La NATO dà il via all’esercitazione Trident Juncture 2015

(aggiornato il 22 ottobre ore 11,43)

Trentaseimila militari di 30 Paesi (tutti quelli della Nato più Finlandia, Svezia, Ucraina, Austria, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Australia), 140 aerei e 60 navi. Sono i numeri dell’esercitazione della Nato Response Force (NRF) Trident Juncture 2015, definita la più importante dai tempi della Guerra Fredda, che ha preso il via oggi nell’aeroporto di Trapani Birgi, sede del 37° stormo dell’Aeronautica militare.

Lo scalo militare di Trapani ospiterà la prima fase operativa dell’esercitazione che vedrà impegnati 700 militari, 200 dei quali stranieri. Nei cieli del Tirreno meridionale si alzeranno in volo fino al 6 novembre prossimo, 30 aerei tra caccia F-16 ed F/A-18 di stanza in Canada, Grecia e Polonia.

Complessivamente Trident Juncture 2015 impegnerà 4 mila militari italiani: unità dell’Esercito delle brigate Folgore e Sassari, del Reggimento Lagunari, di artiglieria e artiglieria contraerea e del Genio oltre a 5 elicotteri Mangusta e NH-90.

L’Aeronautica contribuirà da Trapani Birgi con 10 Eurofighter Typhoon, 7 Tornado, 4 AMX, un velivolo teleguidato Predator, un cargo C-130 e un C-27J, un tanker KC-767A e 4 elicotteri mentre la Marina metterà in campo la  fregata Zeffiro.

Con Trident Juncture 2015 viene testata la Nato Response Force e, per la prima volta su vasta scala, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTC), élite dell’NRF, prevista nel Piano di azione rapida e che sarà pronta dal 2016.

La VJTC sarà composta da una brigata di terra di 5 mila militari, che potrà contare sul supporto di forze speciali aeree e navali, cui si aggiungeranno in caso di necessità altre due brigate di dispiegamento rapido che verranno fornite a rotazione e su base annuale da alcuni paesi dell’Alleanza.

La leadership sarà assunta alternativamente da Germania, Italia, Francia, Regno Unito, Polonia e Spagna. L’obiettivo sostanziale è avere una forza in grado di essere schierata in meno di 48 ore e che possa contrastare le cosiddette “operazioni ibride” come, per esempio, delle truppe senza insegne nazionali o regolari.

La VJTC, inoltre, qualora in un paese vengano individuati infiltrati o pericoli di attacchi terroristici, potrà essere inviata a sostengo delle forze di polizia.  In seguito alla creazione della task force l’Alleanza ha deciso di riorganizzare alcuni quartier generali e comandi operativi.

L’NRF è posta sotto il controllo del Joint Force Command di Brunssum, nei Paesi Bassi e di quello di Napoli. Inoltre, sono previsti dei sottocomandi: Munster, in Germania, per la componente terrestre; Lione, in Francia, per la componente aerea; Rota, in Spagna, per la componente navale; alle Forze speciali, invece, è toccato il comando di Cracovia, in Spagna; e infine Napoli per il supporto logistico.

Alla cerimonia di apertura di Trident Juncture 2015, il 19 ottobre a Trapani, il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano ha affermato che “l’esercitazione testimonia la volontà di continuare a dotare di capacità operative e complessi di forze, strumenti, piattaforme e sistemi sempre più efficaci, rapidi a dispiegarsi e ad intervenire.

Questa grande attività addestrativa si concluderà solo dopo aver testato a fondo le capacità operative della NATO Response Force , che l’Alleanza ha recentemente deciso di rinforzare, e si concluderà anche con la certificazione delle capacità di comando e controllo di questa forza da parte del Joint Force Command (JFC) Brunssum.”

Il vice segretario generale della Nato, l’ambasciatore Alexander Vershbow, ha rimarcato che questa esercitazione “è di vitale importanza per la sicurezza; ogni giorno ci sono nuove sfide e noi dobbiamo essere sempre pronti a contrastarle. Con Trident Juncture 2015 dimostreremo che la Nato è in grado di difendersi da qualsiasi minaccia”.

Vershbow ha tenuto a specificare che “non è un’esercitazione che ha per avversario la Russia” anche se la simulazione riguarda l’intervento della NATO a soccorso di un Paese invaso e di un altro minacciato da un “aggressore” che ricorda la Russia o almeno il modo in cui la NATO percepisce la Russia dopo la crisi ucraina.

“Stiamo testando le nostre forze, l’abbiamo fatte tante volte e questa non ha nulla a che vedere con la Russia” anche se “la comunità politica a Bruxelles è abbastanza preoccupata per la concentrazione militare russa nell’area mediterranea” ha detto Vershbow.

“Sono ulteriori sfide che dobbiamo prendere in considerazione. Dobbiamo decidere cosa è necessario, creare deterrenti con la Russia perché non abbia intenzioni aggressive verso la Nato”.

Il generale Petr Pavel, presidente del Comitato militare della Nato, ha detto che l’esercitazione “sarà anche un test per difendersi da attacchi terroristici”: dalla cyberdifesa al contrasto alle armi chimiche”.

All’esercitazione saranno presenti, come osservatori, delegazioni di Russia, Brasile, Colombia e Messico.
L’esercitazione “è importante perché va ad oliare sistematicamente tutti meccanismi di comando e controllo di una grande organizzazione come quella della Nato”  ha detto il generale Pasquale Preziosa, capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana.

“L’Aeronautica Militare è una componente importante dell’Alleanza e per questa esercitazione – che abbraccia Italia, Spagna e Portogallo – Trapani è un punto di riferimento per tutte le operazioni aeree, un riferimento affidabile per la Nato in termini geo-strategici come ha dimostrato anche l’operazione Unified Protector sulla Libia nel 2011”.

Preziosa ha sottolineato inoltre che “abbiamo anche la certificazione del Joint Force Air Component (JFAC), una struttura di comando e controllo della componente aerea che viene attivata, all’occorrenza, durante una crisi e che verrà impiegata nella prossima Nato Response Force 2016”.

Nella conferenza stampa il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, ha toccato anche il tema dello scenario libico. “Tocca alla politica decidere se intervenire o no in Libia” ma se l’Italia dovesse intervenire “la missione sarà quella di contribuire a ricostruire la capacità delle forze locali di operare e garantire la sicurezza. In generale il compito di operazioni di sicurezza è quello di garantire la ricostruzione delle forze” e “probabilmente nel caso della Libia non è stato possibile sviluppare questo” all’indomani dell’intervento Nato.

Quindi in caso di missione bisognerà ripartire da quell’esigenza. “Compito della missione – se ci sarà – è quello di generare quella capacità di sicurezza”.

(con fonti Difesa.it, Ansa, AGI, Agenzia Nova)

Foto: Difesa.it e Aeronautica Militare

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