di Kharkiv costituisce un grave svantaggio logistico per le forze di Kiev.
Pokrovsk si trova anche sul corridoio delle autostrade M30/E50. La M30 collega Donetsk–Pokrovsk–Pavlograd–Dnepropetrovsk ed è stata anche la principale arteria tra Kiev-e Donetsk. Insieme alla M03 da Kharkov, questo corridoio alimenta le forze ucraine schierate nel Donbass.
Non a caso l’attacco a Donetsk ha coinciso con quello a Kupyansk e con una più generale offensiva nella regione di Kharkiv tesa anche a chiudere le principali vie di rifornimento alle ultime roccaforti ucraine nella regione del Donbass.
A Kostantinovka i russi sono già penetrati da sud e da est, stanno consolidando le posizioni alla periferia della città e attaccando Ivanopolye mentre Seversk è ormai circondata e, più a nord, i russi hanno raggiunto i sobborghi di Lyman.
Secondo Khairullin, “la conquista di Liman non solo ci darebbe accesso alle retrovie di Slavyansk, ma interromperebbe anche la via di rifornimento per Seversk.”

Nelle prossime settimane Pokrovsk/Krasnoarmeysk diverrà la principale basse logistica per alimentare le nuove offensive russe che, se vi saranno forze sufficienti assegnate, potrebbe procedere su più direzioni: a nord per tagliare le vie di rifornimento a Kramatorsk e Slovyansk, a ovest per espandere le conquiste russe nella regione di Dnipropetrovsk e a sud-ovest per completare la conquista della regione di Zaporizhia attaccandola da est, operazione peraltro già in atto. Il controllo della città consente inoltre di puntare su Pavlograd ungo la M30.

Attualmente a Pokrovsk vi sarebbero 1.200 civili dei 60 mila che l’abitavano prima della guerra: impossibile evacuarli e del resto molti di loro sono rimasti in città aspettando i russi con il rischio di subire rappresaglie dai militari ucraini in rotta, mai troppo morbidi con i civili russofoni (e russofili) delle regioni sud-orientali.
Secondo Dmytro Petlin, capo del Dipartimento di protezione civile, mobilitazione e difesa dell’amministrazione statale regionale di Donetsk, “secondo i dati forniti dalle autorità locali, attualmente ci sono 1.800 persone nel comune di Pokrovsk e di cui 1.200 nella città stessa di Pokrovsk”, ha detto Petlin precisando che evacuare le persone è praticamente impossibile a causa della difficile situazione della sicurezza e che a Pokrovsk “è molto peggiore che a Kostiantynivka”.
Nei giorni scorsi i militari russi hanno diffuso video di droni ucraini che uccidevano civili che si dirigevano verso le linee russe.
Kupyansk e la regione di Kharkiv
L’offensiva russa su Kupyansk sembra procedere in quasi perfetto sincronismo con quella di Pokrovsk. “Le unità d’assalto della Sesta Armata hanno continuato a distruggere il gruppo nemico accerchiato. La parte orientale della città è stata completamente liberata” si legge in una nota di ieri del ministero della Difesa russo. Le mappe russe e dell’ISW confermano i progressi delle truppe di Mosca nella conquista ormai quasi completa della città.
Come osservano alcuni analisti russi, questo significa che la 116ª Brigata Meccanizzata Separata, la 112ª Brigata di Difesa Territoriale e la 30ª Brigata Meccanizzata Separata sono state neutralizzate o si sono ritirate a sud. La situazione pergli ucraini è complicata dal fatto che gli operatori di droni e l’artiglieria russi distruggono sistematicamente i valichi che gli ucraini usano per lasciare la riva orientale del fiume Oskol.

Il 6 novembre le forze russe annunciarono di prevedere di prendere il pieno controllo di Kupyansk entro una settimana. “Sono certo che la città sarà completamente liberata entro la prossima settimana”, ha dichiarato un ufficiale del 121° reggimento della 68a divisione di fanteria motorizzata del Raggruppamento di Forze Ovest all’agenzia Interfax.
“Stiamo continuando ad avanzare sulla riva destra. Circa 130 edifici devono ancora essere presi sotto controllo. Il nemico non cessa i tentativi di sbloccare Kupyansk“, ha affermato l’ufficiale riferendosi ai contrattacchi ucraini tesi a sfondare l’accerchiamento russo.

I russi confermano quanto riferito dalle fonti ucraine circa i furiosi contrattacchi delle forze di Kiev, finora respinti con successo dalle truppe della 68ª divisione e della 27ª brigata del Raggruppamenti di Forze Ovest, dopo una settimana di assalti verso Kupyansk e il fiume Oskol.

Come si evince dalla mappa qui sopra, la minaccia per le forze ucraine schierate sulle due sponde del fiume, e in particolare sulla sponda orientale, è di venire chiuse in una sacca dall’avanzata delle truppe russe, specie se anche in questo settore Kiev non ordinerà la ritirata delle forze esposte a questo rischio.
Da Tamarganovka e Prokopovka (5 chilometri a sud-ovest di Kupyansk), ancora controllate dagli ucraini, le truppe di Kiev schierate a est del fiume possono ricevere ancora supporto oppure tentare di ritirarsi ma con la presa di Kupyansk, droni e artiglieria russe si concentreranno presumibilmente su questo obiettivo.
L’assenza di ponti intatti rende difficile l’attraversamento del fiume largo non meno di 80 metri, addirittura impossibile per mezzi ed equipaggiamenti pesanti.
I successi russi a Kupyansk e il sacrificio al momento vano delle forze ucraina dell’Esercito e delle brigate territoriali per riprendere il controllo del centro urbano, vanno abbinati ad altre vittorie russe nel nord della regione di Kharkiv, dove i russi hanno assunto il controllo dell’intera città di Vovchansk, da mesi al centro di una battaglia che ha visto i russi occupare un’area di confine penetrando dalla regione russa di Belgorod.

Le ultime notizie, di fonte russa, riferiscono che i militari di Mosca stanno bonificando dalle sacche di resistenza alcuni edifici residenziali nella parte meridionale di Vovchansk.

Fonti ucraine hanno segnalato una nuova penetrazione russa dal confine nell’area vicino a Bologovka, approfittando degli scarsi presidi militari ucraini in quel settore.
Secondo i blogger militari russi le forze di Mosca individuano i punti deboli nella difesa ucraina, sempre più a corto di truppe, per penetrare nel territorio ucraino aprendo nuovi fronti o estendendo quelli esistenti con l’obiettivo di acquisir territorio emettere in crisi sempre più grave il nemico a corto di combattenti.
L’analista militare russo Marat Khairullin, in un articolo in cui nel marzo scorso ipotizzava le direttrici dell’offensiva russa nel 2025, stimava come credibile la costituzione di una fascia di sicurezza lungo la linea Volchansk-Velykyi Burluk-Kupjansk. “Uno dei punti del piano per quest’anno è già visibile: la creazione di una zona di sicurezza lungo l’autostrada Volchansk-Kupjansk” ha scritto Khairullin, che n9nbrsclude la conquista del’iintera regione.
“Dato che abbiamo già eliminato gran parte della produzione di energia nella regione di Kharkov, integrarla nella nostra rete sarà il preludio alla sua incorporazione nella Russia”.
Riunire le forze russe schierate a ridosso del confine nei settori di Volchansk e Dvurechnaya, consentirà di costituire una linea del fronte continua e di migliorare la logistica, sostengono i milblogger del canale Telegram Slavyangrad.

Resta da comprendere se queste nuove penetrazioni russe nel nord della regione puntano a creare i presupposti per un attacco alla città di Kharkiv (per i russi Kharkov), che potrebbe venire attuato da nord e da est una volta stabilizzata la situazione a Kupyansk, o se si tratta di un ampio diversivo teso ad assorbire truppe ucraine in questo settore mentre gli obiettivi primari di mosca restano concentrati in altri settori del fronte.
La riconquista di Kupyansk (che i russi controllarono come buona parte della regione di Kharkiv ma da cui vennero cacciati dalla controffensiva ucraina del settembre 2022) permetterà infatti ai russi di tornare a disporre di un valido hub logistico utile a muovere in più direzioni, anche verso sud puntando da nord su Lyman per indebolire ulteriormente le linee ucraine a difesa delle ultime aree della regione di Donetsk sotto il controllo di Kiev.
Dnipropetrovsk e Zaporizhia
I russi continuano ad avanzare da est anche sui fronti delle regioni di Dnipropetrovsk e Zaporizhia dove gli ucraini non sembrano in grado di stabilire una linea difensiva solida ma incentrano la difesa su caposaldi istituiti nei centri abitati che vengono finora circondati o espugnati senza particolari difficoltà.

La situazione si presenta particolarmente critica per le forze di Kiev soprattutto nella regione di Zaporizhia dove il fronte meridionale ucraino rischia di venire aggirato a ovest dall’avanzata russa lungo il bacino del fiume Dniepr e a est dai progressi russi nel settore di Huliapole.
L’esercito russo ha preso Uspenovka dopo una serie di azioni d’assalto, respingendo gli ucraini. Il controllo di Uspenovka, sottolineano fonti russe ha permesso di sfondare le linee ucraine a Rovnopolye, Novoe e Novouspenovskoe.
Il portavoce delle Forze di difesa Sud ucraine, Vladislav Voloshyn, ha riferito il ritiro dell’esercito ucraino dagli insediamenti di Novouspenivske, Novye, Okhotnyche, Uspenivka e Novomykolaivka. “A Zaporizhzhia, in particolare nelle direzioni di Oleksandrivka e Hulyaipil, sono in corso intensi combattimenti da diversi giorni consecutivi”, ha detto Voloshyn, spiegando “il nemico sta utilizzando tutti i tipi di armi disponibili per cacciare le forze ucraine dalle posizioni che occupano”.
L’ordine di ritirarsi è stato dato dopo la “distruzione de facto di tutti i rifugi e le fortificazioni” a seguito di intensi bombardamenti d’artiglieria.
Gli analisti militari ucraini temono che l’avanzata russa a nord di Huliapole possa prendere alle spalle l’intera linea difensiva meridionale che gli ucraini hanno difeso con grandi sforzi negli ultimi due anni, dopo il fallimento della grande controffens6va conclusasi nel novembre 2023 e che avrebbe dovuto vedere le forze di Kiev sfondare la Linea Surovikin proprio in questo settore.

Da allora le forze di Kiev hanno perso terreno ma in modo limitato e senza subire sfondamenti delle linee. Il comando ucraino è chiamato a compiere una valutazione oculata: o dispone di forze sufficienti a fermare i russi che avanzano da est, oppure dovrebbe abbandonare la linea di difesa meridionale a rischio di accerchiamento per costituire una nuova linea di difesa a protezione della città di Zaporizhia.
Fonti militari e parlamentari ucraine hanno evidenziato la preoccupazione per questa manovra russa in atto lungo il confine tra le regioni di Dnipropetrovsk e Zaporizhia e il rischio che l’esercito russo aggiri le principali fortificazioni ucraine e avanzi verso la città capoluogo.

Anche in questa circostanza, optare per la difesa a oltranza delle attuali posizioni comporterebbe solo l’inutile sacrificio di molte brigate e una ulteriore bruciante sconfitta.
Considerazioni
I russi avanzano quindi su tutti i fronti accelerando per completare la conquista delle regioni di Donetsk e Zaporizhia che con Kherson, Lugansk e Crimea (le ultime due già completamente sotto il controllo di Mosca) costituiscono quelle aree già annesse dalla Russia fin dal settembre 2022 e che Vladimir Putin pretende per accettare un accordo di pace.
La Russia controlla ora oltre l’81 per cento dell’oblast di Donetsk e in ottobre ha conquistato 150 chilometri quadrati della regione di Dnipropetrovsk, a ovest di Donetsk. In totale la Russia controlla circa il 19,5 per cento dell’Ucraina, inclusa la penisola di Crimea che ha annesso nel 2014.
L’avanzata delle truppe russe in Ucraina è rimasta costante nel mese di ottobre. Un’analisi della France Presse sui dati forniti dall’Institute for the Study of War, che collabora con il Critical Threats Project attribuisce ai russi la conquista di 461 chilometri quadrati di territorio ucraino nel mese di ottobre contro i 447 chilometri quadrati di territorio conquistati a settembre (ma Mosca ne rivendica oltre 500). Nel 2025 la media è di circa 500 chilometri quadrati conquistati al mese con un picco di 634 chilometri quadrati in luglio.

Come Analisi Difesa ha sempre sostenuto, se le sconfitte di Pokrovsk e Kupyansk metteranno in ginocchio la macchina bellica ucraina le conquiste russe diventeranno più ampie specie se gli ucraini non riusciranno a ricostituire in fretta linee difensive solide.
Anche alla luce dei devastanti attacchi in profondità russi che stanno paralizzando l’intero sistema energetico ucraino che alimenta la popolazione e l’industria (inclusa quella che produce armi e munizioni) aumentando il rischio di cedimento dell’Ucraina.
Tema, spinoso e imbarazzante per un’Europa rimasta sola a sostenere Kiev (dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di limitarsi a venderci armi di loro produzione da fornire agli ucraini), peraltro in modo inadeguato come confermano i dati del Kiel institute tedesco che certificano come gli aiuti militari dei Paesi europei hanno registrato un calo del 57% a luglio-agosto rispetto al periodo gennaio-giugno 2025. Sono stati solo in parte compensati dagli aiuti di altri Paesi, ma alla fine il calo è stato del 43%.
Secondo un articolo di El Pais dell’ottobre scorso, l’Ucraina avrebbe risorse finanziarie solo fino a marzo 2026 mentre un’analisi del giornale statunitense “National Interest” ha riferito che i missili balistici russi Iskander-M dotati di contromisure elettroniche e capacità di manovra stanno mettendo in seria difficoltà le difese aeree ucraine basate sui sistemi statunitensi Patriot, riducendone drasticamente l’efficacia con abbattimenti scesi dal 34 al 6 per cento dei missili lanciati dai russi.

La nuova fornitura di Patriot tedeschi, attesa da due mesi e composta da poche decine di missili, sarebbe poi andata perduta a causa di un attacco missilistico russo sulla base aerea in cui erano stato stoccati i missili nella regione di Zhitomir.
Secondo il canale Telegram UkrLeaks, anche le scorte di lanciatori e razzi per i sistemi mulitipli HMARS sarebbero agli sgoccioli. Alle truppe ucraine resterebbero solo il 10% dei lanciatori forniti dagli Stati Uniti.
Gli attacchi “a saturazione” russi con ondate di droni e le nuove capacità dei missili, stanno sovraccaricando le difese ucraine devastando tutto l’apparato energetico (energia elettrica e gas) con l’obiettivo di paralizzare l’industria militare di Kiev i cui stabilimenti vengono bersagliati ogni notte e colpendo basi e depositi militari oltre a caserme di truppe ucraine e volontari (per i russi “mercenari”) stranieri.
Successi russi bilanciati marginalmente dagli attacchi dei droni di Kiev alle raffinerie russe che vengono ormai protette da batterie antiaeree e dove presto verranno schierati reparti di riservisti (in fase di arruolamento in 20 regioni della Russia) dotati di mitragliatrici e cannoni antiaerei a tiro rapido per abbattere i droni.

I danni inflitti dagli ucraini in questi attacchi, ampiamente esaltati sui media in Europa, non sembrano però poter indebolire le capacità militari e di produzione industriale della Russia.
La caduta delle roccaforti sta già determinando una ulteriore esplosione delle diserzioni mentre gli arruolamenti languono tra i tanti che si nascondono per non venire arruolati (circa 850 mila in Ucraina mentre in 650 mila restano all’estero per non vestire l’uniforme).
Cresce inoltre il malcontento popolare per l’elevato numero di perdite tra le forze ucraine, molte dele quali restano definiti “dispersi”. Il canale Telegram Military Theme Z riferì il 14 ottobre che a Cherkassy si è svolta una manifestazione dei parenti dei militari della 115a brigata meccanizzata che denunciavano quasi 500 dispersi.
Il generale delle forze armate ucraine in pensione, Sergey Krivonos, ha affermato che l’esercito ucraino addestra 300 operatori di droni al mese ma ne sta perdendo circa 500 tra morti e feriti.
Il canale Zaporizhia Front ha invece riferito che in Ucraina le autorità vietano di parlare dei sui social tanti nuovi cimiteri di guerra pieni di tombe di militi ignoti definiti “Difensori dell’Ucraina temporaneamente non identificati”.

Il già citato ex deputato e ora ufficiale ucraino Yuri Lutsenko ha dichiarato che il totale delle forze Ucraine cala di 15mila effettivi al mese, a conferma che gli arruolamenti coprono solo una parte delle perdite. Cifra confermata anche dall’analista russo Sergei Poletaev.
Nel mese di settembre scorso i Paesi Ue hanno emesso 79.205 nuovi permessi di soggiorno di protezione temporanea agli ucraini in fuga dalla guerra. Lo riporta Eurostat sottolineando che si tratta di un aumento del 49% rispetto all’agosto 2025 e il numero mensile più elevato dall’agosto 2023.
L’aumento, si nota, fa seguito all’adozione, alla fine di agosto, del decreto che conferisce agli uomini di età compresa tra i 18 e i 22 anni il diritto di lasciare l’Ucraina senza ostacoli. Kiev sperava che tali giovani non soggetti per ora al servizio militare e che si trova all’estero, rientrassero in patria; invece sono espatriati molti di quelli che non potevano prima della nuova legge lasciare l’Ucraina. Alla fine di settembre 4,3 milioni di cittadini extracomunitari fuggiti dall’Ucraina beneficiavano dello status di protezione temporanea nell’Ue.
Di fatto gli unici arruolamenti sono ormai in gran parte forzati, con gruppi di reclutatori che si aggirano per le città alla ricerca dei renitenti. Una realtà più volte negata dal governo di Kiev anche se documentata da numerosi video girati da civili che si organizzano per opporsi con la forza ai team di reclutatori, come è accaduto recentemente ad Odessa.
A confermare come Kiev debba ormai usare la forza per inviare reclute al fronte, il comandante ucraino di un battaglione di droni, Nikolai Kolesnik, ha dichiarato in un messaggio pubblicato su Facebook che il suo reparto è pronto ad “attaccare con droni e poi a bombardare con sistemi lanciarazzi” i civili ribellatisi ai reclutatori, accusati di essere filo-russi.

La notizia è stata ripresa in Italia dall’Agenzia Nova e rivela la crescente spaccatura tra la società e il governo ucraino deciso a combattere fino all’ultimo uomo.
Le sempre più precarie condizioni delle forze armate di Kiev spiegano del resto la frenesia con cui l’Europa cerca di imporre ai russi, con ulteriori sanzioni, un cessate il fuoco che blocchi le ostilità sull’attuale linea del fronte. Opzione respinta da Mosca che intende sfruttare l’ampio vantaggio militare di cui gode.
The Economist ha fatto i conti definendo “conveniente” per l’Europa continuare ad armare Kiev fino al 2029 con una spesa stimata in circa 390 miliardi di dollari, quasi il doppio dei 206 miliardi che l’Europa ha fornito dal 2022 a oggi.
Il giornale economico si limita a esporre valutazioni finanziarie ma nessuno stanziamento potrà mai coprire la mancanza di truppe addestrate e l’indisponibilità degli ucraini a continuare ad arruolarsi per combattere una guerra che secondo molti osservatori è già da tempo perduta.
Nessuno si illude infatti che gli ucraini possano riconquistare i territori perduti ed è evidente che non potranno nemmeno impedire ai russi di conquistarne altri.
Mosca infatti non sembra avere fretta, non ha difficoltà a arruolare volontari (al 18 ottobre 364mila uomini si erano arruolati come volontari a contratto dall’inizio del 2025) ed è consapevole che il tempo indebolirà ulteriormente le forze di Kiev e metterà sotto pressione i leader europei e in particolare francesi, tedeschi e britannici, che si ostinano a sostenere la “guerra fino all’ultimo ucraino”.
,Anche la produzione industriale sembra poter reggere nel tempo l’impegno di sostenere la guerra, Dall’inizio dell’anno al 25 ottobre, le forze armate russe avrebbero impiegato circa. 770 missili balistici e oltre 50 missili ipersonici Kinzhal, secondo fonti del ministero della Difesa riprese dal canale Telegram Slaviangrad.
I contratti per l’acquisizione di nuovi missili nel periodo 2024-2027 prevedono:
- 1600 unità di Iskander (303 modello K, 1,202 modello M e 95 modello 9M729 (SSC-8),
- 690 missili da crociera Kalibr con testata convenzionale e 56 con testata nucleare
- 257 missili da crociera aviolanciati: 1225 Kh-101 e 32 Kh-BD
- 422 missili ipersonici (188 Kinzhal e 240 unità Zircon)

In questo contesto, la bozza del piano europeo in 12 punti messo a punto dalla Coalizione dei Volenterosi sembra un libro dei sogni.
Il piano prevede il “cessate il fuoco” immediato e incondizionato sull’attuale linea del fronte che verrà monitorato da droni e satelliti statunitensi, poi l’avvio dei “negoziati” e in seguito una graduale revoca delle sanzioni alla Russia che dovrà risarcire i danni di guerra all’Ucraina.
Le riparazioni di guerra però le pagano gli sconfitti e i russi invece la guerra la stanno vincendo mentre ucraini ed europei la stanno perdendo. Non a caso negli Stati Uniti già da prima della vittoria di Donald Trump in molti sostenevano che toccasse all’Europa finanziare la ricostruzione dell’Ucraina.
Immagini: Forze armate ucraine, TASS, ISW, RVvoenkor e RIA Novosti
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.








