Cadono Pokrovsk e Kupyansk, i russi avanzano a Zaporizhia, Donetsk e Kharkiv

 

In attesa di comprendere se avrà o meno successo il piano di pace presentato dagli Stati Uniti, ma evidentemente messo a punto nelle ultime settimane congiuntamente con Mosca in seguito ai colloqui tra l’inviato speciale Steve Witkoff e l’inviato russo Kirill Dmitriev (come confermato da una fonte al giornale americano Axios), le operazioni lungo il fronte di 1.300 chilometri continuano a svilupparsi con crescenti successi russi.

 

Kupyansk

Il 20 novembre Mosca ha reso noto che le sue forze hanno riconquistato la città ucraina di Pokrovsk, che i russi avevano preso all’inizio della guerra, nel febbraio 2022, per poi doversi ritirare dai territori che controllavano nella regione di Kharkiv (Kharkov per i russi) in seguito alla vittoriosa controffensiva delle forze di Kiev nel settembre dello stesso anno.

Le forze russe “hanno completato la liberazione della città di Kupiansk“, ha detto il colonnello generale (generale di corpo d’armata) Sergei Kuzovlev, comandante del Raggruppamento di Forze Ovest (Zapad) al presidente Vladimir Putin in visita al comando del Raggruppamento accompagnato dal capo di Stato maggiore, generale Valery Gerasimov. definendo la città un “ingranaggio chiave nelle difese ucraine”.

“Le unità d’assalto della 68ª Divisione Fucilieri Motorizzata della 6ª Armata hanno completato la liberazione della città di Kupjansk. La città è sotto il nostro controllo. Piccoli gruppi nemici sparsi vengono distrutti”.

Il successo russo, dopo un lungo avvicinamento a Kupyansk, da nord e da est ma negli ultimi mesi anche da sud, che ha portato all’accerchiamento di ingenti forze ucraine, è stato smentito il 21 novembre dallo stato maggiore delle forze armate ucraine.

Kupyansk rimane sotto il controllo delle forze di difesa ucraine”, ha dichiarato lo Stato Maggiore in un comunicato pubblicato su Facebook, in cui ha aggiunto che “sono in corso nella città e nei suoi dintorni misure di contro-sabotaggio e operazioni speciali volte a individuare e a eliminare gruppi di ricognizione e sabotaggio nemici che si sono infiltrati nella città”. “Le autorità dello stato terrorista (la Russia -NdR) continuano a produrre provocazioni informative di basso livello”, ha aggiunto lo Stato maggiore ucraino.

Le valutazioni ucraine risultano però prive di riscontri oggettivi, come confermano anche le mappe pubblicate da blogger militari russi e dello statunitense Institute for the Study of the War, a conferma del fallimento delle reiterate controffensive ucraine che per una settimana hanno cercato di spezzare la morsa russa intorno a Kupyansk che minaccia oggi di favorire l’accerchiamento delle truppe di Kiev rimaste lungo le sponde del fiume Oskol.

Tali forze, che come nell’imbuto di Pokrovsk il comando ucraino avrebbe dovuto ritirare già a inizio novembre quando i russi presero il controllo dei quartieri occidentali di Kupyansk, rischiano oggi di trovarsi intrappolate in due aree diverse:  tra le truppe di Mosca che avanzano dalla città e da Kurylivka e più a sud quelle che hanno già conquistato Kolisnikyvka (nella mappa qui sotto).

Ancora una volta, solo il rapido ritiro può consentire a Kiev di conservare reparti preziosi per difendere linee più arretrate.

Il 21 novembre Putin ha affermato che Kupyansk era già dall’inizio del mese in larga misura sotto controllo russo. “Il 4 novembre le autorità di Kiev avevano detto che non c’erano più di 60 militari russi in questa città. Ma voglio informarvi che già a quel tempo la città di Kupyansk era quasi interamente nelle mani delle forze armate russe. Il destino della città era già stato definitivamente deciso in quel momento“, ha detto Putin al Consiglio di sicurezza russo, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa russe.

Come a Pokrovsk e Mirnograd, gli ucraini hanno rinunciato a ritirare le truppe quando la situazione era ormi compromessa e hanno tardato a lanciare controffensive per alleggerire la pressione nemica sulla città.

A sud di Kupyansk del resto la situazione non è migliore per le forze di Kiev. I russi si avvicinano a Borova e sono già penetrati nei sobborghi meridionali di Lyman e Kostantynivka ma sono entrati anche a Seversk, che entro breve potrebbe trovarsi in condizioni di accerchiamento operativo, cioè quasi del tutto circondata da forze russe con una sola via, costantemente sotto il tiro del nemico, per inviare rinforzi e rifornimenti o per consentire il ritiro della guarnigione della città.

 

Posizioni che gli ucraini faticano sempre di più a sostenere e rifornire da un lato perché i russi controllano, interrompono o tengono sotto tiro di droni, artiglieria e bombe d’aereo le principali strade utilizzate per la logistica e dall’altro per la carenza di truppe, evidente ma non chiaramente quantificabile da fonti neutrali, rende difficile valutare quali capacità di resistenza possano realmente mettere in campo contro la superiorità delle forze di Mosca in termini di uomini, mezzi e volume di fuoco.

Di fatto le roccaforti ucraine lungo il fronte che dalla regione di Kharkiv si allunga verso sud nell’oblast di Donetsk vedono i russi sono avanzare al loro interno con la linea del fronte situata ormai a meno di 20 chilometri dai capisaldi di Slovyansk e Kramatorsk.

 

Il settore di Pokrovsk/Mirnograd

La caduta di Pokrovsk è già di fatto avvenuta all’inizio di novembre, quando i russi hanno di fatto chiuso l’imbuto imbottigliando le guarnigioni ucraine poste a difesa della città e di Mirnograd. L’annuncio ufficiale da parte di Mosca è atteso nelle prossime ore (o forse M0sca attenderà che vele sue truppe assumano il controllo anche di Mirnograd) ma di fatto la città è in mani russe, “l’imbuto” è stato chiuso completamente e anche la resistenza delle truppe ucraine è ormai limitata a poche sacche secondo fonti dei blogger militari russi.

A Mirnograd viene fiaccata ogni giorno con pesanti bombardamenti utilizzando anche le bombe aeree da tre tonnellate. Alcuni canali Telegram sostengono che la resa dei reparti ucraini viene inibita anche con le minacce dagli irriducibili determinati a combattere fino all’ultimo uomo.

Si tratta in ogni caso di una battaglia ormai conclusa con la sconfitta di Kiev, che dal punto di vista militare non ha più senso combattere (come dimostrano chiaramente le mappe che pubblichiamo) e che provoca vittime inutili.

Anche in questo settore i contrattacchi ucraini tesi a sbloccare l’accerchiamento si sono rivelati inutili e hanno provocato ulteriori perdite alle forze di Kiev che accampano successi a nord di Pokrovsk, aprendo un fronte a est di Dobropillya, dove la penetrazione russa determinatasi a metà agosto ha impegnato in quell’area ingenti riserve ucraine che avrebbero potuto ritardare l’accerchiamento operativo della città.

Anche in questo settore i comunica dello Stato maggiore ucraino sembrano dipingere una realtà di fantasia come confermano le mappe russe e del filo-ucraino ISW. Il 22 novembre Kiev ha reso noto di aver “respinto un tentativo di avanzata delle truppe russe nella parte centrale di Pokrovsk, approfittando della nebbia per sorprendere le difese ucraine. In un comunicato condiviso sui social, lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine ha dichiarato che l’iniziativa di Mosca “non ha avuto successo e il nemico viene eliminato in area urbana.

Le forze ucraine stanno mantenendo le linee designate nella parte settentrionale di Pokrovsk e controllano le posizioni a sud della ferrovia, importanti per ulteriori operazioni di de-occupazione”.

Il documento aggiunge che i tentativi russi di avanzata sotto la copertura della nebbia proseguono da diversi giorni e che Mosca ha anche cercato di aggirare la città per raggiungere insediamenti oltre Pokrovsk.

Nello stesso settore il 21 novembre comandante in capo delle forze armate ucraine, generale Oleksandr Syrsky, ha rivendicato sui social media importanti successi.

“Nonostante la pressione nemica, le forze di difesa ucraine sono riuscite a condurre azioni di controffensiva lungo l’asse di Dobropillia. Le nostre unità sono riuscite a dividere le forze offensive nemiche e a liberare più di 430 chilometri quadrati a nord di Pokrovsk. Le perdite russe ammontano a più di 13.000 tra morti e feriti”.

Successi di cui non vi sono tracce né riscontri se non valutando che la penetrazione iniziale russa a nord di Pokrovsk dell’agosto scorso si è successivamente ridimensionata con il consolidarsi delle linee. Intorno a Dobropolske, nel settore di Shakove, i russi hanno annunciato di aver sventato la controffensiva ucraina avanzando in direzione di Druzhkovka e Sofiivka e prendendo d’assalto Shakhove dopo aver conquistato Vladimirovka.

Nelle mappe sopra di RvVoenkor e dell’ISW la situazione in quell’area.

 

L’avanzata russa a Zaporizhia

In seguito alla presentazione del piano di pace proposto da Trump, che prevede per le regioni di Kherson e Zaporizhia (controllate dai russi rispettivamente al 76 e 80 per cento) il congelamento della situazione riscontrabile al fronte nel momento della firma dell’accordo, era prevedibile che i russi accentuassero la spinta offensiva proprio in questi settori.

Poiché a Kherson russi e ucraini sono separati dalla barriera naturale del fiume Dnepr , è a a Zaporizhia che Mosca può cercare di guadagnare rapidamente terreno contando sulla debolezza delle forze di Kiev (per le quali questo settore è stato negli ultimi mesi di secondaria importanza rispetto a Pokrovsk e Kupyansk) e sulla possibilità di condurre gli attacchi da sud e da est.

Nelle ultime ore infatti l’esercito russo sta prendendo d’assalto Prymorskoe e sta cercando di aggirare Stepnogorsk da ovest, puntando verso il capoluogo regionale (la città di Zaporizhia) costeggiando il bacino del Dnepr (Kakhovka).

Gli analisti ucraini del canale Telegram DeepState confermano che “da un lato, ci sono battaglie per Prymorskoe, dove le truppe russe continuano ad avanzare da Plavni e si stanno infiltrando nella parte centrale del villaggio tramite gruppi di sabotaggio lungo il fondo del bacino idrico di Kakhovka. 

I russi non sono ancora riusciti a prendere Stepnogorsk e gli edifici a più piani nella parte meridionale dell’insediamento, ma alcune case sono sotto il loro controllo. Ulteriore pressione su Stepnogorsk è creata dai tentativi delle Forze Armate russe di sfondare l’autostrada per Grihorievka.

A nord delle dacie di Prymorskoe c’è una vasta area aperta, quindi l’esercito russo non tenta nemmeno di mantenere la posizione, ma corre verso nord dove ci sono edifici e alcune linee trincerate. Inoltre, le unità russe stanno conducendo assalti e infiltrazioni nella parte occidentale di Stepnogorsk attraverso i lotti delle dacie“, ha concluso DeepState.

Attacchi russi da sud vengono rilevati anche nel settore di Orikhiv, vicino a Mala Tokmachka,  a Novodanylivka; a Novoandriivka e a Shcherbaky ma non è chiaro se qui le forze di Mosca puntino a lanciare una vasta offensiva o se si tratti di diversivi per impegnare le truppe ucraine e impedire l’invio di rinforzi a ovest per frenare gli attacchi russi intorno a Hulyapole e a nord di questa cittadina.

Sul fronte occidentale di Zaporizhia infatti il Ministero della Difesa di Mosca e i blogger russi hanno rivendicato ieri la conquista Nove Zaporizhzhia (a nord di Hulyapole) con unità della 37ª Brigata Fucilieri Motorizzata e Vysoke (a est di Hulyapole).

Il capo dell’amminis

trazione militare di Hulyapole, Serhiy Yarmak, ha riferito il 22 novembre che le forze russe hanno condotto 15 attacchi con bombe plananti KAB  il 21 novembre. L’ISW valuta che questi attacchi facciano probabilmente parte della campagna di interdizione aerea volta a degradare la logistica ucraina per facilitare futuri attacchi terrestri contro Hulyapole.

 

Il fronte della propaganda

L’acceso dibattito sul piano di pace rilancia su entrambe i lati della barricata la “guerra delle percezioni” che la propaganda di Mosca e Kiev combattono sostenendo “narrazioni” contrapposte.

Kiev punta a negare o ridimensionare i successi militari russi e punta sugli europei per ottenere una base negoziale più vantaggiosa, mentre Mosca evidenzia il distacco dalla realtà del campo di battaglia dei leader ucraini ed europei e Trump difende il suo piano rimproverando Zelensky per indurlo ad accettarlo.

“Se Kiev non vuole discutere le proposte di Trump, sia lei che gli europei devono capire che eventi come quelli di Kupyansk si ripeteranno inevitabilmente“, ha detto il 21 novembre il presidente Putin, durante un briefing con i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza russo, facendo riferimento alla recente conquista da parte dell’esercito russo della città Ucraina di Kupyansk.

Nella stessa circostanza Putin ha riferito che l’Ucraina e i suoi alleati europei si illudono ancora che la Russia possa essere sconfitta strategicamente aggiungendo che la leadership di Kiev o manca di informazioni oggettive sulla situazione sul campo di battaglia o non è in grado di valutarla obiettivamente.

Circa la guerra delle percezioni il servizio segreto esterno russo (SVR) valuta che esperti dei dipartimenti di politica estera e militare dei principali paesi europei stanno letteralmente “lanciando l’allarme”, avvertendo i governi nazionali dell’imminente crollo del progetto “anti-russo” creato dall’Occidente in Ucraina. I rapporti inviati alle alte cariche indicano direttamente l’inevitabilità della sconfitta militare del regime di Kiev. Grande attenzione è rivolta alla corruzione dilagante in Ucraina, dove le generose donazioni dei donatori stranieri scompaiono senza lasciare traccia.

L’SVR ritiene inoltre che i leader dell’Ue e dei principali paesi europei ignorano completamente la reale situazione in Ucraina. È più facile per loro continuare a scambiare le illusioni per realtà. Tuttavia, anche l’illusione più sofisticata non può impedire l’inevitabile confronto con la realtà. Quanto più tardi l’Europa se ne renderà conto, tanto più doloroso sarà.

L’obiettivo dell’SVR e di Mosca sembra essere evidenziare l debolezza dell’Ucraina a fronte delle pretese europee di continuare la guerra con l’obiettivo di creare una frattura tra Ue e Kiev.

Espressioni simili sono state utilizzate il 22 novembre dal vicepresidente americano JD Vance che ha definito “fantasia” pensare che l’Ucraina possa vincere la guerra con la Russia se gli Stati Uniti dessero a Kiev più soldi o armi o imponessero più sanzioni a Mosca.

Ogni critica al quadro di pace su cui sta lavorando l’amministrazione o fraintende il quadro stesso o travisa una realtà critica sul campo “, ha scritto Vance sul suo account X.

“Si fantastica che se solo dessimo più soldi, più armi o più sanzioni, la vittoria sarebbe a portata di mano. La pace non sarà fatta da diplomatici o politici falliti che vivono in un mondo di fantasia. Potrebbe essere fatta da persone intelligenti che vivono nel mondo reale. Qualsiasi piano di pace deve fermare le uccisioni preservando la sovranità Ucraina, essere accettabile sia per la Russia che per l’Ucraina, massimizzare le probabilità che la guerra non riprenda“, aggiunge il vicepresidente Usa dopo aver parlato ieri al telefono con il leader ucraino Volodymyr Zelensky.

Ieri il presidente statunitense, Donald Trump, in un post sul suo social Truth ha espresso frustrazione per il fatto che la guerra in Ucraina prosegua e ha accusato la leadership di Kiev di non avere espresso gratitudine verso gli Stati Uniti.

Ho ereditato una guerra che non avrebbe mai dovuto verificarsi, una guerra che è una perdita per tutti, soprattutto per i milioni di persone che sono morte inutilmente. La leadership Ucraina non ha espresso alcuna gratitudine per i nostri sforzi e l’Europa continua ad acquistare petrolio dalla Russia“, ha scritto Trump tutto in maiuscolo, aggiungendo che “gli Stati Uniti continuano a vendere enormi quantità di armi alla NATO, per la distribuzione all’Ucraina” mentre l’ex presidente Joe Biden, da Trump definito “crooked Joe” ha “dato tutto gratis, gratis, gratis, comprese ‘grandi’ cifre di soldi”.

Sempre dagli Stati Uniti, in soccorso alla narrazione di Kiev giunge il contributo del think-tank neocon ISW le cui valutazioni sostengono che mentre Stati Uniti ed Europa si riuniscono a Ginevra per discutere il piano elaborato da Washington per porre fine al conflitto, Mosca starebbe già preparando il terreno per respingerlo. Funzionari e media statali stanno creando le “condizioni informative” per rifiutare la proposta, accettando come unica opzione una vittoria totale sull’Ucraina.

Alexei Chepa, presidente della commissione Esteri della Duma, ha affermato che qualsiasi piano di pace dovrà soddisfare tutte le richieste della Russia e affrontare le “cause profonde” della guerra – espressione che il Cremlino utilizza da anni come sinonimo della rinuncia dell’Ucraina alla propria sovranità.

Anche i principali canali televisivi russi e i blogger militari stanno diffondendo narrazioni simili, sostenendo che la bozza in discussione sarebbe insufficiente a tutelare gli interessi di Mosca. Secondo l’ISW, “il Cremlino sta attivamente preparando l’opinione pubblica russa a non accettare nulla di meno di una vittoria completa in Ucraina“, mentre le dichiarazioni ufficiali confermano che “la Russia non è interessata a negoziati di pace finché non avrà raggiunto i propri obiettivi sul campo di battaglia“.

Una narrazione chiaramente impostata a sostenere la linea europea tesa a respingere il piano di pace di Trump puntando a rafforzare la valutazione che in ogni casso i russi non vogliono la pace e il piano di Trump verrà comunque respinto da Mosca.

Il piano proposto dalla Casa Bianca è stato in realtà risponde in larga misura a tutti i requisiti che i russi hanno sempre preteso per concludere il conflitto, inclusa la rimozione delle cause profonde della guerra.

Foto: Casa Bianca, TASS e Presidenza Ucraina

Mappe: RVvoenkor e ISW

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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