Londra invia dieci militari al confine tra Polonia e Bielorussia

 

 

I migranti clandestini come una minaccia militare. L’escalation della crisi tra Polonia e Bielorussia sta determinando una mobilitazione da parte di UE e NATO con pochi precedenti tenuto conto che la “minaccia” è costituita da migliaia di immigrati illegali che cercano di passare le frontiere dell’Unione spinti dalle guardie di frontiere bielorusse.

L’ultimo elemento dell’internazionalizzazione della crisi ha riguardato nei giorni scorsi l’annuncio che Londra ha inviato “un piccolo team” di 10 specialisti militari in Polonia per dare assistenza all’alleato “di fronte all’evoluzione della situazione al confine con la Bielorussia”.

In una nota diffusa oggi da Londra, si ricorda “la lunga storia di amicizia” tra Regno Unito e Polonia, oltre alla comune militanza nella Nato. Il contingente è’ formato da ingegneri e personale del genio militare, spiega il ministero della Difeso, sullo sfondo del rilancio delle notizie sull’intenzione di Varsavia di innalzare un muro o una barriera di confine per bloccare l’afflusso di clandestini che l’Europa e l’occidente accusano Minsk d’indirizzare deliberatamente oltre la frontiera fra Bielorussia e Polonia.2021-11-12T115631Z_1267934696_RC2DSQ9KRJGI_RTRMADP_3_EUROPE-MIGRANTS-BELARUS-POLAND

Si tratta di un contributo militarmente simbolico ma politicamente significativo. Lo stesso giorno dell’annuncio britannico, il 12 novembre, Russia e Bielorussia hanno avviato un’esercitazione congiunta di unità di paracadutisti nella regione bielorussa di Grodno, al confine con la Polonia, “a fronte dell’aumento dell’attività militare” vicino alla frontiera.

Lo ha reso noto in un comunicato il ministero della Difesa di Minsk, facendo riferimento al dispiegamento di truppe da parte della Polonia in risposta all’emergenza migranti.

“Oggi, paracadutisti di assalto delle Forze per le operazioni speciali della Bielorussia e truppe aviotrasportate delle forze armate russe stanno atterrando al campo di addestramento di Gozhsky (nella regione di Grodno) come parte di un’unità tattica a livello battaglione combinato”, ha scritto il ministero.

Nell’operazione sono coinvolti un aereo da trasporto militare russo Il-76 ed elicotteri dell’aeronautica e della forza di difesa aerea della Bielorussia. “Dopo l’atterraggio, i paracadutisti bielorussi e russi eseguiranno una serie di compiti di addestramento al combattimento”, ha precisato il ministero.

Anche in questo caso si tratta di una mobilitazione simbolica di poche decine di militari tesa però a mostrare che Minsk non è sola nel braccio di ferro con UE e NATO. Il presidente Aleksandr Lukashenko ha inoltre reso noto di aver chiesto a Mosca di schierare in Bielorussia, ai confini con Polonia e Ucraina, unità di missili balistici tattici russi Iskander con una gittata di circa 500 chilometri.

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Minsk sembra quindi chiedere aiuto a Mosca per esprimere una deterrenza tangibile e credibile nei confronti della NATO.

In questo contesto assume un valore simbolico anche la presenza di truppe britanniche e russe sui due lati del confine polacco-bielorusso: una nuova “Cortina di Ferro”  che contribuisce all’innalzamento della tensione ai confini orientali dell’Europa già caldi sul “fronte ucraino”.

L’11 novembre gli Stati Uniti avrebbero allertato gli alleati dell’Ue sul fatto che la Russia starebbe valutando di invadere l’Ucraina, come ha riportato l’agenzia Bloomberg citando fonti dell’amministrazione USA.

Washington starebbe monitorando l’aumento delle forze russe vicino al confine con l’Ucraina e già in passato ha lanciato allarmi simili, poco credibili sia dal punto di vista militare che geopolitico ma certo funzionali a mobilitare i paesi europei contro la “minaccia russa”.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha colto la palla al balzo lamentando la presenza di quasi 100 mila militari russi vicino al confine con l’Ucraina. Mosca ha respinto le accuse definendole provocazioni, e ha risposto lamentando la crescente attività della NARO nella regione.

Il Presidente russo Vladimir Putin, ha ribadito il 13 novembre che le attività delle forze NATO e americane nel Mar Nero rappresentano “una grave sfida” per la Russia.

“Gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO stanno portando avanti esercitazioni militari non pianificate nel Mar Nero. Non vi è coinvolto solo un potente gruppo navale ma anche l’aviazione, inclusi aerei da guerra strategici. Si tratta di una grave sfida per noi”, ha detto Putin.

Il 12 novembre due caccia britannici Typhoon hanno scortato due bombardieri strategici russi Tu-160 lontano dallo spazio aereo britannico e poche ore prima lo stesso avevano fatto due caccia F-16 belgi. Si tratta in fondo di duelli e provocazioni reciproche che durante la Guerra Fredda erano all’ordine del giorno.

 

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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