I recenti sviluppi missilistici nella Penisola di Corea

 

 

Settembre è stato un mese ricco di sorprese nella Penisola Coreana. Tra i principali sviluppi vi sono il primo lancio da parte della Corea del Sud di un missile balistico lanciato da un sottomarino (SLBM) e i lanci di missili da crociera e balistici effettuati da Pyongyang a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro.

Questi avvenimenti potrebbero esacerbare le tensioni tra le due Coree portando ad un’escalation in un momento in cui le discussioni sul nucleare nordcoreano si trovano in una fase di stallo.

Dopo il deterioramento dei rapporti tra Seul e Pyongyang l’anno scorso, l’estate 2021 ha segnato un momento di normalizzazione nelle relazioni bilaterali con la decisione, il 27 luglio, di ripristinare le linee di comunicazione precedentemente interrotte.

A seguito dell’annuncio i funzionari di collegamento delle due Coree hanno avuto conversazioni attraverso diversi canali inclusa una linea militare diretta. Secondo i Ministeri dell’Unificazione e della Difesa di Seul, le parti avevano addirittura deciso di parlarsi due volte al giorno.

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L’autunno sembra invece ormai indicare un nuovo progressivo peggioramento. I due paesi restano tecnicamente in stato di guerra dal conflitto del 1950/53 a cui non è mai seguito un trattato di pace ma solo un armistizio.

E nuovi venti di guerra sono nell’aria da qualche settimana. Il 7 settembre la Corea del Sud ha annunciato di aver testato la settimana precedente per la prima volta un missile balistico (SLBM) lanciato dal primo sottomarino dei 4 previsti della classe Dosan Ahn Chang-ho da 3.750 tonnellate e dotato di 6 pozzetti verticali per il lancio di missili balistici e da crociera, diventando così il primo paese in assoluto non dotato di armi nucleari a sviluppare tale capacità.

 

Il riarmo strategico di Seul

Secondo l’ufficio presidenziale sudcoreano ed il ministero della Difesa il test è stato condotto presso un centro di proprietà dell’Agenzia per lo Sviluppo della Difesa ed è andato a buon fine, colpendo accuratamente il bersaglio prefissato entro i tempi ed i limiti previsti.

Gli SLBM sono stati finora sviluppati da altri sette paesi, tra cui Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, India e Corea del Nord.

Durante la storica parata militare di inizio anno, Pyongyang aveva esibito con orgoglio quattro nuovi modelli di SLBM, che l’agenzia di stampa di stato KCNA aveva pomposamente definito come “l’arma più potente del mondo”.

La Corea del Nord sta inoltre lavorando contemporaneamente a progetti per sottomarini e missili balistici imbarcati mentre i servizi di intelligence sud-coreani e statunitensi hanno stimato che la Corea del Nord avrebbe in primavera completato la costruzione di un sottomarino da 3.000 tonnellate.

Il primo lancio sperimentale del missile SLBM Pukkukson-3 (nella foto sotto) era già stato effettuato da Pyongyang nel 2019, mentre gli ultimi missili della stessa serie (Pukkukson 4 e 5, chiamati anche Polar Star) sono ancora oggetto di ricerca e sviluppo. Secondo gli esperti, i Polar Star dovranno attendere probabilmente ancora un paio di anni per essere messi in servizio. Si attendono quindi prossimamente ulteriori test SLBM da parte di Pyongyang.

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La Corea del Sud con il lancio del suo primo missile balistico lanciato da sottomarino sfida apertamente il primato di Pyongyang in tema di SLBM nella penisola. Il Presidente ha apertamente esortato la Difesa a fare del suo meglio per implementare lo sviluppo della capacità missilistiche al fine di “contrastare e superare la potenza militare nordcoreana”.

Secondo fonti militari, test simili a quella avvenuta a inizio settembre sarebbero stati effettuati già ad agosto e dopo i prossimi test previsti nei prossimi mesi lo SLBM sudcoreano sarà prodotto in serie.

Secondo quanto riferito da fonti cinesi, il missile in questione sarebbe una variante del già esistente Hyunmoo-2B della Corea del Sud, che ha una gittata di circa 500 chilometri. Indiscrezioni riferiscono che lo SLBM sarebbe stato chiamato in codice Hyunmoo 4-4.

Poco trapela invece dal Ministero della Difesa sudcoreano che non ha finora svelato dettagli sulle caratteristiche tecniche del missile, mantenendo il massimo riserbo.

Gli SLBM, come evidenziato anche dalla Yonhap News Agency sudcoreana, sono più difficili da identificare rispetto ai missili convenzionali in quanto vengono appunto lanciati a “sorpresa” da battelli subacquei e hanno il potenziale di fungere da “game changer” attraverso la minaccia del loro uso.

Il lancio di Seul si inserisce nel quadro di un progetto molto più ambizioso che la Corea del Sud sta portando avanti. A inizio mese il governo ha stanziato circa 1,3 miliardi di dollari per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie di difesa per il prossimo anno, nella richiesta di bilancio presentata al parlamento nazionale.

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Il progetto di spesa è significativo dato che rappresenterebbe un aumento senza pari (all’incirca del 75 per cento) del budget di ricerca dell’amministrazione del programma di procurement della Difesa. Tale budget sarebbe destinato allo sviluppo di “tecnologie future all’avanguardia” non meglio esplicitate.

La Corea del Sud ha nel corso degli anni lavorato allo sviluppo di missili sempre più potenti progettati per colpire i tunnel fortificati nel territorio della Corea del Nord e per acquisire un vantaggio competitivo rispetto alle capacità di attacco di Pyongyang. L’obiettivo primario del nuovo SLBM rimane innanzitutto la deterrenza nei confronti del vicino del nord.

Il ministro della difesa sudcoreano, pur non essendosi espresso sullo sviluppo degli SLBM, ha affermato che “la Difesa garantisce asset militari altamente avanzati per assicurare la pace nella penisola coreana attraverso lo sviluppo di capacità militari [nuove] e piani per il loro continuo sviluppo”.

Inoltre, il Ministero della Difesa sudcoreano, nel quadro dello sviluppo del piano della Difesa per il 2022-2026, ha dichiarato che i nuovi missili prodotti avranno “un potere distruttivo significativamente maggiore”.

Nell’arco del prossimo quinquennio è anche previsto l’upgrade dei sistemi di difesa missilistica e il dispiegamento di nuovi sistemi di difesa contro l’artiglieria a lungo raggio nordcoreana. Il progetto complessivo di “rinnovo” della Corea del Sud in materia di difesa prevede una spesa pari a 273 miliardi di dollari, a partire dal 2022.

Secondo le fonti, Seul sarebbe tra l’altro nelle fasi finali dello sviluppo di un innovativo missile balistico terra-terra. Il raggio d’azione previsto è tra i 350 a 400 chilometri e permetterà di raggiungere praticamente tutte le aree della Corea del Nord, qualora il missile fosse lanciato dal confine.

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Se usato assieme all’SLBM, progettato per distruggere le strutture e le basi missilistiche sotterranee penetrando nei tunnel al fine di annullare efficacemente i missili balistici nucleari e intercontinentali (ICBM) prima del loro lancio, potrebbe portare ad un effetto senza precedenti.

I due missili garantirebbero anche congiuntamente un ombrello di deterrenza significativo, permettendo così alla Corea del Sud di acquisire sempre maggior indipendenza dall’alleato statunitense. Lo sviluppo delle capacità sudcoreane va quindi letto anche in quest’ottica, per quanto Seul permanga sotto la protezione dell’ombrello nucleare statunitense che garantisce una retaliation devastante in caso di attacco nei confronti dell’alleato asiatico.

Lo sviluppo dello scudo sudcoreano sembra mirare principalmente al miglioramento delle capacità preventive attraverso la distruzione dei depositi e dei bunker nordcoreani, più che ai preparativi per una risposta ad un possibile attacco diretto da parte di Pyongyang.

Il primo test dello SLBM sudcoreano è stato eseguito in concomitanza con i preparativi della Corea del Nord per la parata militare che si è tenuta a Pyongyang il 9 settembre e che aveva creato un certo clima di allerta nei servizi di intelligence di Corea del Sud e Stati Uniti.

 

Il braccio di ferro con Pyongyang

Come da tradizione, la Corea del Nord ha organizzato una parata militare per celebrare il 73esimo anniversario della fondazione del paese. Nonostante la solita prosopopea, però, questa volta non sono stati esibiti armamenti pesanti vecchi o nuovi.

Anzi, Pyongyang ha messo in mostra trattori anziché i soliti carri armati e missili generalmente schierati in questo tipo di manifestazioni. A chiudere la parata sono state le unità dei vigili del fuoco, posto d’onore che è solitamente riservato ai missili o alle nuove tecnologie militari.

L’apparente minore aggressività dell’evento poteva essere dettata dal “buon senso” (dopotutto Pyongyang aveva già esibito gli ultimi gioielli a gennaio) al fine di evitare proteste e ulteriori sanzioni (per quanto la Corea del Nord non dimostri di essere particolarmente preoccupata di fronte a tale evenienza, avendo finora respinto le richieste di dialogo dell’amministrazione Biden), oppure anche essere interpretata come un tentativo di depistaggio, una sorta di “quiete prima della tempesta”.

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A conferma di quest’ultima ipotesi il 13 settembre la Corea del Nord ha infatti ricominciato a dare segni di irrequietezza, testando un nuovo tipo di missile da crociera a lungo raggio. Lo hanno riferito i media statali nordcoreani, aggiungendo che il test è avvenuto senza la presenza del leader Kim Jong-un.

I missili “hanno viaggiato sopra il territorio e le acque” della Corea del Nord e “hanno colpito obiettivi a 1.500 km di distanza” prima di cadere in acque nordcoreane, secondo la Korean Central News Agency.

Secondo alcuni esperti si tratterebbe di una versione potenziata del missile lanciato lo scorso marzo; l’arma sarebbe modellata sui missili Iskander russi che sono progettati per volare ad un’altitudine relativamente bassa, rendendo molto difficile la loro intercettazione da parte di sistemi di difesa anti-missile. Il missile lanciato da Pyongyang avrebbe anche capacità nucleare, novità che inquieta le intelligence sudcoreana, giapponese e statunitense.

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L’ultimo test per un missile da crociera era stato effettuato dalla Corea del Nord subito dopo l’insediamento di Biden, il 20 gennaio. Il missile da crociera a lungo raggio è peraltro al centro del piano quinquennale nordcoreano svelato a gennaio per “far progredire la scienza bellica e gli arsenali della difesa nordcoreani”, secondo quanto riportato dalla Korean Central News Agency, la quale conferma anche come tutti i test siano già stati condotti con successo.

Il Comando USA per l’Indo-Pacifico ha definito il test come “una minaccia per la regione e non solo” ed il capo di Stato maggiore delle forze congiunte sudcoreane ha affermato che “è in corso che un’analisi approfondita in collaborazione con l’intelligence statunitense”.

La tensione tra le due Coree ha raggiunto il punto più altro di quest’anno il 15 settembre, quando Seoul ha accusato Pyongyang di aver lanciato due missili balistici al largo della cosa orientale della penisola, in direzione del Giappone.

La Corea del Nord avrebbe infatti lanciato due missili balistici non meglio identificati dalla sua area interna centrale, secondo quanto hanno riferito i capi di Stato maggiore sudcoreano in una nota.

Pyonyang ha successivamente annunciato di avere lanciato i due missili da un treno, nel primo lancio in assoluto di questo genere. Lo riferisce l’agenzia di stampa del regime, aggiungendo che l’obiettivo era quello di “colpire un’area designata a 800 chilometri di distanza”.

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Sebbene Seul non abbia rilasciato informazioni sulla gittata dei missili, altre fonti sembrano confermare la KCNA, affermando che i missili avrebbero percorso all’incirca 800 chilometri prima di finire nelle acque della zona economica esclusiva giapponese, cosa che non accadeva da ottobre 2019.

I media statali di Pyongyang hanno apertamente dichiarato che il test è stato compiuto per “conseguire competenza nei metodi d’azione in caso si combatta una guerra reale”. Anche il Giappone ha confermato il lancio, che il primo ministro Yoshihide Suga ha definito “offensivo” e una minaccia per la sicurezza regionale. Sia Suga sia il presidente sudcoreano hanno convocato sessioni dei rispettivi Consigli di Sicurezza Nazionale per discutere della situazione.

Poche ore dopo il test missilistico di Pyongyang, Seul ha condotto il primo lancio ufficiale di missili SLBM, con tanto di foto provviste dal Ministero della Difesa sudcoreano.

Anche se alcune fonti riportano che Seul avrebbe con il primo test di un missile balistico lanciato da sottomarino risposto al doppio lancio di Pyongyang, in realtà il Presidente sudcoreano Moon Jae-In ha riportato che il test effettuato da parte della Corea del Sud era stato pianificato da tempo e “non avviene come una diretta conseguenza dell’ultimo lancio […] effettuato da Pyongyang”.

In ogni caso, il clima è da escalation. Secondo Moon le capacità asimmetriche sviluppate dalla Corea del Nord in tema di nucleare sono “la ragione che spinge la Corea del Sud, che non è una potenza nucleare, a sviluppare missili” più efficaci. In un’altra nota, Moon ribadisce che il possesso di un SLBM è la chiave per assicurare la deterrenza nei confronti di minacce pluridirezionali.

Il portavoce dell’esercito Sud-coreano, il colonnello Kim Jun-rak, ha affermato a seguito del test ISLBM ”le forze armate del paese stanno seguendo da vicino i preparativi del Nord per eventi su larga scala […]”.

In agosto, Pyongyang aveva parlato di una “grave crisi per la sicurezza” riferendosi all’annuale esercitazione militare tra Corea del Sud e Stati Uniti mentre a fine agosto immagini satellitari mostravano una miriade di veicoli parcheggiati nei parcheggi presso la piazza d’armi Mirim a Pyongyang, oltre a migliaia di truppe in formazione vicino all’area. La parata del 9 settembre non sembra aver impiegato tutti i veicoli presenti nelle immagini.

Secondo alcuni osservatori la Corea del Nord starebbe forse organizzando per il 10 ottobre un’altra grande parata militare, questa volta per celebrare il 76esimo anniversario del Partito dei lavoratori della Corea.

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Altro segnale da parte di Pyongyang è la nomina a inizio settembre di nuovi vertici dei settori della sicurezza e della difesa del paese. Tra questi vi sarebbe il generale Pak Jong Chon (nelle foto sopra e sotto), considerato un attore chiave nello sviluppo del programma missilistico nordcoreano.

Dai fatti emerge come l’intenzione di Pyongyang sia quella di diversificare la sua base missilistica aggirando parzialmente le sanzioni da un lato e miniaturizzando le testate nucleari per adattarle ai missili dall’altro.

Ricordiamo infatti che le sanzioni delle Nazioni Unite vietano alla Corea del Nord di utilizzare la tecnologia dei missili balistici, ma non i missili da crociera, che volano a quote più basse e su distanze più brevi. Il lancio del missile a lunga gittata con capacità nucleari pone però nuovi quesiti per la comunità internazionale.

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Inusuale, da ultimo, è il fatto che i test missilistici del 15 settembre siano avvenuti quando il ministro degli esteri cinese Wang Yi si trovava a Seul per incontrare Moon e altri rappresentanti del governo sudcoreano per discutere, tra le altre cose, della questione nordcoreana.

In tal senso i test nordcoreani suonano come una provocazione. Pyongyang potrebbe aver scelto questo momento per attirare maggiormente l’attenzione su di sé facendo la voce grossa nei confronti di Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone (che il giorno prima avevano tenuto un incontro a Tokyo per discutere dei programmi missilistici e nucleari nordcoreani), senza per questo mettere in discussione il legame di cooperazione con Pechino, ribadito a più riprese nel corso dell’anno.

Foto KCNA, Ministero Difesa Sud Corea e Yonhap

 

 

Classe 1983, Master in Relazioni Internazionali e Dottorato di Ricerca in Transborder Policies IUIES, ha maturato una rilevante esperienza presso varie organizzazioni occupandosi di protezione internazionale delle minoranze, politica estera della UE e sicurezza internazionale. Assistente alla cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali e Politica Internazionale presso l'Università di Trieste, ricercatrice post-dottorato presso il Centro di Studi Europei presso l'Università Svizzera di Friburgo, e junior member presso la Divisione Politica Europea di Vicinato al Servizio Europeo per l'Azione Esterna. Lavora attualmente presso Small Arms Survey a Ginevra come Ricercatrice Associata.

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