I cavalieri della Folgore

 

Il Reggimento “Savoia Cavalleria” (3°) venne costituito nel 1692 per ordine del Duca di Savoia Vittorio Amedeo II, adottando l’anno successivo come stemma araldico il puledro rampante d’argento su campo rosso. Nel 1706, durante la guerra di successione spagnola e l’assedio di Torino da parte delle truppe francesi, ebbe luogo un fatto d’armi in seguito al quale il reggimento assunse il motto “Savoye Bonnes Nouvelles” che tuttora lo contraddistingue.

Successivamente il Savoia Cavalleria è stato costantemente impegnato nei numerosi conflitti che hanno interessato in successione il Ducato di Savoia, il Regno di Sardegna, il Regno d’Italia e la Repubblica Italiana. In particolare si distinse, nel corso del nostro Risorgimento, nelle guerre d’indipendenza e fino alla presa di Roma del 1870, quindi nei più tormentati settori del fronte della 1° Guerra Mondiale.

Nel secondo conflitto, ormai inesorabilmente superato concettualmente quale formazione a cavallo, parte per il fronte russo per essere inserito in un teatro caratterizzato dalla manovra di grandi masse corazzate e motorizzate. Qui diede vita alla celebre carica di Isbuschenskij del 24 agosto 1942, vero glorioso canto del cigno della cavalleria montata italiana.

Nel dopoguerra il reparto viene ricostituito nel 1946 quale Gruppo Esplorante e poi riconfigurato come Reggimento Gorizia Cavalleria, ritenendosi ancora poco opportuno il richiamo alla vecchia casa regnante. Trasferito a Merano quale supporto del 4° Corpo d’Armata Alpino, riacquisisce l’originale denominazione di Savoia Cavalleria, che manterrà anche quando, con la ristrutturazione dell’Esercito del 1975 e la conseguente eliminazione del livello reggimentale, si ristrutturerà in 3° Gruppo Squadroni corazzato.

Nel 1992, in seguito ad una nuova riorganizzazione della Forza Armata, riassume la configurazione di reggimento, anche se ormai con un solo gruppo squadroni, e viene equipaggiato con le nuovissime blindo Centauro.

Nel 1995 lascia poi la sede di Merano per l’attuale caserma di Grosseto, dove subentra al disciolto reggimento Lancieri di Firenze (9°). Dalla nuova sede toscana, ampia e moderna, il reparto, inquadrato nella Brigata Aeromobile Friuli, partecipa con singole unità alla maggior parte delle missioni internazionali che hanno interessato l’Esercito, dalla Bosnia all’Albania, dal Kosovo alla Macedonia, dall’Iraq, dove è convolto nella battaglia dei ponti di Nassiriyah, alle operazioni ONU in Libano.

Nel 2013 avviene una svolta decisiva nell’evoluzione capacitiva del reggimento, che entra a far parte delle aviotruppe quale pedina esplorante della Brigata Paracadutisti Folgore.

Il relativo processo di trasformazione, che vede il succedersi dei corsi di specialità KS e di paracadutismo militare KSP e l’avvicendamento del personale legato al requisito della volontarietà dell’aviolancio, conduce gradualmente al diffondersi di una nuova mentalità operativa che esalta la capacità di operare in autonomia ed isolamento, sancita anche esteriormente dall’adozione del basco amaranto delle aviotruppe.

Accanto ai compiti tipici delle unità di cavalleria di linea il reggimento acquisisce progressivamente anche le capacità di impiego dei paracadutisti, per poter essere efficacemente inserito in una task force avioportata.

Gli oneri della trasformazione non fanno nel frattempo venir meno gli impegni dei cavalieri di Grosseto, i cui distaccamenti sono presenti senza interruzione in molti teatri, in Afghanistan, Iraq, Mali e Libia, fino ai recenti impegni NATO in Ungheria. In contemporanea si sono succeduti e permangono tuttora gli onerosi impieghi sul suolo nazionale, come il concorso all’operazione Strade Sicure, che rende le aliquote di personale impegnato di fatto inutilizzabili per molti mesi.

 

Il reggimento oggi 

L’attuale struttura organica del Savoia Cavalleria comprende:

  • Comando di Reggimento, con gli Uffici Maggiorità e Personale, OAI, Logistico e Sezione Coordinamento Amministrativo
  • Squadrone Comando e Supporto Logistico “Litta Modigliani”
  • Gruppo Squadroni composto da:

     1° Squadrone Esplorante “Abba”

     2° Squadrone esplorante “Marchio”

     3° Squadrone Esplorante “De Leone”

     Squadrone Blindo Pesanti “Manusardi”

A queste unità si aggiungono il Reparto alla Sede, incaricato di varie funzioni logistiche legate all’infrastruttura, ed il Centro Ippico Militare, che dispone di alcuni quadrupedi essenzialmente a fini ricreativi.

Gli squadroni esploranti sono composti da cavalieri qualificati esploratori per blindo leggere, mentre il solo 1° Squadrone annovera anche un plotone di esploratori paracadutisti, una qualifica che, come vedremo di seguito, comporta un iter formativo lungo, selettivo e complesso.

Ogni squadrone comprende tre plotoni, composti a loro volta da tre squadre di 8 cavalieri: una squadra è affidata al comandante di plotone, una seconda al sergente vice comandante e la terza ad un graduato esperto. In base agli specifici requisiti della missione il plotone può articolarsi in maniera differente, ad esempio dando vita a due pattuglie esploranti di 12 elementi, cui possono venire aggregati supporti esterni, quali ad esempio binomi di guastatori o osservatori del fuoco.

In attesa di poter disporre dei veicoli leggeri aviolanciabili Flyer 72 GMV 1.1 di prossima introduzione (2 per squadra), la mobilità dei plotoni esploranti è assicurata da una doppia dotazione, che vede il VTLM Lince rimpiazzare sempre più la blindo leggera PUMA nella versione 6×6. Lo Squadrone Blindo Pesanti è anch’esso articolato su tre plotoni, con 4 Centauro ciascuno, cui si aggiunge il mezzo del comandante di squadrone. Lo Squadrone Comando e Supporto Logistico, infine, supporta in stretta aderenza tutte le attività reggimentali con i propri plotoni C3, Sanità, Commissariato e Tramat.

Nell’ambito della Brigata Paracadutisti Folgore il Savoia Cavalleria assicura la capacità esplorante, di sorveglianza e di acquisizione obiettivi (Reconnaissance, Surveillance and Target Acquisition RSTA), e svolge le attività tipiche dei reggimenti esploranti di cavalleria di linea, quali l’esplorazione tattica terrestre a medio raggio, condotta sia in forma occulta (by stealth) che mediante atti tattici di combattimento (by fire), la raccolta informativa, il contrasto all’esplorazione avversaria e la messa in opera di dispositivi di sicurezza a favore di un complesso più ampio, mediante attività di sorveglianza e l’attivazione di uno schermo difensivo con capacità di frenaggio, controllo degli spazi vuoti  e puntate in profondità.

Ma la peculiarità degli squadroni esploranti paracadutisti viene sottolineata soprattutto nell’impiego tipico della specialità, ossia nelle operazioni a seguito di aviolancio, nelle quali il reggimento deve anche poter disporre di aliquote in grado di identificare, occupare, rendere sicure ed organizzare zone di aviolancio speditive, a premessa di aviolanci o aviosbarchi successivi, garantire in tempi brevi la conduzione della ricognizione d’area e di itinerari, fornire sicurezza alla testa di aviosbarco al fine di ampliarne i limiti, concorrere a gestire i joint fires disponibili per massimizzarne gli effetti.

Gli esploratori sono pertanto dotati di apparati avanzati per le trasmissioni e di strumenti di sorveglianza ed acquisizione obiettivi performanti, quali binocoli, camere termiche e visori notturni a lungo raggio, telemetri e strumenti di puntamento laser.

Agli squadroni esploranti sono inoltre assegnati assetti organici pregiati, quali operatori qualificati TACP/Laser Operator, Osservatori del fuoco/JFO o JTAC per il controllo del fuoco e del supporto aereo, e tiratori scelti in grado di ingaggiare bersagli prioritari a distanza e di concorrere alla raccolta informativa.

Inoltre, nell’ambito della sperimentazione della Bolla Tattica in ambito Brigata Folgore, il Reggimento dispone in tutti gli squadroni di operatori qualificati all’impiego degli APR – Aeromobili a Pilotaggio Remoto, droni di piccole dimensioni e di origine commerciale con cui maturare un’adeguata esperienza nell’utilizzo delle nuove tecnologie sul campo di battaglia.

Recentemente, nell’ambito della Dottrina della Forza Avanzata, alla Brigata Folgore è stato espressamente assegnato il compito di poter fornire una capacità di risposta immediata in situazioni di crisi che richiedano un’azione tempestiva.

In tale contesto il ruolo del reggimento di cavalleria paracadutisti diviene ancor più cruciale, dovendo fornire ad una task force avioportata una componente RSTA a livello squadrone destinata ad agire nell’ambito di un’operazione di ingresso forzato (Joint Forcible Entry Operation).

Tale unità, abilitata all’inserzione occulta con la tecnica della caduta libera TCL con modalità HALO-HAHO per permettere un atterraggio di precisione in uno spazio molto ristretto, sarà impiegata d’elezione nello scaglione avanzato della entry force, per la condotta dell’esplorazione nascosta e con funzioni anche di pathfinder, destinata cioè a fornire l’assistenza tecnica e la sicurezza tattica della zona di lancio o di aviosbarco delle successive aliquote della Task Force.

Successivamente, integrata da assetti del Genio Paracadutisti ed operatori JTAC, dovrà procedere in profondità per ampliare progressivamente l’area controllata dalle forze amiche a garanzia della sicurezza delle follow-on forces.

Il reparto incaricata di tale cruciale missione è stata identificata in ambito reggimentale nel 1° Squadrone, al quale sono stati assegnati, oltre ad un numero adeguato di elementi qualificati TACP/JFO/JTAC e Tiratori Scelti, anche operatori APR dotati di droni di maggiori capacità.

L’unità, di alto livello professionale ed in possesso di una vasta gamma di competenze, comprende un plotone composto completamente da cavalieri con qualifica di esploratori paracadutisti, ossia che hanno superato presso il CAPAR il relativo corso assai selettivo e di elevata difficoltà e che sono stati successivamente abilitati ai lanci con paracadute ad ala e apertura comandata con modalità HALO-HAHO.  Per veloci spostamenti e rapide puntate sull’obiettivo lo squadrone disporrà a breve di veicoli leggeri aviolanciabili Flyer ad elevata mobilità.

Il 1° Squadrone si addestra quindi in modo particolare per condurre missioni di infiltrazione occulta, ricognizione avanzata, sorveglianza ed acquisizione obiettivi in profondità, guida di attacchi di precisione.

Pur non facendo parte del bacino delle Forze Speciali dell’Esercito, l’unità è in grado di cooperare strettamente con queste, come evidenziato nella recente esercitazione Mangusta 2025 che, svoltasi in sinergia con la contemporanea Muflone del COMFOSE, ha visto gli assetti avanzati della Folgore, rappresentati dal 1° Squadrone del Savoia, operare a stretto contatto con i reggimenti di Forze Speciali dell’Esercito per la conquista e la tenuta di un obiettivo strategico a seguito di aviolancio.

Nell’impiego quale Forza Avanzata l’unità viene riorganizzata in base ai requisiti specifici della missione, affiancando al proprio plotone esploratori paracadutisti organico uno o più plotoni esploratori tratti dai reggimenti di fanteria paracadutista della brigata.   A questi vengono aggiunti elementi specialistici anch’essi qualificati TCL, calibrati secondo necessità e che di norma includono assetti ACTR (Advanced Combat Reconnaissance Team) da ricognizione avanzata del Genio Paracadutisti con capacità di breaching ed un Joint Fire Support Team per la condotta del fuoco, enucleato dal 185° Reggimento Artiglieria Paracadutisti e composto da coppie di osservatori con qualifiche JFO (Joint Fire Observer) e TACP/Laser Operator).

 

La formazione

Il reggimento viene attualmente alimentato con Volontari in Ferma Iniziale – VFI che, durante le 12 settimane di corso basico presso i RAV, esprimono il proprio gradimento all’impiego nelle aviotruppe, potendo altresì esprimere un’ulteriore preferenza tra gli incarichi di esploratore paracadutista, fante paracadutista, guastatore del genio paracadutista o artigliere paracadutista.

Il personale che presenta i necessari requisiti psico-fisici viene quindi inviato al CAPAR di Pisa, dove frequenta, a fattor comune ed indipendentemente dagli incarichi futuri, il CTCA, Corso Tecniche di Combattimento per Aviotruppe.

Tale modulo di specializzazione è stato più volte rivisto e modificato per meglio adattarsi ai requisiti operativi ed alle esperienze maturate. Attualmente dura 12 settimane che includono sia il corso fucilieri di 6 settimane che una fase formativa specifica per aviotruppe, mirante ad innalzare il livello fisico di base e ad approfondire gli aspetti tipici del combattimento a seguito di aviolancio.

Il superamento del selettivo CTCA comporta l’ammissione al successivo corso KSP di paracadutismo con fune di vincolo, della durata teorica di quattro settimane, che possono talvolta prolungarsi per insufficiente disponibilità di vettori aerei o per condimeteo avverse.

A questo punto il personale destinato al reggimento di cavalleria paracadutisti con incarico di esploratore per blindo leggera o di esploratore per blindo pesante frequenta i relativi corsi della durata di circa 9 settimane presso la Scuola di Cavalleria di Lecce.

Al termine i nuovi cavalieri paracadutisti, ritornati a Grosseto, saranno in possesso delle nozioni di base necessarie per essere positivamente inseriti negli squadroni esploranti o in quello di blindo pesanti Centauro, per poter assolvere i compiti tipici della cavalleria, sia nella condotta di operazioni classiche che non prevedono l’inserzione tramite aviolancio o avioassalto, che in veste specifica nell’ambito di una task force avioportata.

Dopo circa un anno, al completamento dei 18 mesi dall’incorporazione, gli aspiranti esploratori paracadutisti vengono inviati nuovamente al CAPAR dove, unitamente ai colleghi dei reggimenti di fanteria paracadutisti destinati allo stesso incarico e raggiunti da graduati e sottufficiali già in servizio, frequentano l’apposito corso della durata di 10 settimane. La prima di queste è dedicata ad una severa selezione preventiva, che mira a verificare le doti psico-fisiche degli allievi, la loro determinazione, resistenza allo sforzo prolungato ed intima motivazione.

Seguono quindi due moduli, di 4 e 5 settimane rispettivamente. Il primo è il Modulo Forza Avanzata, nel quale vengono trattati in modo teorico e poi pratico gli aspetti relativi alla manovra della terza dimensione e l’attivazione delle zone di lancio. Il successivo Modulo ISR approfondisce le tecniche, tattiche e procedure relative alla ricognizione, all’osservazione e sorveglianza occulta, all’acquisizione obiettivi ed alla predisposizione di posti di osservazione, anche interrati.

Al corso per esploratori paracadutisti fa seguito, sempre al CAPAR, la formazione aviolancistica con la tecnica della caduta libera, con la frequenza del CCALM, il Corso di Caduta Libera Militare, che si sviluppa per fasi successive.

La prima, denominata Accelerated FreeFall – AFF, si svolge con modalità innovative mutuate dal paracadutismo sportivo e consente di contrarre i tempi di apprendimento e di raggiungere per stadi successivi la completa autonomia nel lancio e la corretta esecuzione delle manovre di cambiamento di assetto e di atterraggio. La formazione può essere integrata da uno stage nel “tunnel del vento” dove si simulano in sicurezza le condizioni del volo.

Successivamente il CCALM affronta gli aspetti tattici e militari del lancio, quali il trasporto dell’equipaggiamento individuale e di missione, le tecniche di movimento in sequenza e di inseguimento del leader per il raggiungimento del previsto luogo di atterraggio e l’addestramento notturno. Le velature impiegate sono le ormai classiche Para-Flite MT1-XX. Complessivamente il corso, fortemente condizionato dalla disponibilità di vettori aerei sia ad ala fissa che rotante, ha una durata di circa 12 settimane, e consente il raggiungimento di un primo livello di operatività degli esploratori.

Al CCALM fanno seguito di norma due ulteriori fasi formative. La prima, considerata di perfezionamento, dura circa 4 settimane ed approfondisce le tecniche HALO, acronimo che sta per High Altitude Low Opening. Sono previsti lanci a livello di squadra da un’altezza massima di 3-4000 metri (circa 10.000 piedi), un’apertura a circa 1200 metri di quota e l’atterraggio in condizioni tattiche più spinte, su zone di dimensioni più ristrette.

La seconda fase, che si protrae in media per altre 8 settimane, approfondisce le tecniche HAHO – High Altitude High Opening che prevedono lanci da 3-4000 metri, seguiti dall’apertura immediata della velatura. Ciò consente agli operatori di infiltrarsi in profondità in territorio nemico senza essere rilevati, sfruttando una navigazione sotto vela che in condizioni ottimali può raggiungere una distanza di circa 10 km dal luogo di rilascio.

Non tutte le fasi della complessa formazione aviolancistica TCL possono essere completate in rapida successione: il CCALM richiede un numero elevato di istruttori ed i posti disponibili per la frequenza dei corsi sono limitati, così come la disponibilità dei vettori aerei, anche per le fasi successive.

A causa di queste difficolta il completamento della formazione degli esploratori paracadutisti richiede spesso oltre un anno. Va detto che, a parare dello scrivente, potrebbe essere più razionale ed efficace raggruppare tutti questi operatori presso il Savoia Cavalleria, evitando sovrapposizioni di compiti con i plotoni esploratori dei reggimenti di fanteria paracadutista, ai quali dovrebbe essere lasciata una pedina esplorante, di fatto ora mancante, con compiti limitati alla ricognizione tattica ravvicinata, a similitudine di quanto avviene presso gli altri reparti di fanteria.

Ai cavalieri paracadutisti si apre comunque, oltre all’iter appena descritto, la possibilità di accedere a molti altri differenti momenti formativi, che accrescono il loro bagaglio professionale.

Nel settore dell’osservazione e direzione del fuoco gli operatori possono essere inviati a frequentare il corso TACP/LASER Operator, un modulo di tre settimane gestito dagli istruttori del Centro Fires Targeting & Info-Ops del Comando Artiglieria di Bracciano, che fornisce ai frequentatori le conoscenze di base per svolgere attività di osservazione del fuoco e di aerocooperazione nell’ambito dei team TACP, gestendo le comunicazioni radio e le apparecchiature optoelettroniche laser a supporto dell’azione dei colleghi JFO e JTAC.

Dopo aver maturato adeguata esperienza operativa il personale così qualificato può approfondire ulteriormente la propria formazione  lungo una sorta di filiera di corsi di specializzazione di difficoltà crescente, divenendo Osservatore del fuoco di artiglieria e JFO (Joint Fire Obaserver), incaricato cioè di acquisire, identificare e designare gli obiettivi per il fuoco di supporto, dirigere osservare e correggere il tiro indiretto di artiglieria e mortai di varia fonte ed assicurare l’integrazione interforze per concorrere alla direzione delle missioni di CAS, Close Air Support, in collaborazione con un JTAC, Joint Terminal Attack Controller.

Quest’ultima è la qualifica più completa, ottenuta presso la Scuola di Aerocooperazione di Guidonia, che abilita al dialogo diretto con i piloti, per comunicare loro le coordinate dei bersagli da colpire.

Un altro aspetto di crescente importanza è rappresentato dall’utilizzo dei droni e delle loitering munitions, settore nel quale l’Esercito si sta muovendo con rapidità per recuperare un certo ritardo accumulato negli ultimi anni, quando troppo a lungo l’impiego degli APR è stato, oltre che limitato, mantenuto accentrato presso pochi reparti specialistici.

Ora è finalmente in atto una sperimentazione diffusa su larga scala, anche se i continui e rapidissimi sviluppi del settore aprono sempre nuove ipotesi di impiego, come quelle che vedono l’enorme diffusione dei droni FPV – First Person View, impiegati non solo per compiti di osservazione e ricognizione ma, sempre più spesso, quali vettori di attacchi diretti.

Attualmente il Savoia Cavalleria impiega tre differenti tipi di APR. Il primo e più diffuso è il Parrot ANAFI, un quadricottero di origine commerciale assegnato a tutti gli squadroni per compiti di sorveglianza ravvicinata, un mezzo efficace e di facile utilizzo ma con portata ed autonomia limitate.

Il solo 1° Squadrone dispone anche del piccolo RAVEN DDL (Digital Data Link) ad ala fissa e lanciabile a mano, dotato di un’autonomia maggiore (circa un’ora). A livello reggimentale è poi impiegato il RADON-X di Siralab, un mezzo molto interessante di caratteristiche avanzate, un VTOL in grado di decollare ed atterrare in spazi molto ridotti, del peso di 12 kg con 3 metri di apertura alare e adatto ad attività di ricognizione a lungo raggio, grazie ad un’autonomia che arriva a 5 ore, con un raggio d’azione di circa 40 chilometri.

Come gli altri sistemi dispone di visori ottici per l’osservazione sia diurna che notturna, ma in questo caso le prestazioni sono ovviamente molto superiori, nell’ingrandimento e nella risoluzione delle immagini. La sua Ground Control Station per tutte le attività di gestione e pianificazione è particolarmente compatta e leggera (1,4 Kg).

La formazione degli operatori qualificati all’impiego dei droni più piccoli avviene presso il Centro di Formazione per Aeromobili a Pilotaggio Remoto presso il 41° Reggimento IMINT “Cordenons” a Sora (FR), con un iter articolato in fasi a distanza ed in sede, che danno vita ai moduli Basic e Advanced, di circa tre settimane ciascuno.

Per mantenere ed approfondire le capacità acquisite, in particolare quelle relative all’utilizzo dei Parrot ANAFI o di futuri sistemi micro similari, il Reggimento sta valutando l’opportunità di dedicare un grande edificio, che ospitava un’officina non più utilizzata, all’addestramento pratico all’impiego degli APR al coperto, a similitudine di quanto avviene, ad esempio, in ambito 173 Airborne Brigade, reparto dell’US Army con cui vengono regolarmente effettuati scambi addestrativi.

La formazione basica ed avanzata relativa ai RADON-X, soggetti a maggiori restrizioni, avviene invece ad Amendola, presso il Centro di Eccellenza APR, un Ente dell’Aeronautica Militare a connotazione interforze.

La massiccia presenza dei droni bei moderni campi di battaglia sta rendendo necessaria l’adozione di adeguate misure di difesa da tale minaccia. In attesa di materiali specifici e di maggiori capacità, anche il Savoia Cavalleria ha iniziato l’addestramento del personale a forme di autodifesa ravvicinata, in particolare con l’utilizzo di fucili a canna liscia Franchi SPAS 12 già presenti nell’armeria del reparto, in attesa della distribuzione del Benelli M4, un’arma di caratteristiche più rispondenti allo scopo.

Nei plotoni degli squadroni esploranti sono di norma presenti due Tiratori Scelti, qualifica ottenuta presso la Scuola di Fanteria con un corso assai completo di 10 settimane, di cui 4 dedicate alla formazione di tiratore esperto.

Utilizzano normalmente il fucile Sako TRG-42 in calibro .338 Lapua Magnum con ottica Schmidt & Bender 3-12×50, mentre l’osservatore impiega l’ARX-200 in 7,62 NATO munito di ottica Steiner M8Xi, preferita al mirino Intelligent Combat Sight che, in certe situazioni operative, ha dimostrato alcuni limiti. Entrambi i fucili sono ovviamente utilizzabili anche di notte, anteponendo al cannocchiale di puntamento un apparato IL o una camera termica clip on.

I Cavalieri Paracadutisti sono dotati di equipaggiamenti tecnologicamente avanzati, nel campo delle comunicazioni e soprattutto per la sorveglianza ed acquisizione obiettivi. Tra questi ultimi spiccano le camere termiche NOX, introdotte nell’ambito del programma SIC, Sistema Individuale di Combattimento, che consentono la localizzazione dei bersagli in qualunque condizione atmosferica e di luminosità, operando sia nel campo del visibile che dell’infrarosso.

Telemetro laser e GPS integrato consentono la precisa geolocalizzazione dell’obiettivo. Sostanzialmente similare nell’impiego ma ancor più compatto è il MOSKITO, monoculare da osservazione e telemetro laser ognitempo, con possibilità di connessione wireless, estremamente compatto e leggero (1,2 Kg).

Per quanto riguarda l’armamento, esso non si discosta da quello normalmente in dotazione all’Esercito, con la pistola mitragliatrice Beretta PMX che affianca, in certi compiti, il fucile ARX160 munito di mirino Specter DR 1-4x. Dopo il ritiro del sistema missilistico MILAN, in precedenza in dotazione a tutti i reggimenti di cavalleria, anche il Savoia risulta privo di un moderno sistema controcarri che si affianchi al Panzerfaust 3.

Si attende pertanto con ansia la distribuzione dei Carl Gustav M4, la versione più recente del noto cannone senza rinculo, che con la sua leggerezza e flessibilità d’impiego potrebbe almeno in parte colmare una non lieve lacuna. Sarebbe tuttavia opportuno affiancargli almeno un piccolo numero di sistemi missilistici controcarro Spike LR2, già assegnati alla fanteria, e/o di munizioni circuitanti, da qualche tempo in dotazione alle Forze Speciali.

Per quanto riguarda la mobilità degli squadroni esploranti il reggimento come dicevamo è in attesa del Ground Mobility Vehicle (GMV) Flyer 72 1.1, oggetto di un programma già avviato e finalizzato al potenziamento delle capacità di risposta delle nostre aviotruppe a distanze strategiche, garantendo loro la mobilità fuoristrada nelle fasi successive all’aviolancio e durante il proseguimento dell’azione.

Il veicolo, oggetto di un programma pluriennale da 229 milioni di Euro relativo a 199 esemplari destinati ad assicurare la completa mobilità di un gruppo tattico pluriarma, è leggero, aviolanciabile, trasportabile con gli aerei e gli elicotteri in dotazione e risulta particolarmente adatto a svolgere compiti di ricognizione e assalto leggero.

La sua intrinseca flessibilità, la capacità di alimentare moderni sistemi di comando, controllo, comunicazioni e navigazione, e di montare vari sistemi d’arma ne fanno il mezzo ideale anche per l’assolvimento dei compiti assegnati alla cavalleria paracadutista.

Attualmente non sono noti i criteri di ripartizione dei Flyer tra i singoli reparti della Folgore, né se questi rimarranno invece accentrati a livello brigata per essere assegnati di volta in volta secondo necessità. Appare tuttavia probabile che almeno un’aliquota venga destinata direttamente al Savoia Cavalleria ed il reggimento sta già predisponendo spazi totalmente coperti per il ricovero e l’assistenza di un congruo numero di veicoli.

Anche lo Squadrone Blindo Pesanti si appresta a rinnovare le proprie dotazioni, sostituendo le Centauro ed i loro cannoni da 105 mm con le modernissime Centauro 2, un mezzo assai sofisticato equipaggiato con un motore da 720 CV e dotato di torretta HITFACT di nuova concezione, munita di cannone da 120 mm.

Le blindo dispongono di un complesso sistema per la direzione del tiro e di apparati di comando e controllo di ultima generazione. Nella caserma di Grosseto è stata da poco ultimata la costruzione di un grande edificio destinato ad accogliere un’officina completamente attrezzata destinata alla manutenzione di questi mezzi e dei sofisticati sistemi optronici che li equipaggiano.

Foto: Alberto Scarpitta e Savoia Cavalleria

Si ringrazia tutto il personale del Reggimento per la cortese collaborazione

Leggi anche: 

L’Esercito ha formato mille operatori di droni nel 2025

 

Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli

Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.

Login

Benvenuto! Accedi al tuo account

Ricordami Hai perso la password?

Lost Password

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: