Malta e Italia devono risolvere amichevolmente le questioni aperte

 

Le relazioni Italo-Maltesi, eccellenti come si conviene a due Paesi vicini legati da antiche relazioni storico-culturali ed ora facenti parte della Ue, hanno delle zone d’ombra. Si tratta anzitutto della questione della competenza ad intervenire in soccorso (Sar) dei migranti. Ma anche della difficoltà a raggiungere un’intesa sui confini delle rispettive Zone economiche esclusive (Zee) e relativi fondali della Piattaforma continentale (Pc). Sullo sfondo si intravedono i pro ed i contro all’adesione di Valletta alla Nato dopo quarantacinque anni di onorata neutralità.

Più volte abbiamo trattato su Analisi difesa di come Malta condizioni pesantemente le vicende Sar italiane -incidendo anche sulla nostra situazione politica – con il fermo rifiuto di adempiere ai propri obblighi di soccorso. L’ultimo episodio è contenuto  nella sentenza delle Sezioni civili della Cassazione del 2024 sulla responsabilità dello Stato per i danni non patrimoniali sofferti dai migranti soccorsi dall’Unità della Guardia costiera “Diciotti”.  La Suprema Corte ha infatti negato la sussistenza, come motivo di esclusione della colpa delle nostre Autorità, della circostanza che «la condotta lesiva, risoltasi essenzialmente nel ritardo di dieci giorni nella indicazione del POS (Place of Safety) e nel conseguente diniego della autorizzazione allo sbarco, è da rinvenirsi [nei] gravi e conclamati inadempimenti dello Stato di Malta…». A prescindere dal suo rilievo processuale, è un fatto che le persone salvate furono trattenute a bordo del “Diciotti” per indurre Malta -nella cui zona Sar si erano svolte le nostre operazioni di  salvataggio- ad accoglierle in applicazione del principio, stabilito dalla Convenzione di Amburgo del 1979,  secondo cui la competenza a concedere il Pos è dello Stato nella cui zona Sar è avvenuto il soccorso.

Malta -come dichiarato da un suo ministro degli esteri pro tempore– sostiene invece la tesi che il POS sia il luogo più vicino alle rotte in cui avvengono i salvataggi (identificabile con Lampedusa)  e non quello di un  porto designato quale Autorità responsabile della zona Sar. Tra l’altro, l’indisponibilità maltese ad intervenire nella propria area di competenza, è stata lamentata alle istituzioni Ue dai vertici della missione “Irini”.

Sono oramai più di trent’anni che tali differenze di vedute turbano periodicamente le relazioni italo-maltesi. Valletta non vuole concludere con noi un accordo di collaborazione nel soccorso per eludere la questione della sovrapposizione delle rispettive zone Sar. A questo punto, la soluzione di quello che anche la Cassazione ha definito un contenzioso internazionale dovrebbe essere deferita ad un organo   internazionale.

E solo una corte internazionale potrebbe decidere l’altra disputa relativa ai confini di Zee e Pc, visto che trattative si svolgono inutilmente da decenni, da quando Malta iniziò ad avanzare pretese unilaterali a nostro danno. Una soluzione potrebbe raggiungersi qualora La Valletta – rinunciando a parte delle sue pretese – decidesse di scegliere la via della cooperazione economica basata su confini provvisori. L’incertezza delle frontiere marittime impedisce infatti l’avvio di progetti comuni di sfruttamento di risorse sottomarine ed energie rinnovabili.

Quadro d’insieme delle pretese di Malta, Tunisia, Italia e Libia (Fonte: Times of Malta)

In effetti non sarebbe difficile per Valletta e Roma raggiungere delle intese amichevoli, tenuto conto della loro relazione speciale basata sul nostro mpegno a garantire la neutralità maltese (v. Trattato del 1980). Al tempo Malta si sottrasse alle mire egemoniche libiche – dopo la clamorosa messa al bando della Nato dal suo territorio decisa del premier Dom Mintoff nel 1977 – scegliendo la via del non allineamento rispetto alle super potenze. Dai media maltesi risulta che ora i politici dell’Isola si interrogano sull’opportunità di aderire alla Nato in considerazione della mutata situazione internazionale.

I motivi sarebbero gli stessi che hanno indotto Finlandia e Svezia ad abbandonare la loro storica neutralità. Tra l’altro, Valletta ha appena terminato il suo anno di presidenza dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) in cui ha ospitato un contestato meeting cui ha partecipato la Russia.

(da GU n. 112-1981)

Ben venga allora, nell’interesse della stabilità del fronte sud della Nato, l’adesione di Valletta all’Alleanza. Se questo fosse possibile, ci vorrebbe però una preventiva concertazione con l’Italia per la cessazione del Trattato del 1980. Da parte nostra dovremmo anche valutarne gli effetti sull’assetto dei comandi marittimi Nato del Mediterraneo.

Indubbiamente non è facile negoziare con Malta. Sussiste infatti un carattere trasversale delle relazioni internazionali che la legano, non solo alla Ue ed all’Italia, ma anche ad Ankara e Tripoli ed al Commonwealth. Segno questo di un innato dinamismo basato sui fattori geopolitici  che giocano a proprio favore i quali   le impediscono di assumere ruoli gregari.

Foto: Shutterstock/Times of Malta

 

Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf

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