Bandiera russa nel centro di Seversk. Le forze di Mosca ai sobborghi di Orikhiv

 

Le ultime notizie giunte da Mosca riferiscono di nuovi rilevanti progressi conseguiti dalle truppe russe nei fronti di Kharkiv, Donetsk e Zaporizhia.

Nella regione di Kharkiv, sembra ormai chiudersi l’accerchiamento delle truppe ucraine rimaste intrappolate a est di Kupyansk, tra il fiume Oskol e Podoly. In quest’area, dove il 7 dicembre i russi hanno conquistato Kucherivka, dovrebbero trovarsi una dozzina di battaglioni ucraini, o meglio quanto ne resta dopo l’estenuante battaglia combattuta in questo settore dove ieri gli ucraini hanno perduto un aereo da combattimento Su-27 della 39ª Brigata di Aviazione Tattica con la morte del pilota.

Il velivolo sarebbe stato colpito da un missile aria-aria lanciato da un caccia russo.

Nella regione di Donetsk, l’esercito russo ha issato le bandiere nel centro di Seversk e sta avanzando verso ovest, riferivano ieri alcuni blogger militari russi secondo i quali le forze di Mosca hanno sfondato le difese delle Forze Armate ucraine nel centro della città, occupando le postazioni ucraine roccaforti negli edifici centrali e stanno ora iniziando ad assaltare i quartieri occidentali.

Le fonti russe riferiscono che nel centro della città è stata conquistata un’area di 3 chilometri quadrati e sulla scuola è stata issata la bandiera russa e lo stendardo del reggimento Platov.

Seversk era già di fatto circondata da settimane con un sottile corridoio lasciato libero a sud del centro abitato e tenuto costantemente sotto tiro dai droni e dall’artiglieria russa. Da diversi giorni piccole unità russe erano penetrate nei quartieri orientali e il 6 dicembre avevano cominciato ad attaccare il centro città.

A sud di Seversk invece, sempre nella regione di Donetsk, novità potenzialmente di grande rilievo si registrano intorno alla roccaforte di Kostantynivka in cui la penetrazione russa resta per ora localizzata nei quartieri meridionali e orientali mentre a nord del cento abitato una puntata offensiva ha permesso il 7 dicembre alle forze di Mosca di prendere il controllo di Klimove, lungo la linea ferroviaria che unisce Kramatorsk a Chasyv Yar (da tempo in mano ai russi).

Una ulteriore avanzata da Chasyv Yar, il giorno 8 dicembre, ha permesso ai russi di strappare agli ucraini il controllo del centro abitato di Chervone.

Se la notizia venisse confermata e non vi fossero contrattacchi ucraini tesi a impedire il consolidamento delle posizioni russe, la testa di ponte di Klynove potrebbe permettere alle forze di Mosca di lanciarsi all’attacco della strada che unisce Kramatorsk a Kostantynivka tagliando di fatto le vie di rifornimento a questa roccaforte ormai investita da più parti dall’offensiva russa.

Più a sud, sui due fronti Zaporizhia si registrano altre novità di rilevo. Sul fronte orientale i russi sono penetrati i 7 dicembre nell’abitato di Gulyapole, perno della difesa ucraina e punto di saldatura tra le linee di difesa meridionali e orientali.

Più a nord i russi hanno consolidato il controllo di Dobropylla bloccando di fatto la strada che da settentrione conduce a Gulyapole. Secondo il canale Telegram Rezidemt UA, nell’attacco a Gulyapole le forze russe possono contare su un vantaggio numerico di 10 a 1 sulle forze ucraine.

Sembra sbloccarsi anche il fronte meridionale dove, dopo le penetrazioni russe a Mala Tokmatchka, il ministero della Difesa di Mosca ha reso noto ieri che le unità del Raggruppamento di Forze Dnepr hanno conquistato Novodanilovka, a sud di Orekhovo (Orikhiv per gli ucraini).

 

Un contesto sempre più difficile per Kiev

Circa il contesto complessivo delle operazioni militari il momento difficile per le forze armate ucraine emerge chiaramente dalle informazioni che circolano sui canali Telegram militari ucraini e russi.

Rezident UA, che solitamente ha buone fonti nei comandi ucraini, evidenzia che il vertice delle forze ucraine, generale Oleksandr Syrsky, avrebbe informato il presidente Volodymyr Zelensky della incapacità di mantenere ancora a lungo la linea del fronte senza l’aiuto americano. Syrsky avrebbe chiesto una maggiore mobilitazione (quindi anche dei giovani tra i 18 e i 24 anni) proponendo che ogni centro abitato venga presidiato e difeso anche a costo di elevate perdite.

Di fatto quindi, Syrsky sembra proporre di continuare ad applicare la disastrosa tattica adottata finora che da un lato impone ai russi di avanzare lentamente per bonificare ogni piccolo o grande centro abitato ma dall’altro diluisce le già scarse forze ucraine impegnandole in tante battaglie senza speranza.

La stessa fonte ha reso noto che, al 23 novembre, le perdite subite dalle forze ucraine in oltre un anno di combattimenti nella zona di Pokrovsk e Myrnograd avevano già superato le 60mila unità e nell’ultima settimana di novembre avevano superato le perdite registrate a Bakhmut.

Secondo il Canale Telegram DD Geopolitics, in 8 mesi di combattimenti nella città di Volchansk, a ridosso del confine russo nella regione di Kharkiv recentemente conquistata dai russi, le forze ucraine avrebbero subito perdite di 23mila uomini tra i quali 8mila caduti.

Secondo il Canale Telegram Wartears le perdite ucraine dall’inizio della guerra avevano superato il 4 dicembre gli 826mila caduti.

Il sito di opposizione russa Mediazona, che in collaborazione con BBC monitora le perdite russe, ha trovato riscontri di 153mila caduti russi dall’inizio della guerra 1ma ne stima circa 219.000.

L’analista militare Michael Kofman, senior fellow al Carnegie Endowment for International Peace, valuta che le perdite delle forze ucraine sono attualmente costituite principalmente da operatori di droni FPV (che vengono individuati e bersagliati dall’unita di dronisti russi Rubicon), artiglieri e personale di supporto. La fanteria è meno presa di mira sia per una enorme carenza, che per un preciso cambio di tattiche da parte dei russi.

A tal proposito i dati forniti da Mosca circa le unità di dronisti Rubicon rivelano che in 16 mesi sono stati colpiti 12mila bersagli. Metà dei quali negli ultimi 100 giorni. Il 37% dei 12mila bersagli colpiti riguarda droni e dronisti ucraini, il 16% sistemi di comunicazione e osservazione (antenne, sensori, ecc…), il 14% veicoli non blindati, il 13% trincee, il 12% veicoli corazzati, il 2% sistemi di artiglieria. Della parte percentuale restante, oltre 600 episodi d’attacco riguardano la fanteria. Distruggere i trasporti motorizzati per obbligare la fanteria a procedere a piedi, dove è più vulnerabile ed è più facile bersagliarla.

Il colonnello ucraino Dimytro Voloshin, comandante della 82a brigata d’assalto aviotrasportata ritiene che “poiché perdiamo la maggior parte dei soldati durante i tentativi di fare ruotare le truppe, spesso i comandanti obbligano i reparti ad occupare una trincea per periodi che vanno da 60 a 165 giorni. Ciò crea problemi per il morale. Chi ci è passato, poi non si ripresenta (cioè diserta – NdR). L’esercito russo cerca di distruggere ogni edificio e rifugio, trasformando il paesaggio in una terra spoglia e desolata dove risulta impossibile nascondersi”.

Taras Chmut, capo della fondazione Return Alive, che raccoglie aiuti per i militari al fronte rileva che “attualmente c’è una crisi a livello dei battaglioni che difendono i settori. Poi, intere brigate cominceranno a cedere. Non ci sono prospettive di cambiamento. Nel caso peggiore perderemo la nostra statualità. Per come vanno le cose allo stato attuale, in ogni caso la linea del fronte sarà separata dal fiume Dnepr. Abbiamo situazioni dove una compagnia ha soltanto 11 soldati, un battaglione soltanto 20 e una brigata ca. 200”.

Il vicecomandante del 3° corpo ucraino (Azov), Maksym Zhorin, in un post sui social ha criticato Syrsky per aver mentito circa l’avvenuta stabilizzazione del fronte. “La realtà è piuttosto differente. Non avevo visto il nemico avanzare così velocemente da tanto tempo.”

Le fonti militari di Rezident UA riferiscono infatti che gli ucraini non hanno riserve sufficienti a tappare tutte le falle mentre le unità mobili impiegate per tamponare gli sfondamenti russi sono già state decimate.

“Stanno portando le truppe allo sfinimento. Non ci sono riserve per avvicendare le truppe, e nemmeno la forza per tenere il fronte. Il comando militare non riesce ad avere altre soluzioni se non assalti frontali, il mantenimento di posizioni già perse, contrattacchi locali il cui senso è discutibile” scrivono gli analisti di Rezident UA.

“Quando il nemico si avvicina ad un villaggio, in realtà ne controlla già per 20 chilometri le retrovie mediante i droni. Inoltre in alcune sezioni della linea di difesa, le fortificazioni esistono solo sulla carta. Miliardi di grivnie sono stati fatti sparire. Il risultato del degrado delle forze armate ucraine, permesso dalle autorità di Zelensky, sono perdite per 1,7 milioni di persone. I regolari scambi di salme mostrano un rateo orribile: 30 ucraini per 1 russo. Non è solo una statistica, è la brutale attitudine delle autorità verso i propri soldati, “macinati” senza preparazione nei settori più difficili del fronte.”

Secondo la stessa fonte i vertici militari ucraini avrebbero ricevuto dal Pentagono valutazioni allarmanti che prevedono un crollo del fronte in 2 o 3 punti diversi e la perdita della regione di Kharkiv nel 2026 se non verrà firmato adesso un accordo che ponga fine al conflitto con la cessione di territori alla Russia. dalle autorità ucraine.

Inoltre il fenomeno delle diserzioni si è ulteriormente gonfiato in novembre, mese in cui i russi hanno conquistato oltre 700 chilometri quadrati di territorio ucraino, riguardando anche membri dei reparti scelti e delle forze speciali.

 

La macchina propagandistica per nascondere le sconfitte

Come è apparso evidente anche in Italia e in Europa, le sconfitte ucraine vengono tenute a basso profilo dai media. Una scelta precisa ma “consigliata” anche dal servizio di sicurezza interna ucraino SBU che, riporta Rezident UA, avrebbe chiesto al sito Deep State (vicino al servizio segreto militare GUR) di pubblicare le mappe delle battaglie con uno o due giorni di ritardo.

Una pratica peraltro già adottata per nascondere o mitigare la percezione dell’avanzata russa. Bloggers ucraini e giornalisti hanno ricevuto linee guida su come riportare la situazione al fronte o di non scrivere tutto a proposito delle battaglie in corso.

Un ruolo di primo piano nel supportare le Operazioni Psicologiche ucraine tese a influenzare la percezione dell’opinione pubblica occidentale lo hanno come di consueto militari e media britannici. Oggi la BBC ha raccontato che i soldati ucraini a Pokrovsk hanno issato una bandiera blu e gialla per dimostrare che la città non è ancora caduta, dopo che la Russia ne aveva rivendicato la conquista.

Lo riferisce la BBC con un reportage del corrispondente Jonathan Beale, che si trova però a Pavlograd, presso un comando nelle retrovie ucraine, di cui pubblichiamo qui sotto un ampio stralcio.

“In un posto di comando ucraino, ben dietro la linea del fronte, gli ordini vengono trasmessi via radio in rapida successione. I soldati guardano decine di riprese in diretta dai droni. Stanno coordinando gli attacchi contro le posizioni russe all’interno della città.

Il comandante del Reggimento d’Assalto Skala, Yuri, è ansioso di dimostrarci che l’Ucraina controlla ancora la parte settentrionale della città, per dimostrare che l’affermazione del Cremlino di aver conquistato Pokrovsk è una bugia.

Alla radio, chiedono a due dei loro soldati di uscire da un edificio per esporre una bandiera ucraina. Si muovono rapidamente per evitare di essere individuati. Le riprese dei droni mostrano il momento in cui sventolano brevemente la loro bandiera gialla e blu, prima di tornare rapidamente al riparo”.

Nel report della BBC non poteva certo mancare il “master message rivolto all’Occidente, ancora più importante in questi giorni in cui si propongono accordi di pace che impongono a Kiev dolorose cessioni di territori già in larga misura perduti.

“Yuri mi dice: “Ora l’hai visto con i tuoi occhi. Penso che il mondo intero debba sapere che non rinunceremo al nostro territorio”, afferma. “Se non lo dimostriamo, tutti perderanno la fiducia e smetteranno di aiutare l’Ucraina.”

In termini propagandistici è difficile non  notare che l’immagine della bandiera ucraina a Pokrovsk viene mostrata poche ore dopo che la bandiera russa è apparsa nel centro della roccaforte ucraina di Seversk, quasi a volerne bilanciare l’impatto mediatico.

In termini militari, che gli ucraini mantengano piccoli gruppi di soldati nascosti nei quartieri settentrionali di Pokrovsk non ha nessuna influenza sulle operazioni militari nel settore di Pokrovsk e Mirnograd come dimostrano anche le mappe del filo-ucraino Istituto per lo Studio della Guerra statunitense.

L’imbuto è chiuso e le residue forze ucraine nei due centri abitati possono opporre solo una resistenza simbolica che non modificherà l’esito della battaglia in assenza di forze ucraine disponibili per una grande controffensiva in quel settore.

Secondo il ministero della Difesa russo, durante la visita del capo delle forze armate russe, generale Valery Gerasimov, al comando del Raggruppamento di Forze Centro nel settore di Pokrovsk/Mirnograd (per i russi Krasnoarmeisk/Dimitrov), “in seguito alla liberazione della città di Krasnoarmeisk da parte di unità della Seconda Armata, la missione principale è l’annientamento delle forze dell’esercito ucraino accerchiate a Dimitrov”.

“La parte meridionale di Mirnograd, che rappresenta oltre il 30% di tutti gli edifici della città è sotto il pieno controllo delle forze russe”, ha dichiarato Gerasimov che ha inoltre ordinato la prosecuzione dell’avanzata verso la vicina regione di Dnipropetrovsk al fine di creare una zona di sicurezza per le regioni annesse di Zaporizhia, Kherson, Donetsk e Luhansk.

 

Una poderosa produzione industriale

Mentre le forze ucraine si indeboliscono progressivamente, le capacità militari russe crescono in termini di truppe ma anche di mezzi, armi, munizioni e produzione industriale

I dati resi noti dai blogger russi di Slavyangrad il volume di fuoco giornaliero delle forze russe, nella seconda metà di novembre si aggirava sui 20mila proiettili di artiglieria, 4mila droni FPV e fino a 300 bombe plananti FAB.

Nella produzione di armi e munizioni i russi possono contare inoltre sui nuovi stabilimenti bielorussi costruiti con il supporto cinese in termini di progettazione e macchinari ed in grado di produrre 240mila proiettili di artiglieria da 152mm e altrettanti razzi da 122mm all’anno. I proiettili verrebbero consegnati vuoti e poi riempiti di esplosivo in Russia.

In termini di artiglieria è aumentato il numero di lanciatori multipli nordcoreani M-1991 da 240mm in servizio presso le forze armate russe presso la linea del fronte. Sono aumentati anche i volumi di produzione e fornitura di tali lanciatori in Corea del Nord.

Vale la pena ricordare i dati resi noti il 17 giugno scorso, durante il consueto rapporto al Cremlino sull’industria della Difesa dell’amministratore delegato di Rostec, Sergei Chemezov.

Il dirigente aveva evidenziato che “lavoriamo costantemente per migliorare le attrezzature che produciamo. Manteniamo un contatto diretto con il personale militare che utilizza e gestisce le nostre attrezzature. I nostri team di manutenzione sono posizionati vicino alle linee del fronte, consentendo una comunicazione diretta. Naturalmente, teniamo conto di tutti i feedback e i suggerimenti, motivo per cui le nostre attrezzature vengono costantemente modernizzate”.

“I nostri ricavi sono aumentati del 27% rispetto all’anno precedente e hanno raggiunto i 3,61 trilioni di rubli. Il nostro utile netto è cresciuto del 119%, raggiungendo i 131,5 miliardi di rubli. La nostra produzione per lavoratore è aumentata del 20% su base annua, raggiungendo i 5,2 milioni di rubli. Gli investimenti sono saliti a 676 miliardi di rubli, un valore superiore a quello registrato negli ultimi anni, principalmente grazie alla crescita dell’ordine di difesa e all’impegno di aumentare le capacità delle nostre imprese e di modernizzarle per attuare in modo affidabile l’ordine di difesa statale” aveva detto Chemezov.

“Per quanto riguarda l’ordine di difesa statale, le nostre imprese producono l’80% degli armamenti forniti all’operazione militare speciale. Nel 2024, la produzione di veicoli corazzati leggeri e carri armati è aumentata del 10%, le munizioni per l’artiglieria convenzionale sono aumentate del 30%, quelle per veicoli corazzati leggeri e carri armati del 110% e quelle per i lanciarazzi campali multipli (MLRS) del 70%. Vorrei sottolineare che si tratta di un aumento su base annua. Rispetto al 2021, la nostra produzione è cresciuta di molte volte. Nel complesso, l’attuazione dell’ordine di difesa dello Stato è tradizionalmente elevata, al 99,5% con punte del 100 per cento nei settori critici”.

Chemezov ha portato l’esempio del sistema da difesa aerea Pantsir. “La versione Pantsir SMD-E si differenzia dalla versione precedente perché è equipaggiato con mini-missili e il suo carico di munizioni è quadruplicato. Invece di 12 missili, ora ne trasporta 48. Questo è fondamentale per contrastare la minaccia dei droni, poiché 12 missili a volte sono insufficienti durante gli attacchi di massa. Quarantotto, ovviamente, è molto meglio, e i nostri militari ne sono molto soddisfatti”.

Chemezov ha poi aggiunto che “abbiamo sviluppato una piattaforma robotica (Depesha) in grado di trasportare rifornimenti sul campo di battaglia, evacuare i feriti, consegnare munizioni e persino operare come unità kamikaze.

Per quanto riguarda la guerra elettronica, abbiamo introdotto un nuovo sistema, un complesso chiamato SERP-VS13D, in grado di rilevare e sopprimere i droni FPV, inclusi i velivoli senza pilota precedentemente invulnerabili, con funzioni di controllo su una gamma di frequenze più ampia. Il SERP è ora impiegato in molte aziende di difesa, compresi gli stabilimenti di munizioni, e fornisce una protezione efficace contro gli attacchi dei droni.

La nostra holding High Precision Systems ha sviluppato anche un sistema di controllo dello spazio aereo: si tratta di mini-radar. Rilevano bersagli a bassa visibilità come i droni. Naturalmente, se operano in tandem con il Pantsir, l’efficacia è molto elevata. Se funzionano esclusivamente come sistemi di rilevamento per bersagli a bassa visibilità, i dati vengono immediatamente trasmessi al centro di comando della difesa aerea, dove vengono adottate le misure appropriate per neutralizzare la minaccia”.

Rostec cresce peraltro anche nella produzione civile. “Stiamo lavorando per aumentarne la quota. L’anno scorso si attestava al 35%, mentre quest’anno è del 30,7%, con una diminuzione di 4,3 punti percentuali. Tuttavia, in termini assoluti, continuiamo a crescere: il volume delle vendite di prodotti civili è aumentato, il fatturato è aumentato dell’11,6% e ora ammonta a 1.108 miliardi di rubli. In altre parole, un terzo del nostro fatturato totale proviene dalla produzione civile.

Nel settore della termovalorizzazione, abbiamo iniziato a costruire impianti di incenerimento dei rifiuti nel 2019. Il piano era di costruire quattro impianti nella regione di Mosca e uno in Tatarstan. Ma è intervenuto il COVID-19 e sono state imposte sanzioni successive, con il risultato che questo progetto di costruzione si è bloccato. Abbiamo messo in funzione il primo impianto solo nel dicembre 2024. Devo sottolineare che non sono stati stanziati fondi federali per questo. Tutti gli impianti dovevano essere costruiti con investimenti privati, fondi propri e, naturalmente, abbiamo ottenuto prestiti.

 Ad oggi, sono stati prodotti 100 milioni di kilowattora di energia verde, insieme a 200.000 tonnellate di rifiuti domestici smaltiti. In precedenza, tutto questo veniva conferito in discarica. Attualmente, questo impianto tratta oltre 2.000 tonnellate di rifiuti al giorno.

Il secondo impianto è pronto al 92%. Completeremo la sua costruzione l’anno prossimo. Siamo a corto di fondi, ma stiamo negoziando con le banche per ottenere alcuni prestiti agevolati, in una certa misura. Contribuiremo anche con una parte dei nostri fondi. Posso assicurarvi che un altro impianto entrerà in funzione l’anno prossimo.

Dovremo congelare i restanti tre impianti – due nella regione di Mosca e uno a Kazan – fino a giorni migliori, quando i soldi saranno più economici o, forse, quando arriverà un aiuto statale”.

Rostec impiega oggi circa 700.000 specialisti provenienti da diversi settori e ambiti che rendono lil gruppo il più grande datore di lavoro in Russia nel settore manifatturiero. Dal 2022 sono stati assunti oltre 100.000 dipendenti e l’obiettivo è arrivare a 130.000 di cui circa 30.000 ingegneri entro il 2028.

Offriamo un ambiente di lavoro molto favorevole ai dipendenti e abbiamo recentemente aumentato gli stipendi, raggiungendo una media di circa 107.000 rubli, un livello retributivo adeguato. Inoltre, offriamo benefit sociali, tra cui piani di assicurazione sanitaria volontaria, viaggi sponsorizzati presso centri benessere, programmi di alloggio, piani di assicurazione pensionistica privata e altro ancora. Nel 2024, abbiamo speso 23,7 miliardi di dollari per questi sussidi, con un aumento del 35% rispetto al 2023.

Naturalmente, ci impegniamo ad attrarre i giovani. Per questo motivo collaboriamo con scuole, istituti professionali e istituti di istruzione superiore.

Grazie al supporto ricevuto dalle nostre aziende, le scuole hanno creato 200 corsi specializzati in ingegneria, con 5.500 studenti che studiano robotica, programmazione, biotecnologie e altre discipline ingegneristiche. Oltre 4.000 studenti ricevono borse di studio universitarie specializzate.

In effetti, stiamo creando questo bacino di talenti. Altrimenti, attrarre giovani sarebbe stato molto più difficile. Stiamo collaborando con il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Scienza e dell’Istruzione Superiore, che sono sempre stati presenti per supportarci in ogni modo possibile.

È grazie a questi sforzi di orientamento professionale che oggi, nel 2025, il 50% degli studenti diplomati in questi corsi specializzati ha scelto la matematica come materia principale per l’Esame di Stato Nazionale (EGE), mentre il 21% ha optato per l’informatica e un altro 16% ha scelto la fisica. Ciò indica che i giovani si stanno ora concentrando sulle scuole di ingegneria e le preferiscono a economia e giurisprudenza.”

Ha collaborato a questo articolo Lukas Fontana

Foto: Ministero Difesa Ucraino, TASS, Presidenza Russa, RIA Novosti e Rostec

Mappe: ISW e RVvoenkor

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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