La cooperazione tra Stati Uniti e Italia si rafforza anche nel settore cantieristico

 

La visita a Washington del Presidente del consiglio Giorgia Meloni ha visto rafforzate le convergenze bilaterali, come evidenziato nel comunicato congiunto che contiene anche rilevanti intese nel settore strategico della cantieristica navale.

“Sviluppare una forza lavoro in grado di soddisfare le esigenze delle nostre economie è fondamentale. Stati Uniti e Italia sono partner orgogliosi in iniziative industriali che andranno a beneficio dell’occupazione in entrambi i Paesi, svolgendo un ruolo vitale per le rispettive catene di approvvigionamento e rafforzando le nostre basi industriali. 

L’Italia contribuirà alla rinascita marittima del settore cantieristico statunitense, mentre gli Stati Uniti valuteranno le opportunità di investimento offerte dal contesto imprenditoriale italiano sempre più positivo, anche attraverso gli incentivi concessi dalla nuova Zona Economica Speciale Unica (ZES) istituita in Italia”.

La collaborazione prevede un ruolo di primaria importanza per l’Italia, con il colosso della navalmeccanica Fincantieri, presente negli stati Uniti da più di 15 anni, dove ha investito nell’economia americana circa 800 milioni di dollari, di cui 400 dedicati allo stabilimento di Marinette (Wisconsin) per costruire le fregate Constellation per la US Navy.

Fincantieri impiega oltreoceano oltre 3000 persone e, grazie al programma Constellation, si prevede di creare circa 800 ulteriori posti di lavoro entro il 2027, senza contare le persone impiegate in contratti di outsourcing negli USA.

Si tratterebbe quindi di un’intesa specifica tesa a rafforzare il ruolo delle aziende italiane negli Stati Uniti, dove la crisi del settore cantieristico civile e militare è legato anche alla obsolescenza di alcuni impianti e carenza di manodopera specializzata e a potenziare le sinergie già peraltro sviluppatesi negli ultimi due decenni grazie alla presenza di Fincantieri che dal 2008 ha rilevato il controllo di 3 cantieri navali statunitensi Wisconsin e uno in Florida (più una società di ingegneria a Houston, in Texas), impegnati a produrre unità civili e militari per la US Navy con le Littoral Combat Ship e le nuove fregate Classe Constellation derivate dalle FREMM.

Fincantieri ha ammodernato i cantieri, soprattutto quello di Marinette investendoci quasi mezzo miliardo di dollari.

Le esigenze strategiche statunitensi riguardano soprattutto l’accelerazione nella realizzazione di unità militari per competere con i ratei produttivi cinesi e sudcoreani, ma anche di navi civili o dual-use con caratteristiche specifiche come i posacavi e rompighiaccio.

Settore quest’ultimo in cui anche gli Stati Uniti, come tutto l’Occidente, soffrono un forte svantaggio numerico rispetto alla flotta russa impiegata sulle rotte artiche.

La dichiarazione congiunta Italia – USA su questo tema potrebbe quindi preludere a un rafforzamento del ruolo di Fincantieri oltreoceano, sia in termini di nuove commesse sia di acquisizione di altri cantieri americani che il gruppo italiano ha dimostrato di saper rendere competitivi.

Nel settore della formazione potrebbe ampliarsi ad altri stati la cooperazione già in atto tra Fincantieri e l’Università del Michigan in Ann Arbor per favorire l’impiego di giovani ingegneri navali. Del resto Fincantieri ha un’esperienza consolidata in tal senso maturata in Italia presso istituti tecnici e università con l’obiettivo di incentivare la formazione di giovani periti e ingegneri.

Nel settore tecnologico il gruppo cantieristico italiano potrebbe aiutare gli Stati Uniti con la sua esperienza nei processi produttivi robotizzati (campo in cui Fincantieri ha già importanti sinergie nella Silicon Valley californiana e a Los Angeles) e nel consolidamento di una supply chain più efficiente per rendere più rapidi i tempi di realizzazione delle navi sugli scali.

@GianandreaGaian

Foto Giorgia Meloni/X e Fincantieri

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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