Focus Indo-Pacifico – Trump rilancia la guerra agli Houthi

TRornano a esplodere i conflitti in Medio Oriente dalla Striscia di Gaza allo Stretto di Bab el-Mandeb. Il leader delle milizie Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran, ha promesso di colpire le navi mercantili statunitensi nel Mar Rosso come rappresaglia per gli attacchi americani su Sana’a del 15 marzo che hanno provocato 53 morti (tra cui 5 bambini e 2 donne) e 98 feriti secondo il ministero della Salute delle autorità Houthi.
“Gli americani saranno ora soggetti al divieto di navigazione finchè continueranno la loro aggressione”, ha affermato Abdulmalik al-Houthi in un discorso televisivo. “La nostra decisione riguardava solo il nemico israeliano, ma ora sono inclusi anche gli Stati Uniti”.
I raid aerei e missilistici hanno preso di mira la capitale Sanaa, i governatorati di Saada (nord) e Al-Bayda (centro) e la città di Radaa (centro). La televisione della milizia Houthi, Al-Massirah aveva annunciato sabato sera che un “attacco americano-britannico” aveva colpito il distretto di Shououb, nel nord di Sanaa, così come Saada, una roccaforte ribelle nel nord dello Yemen.
Londra non ha annunciato alcun attacco e il supporto offerto alle operazioni sarebbe limitato all’impiego di un paio di cisterne volanti Voyager KC2 (Airbus A330 MRTT) della Royal Air Force decollati dalla base di Akrotiri (Cipro) per rifornire in volo i velivoli statunitensi impegnati nei raids. Lo scorso anno la RAF avevo preso parte alle operazioni con gli statunitensi nello Yemen impiegando i velivoli da combattimento Typhoon basati a Cipro.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato su Truth Social di aver ordinato alle forze armate di lanciare “azioni militari potenti e decisive contro i terroristi Houthi in Yemen”. I miliziani filoiraniani, ha aggiunto Trump, “hanno condotto una campagna costante di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri” Paesi.
“Il vostro tempo è finito e i vostri attacchi devono finire a partire da oggi. Se non lo faranno, l’inferno pioverà su di voi come non avete mai visto!” ha detto Donald Trump.
La decisione di riprendere i raid contro lo Yemen ha fatto seguito alla minaccia Houthi di ricominciare a colpire le navi israeliane in transito tra Mar Rosso e Golfo di Aden se Israele non avesse tolto il blocco al flusso di aiuti umanitari a Gaza: motivazione che riprende esattamente le stesso dinamiche che portarono gli Houthi a colpire le navi israeliane negli ultimi mesi del 2023 dopo l’avvio delle operazioni delle Israeli Defence Forces nella Striscia di Gaza. In quel contesto gli Houthi dimostrarono di essere in grado di colpire anche il territorio israeliano.
La capitale degli Houthi, Sanaa in Yemen, “è stata come colpita da un terremoto e il nostro messaggio all’Iran è chiaro: vi riterremo responsabili delle azioni dei vostri proxy e non saremo gentili, non siamo l’amministrazione Biden”. ha detto il segretario alla Difesa Pete Hegseth. “Questa campagna riguarda la libertà di navigazione e il ripristino della deterrenza”, ha affermato, “nel momento in cui gli Houthi diranno ‘smetteremo di sparare alle vostre navi, smetteremo di sparare ai vostri droni’, questa campagna finirà. Ma fino ad allora, sarà implacabile”.
Il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha reso noto che lo scopo dell’operazione è ” difendere gli interessi dell’America, fermare i nemici e ripristinare la libertà di navigazione”. Gli attacchi, ordinati dal presidente Donald Trump, hanno colpito difese aeree, radar e sistemi di missili e droni, tentando di riaprire le vie del commercio internazionale nel Mar Rosso che gli Houthi hanno bloccato e attaccato per diversi mesi. L’attacco sarebbe anche un segnale all’Iran, con cui Trump vorrebbe siglare un accordo che impedisca a Teheran di acquisire armi nucleari.
Il 16 marzo il segretario di Stato, Marco Rubio ha annunciato alla tv CBS che gli attacchi statunitensi al movimento yemenita filo-iraniano Houthi continueranno fino a quando il gruppo non sarà più in grado di colpire il commercio marittimo e le navi militari Usa, ma non si parla di raid di terra. “Non penso ce ne sia la necessità in questo momento”, ha detto Rubio, sostenendo che gli Houthi non avrebbero la capacità” senza l’aiuto dell’Iran. E rivolgendosi all’Iran, ha detto: “non continuate a supportarli, perché allora anche voi sarete responsabili di quello che stanno facendo attaccando la nostra marina e il commercio globale”.
Secondo il consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, l’operazione è stata “una risposta travolgente che ha preso di mira diversi leader Houthi e li ha eliminati”. Waltz ha descritto l’attacco come più “robusto” rispetto a quello dell’amministrazione precedente. “La differenza qui è perseguire la leadership Houthi e ritenere l’Iran responsabile per aver ripetutamente finanziato, addestrato e aiutato il gruppo a colpire non solo le navi da guerra Usa ma il commercio globale, aiutando gli Houthi a paralizzare le rotte marittime più strategiche del mondo”.
Le reazioni
Le milizie Houthi hanno fatto sapere che “il nemico americano ha lanciato un’aggressione palese contro il nostro Paese nelle ultime ore con oltre 47 attacchi aerei e le nostre Forze Armate hanno condotto un’operazione militare specifica prendendo di mira la portaerei americana USS Harry S. Truman e le sue navi da guerra nel Mar Rosso settentrionale con 18 missili balistici e da crociera e un drone.
Con l’aiuto di Allah Onnipotente” – prosegue la dichiarazione – “le forze armate yemenite continueranno a imporre un blocco navale al nemico israeliano e a vietare alle sue navi di entrare nella zona di operazioni dichiarata finché gli aiuti e i beni di prima necessità non saranno consegnati alla Striscia di Gaza”.
L’Iran risponderà a qualsiasi attacco da parte degli Stati Uniti: lo ha affermato il comandante dei Guardiani della Rivoluzione (pasdaran) iraniani, generale Hossein Salami, all’indomani delle incursioni americane sulle posizioni dei ribelli yemeniti degli Houthi. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghaei ha condannato gli attacchi aerei anglo-americani contro gli Houthi yemeniti che sono sostenuti da Teheran.
“L’aggressione militare costituisce una flagrante violazione dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, in particolare sul divieto dell’uso della forza e sul rispetto della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale”, ha affermato. L’attacco congiunto “è in linea con il loro continuo sostegno al ‘genocidio’ del popolo palestinese”, ha aggiunto, citato da Mehr.
Gli Houthi hanno risposto ai primi attacchi con il lancio di due ondate di droni e missili contro la portaerei statunitense Harry S. Truman il cui esito non è possibile appurare. Un portavoce Houthi ha riferito di un primo attacco condotto lanciando “18 missili balistici e da crociera ed un drone”, con l’evidente intento di saturare le difese del Gruppo Navale guidato dalla Truman.
Hegseth ha avvertito che ci sarebbero state altre operazioni se gli Houthi avessero continuato “a sparare nelle nostre navi” e nuove incursioni sono state compiute la sera del 17 marzo nell’area di Hodeidah: secondo l’emittente al-Masirah, legata alla milizia Houthi, sarebbero stati colpiti obiettivi nell’area di Al-Araj e sarebbe stata distrutta una fabbrica di acciaio ad Al-Salif.
Poco prima dell’incursione aerea anglo-americana era stata registrata una seconda ondata di attacchi contro le navi statunitensi. Un portavoce del gruppo sciita ha affermato che “per la seconda volta in 24 ore” i combattenti Houthi hanno lanciato missili e droni contro la Uss Harry S. Truman e diverse altre navi da guerra americane nel nord del Mar Rosso.
Considerazioni
Gli Houthi avevano preannunciato la ripresa degli attacchi alle navi israeliane in transito nello Stretto di Bab el-Mandeb e nel Golfo di Aden, se Israele non avesse revocato un nuovo blocco degli aiuti a Gaza. Gli attacchi ai mercantili erano cessati con l’avvio delle trattative che avevano portato al ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza e alla liberazione di diversi ostaggi in mano ad Hamas.
La ripresa delle ostilità nella Striscia di oggi (con almeno 400 persone uccise e 500 ferite dai bombardamenti di Israele secondo fonti di Hamas), è stata giustificata dal ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar e dal ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, per il quale “Israele continuerà a combattere nella Striscia di Gaza fino a quando tutti gli ostaggi saranno liberati e tutti gli obiettivi di guerra non saranno raggiunti”. Dalla Casa Bianca il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Brian Hughes, per il quale “Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi ed estendere il cessate il fuoco, ma invece ha scelto il diniego e la guerra”.
In questo contesto, anche i raids anglo-americani nello Yemen rischiano quindi di riproporre scenari simili a quelli vissuti negli ultimi 18 mesi con attacchi alle navi mercantili israeliane, britanniche, statunitensi e delle nazioni europee che mantengono una presenza navale nella regione nell’ambito della piccola Operazione Aspides (recentemente rinnovata fino a febbraio 2026 con in media tre o quattro navi presenti) anche se limitata a scortare i mercantili e a intercettare droni e missili lanciati dagli Houthi senza colpire il territorio yemenita .
Oggi una fregata francese assegnata alla missione Eunavfor Aspides “ha completato con successo un’altra missione di protezione ravvicinata di una nave mercantile nell’area di operazione”, ha reso noto il comando della missione europea.
La ripresa delle incursioni anglo-americane rischia di cozzare contro i limiti che questo tipo di attacchi hanno già fatto emergere negli anni scorsi. Gli Houthi non vennero piegati né le loro capacità di attacchi a lungo raggio vennero inficiate né dai bombardamenti aerei sauditi ed emiratini durante la guerra civile yemenita né, più recentemente, da un anno di attacchi congiunti delle forze di Israele, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Poiché nessuno intende combattere gli Houthi “boots on the ground” sbarcando nello Yemen, come ha ribadito anche il Segretario di Stato Marco Rubio, occorre chiedersi se i raids anglo-americani possano oggi contribuire a neutralizzare la minaccia per il traffico mercantile nel Mar Rosso/Golfo di Aden o non contribuiscano invece ad ingigantirla.
Per una valutazione più completa delle prospettive militari dello scontro in atto nello Yemen va evidenziato che si colloca nel contesto del braccio di ferro tra USA e Iran ma anche che gli Houthi sono usciti vincitori dalla guerra ai traffici marittimi israeliani e ei paesi occidentali sviluppatasi tra l’invasione israeliana della Striscia di Gaza e il cessate il fuoco.
Nonostante i reiterati raids gli Houthi non hanno mai perso la capacità di impiegare missili balistici, da crociera, droni aerei e persino navali, anzi tali capacità sono state rafforzate. Al tempo stesso le flotte statunitensi ed europee hanno sofferto un elevato consumo di missili e munizioni d’artiglieria “intelligenti” che hanno impoverito le già scarse scorte di alcune marine europee mentre circa la possibilità che alcune navi statunitensi siano state colpite dagli ordigni Houthi non è ancora stata fatta piena luce.
La vittoria degli Houthi è stata sancita nel novembre scorso dalla decisione di Berlino di far rientrare in patria la fregata Baden-Württemberg e il rifornitore Frankfurt am Main, di ritorno da una missione nel Pacifico, circumnavigando l’Africa ed evitando quindi il Mar Rosso dove le due unità sarebbero state esposte al rischio di attacchi dei miliziani yemeniti.
Difficile ritenere che oggi nuove incursioni aree e missilistiche anglo-americane possano annientare le capacità di attacco navale degli Houthi, o che le forze navali europee possano esprimere una maggiore deterrenza a tutela delle navi mercantili.
Inoltre, nell’attuale contesto dei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico, è difficile credere che l’escalation provocata dalle iniziative di Trump possa raccogliere l’adesione di altre nazioni europee, peraltro sempre astenutesi dal colpire il territorio yemenita. Al tempo stesso va evidenziato che la recrudescenza delle operazioni militari e la minaccia estesa ai mercantili penalizzerà, come già il traffico marittimo diretto verso i Suez e i portio del Mediterraneo, senza danneggiare i traffici diretti nei porti del Nord Europa e delle Americhe che verranno al contrario favoriti dal maggior numero di navi che rinunceranno alla rotta attraverso il Mar Rosso preferendo la più lunga circumnavigazione dell’Africa.
Lontani dallo Stretto
Un interessante articolo di Shipping Italy titolava il 13 marco “Gli armatori continuano a diffidare del Mar Rosso” rilevando che “sebbene nel 2025 non ci siano stati attacchi da parte degli Houthi alle navi mercantili, gli armatori continuano a tenersi alla larga dal Mar Rosso per quanto possibile, con grande scorno dell’Autorità del Canale di Suez.
Per i due maggiori settori della navigazione, il numero di navi che evitano il Mar Rosso è effettivamente aumentato quest’anno. Secondo i dati di Jefferies, riportati da Splash 247, le ‘deviazioni’ sono aumentate nei segmenti delle petroliere e del carico secco. Nel primo caso, se nel 2024 furono del 35% (greggio) e del 45% (product tanker) rispetto ai primi due mesi del 2023, quest’anno siamo al +48% e +52%. Nel secondo caso s’è passati dal +45% del 2024 al +56% di questi primi due mesi del 2025.
Il traffico di container ha continuato a deviare con la stessa ratio del 2024, cioè circa il 90% dei viaggi effettuati nel 2023, così come il ritmo delle deviazioni è costante per le gasiere di Gnl e Gpl (80% e 74%).
I dati di Abg Sundal Collier mostrano che gli arrivi complessivi nel Golfo di Aden sono scesi del 72% rispetto alla media del 2023, cosa che ha avuto un impatto negativo sull’economia egiziana, con i ricavi della Suez Canal Authority in calo. Ralph Leszczynski, responsabile della ricerca presso Banchero Costa, ha detto a Splash che attualmente ci sono circa 200 attraversamenti del Mar Rosso a settimana, in base ai dati di tracciamento Ais. Meno della metà del numero di attraversamenti di due anni fa, che erano circa 500 a settimana”.
In base anche alla possibile ripresa degli scontri in Yemen e a Gaza, Leszczynski valutava che “molti armatori preferiscono ancora giocare sul sicuro ed evitare di mettere a rischio le loro navi e la vita dei loro equipaggi”. Del resto, evidenziava Shippoing Italy, Il peso dell’agibilità del Mar Rosso sullo shipping è stato recentemente ben sintetizzato da Maersk, che le ha ascritto il ruolo di fattore di demarcazione fra bilancio in attivo o in passivo.
Immagini: US DoD, US Navy, Luca Gabella, RAF, Difesa.it,BBC e Ansar Allah
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.