Il Sudan offre una base navale alla Russia in cambio di assistenza militare

La questione è oggetto di trattative fin dal 2017 ma ora Sudan e Russia hanno ripreso le discussioni circa un accordo che consentirebbe a Mosca di disporre di una base navale nel Mar Rosso in cambio della fornitura di armamenti avanzati al Sudan.
Il Wall Street Journal del 1° dicembre ha riferito che, in seguito alla visita del ministro degli Esteri sudanese Ali Youssef Ahmed al-Sharif a Mosca, l’accordo è stato ampliato con il Sudan pronto a offrire diritti di base per 25 anni a una forza militare russa delle dimensioni massime di 300 militari e quattro unità navali o sottomarini, compresi quelli a propulsione nucleare.

In cambio, le Forze Armate Sudanesi (SAF) riceverebbero sistemi di difesa aerea avanzati e una potenziale fornitura di caccia Su-30 (nella foto sopra) e Su-35 (nella foto sotto), fondamentali per migliorare la capacità delle SAF di lanciare attacchi di precisione a lungo raggio contro le Forze di Supporto Rapido (RSF) nel contesto della guerra intestina in atto in Sudan.
Nel 2017 l’ex presidente sudanese Omar al-Bashir aveva cercato garanzie di sicurezza e protezione dalla Russia offrendo un modesto hub logistico simile a quello per le riparazioni operazioni navali presente nella base siriana di Tartus prima che venisse ampliata nel 2015.

Il 12 novembre scorso l’ambasciatore russo in Sudan, Andrey Chernovol, aveva annunciato la sospensione di tutti i piani di costruzione di una base navale a Port Sudan a causa di complicazioni legate al conflitto in corso.
Come riportato da Business Insider Africa, Chernovol ha dichiarato che “dato l’attuale conflitto militare, i negoziati su questo tema sono stati per ora bloccati” ma la ripresa dei colloqui suggerisce ora che il Sudan sia disposto ad ampliare le concessioni in cambio di assistenza militare soprattutto nel settore aeronautico.

La flotta di MiG-29 e Su-24M dell’Aeronautica Sudanese è ormai obsoleta ed è stata ampiamente logorata dal conflitto in atto. La fornitura di nuovi Su-35 e Su-30 potrebbe aprire a ulteriori commesse per sistemi di difesa aerea inclusi quelli della famiglia S-300.
Lo scorso anno l’Algeria aveva reso noto che avrebbe fornito al Sudan una trentina di Mig-29 dismessi dal servizio con l’arrivo dei nuovi Su–30MKA. Come osservato dal Wall Street Journal, “il Cremlino otterrebbe anche l’accesso privilegiato a redditizie concessioni minerarie in Sudan, il terzo produttore di oro in Africa”.
L’oro gioca un ruolo centrale nell’accordo, con il Sudan che fornisce l’accesso ai siti minerari per compensare gli elevati costi degli armamenti avanzati. Essendo uno dei pochi asset che il governo può scambiare per supporto strategico, offre alla Russia un flusso di entrate resistente alle sanzioni.
Dal 2022, il Cremlino avrebbe guadagnato oltre 2,5 miliardi di dollari in oro in cambio di missioni di assistenza militare in nazioni africane quali Mali, Burkina Faso e Repubblica Centrafricana.
L’istituzione di una base navale, probabilmente nell’area di Port Sudan, consentirebbe alla Russia di monitorare le navi in transito nel Mar Rosso e Canale di Suez, che rappresenta circa il 12% di tutto il commercio mondiale.
Foto: Ministero Difesa Russo, Forze Aeree Malesi, Shutterstock e Meridiano 42 La rivista italiana del Corno d’Africa.
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