La Norvegia riceve gli ultimi F-35 e riattiva due basi nell’Artico

Lockheed Martin ha consegnato il 51º e 52º F-35A alla Royal Norwegian Air Force, rendendo la Norvegia la prima nazione delle 20 che hanno adottato il velivolo, a completare il programma di acquisizione.
“L’F-35 è il miglior caccia al mondo e sono molto lieto di ricevere l’ultimo dei 52 velivoli da combattimento che la Norvegia ha ordinato a Lockheed Martin”, ha dichiarato Tore O. Sandvik, Ministro della Difesa norvegese. “Gli aerei ci assicurano la salvaguardia della nostra sovranità e il mantenimento di un controllo migliore sulle nostre aree a terra, in mare e in cielo.”
I timori di un confronto militare con la Russia hanno indotto il governo norvegese a riattivare parte delle infrastrutture difensive realizzate a suo tempo a ridosso del confine con l’Unione Sovietica, incluse basi segrete per aerei e navi in caverna
Al culmine della Guerra Fredda, la Norvegia aveva circa 3.000 strutture sotterranee dove le sue forze armate e gli alleati potevano nascondersi. Oggi Oslo sta riattivando due delle sue strutture sotterranee più vicine al confine russo, a nord del Circolo Polare Artico: la stazione aerea di Bardufoss e la base navale di Olavsvern.
“Il deterioramento della situazione politica di sicurezza e la guerra in Ucraina implica che l’aeronautica deve diventare più acuta“, ha dichiarato il generale di brigata Strand, “l’aeronautica deve essere in grado di disperdere i suoi aerei da combattimento e operare da diversi altri aeroporti e basi aeree, sia in Norvegia che nei paesi nordici, se una crisi o una guerra lo richiedono. Ciò significa che dobbiamo utilizzare le strutture di montagna disponibili per la protezione“.
Inaugurata nel 1938, la stazione aerea fu un tempo utilizzata dai caccia tedeschi per proteggere la corazzata Tirpitz mentre era ancorata in un fiordo vicino. Dopo la guerra, la Royal Norwegian Air Force utilizzò gli hangar di montagna per proteggere i suoi caccia da un possibile attacco sovietico. Questi hangar includevano tutto ciò di cui gli aerei e i loro piloti avevano bisogno, come lo stoccaggio del carburante e delle armi, lo spazio per la manutenzione dei sistemi dell’aereo e le aree per l’equipaggio.
Chiusa una quarantina di anni or sono, la base di Bardufoss è stata riattivata e aggiornata per far operare e proteggere gli F-35 norvegesi di fronte a un attacco di Mosca.
Scavata nel fianco di una montagna, protetta da circa 275 metri di dura roccia, la base di Olasvern è situata vicino al punto in cui il Mare di Norvegia incontra il Mare di Barents, fu costruita a partire dagli anni ’50, in risposta all’aumento della Flotta del Nord sovietica basata a Murmansk.
Operativa dal 1963 ha un’ampiezza di 38.500 metri quadrati ed è costata circa 450 milioni di dollari finanziati per lo più da USA e NATO.
La base dispone di un centro di comando sotterraneo, depositi e un bacino di carenaggio in acque profonde collegati con l’esterno da un tunnel di uscita lungo 909 metri e chiuso da una enorme porta anti esplosione.
Nel 2009 il parlamento norvegese ha votato a stretta maggioranza per chiudere la base Olavsvern, posta in vendita dal governo norvegese a 17,5 milioni di dollari per essere poi veduta nel 2012 per soli 5 milioni di dollari alla società Olavsvern Group Ltd che affittò i moli a compagnie petrolifere con pozzi off-shore, incluse società collegate alla compagnia energetica statale russa Gazprom.
Nel 2019, su richiesta della Norwegian Defence Logistics Organization (FLO), la società di servizi logistici (anche militari) WilNor Governmental Services Ltd del Gruppo Wilhelmsen ha acquistato il 66% della base affermando che l’avrebbe resa nuovamente disponibile alle forze militari norvegesi e alleate.
Da allora ha iniziato a riparare e aggiornare il sito e c’è stata una crescente presenza militare nella base, e anche la Marina degli Stati Uniti è interessata a basarvi i sottomarini nucleari d’attacco classe Seawolf.
Già nel 2020 i media di Oslo riferirono delle pressioni di Washington sul governo norvegese per ottenere il via libera all’utilizzo di Olavsvern, come riferì all’epoca Analisi Difesa, tenuto conto anche che i sottomarini statunitensi utilizzano già la vicina base di Malangen per avvicendare gli equipaggio e per il rifornimento dei loro mezzi subacquei.
La cosiddetta “minaccia russa” del resto appare un escamotage non solo perché non vi sono report che riferiscano di piani russi per invadere la Norvegia ma soprattutto perché la riapertura di basi aeree e navali al Circolo Polare Articolo appare in realtà funzionale a rafforzare la presenza militare nell’Artico, area che si preannuncia molto contesa nei prossimi anni.
I norvegesi non sono gli unici a riattivare le basi della Guerra Fredda. Negli ultimi anni anche i russi hanno riattivato circa 50 basi di vario tipo in tutto l’Artico.
La marina svedese è tornata nella base navale sotterranea sull’isola di Musko, a circa 40 chilometri da Stoccolma. Altri paesi sono andati oltre la semplice riattivazione di bunker costruiti decenni prima e stanno costruendo nuove strutture sotterranee.
La Cina ha costruito una nuova enorme base sottomarina sotterranea sull’isola di Hainan nel conteso Mar Cinese Meridionale e sta realizzando un centro di comando strategico sotterraneo a prova di bomba nucleare vicino a Pechino.
L’Iran ha recentemente costruito una base navale sotterranea nel Golfo Persico e ha mostrato la sua “città missilistica sotterranea” come deterrente contro eventuali attacchi statunitensi o israeliani.
Foto: Lockheed Martin, NATO, Royal Norwegian Air Force e WilNor
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