I russi si rafforzano al confine con la Finlandia

Negli ultimi mesi, immagini satellitari pubblicate dal New York Times hanno evidenziato un significativo rafforzamento della presenza militare russa lungo il confine con la Finlandia, un’area strategica che si estende per oltre 1.300 chilometri e che, dall’aprile 2023, rappresenta il confine terrestre più lungo della NATO con la Russia.
Questo sviluppo, che include la costruzione di nuove infrastrutture militari, l’espansione di basi esistenti e l’aumento di truppe e mezzi, è stato interpretato dagli analisti come una risposta diretta all’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO, un evento che ha alterato profondamente l’equilibrio geopolitico nell’Europa settentrionale e nell’Artico.
Questo articolo esplora le implicazioni strategiche di questo buildup militare, analizzando le motivazioni di Mosca, il contesto operativo e le potenziali conseguenze per la sicurezza regionale e globale.
Il Contesto Geopolitico
L’adesione della Finlandia alla NATO, formalizzata il 4 aprile 2023, ha rappresentato una svolta storica per il paese nordico, che per decenni aveva mantenuto una politica di neutralità militare. Questa decisione, seguita dall’ingresso della Svezia nel 2024, è stata una diretta conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, che ha spinto i paesi nordici a riconsiderare la loro postura di sicurezza in risposta alla percepita minaccia russa. L’espansione della NATO verso nord ha più che raddoppiato la lunghezza del confine terrestre dell’Alleanza con la Russia, portandolo a circa 2.530 chilometri.
Questo nuovo confine, che si estende in gran parte nella regione artica, è diventato una linea di contatto cruciale tra la Russia e il blocco occidentale.
L’Artico, in particolare, sta emergendo come un teatro geopolitico di primaria importanza. La regione è ricca di risorse naturali, come idrocarburi e minerali, e il cambiamento climatico sta rendendo accessibili nuove rotte marittime, come il Passaggio a Nord-Est, che la Russia considera strategico per il commercio globale e la proiezione di potenza navale.
La presenza di basi militari russe nella Zona Artica della Federazione Russa (AZRF) e la modernizzazione della Flotta del Nord, che conta oltre 50 navi da guerra di superficie e numerosi sottomarini, testimoniano l’importanza attribuita da Mosca a questa regione. Tuttavia, l’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO ha accentuato il senso di vulnerabilità della Russia, che percepisce l’espansione dell’Alleanza come un accerchiamento strategico.
Il rafforzamento russo
Le immagini satellitari, ottenute da Planet Labs e analizzate da fonti come il New York Times e SVT, hanno rivelato attività militari russe in quattro località chiave vicino al confine finlandese: Kamenka (sull’Istmo di Carelia, a circa 60 km dal confine), Petrozavodsk (175 km dal confine), Severomorsk-2 e Olenya (entrambe nell’oblast di Murmansk, a circa 100-120 km dal confine). Le principali evidenze includono:
- Kamenka: Erezione di oltre 130 tende militari a partire da febbraio 2025, capaci di ospitare circa 2.000 soldati. Questo sito, precedentemente poco sviluppato, mostra ora infrastrutture per alloggiamenti di truppe e veicoli corazzati.
- Petrozavodsk: Costruzione di tre grandi depositi, ciascuno in grado di ospitare decine di veicoli corazzati, con un quarto in fase di realizzazione. Questi depositi potrebbero servire a occultare la reale entità delle forze schierate.
- Severomorsk-2: Riattivazione di una base aerea precedentemente dismessa, con la presenza di elicotteri e, secondo alcune fonti, bombardieri strategici e caccia di scorta a partire da maggio 2025. Questo suggerisce un rafforzamento della capacità di proiezione aerea nell’Artico.
- Olenya: Incremento significativo di aerei militari, inclusi bombardieri a lungo raggio Tu-22, utilizzati anche per operazioni in Ucraina. La base, situata vicino alla penisola di Kola, è strategicamente posizionata per controllare il corridoio GIUK (Groenlandia-Islanda-Regno Unito), un punto chiave per le operazioni aeree e navali della NATO nell’Atlantico settentrionale.
Secondo analisti come Emil Kastehelmi del Black Bird Group, queste attività riflettono un mix di piani preesistenti e risposte dirette all’espansione della NATO.
La Russia sta riorganizzando le sue forze nel Distretto Militare di Leningrado, con l’obiettivo di espandere piccole brigate in divisioni da circa 10.000 uomini ciascuna e di creare un nuovo quartier generale a Petrozavodsk per coordinare decine di migliaia di truppe. Inoltre, nuove linee ferroviarie vicino ai confini con Finlandia, Norvegia ed Estonia faciliteranno il movimento rapido di truppe e rifornimenti.
“Finora le mosse sembrano essere le prime fasi di un’espansione più ampia e a lungo termine e i funzionari della NATO affermano che non si tratta di nulla di simile al rafforzamento lungo il confine ucraino prima dell’invasione su larga scala della Russia nel 2022”, ha scritto il New York Times.
“L’esercito russo ha subito un significativo potenziamento delle forze”, ha affermato al New York Times Michael Kofman, ricercatore senior presso il Carnegie Endowment for International Peace di Washington, “dopo la guerra, le forze di terra saranno probabilmente più numerose rispetto al 2022″.
Preparazione a al conflitto
Il rafforzamento militare russo può essere analizzato attraverso gli obiettivi di deterrenza e di posizionamento geopolitico. La Russia sta inviando un chiaro messaggio alla NATO e alla Finlandia, dimostrando la sua capacità e volontà di rispondere all’espansione dell’Alleanza.
Le dichiarazioni del Cremlino, inclusa quella del presidente Putin secondo cui la NATO vede l’Artico come un potenziale teatro di conflitto, sottolineano la percezione russa di una minaccia esterna. Questo buildup serve a scoraggiare azioni considerate ostili da Mosca, come l’ulteriore rafforzamento della presenza NATO nell’Artico.
Sebbene le forze russe siano attualmente impegnate in Ucraina, con perdite significative di uomini e mezzi, il ritmo di ricostituzione dell’esercito russo è stato descritto come più rapido del previsto. Il generale Christopher Cavoli, comandante delle forze USA in Europa, ha evidenziato che l’esercito russo è oggi più grande di quanto fosse all’inizio del conflitto ucraino, grazie a un aumento della spesa militare (oltre il 6% del PIL nel 2025) e a un’espansione pianificata fino a 1,5 milioni di effettivi.
Una volta conclusa la fase attiva del conflitto in Ucraina, la Russia potrebbe ridispiegare migliaia di truppe verso il confine finlandese, triplicando potenzialmente la sua presenza entro cinque anni, secondo il Ministero della Difesa finlandese.
Controllo dell’Artico e implicazioni per la NATO
La Russia considera l’Artico una priorità strategica, non solo per le risorse naturali, ma anche per la sua posizione geopolitica. La riattivazione di basi come Severomorsk-2 e l’espansione di Olenya indicano un focus sulla proiezione di potenza aerea e navale, essenziale per mantenere il controllo sulla rotta artica e contrastare la presenza NATO nella regione.
Oltre al buildup militare convenzionale, la Russia ha intensificato le operazioni ibride contro la Finlandia, come la gestione di flussi migratori nel 2023, che ha portato Helsinki a chiudere i valichi di frontiera terrestri. La presenza di infrastrutture militari avanzate potrebbe supportare ulteriori operazioni di questo tipo, come attacchi informatici o campagne di disinformazione, per testare la coesione della NATO.
L’aumento della presenza militare russa vicino alla Finlandia comporta diversi rischi strategici. Escalation Involontaria: la concentrazione di forze militari su entrambi i lati del confine aumenta il rischio di incidenti o errori di calcolo che potrebbero degenerare in un conflitto più ampio. La vicinanza di basi come Olenya e Severomorsk-2, dotate di capacità aeree avanzate, rende l’Artico un potenziale punto caldo.
Test della Coesione NATO: alcuni analisti, come quelli del servizio di intelligence lituano (VSD), suggeriscono che la Russia potrebbe condurre operazioni militari limitate contro membri più vulnerabili della NATO, come gli Stati Baltici, per testare l’impegno dell’Alleanza verso l’Articolo 5. La Finlandia, con il suo lungo confine e la sua posizione strategica, potrebbe diventare un banco di prova.
Tensione nell’Artico: La competizione per il controllo delle risorse e delle rotte artiche sta intensificando le rivalità tra Russia e NATO. La presenza di truppe finlandesi e americane in esercitazioni congiunte nell’Artico, come quelle condotte di recente in Lapponia, segnala una risposta diretta alla crescente militarizzazione russa. Tuttavia, la NATO deve ancora sviluppare una struttura di comando unificata e una piena consapevolezza del dominio artico, come evidenziato da rapporti del CEPA.
Vulnerabilità delle Infrastrutture Critiche: La Russia ha dimostrato interesse a colpire infrastrutture critiche, come i cavi sottomarini di comunicazione, che sono vitali per l’economia globale. Un conflitto nell’Artico potrebbe compromettere queste infrastrutture, con conseguenze devastanti.
La Risposta della Finlandia e della NATO
La Finlandia, consapevole della minaccia, sta rafforzando le sue difese. Il paese dispone di piccole ma preparate forze armate con 24 mila miliari in servizio e 285.000 riservisti (nelle due foto sotto). La creazione di un nuovo comando NATO in Lapponia, operativo entro il 2025, e gli accordi di cooperazione militare con gli Stati Uniti, che consentono l’accesso a basi come quella di Ivalo, a soli 20 chilometri dal confine russo, dimostrano per ora un impegno a deterrenza robusta.
Inoltre, la Finlandia sta integrando le sue capacità militari nel quadro NATO, partecipando a esercitazioni come Dynamic Front e Lightning Strike, che simulano scenari di conflitto artico.
La NATO sta rafforzando il suo fianco orientale e settentrionale. I paesi baltici, come Lituania e Lettonia, stanno fortificando i loro confini con misure come i “denti di drago” anti-carro, mentre finlandesi, baltici e polacchi hanno abbandonato il trattato sulle mine antiuomo per potenziare le proprie difese sul confine impiegando questi ordigni.
Tuttavia, l’Alleanza deve affrontare sfide come la necessità di chiarire le responsabilità tra i comandi JFC Norfolk e JFC Brunssum e di migliorare la cooperazione con NORAD per garantire una difesa coesa nell’Artico.
Il rafforzamento militare russo al confine con la Finlandia non rappresenta una minaccia imminente, data l’attuale concentrazione delle forze russe in Ucraina. Tuttavia, le infrastrutture in costruzione e l’espansione pianificata delle truppe indicano una strategia a lungo termine volta a preparare la Russia per un possibile confronto con la NATO, in particolare nell’Artico. La Finlandia e l’Alleanza devono bilanciare la deterrenza con la gestione del rischio di escalation, rafforzando le capacità militari e la coesione politica senza provocare reazioni sproporzionate da parte di Mosca.
Il futuro della sicurezza nell’Artico dipenderà dalla capacità della NATO di sviluppare una strategia coerente per il teatro artico, integrando le competenze uniche della Finlandia in materia di difesa totale e guerra artica. Nel frattempo occorre monitorare attentamente le mosse della Russia, non solo per le implicazioni militari, ma anche per il potenziale impatto su risorse, rotte commerciali e stabilità globale. La regione artica, un tempo considerata un’area di bassa tensione, si sta rapidamente trasformando in un’arena di competizione strategica, dove ogni passo falso potrebbe avere conseguenze globali.
Foto: CIA Word Fact Book, Esercito Finlandese e Ministro Difesa Russo
Fonti:
- The New York Times, “Russia Beefs Up Bases Near Finland’s Border,” 19 maggio 2025
- Newsweek, “Satellite Images Show Russian Troops Build-Up at NATO Border,” 15 maggio 2025
- Helsinki Times, “Satellite images show Russian military buildup near Finnish border,” 10 maggio 2025
- The Wall Street Journal, “Russia’s military building up at Finland’s border over potential NATO clash,” 28 aprile 2025
- CEPA, “Up North: Confronting Arctic Insecurity Implications for the United States and NATO,” 5 dicembre 2024
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Giuseppe GaglianoVedi tutti gli articoli
Nel 2011 ha fondato il Network internazionale Cestudec (Centro studi strategici Carlo de Cristoforis) con sede a Como, con la finalità di studiare in una ottica realistica le dinamiche conflittuali delle relazioni internazionali ponendo l'enfasi sulla dimensione della intelligence e della geopolitica alla luce delle riflessioni di Christian Harbulot fondatore e direttore della Scuola di guerra economica (Ege). Gagliano ha pubblicato quattro saggi in francese sulla guerra economica e dieci saggi in italiano sulla geopolitica.