Progettare contro il terrorismo: l’architettura della Sicurezza

“A che ora parti? Va bene divertiti, ci vediamo quando torni.”
Quante volte abbiamo detto o ci siamo sentiti dire frasi del genere? Poi, purtroppo, a volte sei nel posto sbagliato nel momento peggiore. Una passeggiata in una sera di festa a Nizza, una cena in un ristorante a Dacca o Sharm
el-Sheikh, la visita del museo a Tunisi, aspettare un volo a Mosca o soggiornare in un hotel in India.

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Vero, un attacco terroristico non si può prevenire, ma sono molte le cose che si possono fare a monte per ridurre al massimo sia il costo di vite sia il costo meramente materiale. Da anni studiamo sistemi sempre più sofisticati per difendersi o bloccare le minacce terroristiche, sia dal punto di vista di intelligence, sia con presidi militari, sia con difese cyber.

Non a caso gli attacchi sono portati a edifici pubblici, alberghi ristoranti, edifici simbolo. Ma cosa può fare un Architetto per contrastare un attacco terroristico? Sull’esistente non poco, in fase di progettazione sicuramente molto. Una conoscenza della progettazione architettonica, delle azioni terroristiche, dei mezzi difensivi sia passivi che attivi, delle procedure di intervento delle forze speciali, permettono all’architetto di creare o valutare progetti in rapporto alle potenziali minacce terroristiche.

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Progettare un’architettura che assuma tutti questi parametri, che li valuti e realizzi opere conseguenti a questi studi, rendendole meno vulnerabili è progettare un’Architettura della Sicurezza.
Un attacco terroristico può essere catalogato in tre grandi famiglie:

Intrusione: attacco suicida, o presa di ostaggi
Sfondamento: veicoli o velivoli lanciati o esplosivi
Chimico, biologico, nucleare

I quattro punti fondamentali che devono essere tenuti in considerazione da parte del progettista, sono quindi:
Protezione perimetrale
Protezione interna
Gestione dell’evacuazione delle masse in panico
Intervento delle forze speciali.

Non voglio addentrarmi nel merito di tutto quello che l’elettronica può fare, oggi, in prevenzione e controllo, posso però tranquillamente affermare che se il posto di comando e controllo (PCC) risulta essere facilmente raggiungibile e/o questo non sia sufficientemente autonomo in caso di attacco, tutti i sistemi di controllo e comando si trasformano in un ulteriore risorsa per i terroristi.

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Praticamente: il PCC non dovrà mai essere situato al piano terra, l’accesso dovrà essere separato e regolamentato, dovrà risultare autonomo come produzione elettrica, avere scorte di acqua potabile, infermeria, e comunicazioni ausiliarie.

Manifestamente la risposta più semplice è: progetto e costruisco un bunker di cemento armato con pareti da 1 metro di spessore e lo piazzo sotto 10 metri di terra, e ottengo la struttura sicura per eccellenza… cosa che poi vedremo non esserlo comunque.Benissimo, ma voi passereste le vostre vacanze con la famiglia o un week end ristoratore
sotterrati in un posto del genere?

Ed ecco tutta la difficoltà: Riuscire a progettare sicurezza, ed ovviamente la sua percezione, senza dover dare la sensazione di essere in prigione o sepolti vivi.

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Oggi nei grandi alberghi e resort, spesso ci imbattiamo in controlli veicolari perimetrali, vedendo poi che fra noi e la hall dell’albergo, non vi è altro che una sbarra di ferro bianca e rossa, personale, il più delle volte non armato, ed infine un bel viale rettilineo idoneo per riprendere velocità che proietta diretto nella hall una volta eluso il controllo.

L’addetto alla sicurezza, il 90% delle volte un ex militare, risolve con new jersey o dissuasori cilindrici in cemento piazzati in mezzo alla strada impedendo la presa di velocità.

L’architetto, invece, sostituisce i new jersey con delle fioriere, degli orti sopraelevati, od altri elementi di arredo urbano che variano dal dito medio di Cattelan fino al corno portafortuna napoletano, col medesimo risultato ma ad impatto percettivo completamente differente.

0000125878In realtà la progressione di un progetto che segua i dettami dell’Architettura della Sicurezza, è cosa ben più complessa ed articolata.

Per esempio, la progettazione di una hall di un albergo, deve prevedere la possibilità di assorbire lo scoppio di una bomba, deve valutare i danni del conseguente spostamento d’aria, cerca di minimizzarli e riuscire, per mezzo di strutture architettoniche progettate espressamente, di deflettere l’esplosione veicolandola in direzioni stabilite e precise.

Questo approccio, oltre a limitare i danni alle persone, permetterebbe sicuramente di evitare l’eventuale demolizione di tutto il complesso. Altre volte le minacce arrivano da altre direzioni come parcheggi, aree di carico e scarico, aree di approvvigionamento, accessi al pubblico, impianti elettrici, sistemi di areazione e ventilazione, approvvigionamento idrico, aree di transito, arterie di comunicazione. Ogni struttura deve essere valutata in base al grado di criticità che può rappresentare.

AFP_RN97Q-kXnG--835x437@IlSole24Ore-WebL’obiettivo e lo scopo del Progettare la Sicurezza è quello di utilizzare un metodo realisticamente preciso ma sufficientemente flessibile al fine di identificarne le fragilità come la criticità delle destinazioni d’uso dell’edificio o del complesso di edifici, determinarne e stabilirne le vulnerabilità in base alle possibili minacce.

Realisticamente preciso, in quanto determinate operazioni o costruzioni devono rispondere a concreti parametri di sicurezza. Sufficientemente flessibile in quanto, come già detto, il confine fra percezione di sicurezza e coercizione è sempre molto sottile.

Inoltre i metodi di analisi intendono valutare quali minacce eventualmente tralasciare e quali prendere in considerazione e di conseguenza gli interventi da attuare per ridurle al massimo. I risultati di questi studi progettuali, devono includere quali siano tutte le soluzioni per ridurre, in primis, i danni alle persone, e inseguito, quelli strutturali dell’edificio. Ovviamente non esiste una regola applicabile a tutti i progetti o a tutti gli edifici.
Ogni caso dovrà essere valutato singolarmente, analizzando tutta una serie di parametri di cui l’Architetto dovrà tenere conto

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Foto: web,  Il Giornale, AFP, Reuters e Space 24

 

Massimo PelesonVedi tutti gli articoli

Ufficiale della Brigata Paracadutisti Folgore in congedo. Laureato in architettura presso il Politecnico di Milano. Iscritto all'ordine di Milano e di Marsiglia. Le maggiori esperienze professionali le ha maturate, oltre che in Europa, in Africa: Libia, Rwanda, Burundi, Mali, Camerun, Libano, Angola e Senegal.

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