Il virus non ferma i clandestini…. e neppure le Ong

(aggiornato alle ore 17,17)

L’epidemia di Coronavirus in Italia non ferma gli sbarchi di migranti illegali nella Penisola e se i numeri non sono certo quelli fuori controllo registrati tra il 2013 e il 2017 dall’inizio dell’anno a oggi sono sestuplicati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: 3.050 contro 551.

Le prime avvisaglie della ripresa dei flussi illegali si sono avute il 27 marzo quando 44 egiziani e iracheni approdarono a Cerano di San Pietro Vernotico, nel brindisino. Il gruppo è stato localizzato mentre si stava cambiando i vestiti bagnati con altri asciutti, da un operatore della vigilanza privata. I clandestini. Tra i quali due bambine, si sono dichiarati minorenni e indossavano tutti la mascherina chirurgica, fornita loro dagli scafisti.

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Un dettaglio che unisce al danno la beffa: ben disposti a pagare criminali pur di farsi accogliere e mantenere in Italia, i migranti illegali destinati comunque a restare in quarantena sono attenti a non farsi contagiare dal coronavirus.

Il 6 aprile sono sbarcati invece a Lampedusa in 36, tra cui 11 donne due delle quali in stato di gravidanza, provenienti dalla Tunisia anche se fonti tunisine sostengono che che “i tentativi di emigrazione dalla Tunisia sono in netto calo”.

Romdhane Ben Amor, dell’ong Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes), ha precisato che nel marzo del 2020 sono stati sventate quattro partenze contro le 25 di febbraio e le 22 di gennaio. Il numero di persone arrestate per reati legati alla migrazione a marzo è stato di 137 contro 571 a febbraio e 316 a gennaio di quest’ anno.

Da tre settimane a Lampedusa non si registravano sbarchi, ma il giorno successivo ne sono arrivati altri 86 più i 7 giunti dalla Tunisia su un gommone a Marsala e l’8 aprile ne sono sbarcati 57 contando anche diversi algerini sbarcati in Sardegna mentre il 7 aprile in 7 sono giunti dalla Tunisia su un gommone a Marsala.

Non è andata meglio nei giorni successivi con 6 sbarchi il 9 e ben 73 il 10 aprile, a conferma del tentativo di dimostrare ancora una volta che l’Italia resta aperta ai clandestini e al business dei trafficanti nonostante i decreti del governo di Roma.

Le nazionalità dei clandestini confermano ancora una volta che si tratta di migranti economici che pagano criminali per essere accolti in Italia pur non fuggendo da guerre o carestie: bengalesi, algerini, ivoriani, maliani, iracheni, tunisini, marocchini, somali, sudanesi, guineani….

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Ovviamente in base a quanto dichiarano gli stessi immigrati illegali che come sempre sbarcano senza quei documenti che invecce conservano finchè si trovano in Libia e distruggono appena prima di imbarcarsi sui gommoni, come hanno dimostrato anche recenti arresti di trafficanti attuati dalla polizia di Tripoli (nelle foto sopra e sotto).

Gli sbarchi a Lampedusa hanno esasperato gli abitanti dell’isola e molti cittadini hanno protestato davanti al Comune per l’arrivo di altri migranti. “Noi siamo in quarantena e loro vanno passeggiando. Non deve venire nessuno su quest’ isola, nessuno” hanno urlato.

La protesta è stata inscenata dopo che 3 clandestini, in quarantena dallo sbarco, sono riusciti ad allontanarsi dall’hotspot e sorpresi nel centro abitato.

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Alla Sicilia si è avvicinata la nave Alan Kurdi dell’ong tedesca Sea Eye che ha raccolto 150 immigrati illegali nelle acque libiche di fronte al porto di Zuwara, la stessa area in cui la Guardia Costiera libica ha soccorso e riportato a Tripoli decine di migranti negli ultimi giorni.

Con un decreto firmato dai ministri di Esteri, Interni, Salute e Trasporti, il governo italiano ha ribadito che a causa dell’epidemia non verranno accettati sbarchi da navi militari e delle Ong giustificando la decisione con la valutazione che i porti italiani non sono attualmente “sicuri”.

Decisione criticata aspramente dall’ampio fronte “immigrazionista” dentro e fuori il Governo Conte 2 e soprattutto dalla Sea Eye che sembra intenzionata, nonostante i divieti di Roma, a sbarcare comunque in Italia il suo ennesimo carico di clandestini.

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Già in marzo la Farnesina aveva inviato una nota ai governi tedesco e norvegese (le cui bandiere sventolano sulle due navi delle Ong presenti nel Mediterraneo Centrale, informando che i porti italiani non sarebbero stati agibili per navi che volessero sbarcare immigrati illegali, neppure in caso di loro successiva ridistribuzione in altri paesi Ue.

Il decreto prevede infatti che, in seguito all’emergenza Coronavirus, i porti italiani “non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of safety in virtù di quanto previsto dalla convenzione di Amburgo sul salvataggio marittimo” per i soccorsi effettuati da navi con bandiera straniera al di fuori dell’area di ricerca e soccorso Italiana.

Il decreto è valido per “l’intero periodo dell’emergenza” ma tale prerogativa era già stata ribadita da Roma anche per le navi militari Ue della nuova operazione navale “Irini” che ha sostituito l’operazione Sophia: eventuali clandestini raccolti in mare dalle navi da guerra dell’Unione verranno infatti sbarcati in Grecia.

L’impressione è quindi che Sea Eye punti a restare vicina alle acque italiane per forzare la mano al governo italiano denunciando le difficili condizioni dei migranti a bordo, uno dei quali è già stato sbarcato in Italia per ragioni di salute il 10 aprile.

L’equipaggio della Alan Kurdi ha già chiesto e ottenuto rifornimento di cibo e medicinali consegnati da una motovedetta della Guardia Costiera e persegue probabilmente l’obiettivo di dichiarare situazioni critiche a bordo per poter aggirare il divieto di sbarco dei governi di Roma e Malta, magari contando sull’iniziativa di qualche magistrato.

La nave dell’ong tedesca si trova del resto al limite delle acque territoriali italiane, a ridosso della costa nordoccidentale della Sicilia, a conferma che il suo unico obiettivo è sbarcare i clandestini solo ed esclusivamente in Italia.

epa07833715 (FILE) - A handout photo made available by German civil sea rescue organisation sea-eye shows the Alan Kurdi vessel, at an undisclosed location, 29 June 2019 (reissued 10 September 2019). According to media reports, five people on board the NGO rescue vessel Alan Kurdi were brought to Malta and will then 'immediately' transferred to two EU member states, the Maltese government said on 10 September. The transfer agreement was negotiated and put into effect after talks with the European Commission after Sea-Eye, the NGO that runs the Alan Kurdi, agreed to withdraw a judicial protest it filed last week against Malta. EPA/FABIAN HEINZ / SEA-EYE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALESSecondo quanto riferito dall’agenzia Adnkronos vi sarebbe già da giorni un piano per far sbarcare in Italia i 150 migranti a bordo dell’Alan Kurdi.

I clandestini verrebbero trasferiti su una nave della Croce Rossa italiana dove poter trascorrere la quarantena in un porto siciliano e successivamente sbarcati con un’operazione coordinata dalla Protezione civile.

l sindaci di Pozzallo (dove uno dei migranti illegali trasferiti da Lampedusa è risultato positivo al COvid-19) e Porto Empedocle temono l’arrivo della nave e hanno già detto no allo sbarco di migranti finchè perdurerà l’emergenza pandemica.

Non a caso il piano rivelato dall’Adnkronos indica nel porto di Palermo il luogo in cui i migranti trascorrerebbero, a bordo della nave della Croce Rossa, il periodo di quarantena.

Si tratta di indiscrezioni, al momento senza conferme, ma sarebbe davvero una beffa che ridicolizzerebbe ulteriormente il governo italiano e la sua residua credibilità se Croce Rossa e Protezione civile dedicassero mezzi, navi e risorse ad accogliere clandestini e a favorire il business di trafficanti e Ong.

Specie se tutto questo accadesse proprio nel momento in cui queste organizzazioni sono mobilitate per occuparsi della salute degli italiani chiedendo e ottenendo da molti cittadini donazioni in denaro per combattere l’epidemia di Coronavirus.

@GianandreaGaian

Foto Frontex, Polizia Libica/GNA, EPA, Guardia Costiera Libica e Marina Militare

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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