Zelensky avrà capito l’antifona? Il Contesto intervista Gaiani

L’incontro del presidente Zelensky con il suo omologo Trump a Mar-a-Lago si è concluso. Durante la conferenza stampa, l’inquilino della Casa Bianca ha spiegato che le negoziazioni si sono svolte in un clima di collaborazione reciproca. Restano tuttavia irrisolte alcune questioni cruciali ai fini della definizione di un accordo, tra cui la sovranità sugli oblast’ incorporati dalla Federazione Russa, le elezioni in Ucraina. Le delegazioni, ha aggiunto Trump, discuteranno di una soluzione pacifica «nel corso delle prossime settimane».
Anche il colloquio telefonico di oltre un’ora tenutosi tra i presidenti Putin e Trump si sarebbe rivelato particolarmente costruttivo. Lo ha affermato il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, secondo cui i leader concordano sul fatto che l’opzione proposta da Ucraina e Unione Europea, implicante una tregua temporanea, rappresenti un pretesto per prolungare il conflitto. Nel corso della conversazione, Trump avrebbe rivelato che il conflitto ucraino si è rivelato per lui il più difficile da gestire, posto l’accento sulla necessità di porvi fine il più rapidamente possibile e esplorato le promettenti prospettive della cooperazione economica tra Stati Uniti e Russia.
Dal canto suo, Putin avrebbe accettato la proposta di Trump di portare avanti il lavoro di risoluzione del conflitto nell’ambito di gruppi di lavoro appositamente creati e sottolineato l’importanza di continuare a fondare le nuove discussioni sulle intese raggiunte ad Anchorage lo scorso agosto. Il campo di battaglia, intanto, segnala sviluppi significativi soprattutto negli oblast’ di Zaporižžja, Kharkiv e Donec’k. A livello di Unione Europea, invece, si registra una netta intensificazione della propaganda russofobica, associata a una conclamata restrizione degli spazi di libertà di espressione di cui le sanzioni contro individui come il colonnello Jacques Baud rappresentano un esempio paradigmatico.
L’amministrazione Trump, dal canto suo, ha vietato l’ingresso negli Stati Uniti a cinque individui accusati di aver esercitato pressioni sui grandi social media statunitensi affinché censurassero opinioni sgradite. Nell’elenco dei sanzionati, spicca il nome dell’ex commissario per gli affari digitali dell’Unione Europea Thierry Breton.
Ne parliamo assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa».
Intervista realizzata la mattina del 29 dicembre
Guarda il video qui sotto o a questo link
RedazioneVedi tutti gli articoli
La redazione di Analisi Difesa cura la selezione di notizie provenienti da agenzie, media e uffici stampa.








