Riflessioni tra il serio e il sarcastico sull’attacco al GPS dell’aereo di Ursula von der Leyen

Nell’era della post‑verità, anche un semplice ritardo di pochi minuti può tramutarsi in un’epopea di guerra tecnologica? Questo è esattamente ciò che è accaduto quando è stata diffusa la notizia secondo cui l’aereo della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sarebbe stato oggetto di impulsi elettromagnetici finalizzati a sabotarne i sistemi di navigazione GPS.
Un racconto drammatico quanto fantasioso, reso ancora più surreale e divertente dopo le precisazioni dell’account Flightradar24, una delle poche voci tecniche autorevoli ad osare riportare i dati reali.
La versione ufficiale è forse troppo teatrale. Secondo fonti ufficiali, il GPS dell’aereo con a bordo il presidente von der Leyen sarebbe stato bloccato durante l’avvicinamento a Plovdiv, in Bulgaria, costringendo l’aeromobile a reinventare metodi di navigazione alternativi, come radioassistenza o — chicca finale — mappe cartacee.
La Commissione e alcune nazioni europee hanno attribuito il presunto disturbo a un’implicita interferenza russa (smentita dal Cremlino ma data per scontata dalla gran parte degli analisti e opinionisti chiamati a commentare la vicenda), quasi a voler corteggiare il genere thriller geopolitico.
Il controcanto sobrio (e un po’ divertente) di Flightradar24, noto per il tracking in tempo reale dei voli, è intervenuto a smontare la versione catastrofista. I dati registrati indicano un segnale GPS limpido e senza alcun tipo di interruzione, dal decollo all’atterraggio.
Il ritardo effettivo? Parliamo di soli 9 minuti. Il volo si è prolungato da 1 ora e 48 minuti previsti a 1 ora e 57 .
“Il transponder dell’aereo segnalava una qualità del GPS regolare dall’imbarco all’atterraggio” sottolinea Flighradar ma ben pochi media hanno dato risalto a questa versione sobria, preferendo la narrazione del “sabotaggio tecnico”.
Tre funzionari, citati dal Financial Times, hanno spiegato che “l’intera area dell’aeroporto è rimasta senza GPS” e hanno definito l’accaduto un episodio “innegabile” di interferenza russa. Secca smentita dal Cremlino, che attraverso il portavoce Dmitry Peskov si è detto ignaro dell’accaduto e ha definito “errate” le informazioni fornite da Bruxelles.
“Tecnicamente, occorre avere un jammer posizionato nell’area bersaglio per poterne disturbare il segnale GPS” ha detto ad Analisi Difesa una fonte qualificata.
“Per quale scopo, oltretutto? Per fare atterrare un modernissimo Falcon 900 dotato di sistemi inerziali in continuo aggiornamento e verifica del segnale GPS, per giunta sotto continuo controllo radar?
L’esperto di sicurezza Stephen Bryen, analista militare e funzionario del governo statunitense, ha smentito la ricostruzione fornita da Ursula von der Leyen e a Insideover ha detto che “la Russia avrebbe dovuto far volare un disturbatore vicino all’aereo di Ursula, dato che l’aereo non stava sorvolando il territorio russo. In alternativa, sarebbe stato necessario un disturbatore potente nel punto in cui si presume che l’aereo sia stato disturbato”.
“Tutti gli aerei di tipo commerciale hanno sistemi di navigazione inerziale (INS), quindi non hanno bisogno del GPS. Gli aerei hanno anche transponder che emettono un codice identificativo unico, quindi gli operatori ATC conoscono la posizione, la velocità e l’altitudine degli aerei, specialmente nelle aree di controllo positivo”.
Con un po’ di malizia è il caso di evidenziare che “l’attacco elettronico” all’aereo del presidente della Commissione Europea si è verificato lo stesso giorno in cui la Germania ha preso le distanze dalle dichiarazioni della von der Leyen, secondo cui l’Europa starebbe elaborando “piani piuttosto precisi” per un dispiegamento multinazionale di truppe in Ucraina come parte delle garanzie di sicurezza nel periodo post-bellico.
Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius (non certo accusabile di “putinismo”) ha dichiarato ai giornalisti: “Sono questioni di cui non si discute prima di sedersi al tavolo dei negoziati con le molte parti che hanno voce in capitolo. Sarei più cauto nel commentare o confermare in qualsiasi modo tali considerazioni, a parte il fatto che l’Unione europea non ha alcun mandato né alcuna competenza per quanto riguarda il posizionamento di truppe, mi guarderei bene dal confermare o commentare in qualunque modo simili riflessioni”, ha aggiunto il ministro.
Un attacco diretto, preciso (e istituzionalmente corretto) del ministro della Difesa tedesco a un ex ministro della Difesa tedesco ora alla guida della Commissione Europea rappresenta una frattura non certo irrilevante per la Germania e per l’Unione.
Una notizia stranamente quasi del tutto ignorata da gran parte dei media, troppo impegnati a enfatizzare l’attacco elettronico russo all’aereo del presidente von der Leyen.
Poco spazio mediatico anche per le dichiarazioni dei massimi esponenti del governo bulgaro. Il ministro dell’Interno, Daniel Mitov, ha respinto la sera del 1° settembre in un’intervista al canale televisivo pubblico BNT l’ipotesi di un attacco elettronico.
“Siamo stati immediatamente informati del problema. Il dipartimento per la criminalità informatica del Servizio per la lotta contro la criminalità organizzata (Gdbob) è stato incaricato di verificare se si trattasse di un attacco informatico”, ha detto Daniel Mitov. “Possiamo affermare categoricamente che non è così, non si tratta di un attacco informatico”.
Il primo ministro bulgaro Rosen Jeliazkov ha dichiarato che non verrà aperta alcuna indagine. “Non c’è motivo di aprire un’indagine, non ci sono minacce classificate come ibride o informatiche”.
Quindi il premier e un ministro bulgari, cioè di una nazione membra di UE e NATO, negano l’attacco e smentiscono la Commissione UE e i funzionari britannici citati dal Financial Times che avevano puntato il dito su Mosca.
Ironico il commento di Donald Trump: “Se ho sentito del disguido che ha avuto Ursula sull’aereo per la Bulgaria? Sì, certo, lei è una donna straordinaria. Non si sa bene cosa sia successo, ma se ogni tanto non può usare il telefono è meglio così… quando capita a me ne sono felice”.
Da evidenziare anche le dichiarazioni rilasciate a Quarta Repubblica (Rete 4) dal ministro della Difesa italiano Guido Crosetto. “Colpire un livello così politicamente alto secondo me non rientra nella strategia russa, mi sembra strano. Sarebbe un innalzamento del livello. Io qualche dubbio ce l’ho, non mi vedo la Federazione Russa far cadere l’aereo della von der Leyen “.
In termini di comunicazione e Info Ops il contrasto tra le due versioni è un perfetto case-study di asimmetria comunicativa:
- un presunto “attacco GPS” è più virale di un banale ritardo tecnico
- le smentite, per quanto tecnicamente ben documentate, arrivano sempre dopo l’onda emotiva
- la dissonanza tra immaginario e dati reali: mentre le istituzioni evocano minacce “ibrido‑elettroniche”, l’unico dato concreto rimane il ritardo di 9 minuti
Il caso dell’aereo del presidente von der Leyen è il compendio perfetto di come la collettività sia facilmente esposta a manipolazione dal ciclo delle informazioni, filtrato dai media. E di come, questo punto debole, purtroppo, venga sfruttato dalla politica.
Il solito schema: controllare le informazioni per controllarne la percezione.
Se davvero stessimo assistendo a un’operazione sistematica di guerra elettronica, allora avremmo ben di più di un modesto ritardo aereo da registrare. E invece no: il Titanic non è affondato, ma dopo una brusca virata, ha fatto il suo solito atterraggio — con pilotaggio manuale e GPS perfettamente funzionanti.
Senza voler banalizzare il potenziale reale delle interferenze nei segnali satellitari, realismo ed equilibrio dovrebbero ricordare a tutti che il mondo vive già abbastanza problemi senza il bisogno che qualcuno se ne inventi altri per drammatizzare ulteriormente la sua narrazione.

Francesco FerranteVedi tutti gli articoli
Nato a Roma nel 1973, è stato un ufficiale dell'Esercito Italiano con una lunga esperienza operativa e di pianificazione interforze. Dopo oltre tre decenni di servizio, dal gennaio 2025 lavora nel settore privato per una società specializzata in difesa e sicurezza, continuando ad insegnare pianificazione operativa e targeting e a mettere a frutto le proprie competenze strategiche e analitiche. Ha ricoperto ruoli chiave nella pianificazione operativa presso l'ITA-JFHQ del Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), e si è affermato a livello internazionale come istruttore certificato NATO di Joint Targeting, incarico ricoperto durante il suo periodo come Direttore Corsi e Istruttore presso la NATO SCHOOL di Oberammergau (Germania). Ha partecipato a numerose missioni operative in teatri complessi, tra i quali Iraq, Afghanistan, Libia, Libano, Bosnia, Repubblica Centrafricana, Burkina Faso e Mozambico. È laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, e ha conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. Collabora regolarmente con riviste e pubblicazioni specializzate nel settore Difesa e Sicurezza.