Grano e acqua fattori di potere geopolitico

di Alberto Cossu – Vision & Global Trends. Progetto Società Italiana di Geopolitica
Il volume di Geopolitica n.2 2025 intitolato Il grano e l’acqua. e Sfide geopolitiche antiche, presenti e future , curato da Giuseppe Anzera e Tiberio Graziani, si colloca nel dibattito sulla ricomposizione dell’ordine globale. La sezione Focus ne rappresenta il nucleo concettuale. L’acqua e grano non sono considerate risorse neutre, né semplici input produttivi. Sono assunte come fattori strutturali di potere. Come infrastrutture materiali su cui si fondano sicurezza, stabilità e capacità di proiezione geopolitica. L’approccio è chiaramente riconducibile a una geopolitica della scarsità, nella quale l’accesso alle risorse primarie diventa una variabile decisiva della competizione internazionale.
Questa prospettiva assume particolare rilevanza se osservata dal punto di vista del Global South. È in questi contesti che la gestione di acqua e grano produce effetti immediati sulla tenuta degli Stati, sulla coesione sociale e sulla legittimità politica. Il volume analizza e rendere esplicito questo nesso. Al tempo stesso, mostra alcune tensioni analitiche, soprattutto nella difficoltà di integrare pienamente la dimensione idrica e quella cerealicola in una cornice sistemica unica.

La cornice teorica: risorse, potere, governance
Il contributo di Giuseppe Anzera fornisce l’impianto teorico generale. L’acqua è definita come “bene strategico globale” e come “fattore di sicurezza multidimensionale”. Questa doppia qualificazione è centrale. Consente di superare l’approccio ambientale classico e di collocare la risorsa idrica all’interno delle dinamiche di potere. Come osserva Anzera, “la scarsità idrica non è un dato naturale, ma l’esito di modelli di governance inefficaci e asimmetrici”. Questa affermazione attraversa l’intera sezione del Focus e ne costituisce il filo rosso interpretativo.
La scarsità, in questa prospettiva, non è mai neutra. Colpisce in modo differenziato. Penalizza in misura sproporzionata i Paesi del Global South, che dispongono di minori capacità istituzionali e finanziarie. La governance globale delle risorse appare così come uno spazio profondamente diseguale, nel quale le regole formali convivono con pratiche di potere informale.
Insomma l’acqua non è solo una questione di scarsità fisica. È una questione di controllo. Come osserva Giuseppe Anzera, “la scarsità idrica è prima di tutto un problema di governance”. Nei Paesi del Sud globale, la mancanza di infrastrutture e istituzioni efficaci trasforma lo stress idrico in instabilità politica. Le grandi opere idrauliche, come la diga etiope sul Nilo, non sono solo progetti di sviluppo. Sono strumenti geopolitici. Ridefiniscono equilibri regionali. Generano tensioni. Producono vincitori e perdenti.
L’acqua come geopolitica invisibile
I contributi dedicati all’acqua offrono una lettura articolata dell’idropolitica contemporanea. Claudio Bertolotti introduce il concetto di “potere silenzioso” riferendosi agli acquiferi fossili del Sahara e del Sahel. Si tratta di risorse invisibili, difficilmente regolabili, che assumono un valore strategico crescente in contesti di stress climatico. Nel Global South, dove la governance delle acque sotterranee è spesso assente, questo potere silenzioso può tradursi in conflitto latente o in sfruttamento incontrollato.
Il caso del Nilo orientale, analizzato da Marco Centaro, rappresenta uno degli esempi più chiari di idro-politica contemporanea. La GERD non è soltanto un’infrastruttura energetica. È uno strumento di potere. Come scrive Centaro, “le grandi opere idrauliche ridefiniscono le percezioni di sicurezza nazionale e alterano gli equilibri regionali”. Questa dinamica è tipica del Global South, dove i grandi progetti infrastrutturali sono spesso presentati come strumenti di sviluppo, ma producono effetti geopolitici di lungo periodo.
Il volume mostra come la cooperazione idrica sia raramente simmetrica. Gli Stati a monte dispongono di un vantaggio strutturale. Il diritto internazionale fornisce cornici normative, ma raramente riesce a compensare le asimmetrie di potere. In questo senso, l’idro-politica appare come uno spazio in cui il realismo prevale sul normativismo.

Il grano come geoeconomia della dipendenza
Dal punto di vista geoeconomico, i contributi dedicati al grano mostrano come i mercati globali delle commodity alimentari siano strutturalmente sbilanciati. Il Global South appare intrappolato in una dipendenza che non è contingente, ma sistemica. Come viene sottolineato il grano “non è solo una risorsa alimentare, ma una leva di stabilità politica e sociale”. Questa osservazione è cruciale. Nel Sud globale, il prezzo del grano è un indicatore politico. Non solo economico
Il volume mostra come la dipendenza dalle importazioni cerealicole rappresenti una vulnerabilità strutturale. I mercati globali del grano sono concentrati. Le catene logistiche sono fragili. Gli shock, climatici o geopolitici, si trasmettono rapidamente. La finanziarizzazione delle commodity alimentari amplifica la volatilità dei prezzi. Trasforma eventi climatici in crisi sociali. Tuttavia, la dimensione finanziaria del grano resta poco esplorata ma vengono messe bene in evidenza le connessioni con le grandi corporation che ne controllano la catena del valore fino alla distribuzione. Questi elementi avrebbero meritato maggiore attenzione, soprattutto in relazione al Global South.
Clima, tecnologia e nuove asimmetrie
Il cambiamento climatico attraversa l’intero volume come fattore moltiplicatore. Riduce la prevedibilità. Aumenta la competizione. Colpisce in modo diseguale. I Paesi del Global South risultano i più esposti. Il contributo di Alessandro Giorgetta propone la tecnologia come possibile risposta. L’uso dell’intelligenza artificiale e della finanza applicata alla gestione idrica è presentato come strumento di resilienza. Giorgetta osserva che “la tecnologia può trasformare la scarsità in vantaggio competitivo”.
Questa affermazione è stimolante, ma problematica. La tecnologia non è neutrale. Richiede investimenti, stabilità istituzionale e capitale umano. Nel Global South, queste condizioni sono spesso assenti. Il rischio è quello di una nuova frattura geopolitica, fondata sull’accesso differenziato alle soluzioni tecnologiche.
Mediterraneo e Nord Africa: laboratorio della scarsità
Il Mediterraneo emerge come spazio critico. Bosco e Canitano lo definiscono “area di interdipendenze asimmetriche”. Qui acqua e grano si intrecciano in modo diretto. La Fortezza mostra come nel Nord Africa il grano sia “fattore di legittimazione statale”. Questa osservazione è centrale. Nel Global South, la sicurezza alimentare è ordine politico.
Conclusioni
Il volume rappresenta un contributo solido alla geopolitica della scarsità. Acqua e grano emergono come fattori strutturali del potere contemporaneo. Per il Global South, la loro gestione determina margini di autonomia o di dipendenza. Il volume offre strumenti analitici rilevanti, ma riflette anche la frammentazione della governance globale che analizza. In questo senso, non fornisce solo risposte. Pone una domanda cruciale: chi controllerà acqua e grano controllerà i futuri equilibri del sistema internazionale.
GEOPOLITICA. Journal of Geopolitics and Related Matters. Rivista di Politica Internazionale. ISSN 2009-9193 Vol XIV, n. 2/2025 ISBN 9791281485587 Callive Media&Books 2025, pp. 645, € 48,00
Il Grano e l’Acqua. Sfide geopolitiche antiche, presenti e future – Weat and Water. Ancient, Present and Future Geopolitical Challenges
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